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Autore: thexchromosomee    24/02/2014    3 recensioni
Rose Weasley, stanca della sua chiassosa famiglia, per la prima volta in vita sua fa qualcosa di impulsivo... qualcosa che cambierà in meglio il suo Natale e la sua vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nota autrice:
L’ispirazione, si sa, va e viene quando le pare; mi ha fatto visita in pieno febbraio con l’idea di un racconto di Natale, ispirato a una scena di ‘It’s a wonderful life’ (1946). Chissà, forse la prossima storia sarà un romantico racconto di San Valentino scritto nelle vacanze pasquali! XD

 
Natale da strega

Rose Weasley sedeva composta a tavola in un elegante - e altrettanto affollato - locale di Diagon Alley, stretta nell’abito all’ultima moda che sua madre aveva scelto per lei, e lottava contro il sempre più pressante bisogno di alzarsi e urlare al mondo la sua insofferenza.
Se quella non era la peggior riunione familiare di tutti i tempi, rientrava sicuramente nella top ten.
–Mamma!– strillò James. –Lily mi sta rubando il cibo!
–Tieni, idiota! Spero ti vada di traverso!– sbuffò lei in risposta; gli lanciò il panino, ma sbagliò mira, mandandolo dritto nel piatto di suo zio Bill, che si sporcò di zuppa.
–Attenti, voi due, o scatenerò il lupo che è in me sui vostri grassi sederi marca Potter!– ululò l’uomo, prima di azzannare il panino incriminato.
Le numerose signore Weasley non si erano minimamente accorte della vicenda, prese com’erano dalle chiacchiere su argomenti più o meno futili.
–Merlino, quanti impegni! Abbiamo ricevuto un invito per il Gran Galà del Ministero, che si terrà il prossimo venerdì e per il pranzo di beneficenza il giorno dopo, e i Wood ci hanno invitati a cena da loro per festeggiare l’ennesima vittoria di Oliver– snocciolò Hermione, scrutando attentamente l’agenda.
–Non dimenticare i Longbottom!– le rammentò Ginny. –Hanno invitato l’intera famiglia Weasley per la cena della Vigilia, questa sera! 
–Morgana santa, perché non l’hai detto prima? Non ho niente da mettermi!
–Ma sœur e la sua famiglia si uniranno a noi per le festività natalizie, perciò contate quatre têtes in più- intervenne Fleur, per poi dare uno scappellotto al marito, che stava fingendo di mangiare la testa del loro terzo figlio, Louis.
–Quattro in più? Così arriveremo a un totale di trenta persone!– esclamò Hermione dopo un rapido calcolo.
–Ventotto. I miei genitori dubito verranno dai Longbottom, sono troppo stanchi per uscire. Li vedremo direttamente il giorno di Natale, alla Tana– asserì Ginny. –A questo proposito, vi chiedo scusa in anticipo: arriveremo in ritardo perché Harry, alle undici in punto, dovrà tenere il discorso di auguri insieme al Ministro.
–Temo che anche la nostra sarà una visita breve: nel pomeriggio siamo attesi a Hogwarts per un raduno di ex–studenti.
–Potremmo chiedere a mia madre di spostare il pranzo all’ora di cena. Poco ortodosso, ma comodo– commentò Ginny.
–Buona idea! Suggerirei, però, di lasciare i ragazzi da loro: godranno della compagnia dei nonni, si divertiranno insieme e non ci staranno tra i piedi– aggiunse Hermione in tono spiccio.
–Mamma!– gnaulò Hugo. –Teddy mi sta toccando sotto il tavolo!
–Sei tu?– ruggì l’interessato, la cui chioma si tinse all’istante di un rosso acceso. –Perché non l’hai detto prima, razza di imbecille? Credevo fossi Vic!
–Volevo vedere fin dove ti saresti spinto– rispose il più giovane senza imbarazzo. –Vic è mia cugina, dopotutto, non mi va che la palpeggi in pubblico, specialmente a cena!
Victoire, mortificata, seppellì il volto tra le mani per evitare l’occhiata di rimprovero di suo padre.
–Teddy, tieni le mani a posto– lo redarguì Ginny.
–Hugo, abbassa la voce, siamo in un locale pubblico!– sbuffò Hermione.
–Tornando ai nostri impegni… avete deciso se prendere parte o no al Ballo di Natale dei Malfoy?
–Ci tocca partecipare. Non capisco perché si ostinino a chiamarlo Ballo di Natale, quando si tiene il ventisei!
–Dobbiamo proprio andarci?– piagnucolò Fred.
–Sì, Fred, perché siamo persone civili e perché tuo cugino Albus è amico di Scorpius Malfoy– rispose Angelina, pulendosi le labbra dai residui di salsa Worchester.
–Stupido Al– mormorò Fred, a voce sufficientemente alta da farsi sentire dal cugino, al quale, per esprimere con maggiore forza i suoi sentimenti, lanciò i piselli che aveva nel piatto.
–Fred!– lo rimproverò George.
–Papà!
–Fred!
–Mamma!
–Fred!
–Rose!
Rose alzò gli occhi dal proprio piatto, domandandosi cosa avesse fatto di male per essere chiamata in causa; interruppe il pasto e rivolse a sua madre un’occhiata perplessa.
–Fa qualcosa, Rosie!– le ordinò Hermione, indicando Fred, che stava cospargendo il tavolo di piselli.
A quel punto la ragazza, stufa del chiasso e della sua famiglia, si alzò da tavola.
–Vado alla toilette– disse, e sparì alla velocità della luce.
–Torna presto!– le urlò dietro Hermione. –E non parlare con quelli del Profeta, Merlino solo sa se abbiamo bisogno di far circolare altre storie su di noi!
Una volta in bagno, Rose si sciacquò il viso e si appoggiò al muro, respirando per la prima volta da quando aveva messo piede fuori casa. A ventidue anni si permettevano di trattarla come una bambina di due. E la sua famiglia? Era semplicemente folle. Fred, che aveva la sua stessa età, si divertiva a lanciare il cibo come un marmocchio dell’asilo, e le loro madri… oh, loro governavano ogni secondo della loro vita sin dalla nascita. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter distruggere la dannata agenda di sua madre.
Non ne poteva più.
All’improvviso ebbe un’idea: abbandonare quel tremendo pranzo di famiglia. 
Si tolse le scarpe col tacco e si inginocchiò, scivolando carponi verso l’usscita sul retro del ristorante. Strisciò rasente la parete, sperando che i suoi capelli rossi non la tradissero. Superati i carrelli dei dolci si rimise in piedi e sgattaiolò dalla porta di servizio, lanciandosi nella poco soleggiata strada, incurante del freddo di dicembre.
Peccato che la magia del momento fosse detinata a infrangersi.
–Rose Weasley! Niente da dichiarare sulla presunta relazione tra suo cugino James Potter e la figlia del Ministro Shacklebolt?
–È vero che suo padre ha un figlio illegittimo?
–Ha lasciato il pranzo con la sua famiglia per incontrare un amante segreto?
“Un amante segreto? Questa sì che è bella! Comprerei il Profeta solo per leggere chi avrebbero il coraggio di proporre per questo ruolo!”, pensò.
–Per Godric, badate a come parlate, se non volete tirare la coda al Kneazle!– sbraitò Rose, furente, piazzandosi di fronte agli inviati della Gazzetta con le mani sui fianchi e il cipiglio da massaia arrabbiata.
Facendosi largo a spintoni (non voleva certo finire sui giornali e davanti al Wizengamot per aver usato la magia su un gruppo di giornalisti disarmati!) corse verso un vicolo stretto e lontano da occhi indiscreti, dove, senza pensarci su due volte, si smaterializzò.
In pochi secondi aveva scelto una destinazione: mentre roteava sul posto le era sovvenuto il ricordo di una stupenda scogliera, e là aveva deciso di materializzarsi. Preferiva di gran lunga volare, ma andarsene in fretta da quel posto valeva bene la nausea post–materializzazione.
Aprì gli occhi e si trovò davanti lo spettacolo che si aspettava. C’era solo un piccolo problema: non aveva idea di dove fosse. Si perse ad osservare il mare, increspato dal vento, che si infrangeva in deboli onde contro la scogliera. Sul crinale della verde collina poco distante si intravedevano delle casette, separate da una stradina lastricata in pietra. 
Guardandosi intorno, scoprì di stare lei stessa su un sentiero in pietra, accanto a un muro ricoperto di muschio. 
Non sapeva dove si trovasse in quel momento, ma non aveva alcuna intenzione di andarsene. 
Libera come non mai, Rose cominciò a ballare, ridendo della sensazione che le donava la brezza marina che le accarezzava la pelle. Proprio allora scorse un cottage lì vicino, e una figura apparve alla finestra, sorridendole…. o, forse, ridendo di lei.
Rose si ricompose immediatamente, avvampando. Non era quello un comportamento adatto a una Weasley.
O forse sì.
–In nome di Merlino, cosa diamine credi di fare?– tuonò una voce, seguita dal rumore di passi in avvicinamento.
Rose si voltò, sospirando mesta al pensiero che la “ora d’aria” stesse per finire, e rimase a bocca aperta non appena vide chi aveva parlato, vale a dire l’ultima persona che si sarebbe aspettata di trovare in quel posto sperduto.
–Malfoy. Scorpius. Malfoy– esalò, incerta se chiamarlo per nome o no. Non lo vedeva da parecchio tempo, e ai tempi della scuola non erano esattamente migliori amici, non tanto perché suo padre detestava Draco o per ripicca verso l’istantanea amicizia che lo aveva legato ad Albus, quanto, piuttosto, perché non lo aveva mai trovato interessante. Fino a quel momento.
Dal punto di vista estetico le era sempre piaciuto –Merlino, gli occhi li aveva, e funzionavano!– ma lo considerava una bella testa vuota, e un viso angelico sormontato da capelli così biondi da sembrare finti non bastava a riscattare la stupidità, secondo lei.
–Noto con piacere che ricordi il mio nome– scherzò lui, infilandosi in tasca le mani, intirizzite dal freddo. –Salve, Weasley. Rose. Weasley.
–Cosa ci fai qui?– gli chiese, confusa.
–Dovrei essere io a chiedertelo, dato che qui ci vivo– rispose. 
–Cercavo un po’ di pace. Nemmeno so come si chiama “qui”– replicò Rose.
–Belmoth– le disse, ma Rose non ricordava di aver mai visto questo posto su una mappa. –Una sorta di Hogsmeade costiera. Indisegnabile e protetta dagli occhi curiosi dei Babbani. Al è venuto a farmi visita, qualche volta.
–Al!– esclamò Rose, rammentando subito dove aveva visto l’immagine della scogliera. –Ho visto una cartolina di questo posto, dai Potter. Dal vivo è ancora più bello.
–Altrimenti perché sarei qui?– sbuffò Scorpius, passando le dita sul muschio umido. –È il mio eremo personale.
Rose lo invidiò profondamente: quanto desiderava avere anche lei un rifugio dove isolarsi dal resto del mondo, magari per l’eternità!
–Gradisci una tazza di tè? Si gela!
–Volentieri, grazie– pigolò, stringendosi nel vestitino leggero. Ora che l’euforia per quel piccolo atto di ribellione era scemata, il freddo clima invernale cominciava a far sentire i suoi effetti. –Non sembri particolarmente sconvolto della mia venuta.
–Sono abituato agli ospiti inattesi– rispose lui, scrollando le spalle. –Vecchi amici ed ex compagni di Casa, per lo più. Al massimo, potrei sconvolgermi perché l’ospite imprevisto… sei tu. Per quale assurda ragione stavi ballando nel mio giardino?
–Ero a pranzo con la mia famiglia al completo. Erano chiassosi e insopportabili, così sono scappata– lo vide sollevare un sopracciglio, perplesso, e si disse che, col senno di poi, anche a lei pareva esagerata la sua reazione. –Fred lanciava cibo, altri urlavano, mia madre mi aveva programmato ogni singolo minuto delle vacanze senza il mio consenso, e… sono scoppiata. Se essere una Weasley significa vivere in un caos programmato da mia madre, non voglio più essere una Weasley.
–La mia famiglia e la tua non sono poi così diverse, sai? Da questo punto di vista, almeno– rispose Scorpius. Entrò nello sgabuzzino e ne uscì reggendo uno scatolone colmo di decorazioni natalizie, che iniziò a disporre in tutta la casa a colpi di bacchetta. –Lanci di cibo a parte. Tanti impegni, pranzi, cene, feste… e troppo poco tempo per stare insieme come una vera famiglia. Mia madre mi ha concesso di trascorrere la Vigilia qui, in compagnia di me stesso, solo dopo avermi strappato la promessa che sarò presente al Ballo di Natale.
–Non è difficile immaginare perché ti piaccia abitare a… Belmoth, giusto? È un luogo di pace, e quiete– mormorò Rose, incantata dallo spettacolo visibile dalla finestra e da quello del grazioso cottage addobbato a festa. Dubitava di aver mai visto casa più bella, e i suoi genitori avevano speso migliaia di Galeoni nella costruzione di una delle abitazioni più invidiate del mondo magico.
–All’inizio l’intenzione era di usarlo come rifugio nei momenti di maggiore stress, ma devo essere uno stressato cronico, perché è da un anno che vivo in questo cottage in pianta stabile– ridacchiò Scorpius, e il suo sorriso parve a Rose ancora più luminoso, forse per merito delle tazze di tè e dei pasticcini che le aveva messo davanti.
–È l’ideale per rilassarsi– sospirò Rose, senza distogliere lo sguardo dalla scogliera, oramai poco visibile a causa dell’oscurità. Non potè fare a meno di riportare la mente a LaMarillion, dove sua madre aveva probabilmente cominciato a preoccuparsi. La sua famiglia si sarebbe messa in allarme, scatenando il panico, come al solito. Zio Harry avrebbe subito sospettato un rapimento, forse la vendetta di qualche ex-affiliato di Voldemort, suo padre avrebbe minacciato di arrestare tutti i presenti, sua zia Fleur avrebbe avuto un mancamento, zia Ginny avrebbe sguinzagliato i camerieri alla sua ricerca, zia Angelina e zia Audrey avrebbero tentato - invano, naturalmente - di calmare i rispettivi mariti, entrambi convinti che si trattasse di un complotto, secondo George ordito da Van Hoozen, il suo principale concorrente, bramoso di entrare in famiglia per carpire i suoi segreti, secondo Percy da un governo straniero, che aveva offerto lavoro a Rose dopo che il Ministero della Magia inglese glielo aveva rifiutato (non riusciva a capire che, in realtà, era stata lei a rinunciarvi), e i suoi cugini avrebbero contribuito all’isteria generale.
Stremata, si massaggiò le tempie, sperando così di scacciare quell’immagine dalla mente.
–Resta.
–Cosa?
–Resta– ripetè Scorpius. –Stanotte. Puoi dormire nella stanza degli ospiti. Trascorrerai una tranquilla Vigilia a Belmoth e domattina farai ritorno a casa, dalla tua caotica famiglia.
Per fortuna non aveva ancora preso il tè, altrimenti la graziosa tazza a decori floreali si sarebbe frantumata sul pavimento.
–Sì!– trillò, incredula. –Sì! Grazie!
Scorpius sorrise e le indicò le scale.
–Seguimi. La camera degli ospiti è quella sulla sinistra, di fronte c’è il bagno e alla fine del corridoio c’è la mia camera. Vediamo se riesco a trovarti qualcosa di carino da indossare, ma meno elegante di quel vestito.
Rose riuscì a malapena a contenere tutto il suo entusiasmo; come una bambina, saltò sul letto e si girò verso la finestra: è buio, ma intuì che la stanza dava sul mare dal forte rumore della risacca. Non appena Scorpius l’ebbe lasciata sola per rovistare in cerca di abiti adatti, volse lo sguardo alle pareti, rivestite di carta da parati color crema, e ai mobili, dall’aspetto vintage, specialmente il letto, ricoperto da una trapunta patchwork.
–È la stanza di Al?
–È la stanza di chiunque venga a trovarmi. Al è di poche pretese, una qualità che ho sempre apprezzato– rispose, porgendole una pila di indumenti. –È il meglio che sono riuscito a trovare. Un po’ di trasfigurazione, e saranno perfetti. Tranquilla, sono puliti e profumati.
Rose, per provocarlo, annusò un pesante maglione a fantasia tartan : era davvero profumato! Decisamente felice della scoperta, lo rimpicciolì, fece lo stesso con un paio di jeans, sciolse i capelli e rimosse il trucco: si preferiva al naturale.
–Credevo avessi un baule con i souvenir lasciati dalle tue innumerevoli conquiste!– lo canzonò Rose, ammirando compiaciuta i risultati dei suoi incantesimi.
Scorpius annuì, in segno di approvazione, e scoppiò a ridere.
–Non ho mai portato donne in questa casa. È il mio rifugio, ricordi?
Rose, sorpresa dalla sua risposta, lo tallonò fino in cucina, dove gli chiese –Quindi… sono la prima? 
–A dire il vero… sì– ammise Scorpius, lanciandole un’occhiata indecifrabile da sopra una spalla.
–Allora, come ringraziamento, ti lascerò il mio vestito. Morgana solo sa quanto lo detesto!
Il resto del pomeriggio trascorse placidamente. Bevvero tè, mangiarono pasticcini e insieme finirono di appendere le decorazioni natalizie.
Quando Scorpius appese una vistosa ghirlanda di agrifoglio alla porta, Rose ridacchiò, suggerendogli scherzosamente di appendere invece del vischio.
–Sai che divertimento, per chi dovesse venire a bussare alla tua porta?
–Rose, te l’ho già detto e ripetuto: non aspetto ospiti.
Quando giunse l’ora di cena, Scorpius tirò fuori dal forno un pudding di Natale.
–C’è una piccola festa, giù al pub, e i partecipanti devono portare qualcosa fatto in casa. Questi sono i miei piani per la serata… niente di speciale.
–Non posso… non ho nulla da portare!
Scorpius tolse dall’albero un piccolo angelo di vetro colorato e lo consegnò a Rose.
–C’è un grosso abete nel pub, i bambini portano gli addobbi…. contribuirai anche tu.
–Non sono più una bambina– protestò la rossa, ma prese lo stesso l’angelo, rigirandoselo sul palmo della mano.
–Fa un freddo boia, fuori– disse poi Scorpius. –Spero di avere un cappotto anche per te. 
Rose scrollò le spalle e lo prese in giro per aver usato l’espressione “freddo boia”.
Lui ricambiò deridendola per i suoi piedini quando lei dovette infilarsi quattro paia di calzini per entrare nelle sue scarpe più piccole.
Allora Rose rise delle sue mani grandi e indelicate, quando lui ruppe la cerniera inceppata del pesante cappotto arancione che le aveva prestato.
Scorpius ebbe la sua rivincita quando potè prendere in giro Rose, che era caduta nel vialetto perché non vedeva a un palmo dal naso, imbacuccata com’era.
Non smisero di punzecchiarsi un secondo, lungo la strada, ma entrambi lo preferirono all’alternativa, cioè il silenzio imbarazzato. Rose meditò di tornare a trovare al più presto lo spiritoso eremita, e Scorpius si augurò che i Weasley non fossero talmente in collera con lei da impedirglielo.
È quasi impossibile non scivolare, se si cammina in scarpe troppo larghe, ma Rose, anche grazie all’aiuto di Scorpius ci riuscì. Una volta giunti al villaggio, la presentò a Hank, che allevava pecore, a suo figlio adolescente Jory, a Janice, la proprietaria del pub, a Carter il pozionista e a tanti altri, al punto che Rose credette di essere stata presentata a tutti gli abitanti del villaggio.
All’interno del pub, su un lungo tavolo in legno, era disposta una tale quantità di cibo da fare invidia ai pranzi luculliani di sua nonna Molly. Una band suonava in un angolo e, accanto a loro, i bambini circondavano un grosso abete, pieno di palline e altri bizzarri ornamenti.
Ovviamente, essendo quello un pub, ovunque si voltasse vedeva gente che tracannava Burrobirra e Whiskey Incendiario.
Scorpius posa il pudding sul tavolo e la raggiunge, sorridendo nel vederla così titubante.
–Dove pensi di appenderlo?
–In alto. Voglio che si veda– rispose lei, indicando la cima spoglia. –Te lo resituiranno? È troppo bello per andare perduto.
–Tranquilla, me lo ridaranno– le assicurò, quindi le cinse la vita e le diede una spinta per farle raggiungere la cima dell’albero. Rose strilla per la sorpresa, e appende l’ornamento dove desiderava, ringraziando Scorpius per il suo aiuto, senza il quale non ce l’avrebbe mai fatta.
I bambini, a quel punto, vollero una mano per poter raggiungere anche loro i rami alti, e i due furono ben felici di accontentarli, prima di accomodarsi a tavola tra Hank e Janice.
–È il Natale più bello della mia vita– sussurrò Rose, in modo che nessuno a parte Scorpius potesse udirla. Poggiò una mano su quelle di lui e la strinse. Con suo enorme stupore, Scorpius ricambiò la stretta.
–Sono contento di averlo passato in tua compagnia– rispose, sorridendole con tanta dolcezza da farle sciogliere il cuore. 
–Scorpius!– tuonò una paffuta donna di mezza età, con una birra in mano. Si sedette e aggiunse –Finalmente ti vedo con una ragazza, ragazzo mio! Janice e io stavamo cominciando a pensare che venissi qui per tenere segreta alle vostre famiglie la tua relazione con quel tipo strano, Ally!
–Ally… sarebbe Al?– chiese Rose, divertita dall’espressione di puro sconcerto dipintasi sul volto di Scorpius. –È mio cugino.
–Beh, lasciatelo dire, ragazza mia, sei molto più carina di quello là. Sembrava non aver mai visto una spazzola in tutta la sua vita!– sbottò la donna.
–Sai che resti la mia preferita, Margery– asserì Scorpius, ripresosi dallo shock. Si alzò in piedi, tese una mano a Rose e la invitò a ballare.
Sebbene non amasse particolarmente danzare, accettò, e ballò con Scorpius, con Carter, con uno sconosciuto molto simpatico, con Jory, di nuovo con Scorpius, con Hank, di nuovo con Scorpius e persino con Margery! Quando la band si concesse una breve pausa fece loro gli auguri e bevvero in allegria. 
Si trovò a desiderare che quella notte non finisse mai. Non voleva andarsene, piangeva all’idea che l’indomani avrebbe lasciato il villaggio, ma, soprattutto, il cottage e Scorpius, per tornare dalla sua folle famiglia a condurre una vita sotto i riflettori. 
Chissà, forse, un giorno, avrebbe avuto il coraggio di mollare tutto e trasferirsi in un luogo ameno e tranquillo, come Belmoth. Forse proprio a Belmoth: era un posto da sogno, con la scogliera, le casette colorate, il cottage giallo di Scorpius… 
–Perché ridi, Scorp?– chiese, articolando lentamente le parole. Doveva aver bevuto parecchio, perché pronunciare il suo nome per intero le riusciva difficile.
–Sai, credo che il mago sexy ti prenderebbe a vivere con lui nel suo cottage giallo, tesoro– rispose. Era passato da Weasley, a Rose, a Rosie e, infine, al confidenziale tesoro in poche ore.
–Lo credi davvero, tesoro?– replicò Rose, reprimendo la vergogna per aver dato voce ai propri pensieri.
–Ehi, non possiamo essere tutti e due “tesoro”– sbuffò lui, facendola scoppiare a ridere.
Tre balli, poi Scorpius decise che era ora di rincasare: non voleva trasportarla su per la collina, che in salita era decisamente meno agevole da percorrere che in discesa.
Mentre avanzavano nella notte, si fermavano di tanto in tanto a guardare la luna, che colorava il mare sottostante di strie argentee.
Rose lo fermò sulla porta, stringendosi a lui con la scusa del freddo pungente. Non sembrò dispiacergli: aumentò la presa e poggiò il mento sulla sua testa, cullandola in un abbraccio.
La sua famiglia, il ristorante, il caos… appartenevano a un’altra vita. Ora era racchiusa in un limbo di perfezione che non avrebbe voluto abbandonare mai.
Maldestra com’è inciampò sulla soglia, trascinando Scorpius con sè sul pavimento. Ridendo senza sosta si scostò per lasciarlo respirare, quindi esclamò –Te l’avevo detto che ci voleva il vischio, sulla porta!
Prima che a uno dei due potesse sfuggire qualcosa sulla sua uscita infelice Rose si alzò, faticando a causa degli stivali troppo grandi, e tentò di sfilarseli, aiutata da Scorpius.
–Dov’è il mio letto?– biascicò, tentando di non sbadigliare in modo eccessivamente vistoso.
–Ti ci porto io– si offrì Scorpius, trascinandola su per le scale.
Una volta sul letto, Rose si liberò del jeans e si infilò sotto le coperte. Per non farle soffrire il freddo il padrone di casa aggiunse due coperte a quella già presente.
–D-davvero pre… preferiresti Margery a me?– sbadigliò Rose, insonnolita.
Scorpius le rimboccò le coperte, prima di rispondere.
–Preferirei te, Rosie. Ho sempre preferito te.
Il mattino seguente, Rose venne accolta al risveglio da un forte mal di testa. Il bicchiere d’acqua accanto al letto e il profumo della colazione, però, la invogliarono ad alzarsi e iniziare la giornata con positività.
Vide che gli indumenti prestatile da Scorpius erano stati piegati e riposti su una sedia, e sorrise intenerita mentre si pettinava, incerta se truccarsi o meno.
“Ma che vado a pensare? È solo Scorpius!”, si disse, e scese in cucina al naturale, occhiaie comprese.
–Buongiorno! Spero perdonerai la mia scarsa abilità ai fornelli… gli incantesimi domestici non sono mai stati il mio forte.
–Non preoccuparti, il profumo promette bene– disse Rose, che si offrì di apparecchiare. 
Tra un boccone di pane tostato e una forchettata di bacon, Scorpius le porse la copia del giorno della Gazzetta.
Per poco non ci sputò sopra il tè. 
Troneggiava, infatti, in prima pagina, scritto a caratteri cubitali, l’articolo: “L’amore segreto di Rose Weasley”.
–“La giovane Weasley, sempre riservata…. mai un ragazzo accanto a lei… uscita di nascosto dal ristorante dove si era riunita la famiglia al gran completo…. ci ha molto gentilmente mandati al diavolo…” 
–Le solite stupidaggini. Nulla di nuovo, insomma.
–Non credevo avrebbero avuto la faccia tosta di pubblicarlo! In un certo senso, questo fa di te il mio amante segreto!– esclamò, ignorando la vocina interiore che le stava facendo notare come l’idea non le dispiacesse. Affatto.
La confortò il fatto che Scorpius non le avesse messo fretta di andarsene; non ne aveva alcuna voglia. Purtroppo, doveva.
–Ehm, sarà il caso che telefoni ai miei genitori– pigolò, dopo aver incantato i piatti affinché si lavassero da soli. Salì nella stanza degli ospiti e recuperò il telefono che suo nonno, dopo anni di tentativi fallimentari, era riuscito ad incantare per farlo funzionare anche in zone ad alto tasso di magia.
–Rose– esalò Scorpius, apparso improvvisamente alle sue spalle. –Io… sì, insomma… è stato bello. Averti qui. Torna quando vuoi, sarai sempre la benvenuta.
–Grazie.
La sua risposta è poco più di un sussurro, e cela la richiesta inespressa di poter rimanere, anche solo per un giorno.
–Pronto?
–Mamma?
–Rosie! Oh, Rose! Dove sei finita? Eravamo tutti preoccupatissimi! Tuo zio Harry pensava addirittura ti avessero rapita! Poi abbiamo visto i giornali… Sei stata una irresponsabile! Bella figura ci hai fatto fare, con i nostri amici! Sai che eravamo attesi per cena, ieri sera, no? Kenneth, il figlio maggiore dei Thomas - è stato tuo compagno di Casa, se non erro - era sconvolto… credo abbia una cotta per te. E tuo padre… tuo padre, pover uomo, è stato in piedi tutta la notte, a cercarti con la sua squadra di Auror! Dove ti sei cacciata, Rosie? Sei con qualcuno?
Merda. La grande fuga non era servita a niente. Sua madre continuava a blaterare di cene, feste e futuro. Un futuro del quale non le importava. Irritata, sbattè il ricevitore contro il muro, sperando che la scusa di un’interferenza ponesse fine a quel supplizio. Scorpius sussultò, ma il telefono non subì danni.
–Sono con Scorpius, mamma, Scorpius Malfoy e stiamo facendo sesso selvaggio su tutte le superfici della casa!–gridò, tenendo il telefono con due mani. Non sapeva se la frase era frutto del desiderio inconscio che quanto aveva detto fosse vero, o del desiderio conscio di far imbestialire i suoi genitori. Probabilmente entrambi.
–Rose, come ti salta in mente di dire ai tuoi genitori…. quelli mi ammazzano!
–Scorpius… Malfoy?
–Stammi a sentire, signorinella: torna subito qui pentita e in lacrime, oppure…
–Ronald!
–Taci, Hermione. E tu, come hai osato? Ti chiuderò in convento per il resto della vita, non vedrai mai più quel figlio di…
–Ronald!
–L’insulto era per Draco, Hermione! Non mi permetterei mai di insultare sua moglie…. al massimo le chiederei che maledizione ha usato per costringerla a sposarlo! 
–Ronald!
Nel susseguirsi incessante di urla dall’altro capo del telefono, Rose scosse il capo e sospirò –Era in viva voce!
–Che cosa?
–Ehm… una specie di Sonorus, così tutti possono sentire cosa dici al telefono– spiegò, attendendo con ansia il momento in cui i suoi genitori avrebbero smesso di litigare e avrebbero riportato la loro attenzione su di lei.
–Hai urlato come una Banshee, mi sorprende che non siano diventati sordi– replicò Scorpius, fissandola con un misto di apprensione e timore reverenziale.
–Rosie, torna a casa adesso e… sistemeremo tutto– piagnucolò sua madre. –Andrò… andremo alla redazione del Profeta e li obbligheremo a ritrattare le illazioni che hanno pubblicato. 
–Mamma– pigolò Rose, disperata: parlare con i suoi genitori era come parlare al muro, solo che il muro aveva l’assenza di orecchie come scusante. 
Scorpius le si avvicinò per ascoltare la conversazione, fece collidere il suo torace con la schiena di Rose, che si sentì subito più tranquilla, e gli strinse la mano.
–Visto che la tua presenza al Ballo dei Malfoy sarebbe, come dire, inappropriata, potresti uscire a cena con Kenneth, il ventisei. Che ne dici? È un ragazzo responsabile, con la testa sulle spalle, ha un ottimo lavoro al Ministero, è carino, il che non guasta… sareste perfetti insieme!
–Mamma, non voglio….
–Kenneth e Rose Thomas. Suona bene– osservò Scorpius, allontanandosi.
–No. Non è ciò che voglio– asserì con sicurezza, scambiandosi un sorriso con Scorpius, che si era nuovamente avvicinato e le aveva passato un braccio intorno alla vita.
–Rosie, non buttare via un’occasione del genere! Non ce ne saranno altre!
Calò il silenzio, rotto soltanto dal lieve rumore metallico dei loro respiri attraverso il telefono.
–Hai sentito? Stai buttando via l’occasione di una vita!– esclamò Scorpius con finta allegria.
–Non voglio un’occasione, voglio te– sussurrò Rose senza pensarci, guidata esclusivamente dall’istinto, quello stesso istinto che le stava suggerendo di mandare al diavolo sua madre e la sua dannatissima agenda e fare esattamente quanto aveva detto poco prima: sesso selvaggio su tutte le superfici disponibili della casa.
A giudicare da come Scorpius gettò via il telefono e la baciò, era perfettamente d’accordo con lei.
Si saltarono letteralmente addosso, senza sapere cosa togliere, quando, e dove lanciarlo. L’unica cosa che contava era sentirsi, pelle contro pelle, isolati dal resto del mondo.
Due volte.
Venne, purtroppo, il momento di salutarsi; Rose fu quasi persuasa a restare dal bacio appassionato di Scorpius, ma la consapevolezza che ormai la sua famiglia era in tumulto e che, quasi sicuramente, avevano estorto ad Al il loro nascondiglio la travolse, costringendola a mettere da parte il sogno per tornare alla realtà. Farsi trovare dal suo numeroso e agguerrito parentame a letto col figlio del tanto odiato Draco non era esattamente una buona idea.
Come promesso, lasciò lì il suo vestito, dopo aver strappato a Scorpius la promessa che sarebbe stata l’unica donna ad avere il permesso di lasciare cose sue nel cottage e avergli a sua volta promesso che i suoi zii e cugini non l’avrebbero braccato come un branco di lupi famelici.
Il giorno di Natale, un gufo volò alla Tana, con sommo disappunto di Ronald Weasley e altrettanto grande divertimento di Rose e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, Hermione.
Il pacchetto regalo consegnato dal volatile conteneva un piccolo angelo di vetro colorato, accompagnato da un biglietto: “Il primo di una lunga serie”.
Rose non potè fare a meno di sorridere estatica per tutto il giorno. Non aveva pensato a un regalo per Scorpius, ma poi ebbe un’illuminazione: un vestito per il Ballo, uno che calzasse bene, corto al punto giusto, non troppo serioso e formale, e meno scomodo delle tradizionali vesti da mago. 
Anche se immaginava che Scorpius avrebbe preferito un altro genere di regalo.

Nota traduttrice:
Vi è piaciuto questo momento romantico? Personalmente non sono una romanticona, ma adoro il Natale e l’inverno in generale, vorrei neve e cioccolata calda tutto l’anno, quindi mi sono divertita molto a tradurre questa storia.
Le recensioni, inutile dirlo, sono bene accette, saranno inviate all’autrice e le risposte postate tramite il servizio di replica di efp. 
Serpentina


 
 
   
 
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