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Autore: clacla25    26/02/2014    0 recensioni
Diana sarebbe sempre voluta andare via da quel paese. Troppi ricordi,troppe cose la riportavano in guai passati. Diana prende un taxi ed arriva ad Holmes Cappel. Ma se tutto le ricordasse il suo passato,se un ragazzo la stesse per trascinare in un tunnel senza via d'uscita.
Harry ha venti anni e non conosce l'amore. Credeva di conoscerle le donne,dopo anni di ispezione delle loro labbra,ma ce ne sarebbero ancora tante pronte per un suo bacio. Eppure nessuno ha conquistato il suo cuore.
Ma due paia di occhi si incrociano e il ghiaccio si scioglie.
Ma Holmes Cappel non dà spazio per l'amore,in un posto in cui non c'è altra scelta,oltre alla mafia e alla distruzione.
Perché i muri non servono,se i veri mostri li hanno dentro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I veri mostri dove sono?

Chapter 1: Feelings

 

Concedersi di provare sentimenti significa rendersi vulnerabili,essere una preda facile per chiunque voglia colpirti. Ma per quanto cercassi di spiegare questo errore agli altri,rimanevano scettici. Per quanto li vedessi piangere o perdere il sonno per qualche stupida troia a caccia di sesso,non riuscivo a capirli. Una degna di tanta sofferenza non ti avrebbe permesso di innamorarsi di lei così facilmente. Non si sarebbe fatta buttare sul tuo divano la prima sera né avrebbe dato libero accesso alla camera da letto la prima sera, e neanche la decima.

Attrazione,sesso,infatuazione,amore e poi il cuore in pezzi. Questo era l'ordine logico e si ripeteva puntualmente.

Ma non per me.

Quelle lì,le avrei sfruttate,mi sarei divertito,sarebbero state sul mio divano,ma non ci sarebbe stata una seconda volta,la storia si sarebbe fermata lì e non sarebbe arrivata nemmeno al giorno dopo.

L'idea di dover ritrovarmi sulla spalla di qualcuno a piangere per una,mi faceva rivoltare lo stomaco.

Ma mi ritornò in mente Diana,che in un modo o nell'altro,mi sembrava quella fiamma nella cenere. In quel posto in cui tutto ricordava pericolo e distruzione,la sua apparente innocenza mi aveva folgorato. Era strano,tutto del suo aspetto era in contrapposizione con Holmes Cappel: nonostante i capelli neri,che ricordavano tanto il buio,la pelle dava tutt'altro effetto: era chiara,quasi immacolata si potrebbe dire;il corpo scheletrico,sembrava essere logorato dal dolore; gli occhi,tanto simili quanto diversi dai miei,non riuscivo proprio a vederli.

E' strano che qualcuno si trasferisca qui,per via della mafia e delle cattive cose che si sentono in giro su questa città,infatti quando Diana arrivò a scuola,molti sembrarono stupiti. Lei che non sembrava di certo provenire dal genere di famiglia usuali della città,spiccava tra tutte le ragazze,distinguendosi in un modo unico. Non era il suo aspetto,nè il suo modo di vestire, erano i suoi occhi: vuoti,privi di ogni emozione,non c'era sofferenza,sembrava stanca ma pronta a prenderti a pugni da un momento all'altro.

 

Ma quando entrò in casa mia,avrei voluto prenderla a calci e mandarla via,per salvarla,per farla scappare dà un vortice di disperazione e distruzione a cui portava quel posto; quando mio padre pronunciò il suo nome,quando la nominò membro dei Joss K non mi sembrò vero.

“La proteggeremo a costo della nostra vita.” Disse con tono ancora ben saldo.

Avrei voluto prenderlo a pugni,stenderlo a terra,avrei voluto che lei scappasse,che lei cogliesse quell'opportunità che a me non era mai stata data, ma rimase sul ciglio della porta,a fissare il vuoto.

 

Sono membro dei Joss K dal momento stesso in cui sono nato,dal momento stesso in cui mio padre mi ha stretto fra le sue braccia sono condannato a questa vita tra spacciatori di droga e sparatorie; questa vita che mi hanno accollato,ma la mia unica colpa è essere nato qui.

I Joss K erano in guerra da 25 anni con i Dark,nonostante si fossero già spartiti il territorio,erano rimasti nemici a vita,giurandosi odio eterno.

Da 25 anni,tra una vendetta e un'altra non c'era mai scampo e mai un vero vincitore. Ogni invasione portava solo morti,morti certi. Era chiaro a chiunque decidesse di far parte di uno dei due clan,tutti sapevano a cosa andavano incontro.

Io no.

Io non avevo scelto.

Quando sono nato,mio padre mi ha cresciuto;una sera c'era,un'altra no. A 15 anni lui mi ha aperto le chiavi di quel mondo: Le prime invasioni,vedevo gli uomini che mi avevano cresciuto in pozza di sangue,prostituzione,sparatorie e rapimenti.

Nessuno aveva chiesto la mia autorizzazione,mi ci avevano sbattuto dentro ed io non avevo avuto la possibilità di scelta.

 

“Questa è la tua stanza,Diana.” Disse mio padre. Vederlo in versione “uomo più gentile del mondo” mi rivoltava lo stomaco. “Lì difronte ci sarà Harry, a lui potrai chiedere tutto ciò di cui hai bisogno.” continuò. Sorrisi,quando Diana e mio padre si voltarono verso di me,poi continuarono il giro della casa.

Preferì fermarmi nella mia stanza,incapace di sopportare le cazzate di mio padre e quella sua finta gentilezza.

All'ora di cena scesi di sotto,dove sia Diana che mio padre erano seduti ad aspettarmi.

“Oh,Harry. Domani tu e Diana andate a scuola insieme?” Mi chiese mio padre. Aveva ancora il tono falso e quel sogghigno sul volto. La recitazione non era per lui,per quanto si potesse impegnare era sempre lo stesso uomo che non si fa scrupoli ad uccidere qualcuno.

Annuì a mio padre e poi mi rivolsi a Diana. “Sta sera potresti farmi vedere gli orari,ti dirò dove andare.” Mi sorrise cordialmente e annuì a suo volta.

Mangiammo,quando gli altri componenti della Joss K scesero.

Diana,teneva lo sguardo nel piatto e giocherellava con il cibo,infilando in bocca qualche boccone ogni tanto. Il resto del tavolo discuteva sul nuovo presidente eletto. Fate finta si essere una vera famiglia Pensai.

Diana mi guardò un attimo,poi distolse lo sguardo tornando sul piatto. Non sapevo quell'era la sua storia,sapevo poco più del suo nome e non riuscivo a capirci molto di tutto. Una ragazza nei Joss K era una rarità, e non capivo come lei e mio padre si fossero conosciuti e perché lui le ha offerto tutta quella protezione.

“Diana,vorrei che tu ti facessi accompagnare da qualcuno in caso volessi uscire.” Mio padre si rivolse a lui,che sobbalzò al richiamo. “Fuori è pericoloso.” Sospirò.

“Come vuoi.” Rispose. Il suo viso non era tanto diverso da quello del suo arrivo,c'era un velo di stanchezza in più,come se le forze la stessero per abbandonare.

Nella cena capì alcune cose di lei:non mangiava molto e portava gli occhi al cielo molto spesso; si mordeva il labbro inferiore con ancora più frequenza.

Per quanto enigmatica sembrasse,non ci avrei messo molto a capirla del tutto.

Dopo la cena,io e Diana rimanemmo in salotto,mentre le spiegavo qualcosa sulle materie e sulle aule.

La guardai mentre compilava l'orario e mi sembrò davvero bella,anche con il trucco un po' sbavato e i capelli scompigliati. Era davvero una bellezza non convenzionale: i capelli lunghissimi ed il viso rotondo,i tratti leggeri e le labbra carnose la rendeva diversa.

Sul viso aveva un sorriso malato. Inespressivo e intontivo. Per quanto il suo passato fosse stato difficile,sarebbe andato sempre peggio. Non sarebbe morta,però e forse questa era la condanna peggiore.

“Ho la merda in faccia?” Chiese.

Risi di gusto,ma lei sembrò imbarazzata e infastidita,quindi mi feci serio.

“Mi bastano i pettegolezzi a scuola,se devi chiedere qualcosa,fai pure.” Continuò lei,mentre scriveva qualcosa sull'orario.

“Come conosci mio padre?” Le chiesi. Corrugò la fronte,ma non sembrò né tesa e tanto meno infastidita.

“Grande amico di mio padre.” Sospirò e poi continuò a parlare,incupendosi leggermente. “Lui è morto.”

Alzò di scatto la testa,come se qualcosa le fosse piombato in mente e mi sorrise. “Non voglio la pietà di nessuno.” Mi ammonì,come se sapesse già cosa volessi dire.

La capivo. Un “mi dispiace” non ti ridarà quello che perso,tanto meno tutte le altre parole e gli altri discorsi filosofici. Perché solo il tempo alleviava il dolore di una perdita. Ma dovevi esserci passato,per capirlo. Ed io la capivo così bene,che avrei voluto abbracciarla,stringerla a me.

Si irrigidì quando le sfiori il braccio per rassicurarla e tornai sulle mie.

“Vado a letto. Sono stanca. Buonanotte Harry.” La vidi allontanarsi su per le scale e sparire dietro il corridoio.

“Notte,Diana.” Risposi.

La notte udì delle urla provenienti dal corridoio,credo fossero di Diana,ma sapevo che erano dovuti agli incubi e che presentarsi in stanza sua,non la avrebbe aiutata. Le urla,però mi impedivano di dormire ed allora rimasi tutta la notte a pensare a Diana.

Sapevo che sarebbe stato diverso dalle altre ragazze,mi ci voleva un piano ben ideato. Ma non sarebbe stato tanto difficile,si notava dal modo in cui mi guardava:scrutava il mio volto come ad analizzarlo,come se imponesse a se stessa di allontanarmi, cercava di costruire un muro,ma non era ancora del tutto innalzato,non sarebbe stato difficile abbatterlo.

 

Ciao a tutte.

E' da molto che non scrivo una ff e mi andava scriverne una. Spero che come inizio vi piaccia e che la storia vi coinvolga. Per quanto riguarda i personaggi,ci vorrà molto prima che arrivino tutti, ma come credo si sia capito,i protagonisti sono Harry e Diana.

Vorrei, in più,qualche consiglio per migliorare e anche per spingermi a continuare.

Vi chiedo di passare 3 minuti per lasciarmi una recensione.

Grazie per chi lo farà,grazie anche a chi non lo fa Lol

Al prossimo capitolo.

Claraxx

 

  
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