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Autore: Danda93    22/06/2008    2 recensioni
STORIA FERMA PER REVISIONE (probabilmente verrà cambiata in toto)
°°°Cosa succederebbe se Sesshomaru riuscisse per qualche scherzo del destino ad arrivare nell'epoca moderna? Tra automobili e marchingegni "strani", anche lui, il glaciale principe dei demoni, troverà una persona che riuscirà a scaldargli il cuore più di quanto non abbia fatto Rin...°°°
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente stavo ancora steso sul letto, irritato, ferito, quando sentii dei passi per le scale, voltai di scatto la testa e la vidi, lì, ferma a metà della scala, mentre mi guardava triste e dispiaciuta.

Mi si avvicinò quando io tornai con lo sguardo verso il soffitto, in silenzio, ero serio in viso e non la guardai, con la coda dell’occhio però notai che aveva lo sguardo rivolto a terra, gli occhi sembravano lucidi, mi alzai a sedere e lei fece un passo indietro.

“Cos’è? Hai paura di me?”

chiesi acido, lei si mise a piangere cadendo a terra in ginocchio,

‘No! Non intendevo usare questo tono, scusami! Ti prego non piangere!’

fu il mio primo pensiero quando mi inginocchiai accanto a lei e la guardai,

‘Maledizione, perché non sto mai zitto?’

rimproverai me stesso per averla fatta piangere, abbassai la testa e lei probabilmente mi vide perché si asciugò le lacrime e posò la mano sulla mia testa, come faceva quando accarezzava la piccola Akira, io alzai gli occhi e il volto, mi guardava, sorrideva, o almeno ci provava,

“Scusami...”

fu un sussurro il suo, io spalancai gli occhi,

“Per cosa?”

lei rispose semplicemente, come faceva sempre,

“per tutto...”

Rimanemmo in silenzio.

Io sapevo che non aveva colpa. Io sapevo che si riferiva al giorno prima, quando mi ero arrabbiato perché mi avevano chiamato ‘rammollito’ e lei mi aveva soccorso.

Ma lei, no, lei non doveva soffrire a causa mia, a causa del mio stupido orgoglio demoniaco. Le sorrisi. La sua mano scivolò sulla mia guancia e mi accarezzò. Rimasi immobile, imbambolato, mi risvegliai solo quando la sentii ridere sommessamente, teneva l’altra mano davanti alle labbra e la testa bassa, nascondeva le risate, come una bimba, la guardai meravigliato e lei se ne accorse,

“scusa...”

sussurrò, mentre cercava ancora di sopprimere le risate, io la guardai e le posai la mano sulla testa, come lei aveva fatto con me. Poi mi alzai e mi voltai,

“Ridi pure,”

dissi

“me lo merito.”

Si alzò anche lei, ma me ne accorsi solo quando mi sentii stringere la vita dalle sua braccia. Mi irrigidii. Lei si staccò e si diresse verso le scale.

“Torno subito.”

mormorò chiudendosi la porta alle spalle.

Rimasi solo, con il mio imbarazzo e la mia stupidità.

Tornò poco dopo con una lastra di metallo in mano, sopra c’erano due contenitori simili a tazze, avevo indovinato, erano tazze, sorrisi.

“È cioccolata calda, ma attento, scotta.”

mi disse quando ne presi una in mano, mi sedetti sulla branda e lei si accoccolò accanto a me, troppo vicina, notai che aveva ancora addosso il maglione del giorno prima, e anche i pantaloni erano gli stessi, mi chiesi il perché, ma non le domandai nulla. Bevvi quel liquido, era dolce, caldo, dava una sensazione strana, lei sorrise guardandomi, mi chiesi perché e glielo domandai,

“Ti è piaciuta...”

affermò,

“ci avrei scommesso, a tutti piace la cioccolata...”

fu la sua risposta, non la capii tanto, ma fui... felice, quando la vidi sorridere, soprattutto perché poco prima l’avevo fatta piangere.

Sospirai e posai la tazza per terra, quando ebbi finito. Lei fece lo stesso, poi si inginocchiò sulla branda, rivolta verso di me, la fissai sospettoso e lei mi obbligò a girare la testa dall’altra parte, con mio grande dispiacere.

Iniziò a passare le dita tra i miei capelli, avevo i brividi, ma cercai di sopprimerli, non potevo mostrarmi debole.........mi arresi e mi rilassai, mentre lei mi accarezzava, istintivamente, senza rendermene conto, inclinai la testa da un lato e chiusi gli occhi, la sentii cantare in una lingua che non conoscevo, il suono della sua voce era dolce, calmo, sospirai diverse volte, poi mi stiracchiai un po’, lei lasciò andare i miei capelli.

Mi voltai a guardarla.

Sorrideva e aveva smesso di cantare. Sembrava soddisfatta.

“Cosa c’è?”

chiesi

“Sono riuscita a farti distendere un po’, ero venuta per questo...”

mormorò sorridendo, mentre abbassava lo sguardo,

“Sei la prima che ci riesce, devo concedertelo...”

risposi,

‘Ma che diavolo sto dicendo? No! Non dovevo dirglielo! Doveva essere solo un pensiero!’

abbassai lo sguardo e la sentii ridere, stavolta, quando la guardai si stava tenendo la pancia e rideva a più non posso.

Ero allibito, sconcertato... ero... meravigliato.

Mi misi a ridere anche io, ma più piano, mentre lei mi guardava come l’avevo guardata io poco prima,

“è la prima volta che ridi da quando sei qui... è un passo avanti...”

mormorò poggiando i piedi per terra. Mi ricomposi subito, non appena ebbe finito di parlare. Sorrise senza guardarmi, forse mi trovava ridicolo e stupido.

“Allora, è ancora presto,”

sollevai lo sguardo,

“che si fa? Si esce?”

dissi alzandomi dal letto.

Lei mi guardò con un’espressione tra la meraviglia e l’ammirazione, le sorrisi, tendendole la mano. Quando la prese la strinsi forte e la tirai verso di me, mi ritrovai vicinissimo, ero imbarazzato, ma riuscii, non so come, a non arrossire. Lei si staccò e, senza lasciare la mia mano, mi trascinò di sopra, andammo in camera di Akira, stava dormendo, Rumiko mi lasciò quando fummo accanto al letto e si chinò sulla bimba a darle un bacio sulla fronte, poi si rialzò. La vidi aprire gli occhi lentamente e mi avvicinai per guardarla, in quel momento lei si alzò a sedere e tese le braccia verso di me, ero nel panico, non sapevo che fare e mi voltai verso Rumi, mi sussurrò di abbracciarla e prenderla in braccio, così feci.

Mi sentii avvolgere da una sensazione che nel Sengoku non avevo mai provato, almeno non quando non ero con Rin, la abbracciai e Rumiko mi prese la manica portandomi fuori con la bimba in collo, ci dirigemmo verso la cucina. La bimba era aggrappata al mio collo, con gli occhi assonnati e io mi sedetti, tentando di farle fare la stessa cosa, niente, tutto inutile, non si staccava. Sospirai e osservai Rumiko, mentre macchinava qualcosa girata di spalle, l’unica cosa che riconobbi chiaramente fu l’odore di latte caldo.

“Vieni tesoro, si fa colazione...”

disse lei quando si voltò con una ciotola in mano, la poggiò sul tavolo e fece per prendere in braccio Akira che però mugugnò qualcosa,

“No, mangio con Sesshomaru...”

fu l’unica cosa che capii, guardai la ragazza terrorizzato e lei sbuffò spazientita.

“Mangerai con me e poi tornerai da lui ok?”
propose, ma la bimba continuava a rifiutarsi, così io, per evitare che iniziasse a urlare, presi la ciotola e il cucchiaio in metallo,

“forza, mangia...”

feci porgendole il cucchiaio e tenendole la ciotola davanti.

Lei sorridente iniziò a fare colazione, pazientai finchè non ebbe finito. Poi porsi ciotola e cucchiaio a Rumiko che li mise sul tavolo.

Dopo colazione la bimba mi trascinò in camera sua e mi fece vedere tutte le bambole che aveva, fu straziante, non solo perché non ero abituato a stare con una bambina tutto il giorno, come magari  poteva esserlo Jaken, ma anche perché, visto che mi vide occupato, Rumiko ne approfittò per chiudersi in camera, non la rividi fino all’ora di pranzo, e quando finirono di mangiare, sparì di nuovo.

Cercavo di essere sorridente con Akira, anche perché altrimenti, mi avrebbe assillato con le domande. Giunse presto l’ora di cena e fui grato alla madre della bimba, quando disse che Akira doveva andare a letto subito dopo il pasto.

Non appena fu a letto, ne approfittai per rinchiudermi in cantina, iniziai a spostare scatoloni, ma mi fermai quando trovai una specie di libro dove c’erano delle immagini. Mi sedetti sul letto a guardarlo.

In silenzio.

°°°in questo capitolo ho deciso di abusare della pazienza del povero Sesshomaru, ma mi sono divertita a scriverlo...^^ °°°
  
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