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Autore: _Pobluchan_    24/02/2014    5 recensioni
Una frana di cameriera al suo primo giorno di lavoro, un ragazzo londinese in viaggio di lavoro.
Lei è una ragazza solare, sempre col sorriso sulle labbra e pronta a rendere migliori le giornate degli altri.
Lui è un ragazzo che vuole raggiungere i suoi sogni da solo, senza l'aiuto di nessuno.
Se un principe azzurro incontrasse una ragazza speciale? Beh, sicuramente le fate dispettose cambieranno i loro sogni.
*dalla storia*
"Salve" mi disse vedendomi.
"Caffè macchiato?" chiesi sorridendo.
Lui sorrise a sua volta.
"Se lo ricorda" disse visibilmente colpito.
"È stata una delle poche persone che mi ha cavallerescamente aiutato, mi ricordo di lei"
"Il nostro Liam è sempre stato un vero cavaliere" scherzò il moro dell'altra volta sempre guardando il suo cellulare.
"Smettila di fare lo scemo Zayn, Liam è solo un galantuomo" lo prese in giro il biondo.
"Ah-ah. Siete molto spiritosi tutti e due. Comunque io prendo il caffè macchiato, loro un espresso e un cappuccino"
Sempre col sorriso sul volto andai a prepararli. Ero felice di rivedere quel ragazzo, era stato così gentile l'ultima volta. Liam. Si chiamava Liam. Certo, era evidente che non fossero Italiani.
One shot della serie "Where We Met"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Where we met'
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Dio, come si poteva fare quel lavoro così velocemente? Solo ricordarsi chi aveva ordinato cosa era un'impresa, figurarsi distinguere un caffè normale da un espresso. Era la mia prima settimana di lavoro e avevo già rovesciato tre caffè, rotto quattro tazzine e scambiato uno decina di ordinazioni, era un miracolo che il gestore non mi avesse ancora cacciata.
"Ricordati: cappuccino, caffè macchiato e espresso" disse posando una tazzina alla volta.
Concentrata annuii e mi diressi al tavolino all'esterno.
"Cappuccino" dissi sollevandolo.
Il ragazzo moro alzò la mano senza staccare gli occhi dal suo cellulare, così lo posai davanti a lui.
"Espresso" dissi sollevando la tazzina giusta.
Un biondino sorridente mi fece leggermente segno.
"Grazie" mi disse.
"E il caffè macchiato" dissi posandolo davanti al castano, l'unico rimasto.
"Grazie mille" mi disse riconoscente.
Tornai al bancone cercando di capire se avessi sbagliato qualcosa, ma non mi giunse nessun commento strano. Quando finalmente tornai al bancone potei ritenere la missione portata al termine con successo.
"Tutto a posto?" mi chiese il gestore.
Con fierezza annuii e sparii a pulire tutte le tazzine e il piattini sporchi. Quando arrivarono altri clienti feci per andare a servirli, ma il gestore mi disse di finire che ci avrebbe pensato lui. Continuai a lavare finché il piccolo bar non si svuotò ad eccezione del castano di prima. Presi il mio vassoio, mio fidato compagno, e uscii per raccogliere le tazzine e tutta la roba lasciate sui tavoli. Mentre la posavo nel vassoio mi accorsi che era un po' troppa, ma non avevo voglia di fare un altro viaggio visto che dopo avrei potuto staccare. Con maestria impilai bene il tutto facendo in modo che non cadesse. Quando arrivai al tavolo del castano tirai fuori un sorriso. Ero sempre stata del parere che un sorriso poteva migliorare le giornata alle persone.
"Posso?" chiesi indicando la tazzina davanti a lui.
"Ma certo! Scusa, di solito la riporto dentro io"
"Si figuri, sono qui apposta" dissi gentilmente.
Afferrai la tazzina, ma ovviamente stava andando tutto troppo bene per poter continuare così. La tazzina mi scivolò dalle mani cominciando a cadere verso il terreno. A pochi centimetri dal terreno una mano con qualche callo l'afferrò salvandola dal diventare la mia quinta tazzina rotta.
"Oddio, grazie!"
"Di niente" mi rispose gentile porgendomela.
"Stava andando tutto troppo bene…" borbottai.
"Vedrà che col tempo le sarà tutto più facile" mi disse sorridendo.
"Speriamo" dissi prima di tornare dentro al bar sorridendo.

 

"Ecco qui il suo espresso e il suo caffè lungo"
Ero migliorata molto, non avevo più rovesciato caffè bollenti, rotto tazzine o scambiato ordinazioni. In più ero stata assunta a tutti gli effetti. Ormai lavoravo in quel bar da circa un mese quando lo rincontrai.
"Salve" mi disse vedendomi.
"Caffè macchiato?" chiesi sorridendo.
Lui sorrise a sua volta.
"Se lo ricorda" disse visibilmente colpito.
"È stata una delle poche persone che mi ha cavallerescamente aiutato, mi ricordo di lei"
"Il nostro Liam è sempre stato un vero cavaliere" scherzò il moro dell'altra volta sempre guardando il suo cellulare.
"Smettila di fare lo scemo Zayn, Liam è solo un galantuomo" lo prese in giro il biondo.
"Ah-ah. Siete molto spiritosi tutti e due. Comunque io prendo il caffè macchiato, loro un espresso e un cappuccino"
Sempre col sorriso sul volto andai a prepararli. Ero felice di rivedere quel ragazzo, era stato così gentile l'ultima volta. Liam. Si chiamava Liam. Certo, era evidente che non fossero Italiani.
"Ecco qua, cappuccino, espresso e caffè macchiato" dissi lasciandoglieli.
Come ringraziamento Liam mi rivolse un sorriso gentile e in quel momento pensai che fosse proprio vero che un sorriso poteva migliorarti la giornata. Quando arrivò la fino del mio turno andai fuori a ritirare le ultime tazzine rimaste e lui era ancora lì.
"Anche questa volta si è perso a guardare l'edificio di fronte?" chiesi scherzando e prendendo la sua tazzina vuota.
"Lo trovo magnifico, sa io abito a Londra"
"Io l'ho visitata una volta, è molto bella, ma troppo caotica per una ragazza come me"
"La penso proprio come lei, sono sempre tutti di fretta e non si fermano mai. Invece qui è tutto più tranquillo, perfino l'aria sembra andare più lentamente" dissi inspirando.
"In un certo senso è vero, qui siamo nella città dell'ozio" scherzai.
"Io lo trovo un posto splendido"
"Anch'io concordai" tornando all'interno del bar.
Quando uscii lui era ancora lì e vedendomi con la borsa in mano si alzò.
"Le andrebbe di fare una passeggiata?" mi chiese galantemente.
"Volentieri, ma solo se la smette di darmi del lei"
"Può andare" disse porgendomi un braccio.
"Ma da dove sei sbucato?" chiesi accettando il suo invito.
"Dal tuo libro delle favole" scherzò.
Sembrava il vero principe azzurro: capelli corti un po' all'insù, occhi cioccolato, sorriso dolce e braccia muscolose. Gli mancava solo il vestito e il cavallo bianco.
"Non è tutto così… magico?" mi chiese guardandosi intorno.
Ci trovavamo in un parco pubblico dai viali alberati.
"In realtà questo posto È magico: ci vivono le fate" scherzai.
"Pensavo vivessero in Irlanda"
"Oh, ma qui ci sono delle fate speciali: loro si divertono a fare i dispetti e giocare coi sogni delle persone"
Lui rise divertito.
"Sei proprio speciale"
A quel complimento sorrisi. Ero speciale.

 

"Liam! Tornato a fare un nuovo viaggio in Italia?" chiesi avvicinandomi a lui e ai suoi amici.
"Di nuovo qui, ma questa volta io sono in vacanza e loro al lavoro"
"Di nuovo caffè macchiato, cappuccino e espresso?"
"Questa volta si è ricordata anche i nostri ordini" scherzò il ragazzo moro di cui non riuscivo a ricordare il nome.
Tornai poco dopo con le loro ordinazioni.
"Finisci alla stessa ora del mese scorso?" mi chiese.
"Si"
"Allora ti va se facciamo una passeggiata come l'ultima volta?" mi chiese sorridendo.
Io sfoggiai uno dei miei sorrisi migliori e più sinceri.
"Volentieri!"

 

Alla fine del turno lui era lì ad aspettarmi.
"Andiamo di nuovo al parco dell'ultima volta?"
"Sicuro di non aver paura delle fate dispettose?" scherzai afferrando il suo braccio.
Camminammo per un po' in silenzio, ma io non ero abituata a stare in silenzio con qualcuno.
"Allora, che lavoro fai?" chiesi curiosa.
"Faccio il pompiere volontario, ma per guadagnarmi da vivere faccio il rappresentante di una multinazionale, perciò spesso mi ritrovo a viaggiare"
"Quindi devi guadagnare una barca di soldi!" esclamai sorpresa.
"Non ho bisogno di soldi, mio padre è uno dei proprietari della multinazionale"
"Oh-oh, conosco un milionario!" scherzai.
"Il figlio di un milionario, io voglio vivere coi soldi guadagnati da me, almeno finché i miei genitori saranno in vita"
"L'ho sempre detto che tu non sei reale: il figlio di un milionario che rifiuta i soldi di suo padre"
Lui rise e mi riportò davanti al bar in cui lavoravo.
"Che ne dici di vederci anche domani?" proposi.
Lui sorrise felice.
"Volevo chiedertelo io" disse con tono finto offeso.
"Mi scuso, se vuoi puoi far finta che io non abbia detto niente"
"Che ne dici di vederci anche domani?" mi chiese come se niente fosse.
Io risi e gli lasciai un bacio sulla guancia facendolo arrossire.
"Molto volentieri"
Poi mi girai e tornai a casa mia.

 

Stavo portando dentro delle tazzine vuote quando vidi Liam sedersi a un tavolo da solo.
"Ehi!" lo salutai con un sorriso.
Vedendomi sorrise anche lui.
"Ciao"
"Sai che dovrai aspettare un bel po', sei in anticipo oggi" scherzai leggermente preoccupata che non restasse.
"Lo so, infatti mi sono attrezzato" disse indicando il libro davanti a lui.
"Cime tempestose, personalmente l'ho trovata una storia un po' contorta e malata, ma dannatamente romantica" commentai.
"Non anticiparmi nulla e preparami un caffè macchiato"
"Non ci credo! Mi hai appena dato un ordine!" scherzai andando.
Tornai col suo caffè che lui era talmente immerso nella lettura che sobbalzò sentendo il rumore del piattino che veniva posato sul tavolino di legno.
"Ci vediamo dopo" dissi avvicinandomi ai nuovi clienti arrivati.

 

Questa volta non dovetti raccogliere le tazzine perché Liam mi anticipò.
"Ehi! Se vuoi rubarmi il lavoro dillo subito che ti rimando subito da dove sei venuto straniero" scherzai.
"No, non penso di aver bisogno di un ulteriore lavoro, voglio solo poter portarti fuori da qui a fare una piacevole passeggiata all'ombra degli alberi"
"Leggere certi libri peggiora la tua malattia" scherzai prendendo la borsa.
"Malattia?" chiese confuso.
Con decisione afferrai il suo braccio e gli sorrisi divertita.
"Si, soffri sicuramente di qualche malattia che ti fa credere di vivere nel passato, o magari vieni proprio dal passato"
"Tu sei proprio speciale" rise divertito.
Mi piaceva sentirlo ridere, mi rendeva di buon umore e sentivo di aver fatto una buona azione.

 

Continuammo con le nostre passeggiate per tutta la settimana, finché non arrivò domenica. Ci trovammo all'entrata del parco e quando mi vide mi venne incontro sorridendo.
"Sei in ritardo" mi accusò, ma il suo sorriso lo rendeva poco credibile.
"Io non sono mai in ritardo, arrivo sempre quando voglio arrivare"
"Questa l'hai rubata al signore degli anelli" mi accusò.
"Vedo che sei un intenditore anche nei film"
"Qualcosina ne so, ma preferisco di gran lunga leggere"
Ci incamminammo lungo il nostro solito viale.
"Parto stasera" mi disse di punto in bianco.
"Oh" dissi dispiaciuta. "Credevo me lo avresti detto in modo più cavalleresco" scherzai facendo tornare il sorriso sul mio volto.
"Come fai a sorridere sempre?" mi chiese stupito.
"Penso che se regalo un sorriso alle persone, queste avranno una giornata migliore, si sentiranno più serene. Ho sempre pensato che i sorrisi facessero quest'effetto"
"L'ho detto che tu sei speciale" disse.
Ancora una volta il mio sorriso si allargò a quel complimento. Continuammo a chiacchierare finché non arrivammo al cancello per uscire.
"Allora, ti mancheranno le fate dispettose?" chiesi per scherzare.
"Molto" disse invece serio lui.
"Ma come? Non hai paura che si divertano con i tuoi sogni?"
"Penso che l'abbiano già fatto" sussurrò malinconico.
"In che senso?" chiesi curiosa.
"Questo è un segreto tra me e loro, forse un giorno te lo dirò"
"Almeno puoi dirmi che progetti hai per il futuro?"
Vidi il suo sguardo perdersi all'orizzonte.
"Fino a una settimana fa ti avrei risposto che avrei voluto poter vivere semplicemente facendo il pompiere, comprare un appartamento nella periferia di Londra e mettere su famiglia. Ora non so più cosa rispondere"
A quelle parole mi rabbuiai leggermente.
"Cos'è cambiato?" chiesi curiosa.
"Le fate dispettose" disse sorridendo.

 

Finalmente era finita un'altra stressante giornata, ora c'era il weekend. Presi la mia borsa, salutai il gestore e uscii. Erano i primi di settembre e le giornate cominciavano a rinfrescarsi un po'. Non so bene per quale motivo mi fermai davanti alla casetta che Liam fissava: era carina. Era circondata da un piccolo giardino un po' incolto, ma pieno di fiori, un viottolo di ghiaia portava a un piccolo portico da cui si accedeva alla casa. La casa in sé era piccola, con le persiane verdi e a due piani con una piccola soffitta con una piccola finestra. Quello che mi colpì di più fu la vecchia cassetta delle lettere che era tutta sporca e piena di rampicanti, sembrava così in stile romantico che mi scapparono un sospiro e un sorriso. Lo squillo del mio cellulare mi risvegliò.
"Pronto?"
"Ehi! Sono Liam"
"Liam! Che bello sentirti! Come va?"
"Bene, volevo sapere se sei già arrivata a casa, perché io mi sono appena sistemato e avevo voglia di uscire"
"Sei qui in Italia?" chiesi sorpresa.
"Si"
"Sono davanti alla casa che fissi quando vieni qui"
"Resta dove sei"
Tu. Tu. Tu. Tu. Ma cosa stava succedendo? Perché mi aveva buttato il telefono in faccia? Proprio in quel momento la porta della piccola casetta si aprì e ne uscì un Liam sorridente.
"Ma cosa…" dissi ridacchiando.
"L'ho comprata, mi sono deciso a seguire il mio spirito italiano e con i miei risparmi ho comprato questa piccola casetta"
Io sorrisi felice.
"È fantastico! Quindi ti sei trasferito qui!" esclamai.
"Precisamente" sussurrò a pochi passi da me.
Sorridente gli porsi il braccio come era solito fare lui e lui accettò ridendo. Sorridendo, ma restando in silenzio ci dirigemmo al nostro parco. Mi guardavo intorno felice come non mai. Sarei potuta venire lì tutti i giorni con lui.
"L'ultima volta che sei venuto qua hai detto che le fate dispettose avevano giocato coi tuoi sogni, ora posso sapere cosa vuol dire?" chiesi dolcemente.
"Beh, vuol dire che hanno mandato all'aria i mei sogni, i miei progetti e ne hanno creati di nuovi. Ora sono stabile in Italia, con un lavoro fisso nella multinazionale di mio padre e con una ragazza fissa nella testa"
"Uh, il nostro principe è innamorato" lo presi in giro.
"A quanto pare" disse imbarazzato.
"Vedrai che con i tuoi modi cavallereschi non avrai problemi a conquistare la tua principessa"
"Veramente lei non è una principessa… lei è solo speciale"
Sentendo quell'aggettivo mi rabbuiai: non poteva sostituirmi. Quell'aggettivo era mio.
"Ehi! Sono io quella speciale, non puoi definire nessun'altra in questo modo" lo sgridai con un piccolo broncio.
"Lo so" rispose semplicemente.
"Ecco, sarà"
Lo sapeva? Con gli occhi spalancati mi fermai a fissarlo. Lo sapeva. Sapeva che poteva definire solo me speciale, eppure aveva usato quell'aggettivo, quindi…
"St-stai parlando di me?" chiesi titubante.
Lui ridacchio divertito dalla mia reazione e dalla mia tontaggine.
"Si, sto parlando di te"
Per un attimo rimasi immobile, poi piano piano sul mio viso crebbe un sorriso di pura gioia che rischiava di farmi scoppiare.
"Sei così bella quando sorridi" si lasciò scappare lui sorridendo.
Sapevo che era troppo galantuomo per prendere l'iniziativa, così lo feci io: mi avvicinai a lui e gli lasciai un piccolo bacio a stampo. Subito però lui riunì le nostre labbra in un vero bacio, un bacio così carico di sentimenti e passione che non avrei mai creduto potesse esistere.

  
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