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Autore: Lady Bethany    25/02/2014    0 recensioni
E' buffo che per costruirsi una vita decente ci vogliano sacrifici per anni ed anni interi, e poi è ancor più strano che i tuoi sforzi possano vanificarsi in un solo attimo, quell'attimo fatale in cui il tuo assassino deciderà di pronunciare le parole dell' Anatema-che-uccide. Basta solo una bacchetta, e tu non esisti più.
Genere: Fantasy, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Mangiamorte, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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«Expelliarmus!».

La voce tesa di un ragazzino, determinato ma egualmente terrorizzato da ciò che sta per fare. O dovrebbe fare.
Un sedicenne dal volto scarno, emaciato. I capelli biondo platino leggermente spettinati sul capo, gli occhi grigi e glaciali fissi su una figura alta, la figura del mago più potente sulla terra, la figura di un vecchio barbuto di nome Albus Silente. Disarmato, spinto ai confini di un'alta torre, la più alta del castello in cui si trova. Sulla torre d'astronomia della sua stessa scuola, il preside della prestigiosa Hogwarts è stato messo alle strette. Gli occhi azzurrini scattano sul ragazzo pallido, con la bacchetta tesa verso di lui. Draco Malfoy. Gli occhiali a mezzaluna scivolano leggermente dal viso, e Albus li rispinge da dove sono venuti, con la massima calma e noncuranza, difficile alquanto da dimostrare nella sua situazione. 

«L' ho incastrata, preside.» Draco cerca di apparire il più convinto possibile, imbevendo la sua voce in un'amara nota di disprezzo. Sputa a terra. Silenzio.
«Allora. Ha paura, eh?» Ancora la voce rauca e nervosa dello studente, che in tono di sfida raddrizza il braccio che regge la bacchetta e penetra lo sguardo dell'uomo.
«Nient'affatto, Draco.» Nemmeno un attimo d'esitazione precede la battuta di Silente, che seppur con voce rauca, è perfettamente tranquillo. Questo spiazza il ragazzo, che si riprende dopo poco, investendo con un'ondata di rabbia il suo preside.
«Vecchio stupido babbanofilo, non hai paura della morte? Tu menti.» 
«E così hai dichiarato il tuo intento. Vuoi uccidermi. No, non mento, Draco. Ma non credo nemmeno lontanamente che tu voglia davvero uccidermi.» Con un cauto sorriso enigmatico, il vecchio squadra Draco. «Altrimenti l'avresti già fatto.» Aggiunge intuendo la prossima, spavalda domanda del ragazzo. «L'avresti già fatto.» Più un sussurro, un sospiro. Draco è stato lasciato allibito, ma si riprende in fretta, all'arrivo di una compagnia per nulla gradita nella scuola. I mangiamorte. Convulsamente stringe la bacchetta, e la tende maggiormente verso il vecchio.
«Non l'hai ancora fatto, Dracuccio caro?» Una voce acuta, ma abbastanza roca, che poi ride sonoramente, colpisce l'orecchio del ragazzo. Un sussulto. C'è zia Bellatrix.
«Come vedi.» Sibila piano a denti stretti, il ragazzo, in modo che solo lei possa sentirlo. La donna sogghigna divertita. Poi si arresta ad un rumore. Un grido. Qualcuno sta per raggiungerli.
«Fai in fretta, Draco.» Dura, pungente, secca, non più mistica e velata. Stridula, agitata, la voce della serva del Signore Oscuro. Nella stanza solo Severus osa muovere un passo, mentre Draco apre bocca indeciso, piagnucolante. Silente è ancora perfettamente calmo, e sorride. Questo fa impazzire diversi mangiamorte, e il lupo mannaro Greyback si agita sul posto, ringhiando. «Smidollati qui arriva qualcuno, facciamo in fretta.» Una sola occhiata al ragazzo, che poi torna ad agitarsi, stringendo quel bastoncino di legno con cui di lì a poco dovrebbe compiere un omicidio. Non regge, non ce la può fare. Non riesce a fingere di essere forte. Abbassa la bacchetta. Prontamente Piton alza la sua. Bellatrix lo guarda scioccata. «Piton, deve farlo il ragazzo.» Sibila irritata, ma anche scioccata. Severus non risponde. Il silenzio viene rotto dalla voce supplicante di Albus, che stupisce tutti.
«Severus. Ti prego..» Invoca pietà, così pare a tutti. Ma in realtà Piton capisce perfettamente che vuole dire il vecchio.
Lo guarda negli occhi azzurrini, quelli neri gli si allacciano, poi, con il naso adunco che tremula e i capelli ondeggiati dal vento, schiude le labbra e con voce secca esclama «Avada Kedavra».

E in quel momento tutto crolla, e lui, Harry Potter, che tutto il tempo è stato pietrificato dall'incantesimo della pastoia ad osservare scioccato, si sente sopraffarre dalla rabbia per colui, che ora sta scappando, ha ucciso il suo ideale, l'ha fatto a pezzi, l'ha distrutto, e non rimane a combattere con lui che lo vuole uccidere. Un tacito accordo fa Harry con se stesso. Lui distruggerà Voldemort e tutti i suoi servitori. Se nella strada di questa missione incontrerà Severus Piton.. «Peggio per lui e meglio per me.»
  
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