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Autore: Amartema    25/02/2014    4 recensioni
Dall’altra parte c’ero io, con una madre che potrei definire la versione femminile e degenerata di Buck, lei vittima di uno stupro e costretta a mantenere il frutto di quella violenza: me. Ero ormai abituata ai suoi sguardi, ogni volta che mi osservava, sapevo che in me vedeva il suo stupratore, sapevo che era costretta a rivivere all’infinito quell’evento, conoscevo ormai il suo odio, palpabile sulla mia pelle. Io che involontariamente le facevo ritornare alla mente l’inferno, un inferno che puntualmente mi ritornava addosso triplicato in potenza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Animi inversi




Calò il silenzio. Non ci fu un seguito a quel “tuttavia” ma il tocco delicato delle dita di Jeremy contro la mia guancia, sembrò riuscire a non farmi desiderare altro. Era come se improvvisamente e dopo tutti questi anni trascorsi insieme, io e lui, ci fossimo realmente trovati e compresi, pronti ormai ad oltrepassare un muro altissimo per condividerci, finalmente, in tutto e per tutto. Misi da parte ogni paura, ogni pensiero, ogni titubanza e lui sembrò fare lo stesso, dandomi dimostrazione di questo proprio quando le sue labbra scivolarono contro le mie, ricercando un bacio dapprima delicato, ingenuo forse, ma man mano sempre più vorace, intenso. Era come se quel solo bacio fosse in grado di farci recuperare tutti gli anni trascorsi, l’esserci privati dei nostri reali sentimenti ,così potenti, solo a causa di altre influenze esterne.

« Jer, ti amo. »

Sussurrai improvvisamente, ritrovando una forza che sino a quel momento mi era sconosciuta e che sorprese me stessa. Parole basse e dette occhi negli occhi, con le mie labbra che sostavano ad un soffio da quelle di lui. E per la prima volta mi lasciai andare, accogliendo Jeremy come prima mai ero riuscita a fare, seppur una parte di me l’avesse sempre desiderato. Non ci fu solo quel bacio ma scoprii presto il piacere di avvertire le dita di Jeremy contro la mia pelle: tocchi leggeri che scorrevano prima lungo il mio collo, poi al di sotto della mia maglia, privandomi lentamente di questa; un solletico in grado di lasciarmi avvertire piccoli brividi che risalivano lungo la spina dorsale solo per espandersi su tutto il mio corpo.
Ci ritrovammo presto entrambi privi dei nostri abiti, l’uno legato all’altra in un’opera che ormai era divenuta perfetta e ben assemblata. Non c’era alcuna parte di me che non fosse unita a lui, eravamo in quel momento una sola entità, una sola persona, una sola anima. Ogni parte di me lo ricercava, e potevo avvertire ogni parte di lui, invece, ricercare me; entrambi, insieme, ci completavamo: le mie gambe rilassate si intrecciavano alle sue tese e rigide, le sue dita serrate, richiudevano in una morsa gelosa, le mie molli e delicate; il tutto mentre i nostri bacini erano concatenati l’uno all’altro, unendoci definitivamente. Gemiti e respiri bassi erano l’unica sinfonia presente ad animare la stanza e ad accompagnare quell’atto intimo e delicato, quanto a tratti più animato e coinvolto.
Ci ritrovammo, alla fine, stesi l’uno vicino all’altra, i nostri corpi ancora nudi e intrecciati. Il mio capo contro il petto di Jeremy, solo per ricercare quel battito cardiaco in grado di infondermi sempre una strana pace.
Trovai strabiliante come una stanza ormai silenziosa e pregna del profumo di un atto consumato e così intimo, fosse in grado di farmi improvvisamente trovare quella felicità che forse mai in vita mia ero stata in grado di provare. Le dita di Jeremy tra i miei capelli, il suo respiro, il suo corpo… ogni cosa di lui, riuscì a farmi sentire al sicuro.
Non volevo smuovermi da lì per nessuna ragione al mondo, avrei trascorso volentieri la mia intera vita in quella stanza insieme a lui, passando il tempo a parlare e tracciare con le mie dita i contorni dei suoi tatuaggi che imprimevano il suo petto e tutto il suo braccio destro.
Mi abbandonai al sonno, risvegliandomi quando ormai nella stanza il sole filtrava in maniera decisamente più debole, segno che parecchie ore erano trascorse. Donavo le spalle a Jeremy ma lui era lì, ad abbandonare il suo pesante respiro assonnato, contro la mia spalla; il suo petto toccava la mia schiena, il suo braccio era intorno alla mia vita e le nostre gambe erano sempre intrecciate tra di loro. La stanza presentava ancora il profumo dei nostri corpi, seppur fosse ormai una scia pronta a scomparire definitivamente. Mi stiracchiai appena per destare quei muscoli indolenziti a causa di quella posizione trattenuta per troppo tempo, movimento che svegliò Jeremy.

« Vuoi stare un po’ ferma? Anche perché se hai voglia di alzarti, sappi che non ho proprio intenzione di lasciartelo fare. »

La sua voce impastata dal sonno giunse direttamente contro il mio orecchio, mentre la sua presa si serrò appena, stringendomi ulteriormente a lui, quasi fosse una conferma alle sue parole.

« In realtà non ho voglia neanche io di alzarmi. »
« Vieni qui. »

Si voltò, posizionandosi con la schiena contro il materasso e si donò un piccolo colpetto contro il petto, regalandomi in tal modo un invito a sentire nuovamente quel battito, come se sapesse cosa provavo ogni volta che il mio orecchio poggiava contro quel punto. Mi voltai, adocchiando il suo viso assonnato e incorniciato da una chioma lunga e scompigliata, visione che mi lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto; sorriso che lui ricambiò nel medesimo modo dato che il mio stato probabilmente era esattamente simile al suo.

« Credo sia pomeriggio, ormai. Dovremmo alzarci e onestamente inizio ad essere un po’ preoccupata per Robert. »
« Cazzo, Robert. »

Non feci in tempo a posare il mio capo contro il suo petto che lui portò la sua mano a nascondere gli occhi, mostrando improvvisamente un’espressione più sveglia e oltretutto preoccupata. Sollevò le spalle, invitandomi tacitamente ad alzarmi e ritrovandoci qualche secondo dopo, entrambi in piedi, intenti a vestirci frettolosamente.
Il momento di pace era trascorso e la realtà ci aveva nuovamente affogato nella nostra triste e complicata esistenza. La pace era passata con un veloce battito di ciglia, ritrovandomi improvvisamente con una macigno sul cuore: avevamo abbandonato Robert nelle mani di un carnefice, ma l’aspetto realmente negativo era che l’avevamo dimenticato.
Una volta divenuti nuovamente presentabili, abbandonammo la nostra stanza, dirigendoci verso la cucina, a cercare la presenza di Abraham. Con nostra particolare sorpresa non trovammo solo lui, ma seduto composto a sorseggiare una tazza di tè, insieme ad Abraham, c’era Logan, il cui sguardo ricolmo di disapprovazione sembrò quasi trafiggermi.

« A quanto pare la cena di questa sera è annullata, tuttavia non per il motivo che tu credi, Jessica. »

E fu proprio Logan a spezzare quel silenzio imbarazzante, era chiaro che sia lui che Abraham sapessero cosa era successo tra me e Jeremy, eppure nei loro sguardi sembrava celarsi qualcosa di più, qualcosa che entrambi non desideravano comunicarci, costringendoci ad una stancante curiosità.

« Allora la prossima volta credo che sia il caso che si prenoti per tre. Quattro se anche Abraham desidera aggiungersi. »

La risposta di Jeremy giunse velenosa quanto spontanea, era palese che tra i due scorreva una strana tensione, in entrambi potevo vederlo: si annidava quasi una prepotente gelosia. Una gelosia che non riuscii tuttavia a spiegarmi da parte di quello sconosciuto. Rimasi al fianco di Jeremy, in silenzio, non avevo il minimo desiderio di intromettermi tra il bisticcio velenoso di due uomini, mi ritrovai solo a ricacciare un pesante sospiro che uscì con prepotente spontaneità. Tuttavia, quel sospiro riuscì ad essere colto da Abraham che prese immediatamente l’iniziativa, mettendo a tacere sul nascere ciò che stava per sorgere.

« Non è il momento per queste idiozie da maschio dominante, ragazzi. »

Esordì Abraham, il quale nel frattempo mi rivolse una lunga occhiata; non c’era disapprovazione o curiosità nel suo sguardo, solo un bagaglio di segreti che il suo cuore teneva ben serrati al suo interno; come se tutti quei segreti, per lui iniziassero realmente a pesare e se volesse liberarsi di quel fardello, condividendolo con qualcun altro.

« Aspettate. Voi due vi conoscete? »

La mia domanda sorse spontanea, incitata in parte dal comunicativo sguardo di Abraham; ma non la indirizzai a Logan, il mio sguardo era esclusivamente per l’uomo maturo ed era proprio da lui che aspettavo una risposta chiara, precisa.

« Lo so che inizio ad essere ripetitivo, Jessica ma ora ci sono questioni più importanti da risolvere, dato che in città le cose si stanno evolvendo in una maniera particolarmente insana. Per rispondere immediatamente subito alla tua domanda, sì, io e Logan ci conosciamo. Non è tuttavia il momento di metterci a scavare nel passato. Dobbiamo andare in un posto e proprio Logan ci offrirà un passaggio. »

Il tono di Abraham non sembrava permettere alcun tipo di protesta. Ormai conoscevo la sua determinazione e la sua sincerità, non osai insistere ritrovandomi inevitabilmente a tacere. Tuttavia, così non fu per Jeremy che al contrario di me, iniziò a far uscire un flusso incontrollato di parole.

« Ci stai dicendo che lo conosci e ce lo riveli così? Perché cazzo non ci hai detto niente? Perché tutti credono, in questa deprimente cittadina che io e Jessica siamo solo delle marionette da manovrare? Siamo stanchi di questa situazione. Siamo stanchi di essere trattati come degli idioti a cui si nascondono le cose, quindi diteci cosa c’è sotto, diteci come mai vi conoscete e soprattutto perché non ce lo avete detto! »

Jeremy concluse il discorso con un pugno ben assestato contro il tavolo dal legno grezzo; un colpo che fece vibrare non solo quella struttura ma anche ogni piccolo oggetto che era sistemato su di esso. Per la prima volta vidi Logan abbassare il suo sguardo: non sembrava essere più avvolto da quella sicurezza con cui l’avevo conosciuto ma la sua espressione improvvisamente contrita metteva in risalto un suo lato sensibile che lasciò vacillare i miei pensieri, seppur per pochi secondi.
Fu Abraham a replicare all’impulsività di Jeremy:

« Robert ha tentato di difenderti questa mattina. La notizia ufficiale è che una volta che si è trovato in ufficio con tuo padre, Robert sia diventato violento per cercare di appellarsi ad ogni ragione possibile, portando lo sceriffo ad effettuare una drastica autodifesa. Naturalmente sappiamo di che uomo stiamo parlando per sapere che i fatti non sono andati proprio in questo modo. Il risultato è che ora Robert è ricoverato in ospedale, in terapia intensiva; i medici l’hanno costretto ad un coma farmacologico dato che le percosse sono state così violente da averlo ridotto veramente molto male. »




NOTA DELL'AUTRICE: Ed è giunto finalmente anche Animi Inversi.
Qualche errorino c'è, ma inutile che ripeta sempre le stesse cose, no? ù_ù
Direi che siamo ad una svolta con la trama, mie adorate... non odiatemi <3

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Altra storia in corso : Io, Artista

Inoltre, la mia mente malata e quella di Malaria, ricordano che:
   
 
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