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Autore: _joy    26/02/2014    5 recensioni
"La sera in cui Ben Barnes lasciò Rebecca Milani era una sera piovosa e grigia."
Quello che accadde tra un addio e un ritrovarsi.
Perché niente altro conta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Io volevo tantissimo fare quel film» disse Ben.
 
Sedeva con i gomiti poggiati sulle ginocchia; il caffè era dimenticato sul tavolo.
Fissava Tommaso e Rebecca si chiese se lo faceva consapevolmente o se la sua mente era altrove.
«E quando è arrivato, ogni altro pensiero è sparito dalla mia mente. Volevo solo recitare, volevo solo dimostrare che ne sono capace, che potevo farcela… ed è stato così»
Sospirò e batté le palpebre.
«Non mi rende migliore ai tuoi occhi, lo so» disse poi.
Becky scosse il capo.
«Ben, io ho sempre saputo che la carriera, per te, era importantissima. Non te ne faccio una colpa. Anzi, per un certo verso ammiro la tua dedizione. Non è la carriera… è il resto. Il mondo in cui vivi, la gente che frequenti, lo stile di vita che hai. È inconciliabile con un bambino»
Ben si trattenne appena in tempo dall’annuire.
«È un tarlo che mi rode l’anima» disse, all’improvviso, mentre osservava Tommaso che raccoglieva le conchiglie.
«Posso capirlo» annuì Rebecca «Tommaso è l’amore della mia vita. È in ogni mio pensiero, ogni giorno. Non posso immaginare che chi lo vede anche solo una volta non se ne innamori.. bè, è chiaro, io sono di parte…»
Sembrò quasi imbarazzata, ma Ben annuì.
«È un bambino bellissimo» mormorò.
«Barnes, sei così vanitoso da volermi estorcere un complimento?» ribatté lei, divertita «È il tuo ritratto! Cosa vuoi farmi dire?»
Lui fece un sorriso sincero.
Ricordava quello spirito arguto di lei… era una cosa che adorava.
Le modelle di Hollywood erano fantastiche… ma quanto a intelligenza e spirito mancavano decisamente.
«Chiaramente è bellissimo: è mio!»
«Oh, perfetto, grazie… del resto io cosa ho mai fatto?» Becky ammiccò «L’ho solo portato nella pancia per nove mesi. E sì, poi sono morta di dolore per quattordici ore mentre cercavo di darlo alla luce»
Lo disse in tono scherzoso, ma Ben si rannuvolò in viso.
Si era perso la nascita di suo figlio.
Certo, lo sapeva già… ma la cosa lo colpì con più forza, in quel momento.
Stava pensando a cosa dire, quando entrambi sentirono il bambino piangere.
«Che succede?» si allarmò Ben.
«Ha fame, probabilmente»
Rebecca si alzò e si diresse dal figlio, prendendolo in braccio.
Ben stava ancora decidendo se alzarsi e raggiungerla (poteva? O era meglio di no?) che lei era già tornata a sedersi, con il bambino tra le braccia.
Carolina era arrivata dietro di lei e prese una sedia, stando ben attenta a sedersi lontana da Ben.
Ma lui aveva occhi solo per il piccolo, che aveva smesso di piagnucolare appena lo aveva visto.
Lo stava fissando con occhi attenti.
Era assurdo.
Sembrava così concentrato, così consapevole…
Poi, all’improvviso, Tommaso si voltò verso la mamma e le mise le manine sulla camicetta, stropicciandogliela.
Ben sgranò gli occhi, esterrefatto.
Sembrava che suo figlio volesse strappare alla madre la camicia, da quanto impegno ci metteva.
Ma Rebecca si limitò a sorridere e a dargli un bacio al volo.
Poi sbottonò la camicetta.
Ben deglutì a vuoto.
Carolina sbuffò.
«Becky! Non davanti a lui!» esclamò contrariata.
Rebecca alzò gli occhi e incrociò lo sguardo imbarazzato di Ben.
«Ah, scusa» disse.
«No…ehm…» balbettò l’altro «Ma cosa…cosa sta facendo?»   
 
Rebecca scoppiò a ridere e persino Carolina grugnì per nascondere il divertimento.
«Ben» spiegò poi Becky «Ha fame, vuole il mio latte. Cosa credevi?»
«Io… niente… è che lui sembra così…»
Non finì la frase, non sapeva cosa dire.
Vorace?
Forse sì.
Per un attimo gli aveva ricordato la frenesia con cui lui stesso strappava i vestiti di dosso a Rebecca… Ma cosa andava a pensare? Il bambino aveva poco più di un anno! Ma come faceva a formulare idee così idiote?!
 
Intanto, Rebecca lo aveva attaccato al seno e Ben si stupì di come la scena era assolutamente candida e rilassata. Non ci avrebbe mai creduto, se glielo avessero raccontato: sembrava la classica cosa dalla quale fuggire a gambe levate, disgustati.
Invece, mentre suo figlio mangiava allegramente, Ben divorò con gli occhi il piccolo mangione… e il seno di sua madre, scarsamente coperto e parecchio generoso.
Lo ricordava bello, ma più piccolo… Ma certo, lei allattava, era normale.
No?
Ah, ma che ne sapeva lui?!
Si riscosse solo quando Rebecca chiese, a bassa voce:
«Quindi, ora che lo hai visto te ne torni in America?»
Non c’era inflessione in quella domanda: né di desiderio, né di accusa.
Ben prese tempo, mentre Carolina accarezzava il fianco del piccolo e fingeva disinteresse per la sua risposta.
Riorganizzò le idee, ma doveva ammettere che non sapeva nemmeno lui che dire.
«Io… io penso di sì. Almeno…»
Appena aprì bocca, Tommaso gli piantò gli occhi in faccia, indagatore.
Il tutto senza smettere di prendere il latte: sembrava un piccolo contorsionista.
Di nuovo, Ben e suo figlio si fissarono negli occhi.
Poi, Tommi smise di poppare e lanciò uno strillo soddisfatto.
Carolina lo prese in braccio mentre Becky si sistemava velocemente, ma il bambino scalciò per scendere a terra e poi si mise a trotterellare verso la sabbia.
Poi si girò, si voltò verso Ben e sorrise timidamente.
Ben batté le palpebre e Becky trattenne un sospiro: era già incantato dal bambino, era chiaro.
Quanto ci avrebbe messo a rendersene conto?
«Ben…» mormorò «Te lo chiedo di nuovo e ti supplico di dirmi la verità, perché questo almeno me lo devi. Cosa sei venuto a fare?»
Lui sembrava confuso.
«Te l’ho detto. Volevo sapere se era mio… e perché non me lo avevi detto»
«E poi? Ora che lo sai… cosa vuoi?»
Si guardarono per un attimo lunghissimo, poi lui scosse il capo, con l’espressione persa.
«Non… Non lo so…»
Lei riprese fiato.
Era così tipico di Ben.
Ma stavolta, lei non poteva mollare: non fino a quando sarebbe stata tranquilla.
Lui la stupì di nuovo:
«Posso… posso stare qui con voi, oggi?»
Lei prese tempo e lui si affrettò ad aggiungere.
«Solo per… per parlare ancora un po’»
«E per vederlo» completò lei.
Lui deglutì.
«Io…io… sì… anche per quello»
Rebecca lo fissò negli occhi, chiedendosi cosa doveva fare e quanto male le avrebbe fatto quando lui se ne sarebbe andato di nuovo.
 
Il guaio è che fu una giornata piacevole.
Ben era affascinante e divertente come un tempo e suo fratello Jack, che li raggiunse all’ora di pranzo, era buffo in un modo folle e assurdo.
A differenza del fratello maggiore, Jack non aveva problemi ad interagire con Tommaso: appena dopo essersi presentato a Becky e Carolina, era già steso per terra a giocare con il piccolo.
Ben sentì un’inappropriata fitta di gelosia: non era giusto, Tommaso era… bè, era suo.
Però andava detto – ammise con se stesso – che suo fratello era più coraggioso di lui, che stava ancorato su quella sedia con il cuore che batteva furiosamente e una paura fottuta – insieme a un desiderio fottuto, per la verità – di fare la stessa cosa.
Di avvicinarsi al piccolo e toccarlo, giocarci insieme.
Vederlo ridere di nuovo.
Jack lo conquistò in due minuti e la diffidenza di Tommaso si sciolse di fronte a quel ragazzone biondo che giocava con lui in modo molto più spericolato rispetto alla mamma e alla zia, che non si rotolavano mai nella sabbia con lui.
 
Carolina guardava in silenzio i due giocare ed emanava disapprovazione da tutti i pori.
Rebecca era ancora seduta vicino a Ben e guardava preoccupata la scena.
All’improvviso, lui le coprì una mano con la sua e lei sussultò.
«Non preoccuparti» mormorò Ben.
«Non sono preoccupata» mormorò lei.
Lui sorrise.
«Sì, certo, vedo… Stai tranquilla, Jack ha praticamente la stessa età mentale di Tommaso, è per questo che vanno d’accordo…»
Becky sorrise debolmente.
Riportò gli occhi sul figlio, che in quel momento la guardò e sorrise.
Becky sorrise di rimando e gli mandò un bacio, ma sentiva il cuore pesante: a cosa avevano dato il via, in quella mattina di sole?

   
 
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