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Autore: JunJun    26/02/2014    3 recensioni
[post-episodio 9x03] [Destiel]
Dean, suo malgrado, ha dovuto cacciare Castiel dal bunker. Poco tempo dopo, nel tentativo di salvarlo dai suoi fratelli, finisce intrappolato con lui in un mondo perverso e privo di qualsiasi logica.
Nel frattempo, uno strano angelo invita Sam ad un pigiama party…
Genere: Azione, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Ottava stagione, Nel futuro
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18 Chiedo scusa.
Volevo chiudere baracca prima del nuovo episodio (perché lo so che è stupido, ma ho paura che ciò che accadrà fra Bart e Cas mi farà passare la voglia di scrivere per giorni), ma non ce l’ho fatta. 

Per cui, per limitare i danni, pubblico adesso quanto scritto finora e, visto che ormai sono le 2:30 passate, vado a godermi lo streaming della  9x14.
Mi occuperò del finale di questo tristissimo salto dello squalo (che in verità è l'unica cosa che ho mantenuto della trama che avevo scritto a novembre ma vabbeh xD) e dell'epilogo quanto prima.



* * *


Sul comodino accanto al letto di Leon c’era un’orribile abat-jour laccata d’oro a forma di cervo.
Ariel la afferrò e la scaraventò sul pavimento senza troppi complimenti.
“Non posso crederci!” strillò isterica, “mi assento un attimo e questa stupida incontra Castiel!”
L’angelo chiuso nella stanza con lei, steso a terra in un lago di sangue, emise un gemito strozzato.
Ariel sospirò, calmandosi. “Lo so,” gli disse, come se stesse dialogando con lui, “ma non posso farci niente se il Re del Limbo mi fa paura. Farebbe paura anche te, se avessi trascorso diecimila anni con lui.”
L’angelo tossì e rotolò su un fianco, ignorando il fatto che il suo tramite stava soffocando nel suo stesso sangue. Era stato colto di sorpresa: non si aspettava che dentro l’essere umano che gli era stato ordinato di osservare ci fosse quel mostro addormentato.
Non appena riuscì a mettersi seduto, aprì e chiuse più volte il pugno destro, ma non accadde nulla.
“Cerchi questa?” gli chiese Ariel, annoiata, mostrandogli la sua spada angelica. Gliela conficcò in mezzo alla fronte ancor prima che lui riuscisse a provare terrore.
L’essenza dell’angelo venne strappata via dal tramite e si dissolse.
Ariel estrasse lo spadino e osservò la lama sporca di sangue. Di colpo, curvò le labbra all’ingiù’. “Ti prego di scusarmi,”disse, dispiaciuta, al cadavere della sua sentinella, “ma ho davvero un po’ di cose da fare adesso.”


*


Quando Dean, Sam e Castiel varcarono la soglia dello studio dello stregone, Leon si voltò di scatto verso di loro. In quell’ultima ora era rimasto seduto sul divano di pelle nera al centro della stanza senza fiatare, così come gli era stato ordinato dagli angeli.
Bethael lo ignorò e chiuse la porta, lasciando la loro scorta all’esterno. Raggiunse la scrivania disposta davanti alla finestra e incrociò le braccia dietro la schiena, restando in piedi accanto alla sedia vuota.
Leon provò a rivolgerle la parola, ma lei gli lanciò un’occhiata così gelida che l’uomo rinunciò ancor prima di iniziare.
I tre prigionieri, dopo essersi scambiati uno sguardo incerto, studiarono la situazione.
La prima cosa che notarono fu l’assenza del famoso Bartolomeo. La seconda fu l’atmosfera oppressiva che permeava quel luogo: si trattava di un normalissimo studio – pulito, molto luminoso, arredato con uno stile moderno ed elegante – eppure, c’era qualcosa di terribilmente sbagliato in quei pochi metri quadri.
Sam e Dean conoscevano quella sensazione: la provavano ogni volta che entravano in un luogo in cui era stata praticata della magia nera.
“Quindi adesso siamo finiti nella versione infernale di The Apprentice,[1]” commentò Dean per spezzare la tensione, non sapendo cos’altro fare. Stanchi e privi di armi, erano in balia degli angeli e senza idee su come tirarsi fuori da quella situazione.
“E lui sarebbe Donald Trump?” scherzò Sam senza allegria, indicando con lo sguardo Leon, che sembrava essere terrorizzato dalla loro presenza.
“No, fratellino. Tu non te lo ricordi, ma quello è L-”
“…Lu…no…L-Leon?”
“Stavo per dire 'l'idiota che ucciderò con le mie mani',” borbottò Dean solo per spaventare l’uomo, “ma va bene lo stesso”. Squadrò ansioso il fratello. “Come ti senti? Ti è tornata la memoria?” gli chiese.
Sam si massaggiò le tempie con aria sofferente e non rispose.
“I ricordi sono come gli anelli di una catena,” osservò Castiel, distogliendo per la prima volta l’attenzione dalla stanza. “Basta afferrarne uno e gli altri inizieranno a riemergere di conseguenza.”
“Ariel,” mormorò Sam di colpo.
“Cosa?”
“Dean, quella ragazza che era con noi...era… è…un angelo…?” gemette. Sembrava abbastanza confuso, per cui il fratello gli scoccò un’occhiata poco convinta.
“E’ possibile?” chiese a Castiel.
L’angelo strinse gli occhi. “Quella donna era singolare, ma non credo che…” lasciò cadere la frase, incerto. “Sam, hai detto… Ariel?”
“Sì,” annuì lui, cercando di concentrarsi.  “Era una di quelle fan di Supernatural che tifano per… Sam per Dean. Come Becky, Dean, ti ricordi? E, Cas, ora che ci penso… credo che ce l’avesse a morte con te.”
Castiel scosse la testa. “Sam, io non conosco nessun angelo di nome Ariel,” ammise.
Dean sospirò esasperato.
“Non me lo sono sognato!” protestò il cacciatore più giovane.
La discussione terminò lì perché, un attimo dopo, un angelo fece il suo ingresso nella stanza. Il suo tramite era un uomo biondo attraente, sulla quarantina; il suo fisico asciutto era avvolto in un vestito d’affari semplice ma visibilmente costoso e, quando i suoi occhi azzurro ghiaccio si posarono su di loro, Sam e Dean avvertirono l’impellente bisogno di inchinarsi.
Durò solo un istante, poi tutto tornò normale.
“Bartolomeo,” spiegò Castiel, con voce  traboccante di devozione.
L’hashmallim sedette alla scrivania, accanto al suo luogotenente. Notando gli scaffali pieni di libri di magia nera, storse un poco gli angoli della bocca, anche lui in evidente disagio.
“Cerchiamo di fare in fretta,” disse a Bethael in tono composto e professionale.
“Mi scusi,” si intromise Leon tossicchiando. Si avvicinò alla scrivania abbastanza da poter posare i palmi sul legno laccato.  “Lei è Bartolomeo, vero? Abbiamo parlato al telefono qualche ora fa. Come mi ha chiesto, io ho…”
Bartolomeo sollevò una mano e non fu chiaro se Leon smise di parlare di sua spontanea volontà o se qualcosa lo costrinse a farlo.
Ad ogni modo, l’uomo indietreggiò di un passo e ricadde seduto su una delle due sedie alle sue spalle, le labbra serrate.
Bartolomeo si focalizzò su Castiel. “Castiel, quanto tempo,” lo salutò con un sorriso ipocrita. “L’ultima volta che ti ho visto, Naomi ti stava supplicando di non tradirci. Dimmi, sei soddisfatto della scelta che hai fatto? Ti stai divertendo?”
L'angelo, in risposta, scosse la testa in modo impercettibile. Era stranamente disorientato e sembrava che fosse quasi sul punto di piangere.
Dean roteò gli occhi. “Ne hai ancora per molto, coglione?” disse a Bartolomeo.
Bethael trasalì come se qualcuno l’avesse appena pugnalata, ma l'ex-apostolo rivolse a Dean un’occhiata che si potrebbe definire divertita.
“Chiedo scusa?”
“Sì, andiamo. Torturaci,” proseguì il cacciatore, lottando contro l’istinto di prostrarsi a terra e chiedere perdono. “Uccidici tutti e facciamola finita qui. E’ questo quello che vuoi fare, no?”
Bartolomeo continuò sorridere. Il suo sorriso era così perfetto ed educato da essere spaventoso.
La sua reazione mandò Sam in un panico silenzioso, ma Dean non si lasciò intimidire e mantenne la testa alta.
Alla fine, Bartolomeo si alzò dalla scrivania e iniziò a camminare verso di loro, senza interrompere neanche per un istante il contatto visivo. Per dei lunghissimi secondi, il rumore dei passi dell’angelo e i respiri nervosi dei due cacciatori furono gli unici suoni a riempire la stanza.
Bartolomeo materializzò la sua spada angelica e la tenne in equilibrio fra le dita affusolate per mostrarla a Dean.
“Sai come si chiama questa?” gli chiese, quando gli fu di fronte. “Il suo nome è Misericordia [2],” si rispose subito dopo. “E’ un’arma benedetta da nostro Padre. Voi mortali, nel passato, la usavate per uccidere i servitori di Dio gravemente feriti in battaglia, in un atto di compassione. Vedi, Dean, utilizzare Misericordia per torturare significherebbe dissacrarla.”
Lui sbuffò una risata ironica. “Lo terrò a mente quando te la infilerò su per il–“
“Dean!” lo richiamò Castiel, interrompendolo.
Lui si voltò a guardarlo. “Ma sei impazzito?!” mormorò, incredulo. Fu solo in quel momento che si rese conto che il suo compagno gli stava rivolgendo uno sguardo tanto confuso quanto sconvolto. C’era una sorta di battaglia interiore dentro di lui – ed in effetti, realizzò Dean, se la sola presenza di Bartolomeo non lasciava indifferente lui stesso, figuriamoci cosa doveva provare Castiel di fronte al suo superiore. Gli lanciò comunque un’occhiataccia.
“Winchester, che esseri peculiari. Ammetto che all’inizio non eravate fra i miei interessi,” dichiarò Bartolomeo, allontanandosi, “ma ho cambiato idea.”
“Che cosa vuoi da noi ?” domandò Sam.
Bartolomeo indicò loro il lussuoso divano lì vicino. “Sedetevi.”
Sam, Dean e Castiel eseguirono l’ordine con riluttanza, e ben presto le molle sensibili del divano cigolarono rumorosamente sotto il loro peso. Bartolomeo si accomodò sulla poltrona di fronte: appoggiò il gomito sul bracciolo e accavallò le gambe, accarezzandosi il mento ben rasato.
“Come sapete,” esordì dopo una pausa, “noi angeli stiamo cercando dei tramiti. La maggior parte delle gerarchie minori è riuscita a trovarne di dignitosi, ma noi hashmallim stiamo incontrando delle difficoltà. Il nostro potere è troppo grande per essere contenuto in un generico involucro umano. Io stesso ho faticato enormemente per trovare questo,” disse, indicando l’uomo che stava indossando. “Al momento, sono l’unica dominazione  a camminare sulla Terra.”
“Che peccato,” mormorò sarcastico Dean.
“E quindi?” chiese invece Sam, sospettoso.
“Voi Winchester siete dei tramiti molto potenti,” tagliò corto Bartolomeo, “ospiterete l’essenza di due hashmallim.”
“No,” si lasciò sfuggire Castiel, impallidendo.
Bartolomeo gli rivolse un altro dei suoi larghi sorrisi di circostanza.
“Forse non lo sai, Bart, ma io e mio fratello abbiamo rifiutato degli arcangeli,” rispose Dean con particolare strafottenza. “Perché dovremmo dire di sì a delle toffolette?”
L’angelo non colse la battuta, o forse decise di passarci sopra. “Perché la situazione è drammatica,” rispose, accigliandosi. “Appena fuori da qui, migliaia di angeli smarriti stanno generando il caos. Sono soli, disperati, del tutto fuori controllo. Ad esempio, in questo momento,” proseguì, socchiudendo gli occhi, “quella che voi chiamate 'radio angelo' mi sta informando che la guarnigione medica dei Rit Zien sta uccidendo tutti gli esseri umani con un'anima ferita, perché non riesce a capire come guarirli.[3]
Sam e Dean lanciarono uno sguardo interrogativo a Castiel, che confermò la notizia con un cenno desolato.
Dean gettò le spalle contro lo schienale della poltrona e imprecò a bassa voce.
“Il compito di noi dominazioni è quello di assicurare l’ordine delle cose. Io, da solo, non posso badare all’intero pianeta, ma, se riuscissi a far manifestare i miei fratelli, insieme potremmo fermare questa follia. Organizzeremmo le schiere angeliche, placheremmo le violenze; ci occuperemmo dei demoni e dei mostri. Abbiamo perso il nostro Paradiso, ma possiamo ricrearne uno in questo mondo.”
“Un Paradiso governato da voi,” concluse Sam in tono piatto.
“Ovvio.”
“E se ci rifiutassimo?”
“Continuerò a cercare dei contenitori utilizzando i miei metodi,” rispose Bartolomeo senza battere ciglio, rialzandosi in piedi. Si rivolse finalmente a Leon: “Tu hai detto di essere malato,” gli disse, e lui annuì rapido. “I miei fratelli possono guarirti dall’interno, ma, affinché ciò avvenga, devi dar loro il permesso di entrare dentro di te.”
Leon non ci pensò neanche per un secondo. “D’accordo,” dichiarò.
Bartolomeo allargò le braccia e recitò la giusta preghiera di invocazione: un’essenza angelica si manifestò nella stanza e discese sul giovane uomo.
“Aspetta!” gridò Castiel balzando in piedi, ma l’angelo si era già infilato nella bocca di Leon.
All’inizio, non successe niente. L’istante dopo, però, il corpo dell’uomo non riuscì a sopportare la presenza dell’angelo al suo interno ed esplose come un palloncino troppo gonfio. Sam e Dean si ritrovarono ricoperti di sangue e pezzi di interiora, nonostante Castiel avesse tentato di fare del suo meglio per coprirli con il suo corpo, abbassandosi su di loro.
Sam lo scansò, scattò in piedi e prese a tossire, cercando di sputare fuori qualcosa che gli era finita in bocca. In generale, frammenti di pelle, ossa e organi erano schizzati dappertutto, sporcando ogni singolo centimetro della stanza.
Il vestito di Bartolomeo era rimasto immacolato. L’angelo tirò fuori dalla tasca un fazzoletto profumato e si rinfrescò il viso. “Neanche lui era un buon contenitore. Andrà meglio al prossimo tentativo,” constatò, beandosi dello sguardo scioccato dei due cacciatori. “Continuiamo il nostro discorso da un'altra parte, per favore? Non credo ci siano più sedie pulite,” disse poi. Diede loro le spalle e scivolò fuori dallo studio.
Castiel era ancora chino su Dean. “Vi sta provocando,” riuscì a sussurrargli.
“Tu dici, Patrick Jane?” replicò lui amaramente. [4]
“Stai calmo.”
Dean digrignò i denti. Sam, da quando si era ripreso, era un pendolo che oscillava fra il terrore e lo sconcerto, complice anche il suo vuoto mentale. Lui, invece, era frustrato e palesemente agitato.
Nelle ultime ore aveva subìto troppo, e le ultime novità di Bartolomeo erano state solo un ulteriore trauma da aggiungere alla lista dello schifo generale che Dean giudicava essere era la sua esistenza.

Per lui, sarebbe stato meglio se quell’angelo si fosse rivelato un semplice pazzo sadico. Lui e Sam avevano rifiutato la sua richiesta a prescindere, ma Dean non era affatto sicuro di aver fatto la cosa giusta: si sentiva come ai bei vecchi tempi dell’Apocalisse, quando la gente moriva a dozzine ogni volta che lui ripeteva il suo ostinato ‘no’ a Michele.
“Muovetevi,” ordinò Bethael con voce ferma. Li aveva raggiunti e sfiorati, facendo tornare i loro vestiti come nuovi.
Non avendo nessun’altra scelta, Sam, Dean e Castiel furono costretti ad obbedire.
Bartolomeo aveva deciso di attenderli nell’immenso salone che aveva ospitato la festa di quella notte; quando Sam, Dean, Castiel e Bethael lo raggiunsero, lui era fermo ai piedi degli scaloni di marmo in fondo alla stanza; era impegnato ad ammirare i giochi di luce che i cristalli del sontuoso lampadario appeso alcuni metri sopra di lui creavano con le luci del sole appena sorto.
L’ambiente era freddo e il silenzio che aleggiava nella casa era innaturale.
C’erano almeno dieci angeli in quel salone; uno di essi si avvicinò a Bartolomeo e gli porse una scatola di legno.  “L’abbiamo recuperata nel sotterraneo,” spiegò.
L’hasmallim la aprì e ne estrasse la Colt. La rigirò fra le dita con poco interesse e poi la rimise a posto. “Quest’arma è pericolosa. Va fatta sparire, ma ci penseremo dopo.”
L’angelo fece un cenno affermativo e poi si allontanò, con la scatola ancora fra le mani. Sam seguì i suoi movimenti con la coda dell’occhio e tirò una gomitata al fratello, che annuì in risposta.
Se fossero riusciti a creare abbastanza casino da arrivare a mettere mano su quella pistola…
“E’ un piano ridicolo,” osservò Bartolomeo, serafico, senza neanche girarsi a guardarli.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
“D’accordo,” esordì Dean, muovendosi a grandi passi verso l’angelo. “Ascolta,  figlio di puttana…”
Un istante dopo, il cacciatore fu costretto a fermarsi. Tirò indietro la testa d’istinto, ma non riuscì a capire subito perché l’aveva fatto.
Dean impiegò qualche secondo per realizzare che un qualcosa era apparso a pochi centimetri dalla sua gola. Non riusciva a vederlo, ma percepiva chiaramente la sua presenza: era un oggetto piccolo, gelido e molto potente.
Fece corre lo sguardo verso Bartolomeo e scoprì che l’angelo si era voltato di profilo verso di lui; aveva allargato le  gambe, sollevato un braccio e teneva le dita chiuse in un pugno largo.
A giudicare dalla distanza e dalla posizione che aveva assunto, Dean capì che, per quanto assurdo fosse, Bartolomeo gli stava puntando contro una lancia invisibile lunga almeno un paio di metri.
Dietro di lui, Sam si voltò verso Castiel in una muta richiesta di spiegazioni, ma l’angelo teneva gli occhi fissi sulla scena e sembrò non accorgersi di lui. Anche Bethael era rimasta a bocca aperta, e per questo motivo Sam capì che quell’arma incorporea, qualunque cosa fosse, era qualcosa di grosso.
“Heilige Lanze,” sussurrò Bartolomeo con dolcezza. “La Lancia Sacra,” tradusse poi. “Quella vera [5]. Non che mi aspettassi che voi mortali sareste riusciti a vederla.”
Bartolomeo abbassò il pugno e Dean avvertì la punta della Lancia allontanarsi dal suo collo. “Non potete sperare di sopraffarmi,” disse semplicemente. “Quanto a Leon Reynolds, era corrotto dal sangue di uno stregone e meritava di essere distrutto. Ma molti altri esseri umani no, e so che voi ci tenete a loro.”
Quindi erano già passati ai ricatti. “Vaffanculo,” rispose Dean con fin troppa rapidità.
“Capisco. E tu, Castiel, cosa ne pensi?”
In un lampo di panico del tutto irrazionale, Dean si chiese se Bartolomeo avesse intenzione torturare a morte Castiel per costringerli a dire di sì.
Lui parve pensare la stessa cosa. “Se vuoi uccidermi, fallo e basta,” rispose con voce sommessa.
“Credo che ci sia un equivoco, fratello. Quello che ho detto ai Winchester vale anche per te,” spiegò l'ex-apostolo. “Vedi, è colpa tua se siamo caduti e ciò ti rende virtualmente imperdonabile. Ma il tuo tramite non merita di essere sprecato in questo modo;  per cui, ho deciso che riconsegnerai la Grazia che hai rubato e ti concederai a Zadkiel.”
Castiel perse ogni traccia di colore sul viso.
“Ed ora chi sarebbe questo stronzo?” domandò Dean con disprezzo.
Zadkiel,” lo corresse Bartolomeo. “E’ l’angelo che ha impedito ad Abramo di uccidere Isacco.” Ignorò il fatto che Dean avesse alzato gli occhi al cielo. “E’ il comandante di noi dominazioni,” continuò a spiegare, “l’Angelo del Perdono.”
Castiel era incredulo. “Vuoi farmi davvero possedere da Zadkiel?” domandò.
“Sì. Ironico, vero?” sussurrò dolcemente Bartolomeo. Dal modo in cui iniziò a muovere le mani, Dean e Sam capirono che aveva preso a giocherellare con la Lancia, facendola roteare con casuale destrezza. Di colpo, la puntò verso Castiel. “Tu ce lo devi,” proferì, grave, “quindi acconsenti.”
Lui si morse le labbra, respirando forte. I due cacciatori sapevano che stava cercando di combattere contro l’aura di obbedienza e rispetto che emanava Bartolomeo, ma non osarono parlare.
Castiel strinse i pugni e solo dopo molti secondi osò sollevare lo sguardo sul suo superiore. “Fottiti,” scandì, anche se con voce tremante.
Dean si lasciò sfuggire una risatina soddisfatta.
Bartolomeo, che evidentemente non si aspettava di essere respinto in quel modo, storse le labbra e, per la prima volta dal loro incontro, iniziò ad incupirsi. Fece un cenno a Bethael e lei materializzò la sua spada.
L’angelo sembrò decisamente contenta di poter finalmente affondare la sua lama nella carne di colui che l’aveva fatta cadere. Trapassò il fianco di Castiel in un punto non così importante da ucciderlo, ma delicato abbastanza da farlo gridare dal dolore e cadere in ginocchio.
Dean scattò automaticamente verso di lui, ma due seguaci di Bartolomeo gli presero le spalle e lo mantennero fermo. “Avevi detto che non ci avresti torturato!” ringhiò allora il cacciatore, furioso.
“Infatti quella era una punizione,” precisò lui in tono neutro.
“Siete davvero degli stronzi, sapete?” incalzò Sam, mentre veniva a sua volta immobilizzato.
“Può darsi. In ogni caso, voi tre verrete con me. Sono sicuro che prima o poi riuscirò a farvi cambiare idea.”
“Sei un…”
“…dominatore,” terminò Bartolomeo, aggiustandosi la giacca, “e ottengo sempre quello che voglio.” Raggiunse Dean e gli prese il mento fra le dita, costringendolo a guardarlo in faccia. “E, tu, invece, cosa sei, Dean? Pensaci. Puoi scegliere di farti purificare dalla presenza di uno di noi oppure distruggere il mondo, perché temo che sia questo ciò che finirai per fare.”
“Devo dirtelo, Bartolomeo,” si intromise a quel punto una voce femminile sopra le loro teste. “Eri partito bene, ma ora sta diventando una noia totale.”
L’hashmallim lasciò andare la presa su Dean e portò lo sguardo sul punto in cui proveniva quella voce.
Seduta in equilibrio sulla cima della balaustra, c’era Ariel. L’angelo teneva le mani poggiate sulla ringhiera e li stava guardando, probabilmente da tempo.
“Che razza…” sobbalzò Bartolomeo, sorpreso dal fatto di non essersi accorto prima di quella presenza, “che razza di abominio sei tu?”
Dean parve stupito dal fatto che Sam non si fosse sognato che la sorella di Leon fosse un angelo. Non era però certo se quella era una buona notizia o meno. Cercò di approfittare della distrazione di Bartolomeo per liberarsi, ma la presa dei suoi sottoposti era di marmo e, per quanto il cacciatore tentasse di strattonarli, non riuscì a farli smuovere di un millimetro.
Dal canto suo Sam, dopo un primo attimo di incertezza, fece l’unica cosa sensata che gli venne in mente.
“Ehi, Ariel!” gridò. “L’hai sentito? Bartolomeo vuole usarci come tramiti!”
“Che idea stupida,” osservò lei. “Io ne ho una migliore.”
Sparì con un frullio d’ali per ricomparire al centro nella stanza, e a quel punto sorrise. “Tutti gli angeli muoiono!” esclamò. Sollevò la mano e una luce argentea e accecante esplose nel salone con un boato.
Dean e Sam serrarono gli occhi d’istinto e non osarono aprirli nemmeno quando sentirono la presa degli angeli svanire dai loro corpi. Udirono delle grida sconnesse e dei tonfi sordi, e solo quando la situazione tornò stabile si resero conto che tutti i subordinati di Bartolomeo erano stati letteralmente spazzati via, ed ora giacevano immobili al suolo.
I due cacciatori non ebbero il tempo di allietarsi della cosa perché si accorsero presto che Castiel aveva subito la stessa sorte.
“Maledizione,” sibilò Sam in un sussurro colpevole, ma Dean non lo sentì perché si era già precipitato verso il suo compagno.
La visione periferica del cacciatore biondo registrò a malapena l’immagine di quella Ariel che, dall'altra parte del salone, rovesciava la testa e scoppiava in una risata degna di un pessimo film horror.
Castiel era stato scaraventato contro la parete dietro di lui ed era scivolato a terra inerte. Aveva gli occhi semichiusi e il respiro assente. Dean non aveva idea di come funzionassero gli angeli, per cui lo scrollò più volte, ma senza successo. Spaventato, gli prese il viso fra le mani e chiamò il suo nome e sì calmò solo quando lui riprese i sensi.
“D-Dean,” mugolò l’angelo in un sussurro appena percepibile.
Dean esaminò il suo corpo in cerca di ferite, ma non trovò nulla. Persino quella che Bethael gli aveva inflitto era scomparsa, probabilmente a causa dei sigilli sul suo bracciale.  
Tutto sommato, Castiel se l’era cavata bene rispetto ai suoi fratelli: gli altri angeli erano ancora a terra e privi di sensi. Due di loro non ce l’avevano fatta, e i resti delle loro ali spezzate stavano bruciando il pavimento e le finestre.
Bartolomeo era l’unico angelo che era riuscito a mantenersi in piedi. Aveva i pugni serrati sulla Lancia, che a quanto pareva aveva piantato a terra e usato come appoggio per non lasciarsi trascinare via. Ansimava, aveva i capelli spettinati e il bel viso contorto in un’espressione sfinita.
Dean non osò immaginare che tipo di potere potesse aver causato una devastazione tale in così pochi secondi.
“Chi diamine è quella?” domandò a Castiel, mentre Sam li raggiungeva.
L’angelo, indebolito e incatenato dalle restrizioni, avvertì il controllo che aveva sulla sua Grazia vacillare, ma cercò ugualmente di usarla per esaminare Ariel.
Scoprì che il suo vero aspetto era del tutto simile a quello di un umano, ma, dalla sua schiena, dipartiva una grossa protuberanza dotata di tre teste deformi che si dimenavano sofferenti; Ariel, inoltre, aveva una sola ala composta da piume aguzze e completamente marce. La sola presenza di quell’essere rivoltante faceva contorcere dolorosamente la Grazia di Castiel, causando all’angelo una fitta di disgusto quasi palpabile. Il suo tramite doveva aver reagito in modo strano, perché Dean iniziò a scuotergli le spalle.
“Ehi, ehi, Cas, resta con noi!”
Castiel non riusciva a coordinare bene i pensieri, ma si rese conto che doveva avvertire Dean e Sam del pericolo. “No…” disse con voce flebile, “…n-non  è un angelo. Non… del tutto, almeno. Sam, l-lei ti...ti ha mentito.”
“Che cosa?!” esclamò lui, sbalordito.
Castiel cercò di riscuotersi. Ricordava benissimo il giorno in cui aveva incontrato quell’essere. Era stato alcuni mesi fa, ad Ojai, in California. Lui si trovava nel caffè che serviva le migliori crêpes alla mela caramellata del mondo, e lei era una cameriera sorridente di nome Jane.
Metatron gli aveva rivelato che era la sua Prima Prova. All’inizio, Castiel aveva visto solo il suo involucro umano ed aveva creduto che la dolce Jane fosse solo una vittima sacrificale; ma, quando in seguito lei aveva mostrato il suo vero aspetto e si era scagliato contro Metatron, Castiel aveva compreso che era giusto distruggerla, perché quegli esseri erano dei mostri.
“Nephilim,” esalò. “Lei… era la progenie di un angelo ed un umano.”
Dean si girò a guardare Ariel, che ora li stava osservando da lontano, in attesa. Aveva smesso di ridere come una psicopatica già da un paio di minuti. “Hai detto …era?” disse rapidamente.
“Io… l-l’ho uccisa, in passato.”
“Stai dicendo che è mezzo angelo e mezzo umano?!” domandò Sam.
“Sto dicendo,” scandì Castiel, cercando di mantenere la voce ferma, “che è...per metà angelo e per metà spirito.”
Il viso di Sam formò un’espressione di shock che, in un’altra situazione, sarebbe apparsa decisamente comica.
“Okay, come la uccidiamo?” chiese invece Dean in tono pratico.
Purtroppo, Castiel non aveva idea di come farlo. Non sapeva se una spada angelica fosse in grado di uccidere qualcosa che era già stato ucciso, e lui era troppo debole e troppo vincolato per riuscire ad esorcizzare Ariel usando il suo mojo.
Non sapeva cosa fare, ma sapeva che non poteva permettersi di restarsene seduto in un momento del genere. Cercò allora di rialzarsi, puntellandosi sui palmi. Dean lo aiutò ma, una volta in piedi, l’angelo fu costretto ad aggrapparsi a lui per non cadere a terra a causa del dolore. Infatti, anche se aveva smesso di sanguinare, la ferita che gli aveva inferto Bethael continuava a bruciargli il fianco: probabilmente, era troppo profonda per essere guarita interamente da un semplice sigillo.
In quelle condizioni, Castiel si sentiva ancora più inutile di quando era un essere umano.
Dean parve accorgersi del suo turbamento e strinse appena la presa che aveva su di lui.
I tre prigionieri non avevano bisogno di parlarsi per capire qual era il vero problema: se Ariel era mezzo fantasma perché Castiel l’aveva uccisa, non avrebbe trovato pace finché non fosse riuscita a vendicarsi di lui.
In pratica, si trovavano nella stessa stanza con uno spirito vendicativo con i poteri di un angelo, così potente da riuscire ad atterrare in un battito di ciglia un’intera schiera celeste: le probabilità di uscire vivi da quella casa, se qualche minuto prima erano basse, adesso erano precipitate al di sotto dello zero.
Quando vide che Castiel si era rimesso in piedi, Ariel esibì un largo sorriso allegro e agitò la mano nella sua direzione come per salutarlo. “Ciao Castiel! Ti ricordi di me? Mi hai rubato il cuore, tu, ignobile, maledetto imperdonabile bastardo,” disse, trasformando la voce, man mano che parlava, in un ringhio tetro e sovrannaturale.
“Lei intende… in senso fisico,” si sentì in dovere di spiegare Castiel ai due cacciatori. “Gliel’ho strappato via.”
“Come hai fatto a tornare?” domandò poi ad Ariel.
Lei inclinò la testa, improvvisamente confusa. “Tornare?” rispose, con voce di nuovo cristallina. “Tornare da dove? Dove andiamo noi quando moriamo? Io non sono andata né all’Inferno, né in Paradiso, né in Purgatorio. Mi sono risvegliata in un posto orribile, e credo di esserci stata per diecimila anni.” Si portò le mani al petto, abbracciandosi. “Orribile,” ripeté, tremando visibilmente.
“Credo che si stia riferendo a quel Limbo,” sussurrò Sam all’orecchio del fratello.
“Esagerata. Sono stato in motel del Texas peggiori,” rispose lui.
“Tu sei un abominio!” gridò Bartolomeo, in tono velenoso, dall’altra parte del salone. Si era ripreso abbastanza da poter restare in piedi senza appoggiarsi alla sua arma. La estrasse dal pavimento e si incamminò verso la nephilim, furente. “Sei un difetto che turba l’ordine divino. Era ovvio che non avresti avuto accesso a nessuno dei regni dell’aldilà.”
Ariel lo fissò, stanca.
“L’unica cosa che meritano quelli come te è essere cancellati da ogni piano dell’esistenza. E’ per questo che sei precipitata in quella fossa.”
La nephilim inclinò la testa nella sua direzione. “Non sei stato tu  a farmi del male,” osservò con calma.
Bartolomeo si era posizionato a metà fra lei e i Winchester e Castiel.
Ariel provò a superarlo ma, dopo pochi passi, si ritrovò la strada bloccata dall’asta della Lancia.
Voltò la testa e incrociò lo sguardo minaccioso dell’hashmallim. I due si fissarono a lungo, studiandosi in silenzio, ognuno aspettando che l’altro fosse il primo ad attaccare.
Nel mentre, Sam e Dean si guardarono in faccia e, di colpo, senza parlare, capirono cosa dovevano fare.  
Il piano era semplice e cristallino, e poteva riassumersi in una sola parola:
Filiamocela.






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[1] The Apprentice, il reality show. Qui abbiamo Briatore, nella versione americana c’è Donald Trump.
[2] Personalmente credo che la spada degli angeli sia ispirata a quest’arma, ma non ho trovato nulla di canon a riguardo quindi boh! ç_ç 
[3] Vedi episodio 9x06, oppure QUI.
[4] Protagonista del tf americano “The Mentalist”.
[5] Heilige Lanze è la famosissimissima Lancia Sacra .

Ah, Jane invece è QUI; e, yep, l'altro nome che ha scelto ha un suo perché e verrà spiegato giuro dkfslfsdkfjsdlf..



  
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