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Autore: dreamwithme    25/02/2014    4 recensioni
Io ti giuro Harry che avremo la nostra occasione, avremo la nostra occasione per vivere la nostra vita felice, per stare insieme e realizzare i nostri sogni.
Missing moment di "If we could turn back time".
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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28 Agosto 2006
 
 




Ciao Harry,
come stai? Come si sta in paradiso? Anzi, com’è il paradiso?
Io sto bene, o almeno ci sto provando. Noah dice che devo sorridere di più, che devo lasciarmi andare e dimenticarmi di te, pur tenendoti nel cuore. Io ci provo Harry, non sai quanto ci provo, ma è difficile, terribilmente difficile. Provo a dire che va tutto bene, che tu non te ne sei andato, che tu sei lì con noi, ma poi mi guardo in giro e tu non ci sei, non ti sento, non sento niente e fa male, terribilmente male.
Zayn l’altra sera mi ha portata a bere qualcosa con lui, ed è venuto pure Liam che è arrivato da Londra per stare un po’ con me, ha detto che gli mancavo. A me mancava Liam, a me Liam mancava da quando ce ne siamo andati da Londra, e sono felice che sia qui, con me. E domani è il suo compleanno, ho in mente una festa per lui, o qualcosa del genere, se la merita. Credo che il pomeriggio starà con me e penso che la sera se lo prenderà Zayn, ma non voglio affatto sapere cosa ha in mente, come minimo qualcosa per cui noi donne non dobbiamo assolutamente sapere.
 
La settimana scorsa tua mamma mi ha chiamato, mi ha chiesto come stavo, se avevo voglia di andare un po’ a Londra e stare con la tua famiglia, con la mia…
Ma io a Londra non ci voglio tornare Harry, non ci voglio mai più tornare. Tutti hanno compassione di me, di una povera ragazza che ha perso la sua ragione di vita, tutti mi stanno dietro, mi accudiscono, mi dedicano mille attenzioni. Tu che mi conosci e sai quanto questo mi dia fastidio, quanto mi dia fastidio che la gente provi compassione per me, io sto bene, davvero, o almeno ci sto provando.
Tua mamma è sempre stata una donna stupenda, ha detto che presto vuole venire a trovarmi, vuole venire a trovare te e vuole stare con me. Mi sembra di avere una seconda mamma, una mamma speciale.
Poi mi ha chiamato pure la mia di mamma, e mi ha chiesto come stavo.  Ho risposto bene e so perfettamente che non mi ha creduta, il suo tono di voce non la tradisce mai; è preoccupata per me, ha paura che faccia qualcosa che non dovrei fare. Tutti hanno paura di questo, ma io non ci penso nemmeno Harry, o forse si.
Ci ho pensato, forse un paio di volte – o forse dieci – ma non l’ho mai fatto, non ne ho il coraggio Harry, non ho il coraggio di seguirti, e forse ti sto deludendo, forse non sono quella che ti aspettavi, e mi dispiace Harry, mi dispiace da morire, ma non ce la faccio.
 
Voglio comprare una nuova casa, un nuovo appartamento, quello dove abito adesso lo odio. Il divano è beige, come lo avevi scelto tu, e ogni volta che lo guardo penso a quante volte mi hai abbracciata, quante volte mi hai baciata, mi hai consolata, quante volte mi hai ascoltata, quante volte ho pianto e a anche quando quella notte – quando siamo tornati ubriachi – c’abbiamo fatto l’amore. A volte mi fermo in salotto e lo osservo, fa male non vederti più seduto lì, come facevi quasi ogni sera.
Voglio anche cambiare il letto, quel maledetto letto che mi ricorda te, sempre e comunque.
Il tuo profumo è sul mobiletto del bagno, nello stesso posto e me lo metto ogni giorno, quando finisce lo ricompro e non mi stanco, e penso che mai lo farò. A volte metto le tue maglie, sono grandi, ma fa lo stesso, a me piacciono per quello. Le tue felpe quando fa freddo, i tuoi pantaloni quando sento che devo averti con me.
Quella casa ha tutto di noi Harry, ogni singola cosa, ma non riesco a starci tranquillamente, come se niente fosse. Sono passati cinque anni e per me è come se fosse passato un giorno. Non ci sei tu che canti le tue canzoni, che metti il volume dello stereo al massimo, non ci sono i vicini che si lamentano, non ci sono le domeniche mattina con la tua colazione a letto, non ci sono i film romantici il sabato sera, non ci sono i pranzi la domenica, non ci sono le passeggiate al parco, lo shopping sulla Fifht Avenue…
Ci sono solo alcune foto: ce n’è una sul mobiletto all’ingresso, quella che ci ha scattato Liam la prima volta che sei venuto a casa mia per conoscere i miei genitori;
Ce ne sono un paio in salotto: una al Central Park, in una domenica d’estate, e me la ricordo ancora perché faceva un caldo tremendo e ti sei lamentato per tutto il pomeriggio. L’altra invece ce la siamo scattata il primo giorno che siamo arrivati qui a New York, quanto doveva offrirci questa città, eh amore? E l’unica cosa che ci ha offerto infondo è il dolore e la lontananza.

Ne ho una nostra anche in camera, sul comodino, siamo noi, sul London Eye, la stessa sera che mi ha chiesto di trasferirci qui. Se tornassi indietro, fino a quella sera, ti pregherei di restare a Londra, di non andare, di non fare niente di niente, e forse adesso saremmo stati insieme, ancora.
 
Sai mi hanno invitata a Ground Zero, tra meno di un mese ricorre l’anniversario della tua morte. Ho rifiutato e mi sono inventata una scusa: ho detto che non potevo, che avevo una riunione non rimandabile. Non voglio andarci, non voglio stare male davanti a tutti, non mi va proprio. Che senso ha parlare della morte di un pezzo della tua vita? Per cosa? Per ricevere compassione? No, non ci sto. Vanno lì, dicono due parole, ci saranno un po’ di lacrime e poi? E poi resta il vuoto, il vuoto di me da sola, di me senza te, di noi che ormai siamo solo io e te. Non cambierà le cose andare a quell’incontro, nessuno ti riporterà qui da me.
Tua sorella Gemma ci va, voleva ci andassi io e che il discorso lo presentassi io, ho rifiutato e forse in modo anche brusco, e quindi ha “preso” il mio posto e lei parlerà di te; forse la vado a vedere, ma se anche lo facessi, avverrà di nascosto, non voglio ce mi vedano, non voglio niente.
 
Edward sta crescendo, ha cinque anni e le gambe lunghe e magre come le tue, gli occhi verdi e i capelli neri. Mi sembra di vedere il tuo ritratto e mi riempi il cuore di gioia avere un piccolo Harry per casa. Corre come un dannato, all’asilo le maestre si lamentano e quando lo porto al Central Park non riesco quasi a stargli dietro.
Liam lo adora, farebbe di tutto per lui e lo stesso vale per Noah e Zayn, anche se loro sono tutti più piccoli e non sanno cosa comporti avere un figlio e soprattutto crescerlo da sola.
Vorrei così tanto averti qui e vederti con nostro figlio, vorrei vederti giocarci, riempirlo di baci, di coccole, vorrei vederti arrabbiato perché ha rotto qualcosa a cui tieni, vorrei che la sera fossimo tutti e tre seduti al tavolo della cucina e cenassimo insieme, come una vera famiglia.
A volte mi chiede di te, io sorrido e gli dico che sei con gli angeli, che ti hanno preso per un po’. Non posso dirgli la verità, io non ne ho il coraggio ed è troppo piccolo e indifeso per sapere che tu non ci sei più, che te ne sei andato senza nemmeno vederlo.
 
Non so come mai ti abbia scritto tutto questo, non so nemmeno se mai lo leggerai. Mi manchi come l’aria e voglio solo dirti che ti amo, ti amo da morire, come il primo giorno, quando sul Tower Bridge mi sei venuto addosso e il foglio con la mia tesi d’esame è voltata nel Tamigi, come il giorno in cui mi hai baciata sulla London Eye, come il giorno in cui abbiamo fatto l’amore per la prima volta, come il giorno che mi hai chiesto di trasferirci qui. Tu sei il mio Harry, hai preso il mio cuore e hai deciso di tenertelo stretto per te, hai deciso di non lasciarmi andare e so che tu mi osservi, che tu ci osservi, so che ci ami, so che vorresti essere qui, so che anche a te fa male almeno quanto a me, ma io ti giuro Harry che avremo la nostra occasione, avremo la nostra occasione per vivere la nostra vita felice, per stare insieme e realizzare i nostri sogni.
 
 
Ciao Harry, sempre tua,
Violet.
 
   
 
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