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Autore: Andy Black    25/02/2014    4 recensioni
“Ebbene, il Mondo Distorto, dove vive Giratina, è un posto che poche persone hanno visto. E temo che Thomas ne sia rimasto intrappolato... vorrei che Ryan mi aiutasse a ritrovarlo”
“Ma è un suicidio!” esclamò la sua ragazza. Alma fissava solo Ryan, sperando di non essere bocciata all’unanimità.
“E tu avresti pensato a me?” chiese quello.
“Già...”
Una nuova avventura, che dimostra che è l'amore la causa di ogni gesto stupido
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Sliding Doors


Il terrore negli occhi, il vento che soffiava forte, spostava i capelli e riempiva gli occhi di lacrime e le guance di neve. E Ryan sapeva di dover proteggere Alma da quella situazione.
Davanti avevano un Abomasnow infuriato, che urlava.
“Ryan... ho paura...” fece Alma, nascosta dietro la sua schiena.
“Non preoccuparti, Alma... Bisharp, vai!”
Il Pokémon di Ryan scese in campo. Nonostante quella situazione di freddo non fosse molto simpatica per Bisharp, quello si preparò lo stesso per lo scontro.
Abomasnow ruggì forte, ma Bisharp rimase fermo.
Ryan strinse i denti, mentre il freddo lentamente gli consumava la pelle. I suoi occhi rossi risplendevano come torce in mezzo alla bufera di neve.
“Alma, tappati le orecchie... Ferrostrido!”
Alma velocemente portò le dita alle orecchie, ma lo stesso fu in grado di sentire quel rumore fortissimo. Abomasnow ne risentì bloccandosi per un attimo.
E poi dagli alberi uscì un Loudred, proprio alle spalle di Ryan.
Cioè davanti ad Alma.
“Oddio... Ryan...”
Quello si girò per un momento, e guardò la situazione. La valutò velocemente, quindi si girò di nuovo.
Non avrebbe avuto nessun problema a lottare anche contro Loudred, anzi, forse avrebbe velocizzato la situazione, ma doveva sbloccare anche Alma, e questa inutile paura di lottare.
“Alma non posso farcela adesso. Rischieremmo di compromettere la missione. Veditela tu”
“Ma io non ho nessun...” la forza dell’abitudine. “Oh. V-vai Ralts!”
Il piccolo Ralts poggiò i piedi freddi sulla neve e si avvicinò subito alla gamba di Alma, proprio come avrebbe fatto un bambino.
“Ralts, dobbiamo farcela. Dai, so che possiamo!”
Loudred usò Sgomento, avvicinandosi ad un palmo da Ralts, facendo una smorfia che fece impaurire e non poco il Pokémon psichico, rifugiatosi di nuovo dietro le gambe di Alma.
“No, Ralts! Devi andare avanti! Devi lottare! Io credo in te!”
Ralts guardò con gli occhi enormi Alma. Era spaventato. Dall’altra parte si sentivano i rumori della battaglia tra Bisharp ed Abomasnow, e questo non incoraggiava Ralts.
“Dai, so che ce la puoi fare! Sei allenato per questo! Usa Confusione!”
Ma Ralts tentennava ancora, spaventato.
Loudred allora si avvicinò, e stavolta utilizzò un attacco Azione, sbattendo per terra il povero Ralts.
“Avanti, Ralts! Non farti mettere fuori combattimento! Usa Confusione!”
Ma ancora un attacco Azione di Loudred fece ritrovare il piccolo Pokémon Psico con la schiena nella neve.
“No... non va così... devo metterti al sicuro...” e fu così che Alma prese a scegliere chi tra Roselia e Pancham avesse dovuto prendere il posto di Ralts. (non so, non mi suonava quel “cambiarti” al massimo vedi se può andare meglio altro>_>)
“Fermati” fece poi Ryan. La donna si bloccò. “Ralts deve superare questo blocco. Infondigli coraggio”
Alma allora rifletté, e capì che Ralts era come un bambino che doveva imparare ad andare in bicicletta. Bisognava trasmettergli coraggio e fiducia.
“Puoi farcela, Ralts. Basta solamente crederci. Devi riuscirci, perché hai tutte le carte in regola per poter fare bene. Thomas ha creduto in te, catturandoti, ed ora ti dico che se vogliamo ritrovarlo, dobbiamo superare molte sfide. E questo Loudred è solo la prima di queste!”
Ralts guardò con gli occhi enormi Alma, quindi annuì a se stesso. Si voltò davanti, quindi abbassò il volto, e con le manine fece un cerchio. Quel Ralts emanava tanta energia che la neve sotto le sue gambe si sciolse immediatamente. Una patina azzurra lo ricoprì interamente, e dopo qualche secondo avvolse anche Loudred, il cui sguardo si strinse.
Il suo verso era forte, Alma temette di poter essere sorpresa da una valanga.
Ma poi lo sguardo di quello si rilassò, diventando quasi lascivo, e Ralts lo poggiò per terra, con i suoi poteri psichici.
“Bravo! Che splendido attacco Confusione!” sorrise Alma, correndo ad abbracciare Ralts, il quale, dopo poco, cominciò a brillare.
“Si sta evolvendo, Ryan!” si voltò immediatamente quella. Il ragazzo stava con le braccia raccolte tra di loro, intrecciate, a studiare la situazione, annuendo lentamente, come se stesse avendo ragione di qualcosa.
Una piccola nuvoletta di vapore si creò davanti al suo naso.
E fu così che Ralts diventò un Kirlia. E che Alma sorrise divertita.
“Un attacco Confusione da paura!” disse a Ryan.
Quello fece una smorfia strana, come per dare torto alla professoressa. “Quello non è un attacco confusione, Alma. Quello è un attacco Psichico”
“E come può essere possibile questa cosa?”
“Quel Ralts... pardon, quel Kirlia, è altamente sovrallenato. Ha imparato una mossa che imparerebbe un Gallade. O un Gardevoir”
“Cosa?!”
“Probabilmente, se apparteneva a Thomas, deve aver utilizzato qualche strumento per bloccare l’evoluzione, perché questo Pokémon è davvero molto potente”
“Dici?”
“Beh, mettere fuori combattimento un Pokémon qui, sul Monte Corona, con un attacco, implica grande potenza. Ed un Ralts non può possedere quella potenza senza essere diventato un Kirlia, o peggio ancora, essere andato più avanti nel suo stadio evolutivo. Ergo, è stato allenato e gli è stata impedita l’evoluzione. Questo Ralts potrebbe diventare velocemente un Gallade, con una Pietralbore”
“È una femmina”
“Allora diventerà un esemplare di Gardevoir. Un Pokémon molto grazioso. E forte. Complimenti”
“Oh...” Alma sembrava interdetta, mentre fissava quel suo nuovo Pokémon, tanto carino quanto potente. “Davvero?”
“Già”
Alma sorrise. Si abbassò verso Kirlia, e le sorrise.
“Hey tu” disse. “Brava”
 
Continuarono il loro cammino lungo il percorso innevato, e Ryan poté vedere all’opera gli altri Pokémon di Alma. Aveva stoffa per la lotta, ma una paura malsana, insita nelle sue sicurezze di allenatrice, la bloccava, non facendola esprimere del tutto.
I loro scarponi affondavano sempre nella neve profonda, rendendo il loro passaggio molto più duro del previsto.
“Sei stanca?” le chiedeva Ryan, di tanto in tanto.
“Un po’... te?”
“Non preoccuparti per me”
“Come va la ferita sulla guancia?”
“Niente di che, passerà, è solo un taglietto”
“Un attacco Aerasoio di un Golbat... che hai provato in quel momento?”
“Paura”. Breve pausa di Ryan. La ferita bruciava, con quel freddo. “Stupore”
“Per cosa?”
“Non mi aspettavo di essere attaccato”
Continuavano a salire sulla montagna, tramite un ripido sentiero innevato, che poi lasciò posto ad una stradina attraverso un fitto bosco. Gli alberi erano ricoperti di candido freddo, e costituivano una fonte di riparo dal vento e dalla tempesta che si stava scatenando sulla dorsale del Monte Corona.
“È davvero un posto impervio...” disse Alma, mentre con fatica dondolava il baricentro in base alla gamba alzata che poi affondava velocemente nella neve.
“Già. Tra un po’ dovrebbe esserci una baita. Ci fermeremo lì per un po’, ci rifocilleremo ed asciugheremo i vestiti bagnati. Poi ripartiremo”
“Ok” annuì la donna che, come un soldatino ubbidiente, strinse i denti fino a sorridere quando scorse nel bianco più che totale una baita in balia della tempesta.
Del fumo nero abbandonava il comignolo di quella piccola casupola fatta interamente in legno. Il tetto era praticamente tutto ricoperto di neve, e le luci che filtravano dalle finestre, gialle, donavano calore solo a guardarle.
Rapidamente vi entrarono, quindi Ryan chiuse la porta alle sue spalle.
Un paio di persone erano sedute al tavolo centrale, fatto in legno massiccio. Una donna di spalle beveva una cioccolata calda, davanti alla finestra, mentre guardava la tempesta inghiottire il cielo, ed un paio di ragazzi, più giovani, erano seduti per terra, davanti al camino.
“Vieni” fece il ragazzo, prendendo Alma per mano. Si piazzarono nell’angolo dove c’erano due poltrone vecchio stile, con la fodera in pelle marrone, e si levarono da dosso i pesanti zaini.
Ryan levò anche il cappello, e rapidamente le sue guance ripresero colorito. Alma levò velocemente i doposci. Forse c’era più neve lì dentro che fuori. Aveva i piedi congelati, ed i calzini totalmente fradici. Li levò, li strizzò, quindi li mise vicino al camino ad asciugare.
“Mangiamo qualcosa. Ti va?” chiese il ragazzo.
Alma gli sorrise di buon grado, per poi annuire. Aprì lo zaino, la donna, e prese una busta, con tutto l’occorrente per preparare dei panini. Ne farcì due con del salame, uno per lei ed uno per Ryan.
“Ecco. Grazie” fece quello. Il fuoco del camino, non molto lontano da loro, si rifletteva sui loro volti, arrossandoli, e donando calore ai loro respiri.
“Buoni” aggiunse poi. “Speriamo la tempesta si calmi”
“Già...”
“Che hai?”
“Niente...pensavo a Thomas”
“A che pensavi?”
“Pensavo che forse anche lui è passato di qui”
“Sicuramente”
“Magari era seduto proprio sulla stessa poltrona su cui sei seduto tu. O forse la mia”. Le mani della donna abbandonarono il panino per affondare nella pelle dei braccioli. Cercò di trarne calore col solo contatto, ma qualcosa le suggerì che non poteva.
“Alma... calmati. Lo ritroveremo. È rimasto bloccato in un’altra dimensione, e noi stiamo andando lì a salvarlo”
“E se non ci riusciamo?!”
“Beh, allora saremmo condannati a stare per tutta la nostra vita nel Mondo Distorto. Ed in ogni caso ci staresti lo stesso assieme... oh il telefono squilla. È Marianne”
Quella sospirò, quindi rifletté. Se si fosse ritrovata nei panni di Marianne non lo avrebbe mai fatto partire per quella pericolosissima missione. Non avrebbe voluto perdere l’uomo che le stava accanto, era troppo prezioso, troppo importante.
Certo, esistono tante persone che non hanno alcuno accanto, andando avanti lo stesso e sentendosi completi. È che si sentiva come incompleta senza di lui. Come se fosse nuda. Thomas ed Alma erano l’uno il fodero dell’altra, essenziali l’una per l’altro.
“Non fare così... Riprenditi e sii forte”
Alma annuì, per poi addentare il suo panino. E alla fine due ore volarono così velocemente che quasi non si accorsero che la tempesta si era calmata.
Alma rinfilò i calzini, ormai asciutti e caldi per via del fuoco del camino, e si riassettò per la scalata alla Vetta Lancia.
Ma poi, mentre i due stavano per raccogliere gli zaini dal pavimento, la porta della baita si spalancò, portando dentro freddo, neve ed una bellissima donna bionda.
Ryan inarcò le sopracciglia, quindi sorrise. “Credevo di incontrarti sopra, in cima alla Vetta” fece poi.
“Sto aspettando già da un paio d’ore. Sapevo che, dato che c’era con te anche la tua amica poco esperta, avrei potuto trovarvi qui”
Alma la guardò meglio. I capelli biondi e lunghi erano lisci, e qualche fiocco di neve vi era intrappolato all’interno. Quei fili dorati si aprivano lasciando spazio ad un volto perfetto. Quella donna era bellissima in volto. Occhi ben aperti, castani, lucidi, vivi, e labbra belle e definite. Il naso di quello era dritto, femmineo, perfetto. Il collo, lasciato scoperto, si tuffava in una scollatura generosa, coperta da una maglietta con lo scollo a V. Un lungo cappotto nero, in pelle, cadeva ai suoi piedi, nascondendone le generose curve.
Quella donna era una statua, ed Alma riusciva a vedere quanto Ryan ne fosse ammaliato.
“Hai reso i Pokémon irrequieti. Ecco perché mi hanno attaccato” disse il ragazzo, toccandosi la ferita con la mano.
“Mi spiace molto... ad ogni modo è meglio che veniate fuori con me”
Alma e Ryan seguirono la donna, chiusero la porta ed affondarono di nuovo gli stivali nella neve. La tempesta, però, era cessata.
Camilla si fermò vicino ad un abete innevato, poi si guardò attorno, e dopo aver attestato che nessuno la stava seguendo o osservando, mise la mano nella tasca destra.
Alma guardava incuriosita. Camilla tirò fuori un sacchetto.
“Ryan. Qui c’è la Grigiosfera. Questo strumento è strettamente legato con Giratina. Basterà che tocchi il pavimento della Vetta Lancia per attirarlo nella nostra dimensione. Una volta che il portale si aprirà, dovrai entrarvi velocemente, onde evitare che il portale dimensionale si allarghi e tutto ciò che contiene quello strano mondo possa entrare qui, da noi. Mi raccomando...”
“Certo, Camilla, non preoccuparti”
“Ok. È tutto. Ci vedremo al ritorno, quando mi restituirai la Grigiosfera”
“Grazie” esordì Alma.
Camilla annuì, e le si avvicinò, quindi le mise una mano su di una spalla, e le sorrise dolcemente.
“Ryan è in gamba. Riuscirete a ritrovare il tuo uomo. E nel caso non ci riusciate voglio che sappiate che per qualunque cosa vorrei essere d’aiuto”
Alma quasi si commosse per le belle parole. “Grazie. Grazie molte, Camilla”
Lei sorrise di nuovo, quindi prese a camminare, fino a diventare un punto nero in mezzo a quella pagina bianca di neve.
“Camilla... che persona straordinaria” disse Ryan, sorridendo.
“Una persona molto a modo”
“Con un aplomb eccezionale direi. La Lega di Sinnoh non si sarebbe potuta far rappresentare da un Campione migliore”
“Camilla è la Campionessa di Sinnoh?!”
“Già, Alma. Dovresti guardare un po’ di tv ogni tanto”
“E tu la conosci?!”
“In quanto Campione di Adamanta ho molti contatti con tutti gli altri Campioni. Beh, eccetto quello di Kanto, che è sparito da chissà quanto tempo”
Alma rimase sbalordita.
“Beh... andiamo adesso”
 
Dopo un altro paio d’ore la Vetta Lancia era davanti a loro, e la poca luce del sole, ben avvolto dalla coltre di nuvole grigie e polverose, stava per sparire con il tramonto.
Alma guardava Ryan, mentre l’unica cosa che dovevano fare era passare l’uscita dall’ultima, infinita grotta del Monte Corona.
Sinceramente, Alma avrebbe preferito lanciarsi dalla vetta ed atterrare direttamente a Giubilopoli o giù di lì, perché il percorso inverso era altrettanto lungo e difficile.
“...se vedremo la luce, al ritorno...” disse poi.
L’ultimo passo, poi un sospiro.
Ce l’avevano fatta.
“Alma. Abbiamo raggiunto la Vetta Lancia. Da qui possiamo vedere tutta la regione” fece Ryan.
Ed era vero. Cioè, la luce era poca e non potevano fare tanto con il solo sguardo, ma le luci di Giubilopoli risaltavano. Davanti, avvolta tra le nubi cariche di neve, c’era Nevepoli. E a destra vedeva una luce intermittente. Era il faro di Arenipoli. Poco vicino c’erano le luci abbaglianti della città.
“Andiamo”
Ogni passo fatto su quelle mattonelle, sporcate di neve e chissà cos’altro, era carico di una strana energia. Tanto era successo su quel campo di battaglia. Pokémon potentissimi avevano fatto la loro comparsa. Anche Ryan era già stato lì.
Il ragazzo si guardò intorno. Non era cambiato praticamente nulla, dalla prima volta che era andato lì, per provare a catturare Dialga. Brutta storia, non voleva ricordarla, perché ogni volta che lo faceva si sentiva in colpa. Stava per distruggere il mondo, seguendo le finte idee buoniste di un uomo che voleva catturare Arceus.
“Bah... ok” Ryan anticipava Alma in ogni movimento, e raggiunse per primo l’ampio spiazzale che aveva di fronte. “Questo punto dovrebbe andare bene”
Alma lo vide levarsi lo zaino, aprirlo, e prendere il sacchetto che Camilla gli aveva dato.
Dal sacchetto ne estrasse una piccola sfera, contenuta appena nella mano del ragazzo. Dentro sembrava ci fosse qualcosa di vivo, di grigio, di denso, che si muoveva.
“Poggiamolo per terra...” Ryan pensava a voce alta le istruzione dategli da Camilla.
Quando quella sfera toccò il pavimento dello spiazzale, chiazzato di neve qua e là, tintinnò.
Ryan si alzò all’in piedi, ed Alma si avvicinò per guardare meglio.
Intanto il vento si stava alzando. La ragazza temeva che la sfera avesse potuto rotolare fino a cadere dalla vetta.
“Niente?” chiese.
“Aspettiamo”
E fecero bene. Perché accadde che la sfera prese ad illuminarsi, ed il vento aumentò.
Alma si chiuse per bene il giubbotto, perché il freddo le stava penetrando nelle ossa.
“Che sta succedendo?!” urlò la donna.
“Non lo so. Credo che Giratina stia venendo, perché attirato dalla sfera”
Il vento sibilava, e le loro parole parevano misere note su di uno spartito completo.
“E poi?”
“E poi tienimi la mano!”
“Cosa?!”
La Grigiosfera prese a rotolare verso Alma e Ryan, che non si azzardarono a toccarla. Poi nel punto esatto dove il biondo aveva locato lo strumento, un puntino scuro macchiò la neve.
“È Giratina!” urlò Ryan, stringendo la mano di Alma.
“Ryan...” sussurrò lei. Ma il vento era troppo forte.
“Alma, stai tranquilla!”
“Ryan io ho paura!”
“Thomas è lì dentro!”
“Cosa?!”
Il puntino era diventato più grande; una fessura in cui un bambino sarebbe potuto entrare tranquillamente. Il vento veniva incanalato tutto nel portale dimensionale.
“Thomas! Thomas è lì dentro!”
“Lo so, Ryan! O lo spero, almeno...”
Il portale continuava ad allargarsi, a diventare sempre più grande, ed un grande rumore, una sorta di fruscio, si stava espandendo. Un bagliore rosso si avvicinava.
“Alma, è il momento!”
Ryan raccolse la Grigiosfera da terra, e la mise in tasca. Rapidamente il portale prese a chiudersi, ma i due si stavano già apprestando a tuffarsi.
Ryan stava per darsi lo slancio con le gambe, ma qualcosa lo trattenne. La sua mano era stretta a quella di Alma. Ed Alma era saldamente ferma.
“Ryan! Ho paura!” prese a piangere lei.
“No, Alma! Non puoi avere paura! La paura deve andare via! Devi farlo per Thomas! Salta per Thomas! Salta per te stessa!”
Alma aveva il volto rigato dalla paura, sottoforma di lacrima. Il vento la strappò dal viso, facendola perdere nell’aria.
Forse un giorno quella lacrima sarebbe diventata qualcosa di grande. Magari sarebbe stata la prima goccia di un grande oceano.
“Alma...”
Ryan la esortava con lo sguardo, cercando di tirarla.
Lei annuì.
Ed entrarono lentamente in quel buco nero.

 
   
 
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