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Autore: Benny23    25/02/2014    0 recensioni
Cecelia Wilson è una ragazza sempre vissuta tra le grinfie della famiglia Wilson. Sempre guardando il lato positivo, non ha mai visto niente di così maligno da cambiargli la vita: per lei erano solo persone da evitare, ma, dopotutto, non la trattavano in maniera perfida. Nel cambiamento più importante della sua vita, Cecelia si accorge che il grande passo che vuole da sempre fare, svanisce in un attimo. Il 16 Settembre comincia il liceo, e avvengono cose strane sin dalle 6.30 del mattino. Che cosa scoprirà Cecelia?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Nella macchina stettero tutt'e due zitte. La madre continuava a guardarla per qualche secondo, per poi concentrarsi nella guida. Cecelia lo notò facilmente, ma non le dava molta importanza. Guardò tutto il tempo fuori dal finestrino.
Appena arrivati, sua madre scese dalla macchina. << T-ti accompagno! >> Esclamò. Quando era agitata, non riusciva a non balbettare.

La figlia alzò un sopracciglio peggio della Marshall, e la allontanò. << Hey, dove pensi di andare? Ci vado da sola al liceo, non sono più una bambin- Ah, dimenticavo! Non mi hai mai accompagnata a scuola >> Disse, prendendo lo zaino e allontanandosi da lei. La madre restò con una faccia davvero sbalordita, ma molto triste: ovviamente, se l'era presa.

La signora Wilson si chiamava Lydia Flores. Aveva i capelli biondi, più tendenti sul giallo, e gli occhi verdi platino. Era una bella donna, ed ovviamente, Cecelia non aveva preso nulla dalla madre. Era una donna magra ed alta, con bei lineamenti del corpo. Peccato che, per la vecchiaia, aveva qualche ruga sulla faccia, che la facevano comunque rimanere bella.
Salì in macchina ed andò via. Cecelia sentì la puzza che emanava il motore della macchina, anche se s'era allontanata. Si girò appena sentì che la madre se n'era andata, e abbasso lo sguardo: si sentiva in colpa. Prese lo zaino a tracolla e se lo tirò sulla spalla, girandosi e camminando verso la scuola.

E poi, tutto ad un tratto, lo vide. Sembrava una scia di vento, che improvvisamente ti avvolgeva sorprendentemente. Era quel ragazzo che aveva visto stamattina. Camminava così tranquillamente che sembrava non avesse fatto nulla di male. Lo vide da dietro: aveva i capelli neri, come i suoi occhi. Non era tanto alto, era proprio di media altezza. Se messi vicino, Cecelia e quello strano ragazzo potevano essere presi come fratelli... tranne per gli occhi, quelli no, quel ragazzo li aveva così profondi.

Non sapeva se seguirlo o meno, ma tra poco suonava: era troppo tardi. Vide in quale piano stava: ce n'erano tre: il piano di terra, il primo ed il secondo. Lei stava nel secondo. << Ti pareva! >> Esclamò. Vide tutte quelle scale davanti a lei. Quante ne potevano essere? Quindici?
Prese la rincorsa e fece tutte quelle scale. Si fermò per riprendere fiato. Cecelia notò che non era come stamattina. Pensò che, sicuramente, quella mattina era stato un errore: di certo non aveva poteri magici, visto che ora, tranquillamente, è riuscita a fare le scale. Una cosa che notò anche, era che le scale non erano dritte, ma a zig-zag.

Dopo aver ripreso fiato, entrò in aula. C'erano più o meno 20 persone. Cercò un banco vuoto, e lo trovò al primo bianco, alla sua destra. Accanto a lei, c'era una ragazza con gli occhiali. Aveva i capelli marroni scuro e gli occhi come i capelli. La sua pelle era scura ed era davvero magra.

Cecelia la fissò: sembrava anche lei esserci finita in quel banco. Osservò gli altri guardala con disprezzo: aveva già sentito questa sensazione. Il cuore le balzò in aria. Di certo, non voleva finire come nelle medie. Riguardò quella ragazza. Poi pensò che, in verità, non se n'era mai importata delle critiche altrui. Guardò ancora gli altri. Cecelia era così bella, che alcuni ragazzi sembravano fissarla solo per quella sua qualità. Cecelia arrossì leggermente: un po' le sembrava impossibile, ma ora aveva questa percezione. Mentre lo sguardo rivolto verso la sua compagna di banco era pieno di disprezzo, quello rivolto verso di lei era pieno di gioia e stima, o almeno, così lo percepì.

<< Come ti chiami? >> Chiese Cecelia alla ragazza di fianco.
La guardò stupita, poi si posizionò gli occhiali. << M-mi chiamo Diane. Diane Cooper >> Disse, e prese il borsello dal suo zaino, per dopo posizionarlo sul banco. << E-e tu? >>
Sembrava sua madre. << Mi chiamo Cecelia Wilson... >> Ora come ora, le era strano pronunciare questo cognome, come se non si sentisse a casa.

La professoressa entrò. Era alta e magra, con due occhi che sembravano più grandi della testa, di un colore tendente sul grigio. Aveva i capelli neri e le labbra screpolate.
<< Buongiorno >> Disse a tutti loro, camminando velocemente verso la cattedra. Tutti si alzarono e cadde il silenzio.
<< Seduti >> Sembrava affaticata, come quando Cecelia dovette fare tutte quelle scale. Forse era per questo che quella professoressa era così affannata.
Fece un colpo di tosse. << Io sono la professoressa McGiven >> Si buttò sulla sedia esausta. << Io sono la vostra professoressa di italiano >> Posò la borsa sulla cattedra. << Allora, iniziamo? >>

Da quel momento, ci furono solo presentazioni per tutte le ore.
Finite le lezioni, Cecelia si ricordò solo il cognome della prima professoressa, la McGiven. Per il resto, era stata tutta l'ora a pensare alla magia e a tutto ciò che riguardava essa. Pensava anche a quel ragazzo che aveva visto, così misteriosamente affascinante.

Tornò a casa a piedi, e di nuovo non successe nulla. Un po' ci rimase male, forse perché si aspettava che, come tutte le volte, si fosse sbagliata e quindi, alla fine, si sarebbe dovuta accontentare dei suoi poteri magici. Forse, non li odiava così tanto.

Camminò, finché non si fermò davanti alla porta di casa. Era grande e bella: era tutto bianca. Aveva la sua porta color marrone, e accanto due finestrelle. Poi c'era anche un secondo piano, che la rendeva davvero alta, in confronto alle altre case: lì giaceva la sua cameretta e quella di suo fratello, comunque separate.
Vide dalla finestra sua madre apparecchiare la tavola. Fece un sospiro ed entrò. Chiuse la porta lentamente e poi si girò verso sua madre, buttando la borsa sul divano.
<< Allora, com'è andata il tuo primo giorno di scuola? >> Le chiese la madre, posando il bicchiere sulla tavola ed avvicinandosi a Cecelia.
<< Alla grande >> Disse lei, avviandosi verso le scale, per andare in camera.
<< Aspetta! >> Esclamò la madre, andando di corsa verso uno scaffale.
Prese il libro più lontano che vedeva, e glie lo porse. << Se hai qualche domanda, consultalo >>.
Cecelia lo prese, e le sembrò pesante. Non ringraziò la madre, ma fece un debole sorriso. Poi dopo averlo preso, si avviò in camera.
Inizialmente, dopo essere entrata ed aver sbattuto la porta violentemente, lo porse sulla scrivania e si buttò sul letto. Si girò di lato e chiuse gli occhi: Cecelia era solo preoccupata. Non riusciva a riposare, anche se adorava fare un pisolino il pomeriggio, dopo la scuola.
Pensò che, in effetti, era arrabbiata con la madre. Più ci pensava, però, più si sentiva in colpa: odiava dire quello che pensava in modo negativo. Poi, di scatto, si alzò dal letto. Fissò il libro.'Una sbirciatina non fa male a nessuno...' pensò, alzandosi e prendendo il libro. 'Sicuramente intendeva domande sul libro...' Lo prese accuratamente. Era pieno di polvere, come quando nei film i protagonisti prendono quei libri tutti impolverati. Rise al pensiero e lo aprì: le pagine erano davvero brillanti. Era bello, anzi, stupendo. Cecelia si stupì. Subito voleva scoprire quale fosse il suo potere. 'Allontanare la gente... asciugarsi in un attimo... al... allungare il tempo!' Poi ci ripensò su. << Aspetta, aspetta... allontanare la gente?! Asciugarsi in un attimo?! Sono così inutili questi poteri...? >> Non sapeva ancora se ciò che stava leggendo era finzione o realtà.
<< Allora...allungare il tempo... >>

Allungare il tempo
Solo a rari maghi è capitato questo potere: possiamo ricordarci del famoso Mark Smith, che, usando perfettamente i suoi poteri, è riuscito a far allungare la vita di un uomo in fin di vita. Questo potere serve per allungare la vita, nato dal 1100 in poi: allunga il tempo nel massimo di 20'anni.
Si dice che alcuni scienziati, sempre maghi, siano riusciti a capire come fermare il tempo con questo potere. Dice così Edward Milner: “E' da poco che siamo riusciti a fare questo test, con più di 500 maghi e streghe. In teoria, non si ferma il tempo, ma lo rallenti in una maniera così lenta, appunto, che sarebbe difficile trovarne una differenza: si potrebbe raggiungere l'ora in un secondo. Quindi un'ora equivalerebbe ad un secondo”.
Michael Milner, suo fratello, aggiunge un'altra cosa: “Non sappiamo in che modo ancora avviene. 170 maghi su 555 sono riusciti inconsapevolmente ad allungare il tempo nel modo più lento possibile. E' fantastico.”

Incredula, Cecelia guardava ancora il libro. Non solo spiegava a che serviva il potere, ma anche la sua storia. Poi continuò a leggere:

Il potere è davvero strano: più non sei concentrato, più puoi far sì che il tempo si allunghi in maniera più lenta. Camminando sempre in direzione dritta, o guardando dritto un punto, non in modo concentrato, fa sì che s'allunghi il tempo.

<< Caspita! Credevo che per fare certe cose ci volesse intelligenza... >>

Dicono che solo a strani maghi è concesso un potere del genere. Avvolte aiuta, ma sembra inutile. Non sarebbe più facile fermarlo il tempo? O...andare indietro nel tempo?”, dicono alcuni maghi. Edward e Michael tutt'ora stanno facendo esperimenti e progressi.

Ancora rimase sorpresa. << E' così... speciale questo potere? >> Si richiese la domanda più volte. Vide che aveva ragione, quel libro: prima Cecelia passeggiava spensierata per la città, come se non avesse una meta, ma sopratutto, dritto dritto a scuola. All'iniziò si spaventò un po', poi rimase soddisfatta: pensava di essere speciale, in magia, almeno.
Nessuno lo sapeva. Non vedeva l'ora di dirlo a qualcuno... ma a chi? Con i genitori non aveva mai avuto un buon rapporto, sopratutto ora con sua madre, anche se lei sembrava alquanto strana... anzi, normale? 

   
 
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