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Autore: Deb    27/02/2014    5 recensioni
Non c'è da stupirsi del fatto che Peeta si irrigidisca quando sente le mie labbra sulle sue per un bacio a fior di labbra, casto. Il nostro primo bacio senza telecamere. È normale che ne rimanga stupito.
I suoi occhi sono sorpresi quando lo guardo, scostandomi da lui. Le guance mi si colorano immediatamente e abbasso lo sguardo per rialzarlo quando sento le dita di Peeta sul mio collo. Ha lo sguardo serio, come se dovesse chiedermi il permesso, non so cosa legge dalla mia espressione, ma lo vedo avvicinarsi al mio viso e chiudo gli occhi in attesa di sentirlo nuovamente sulla mia bocca.

{Everlark || What if su Catching Fire/Mockingjay}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non rinunciare mai alla speranza
Capitolo V


«Chiudi gli occhi». Dice Venia ed io obbedisco. Mi stanno truccando per poter girare il pass pro. Fortunatamente hanno deciso di non riempirmi la faccia di colori, mi hanno cosparso gli occhi di correttore per nascondere le visibili occhiaie e un po' di fondotinta e fard perché, come ha detto Octavia, sono bianca come un cencio. Prima di cominciare a lavorare sul mio viso, mi hanno fatto le feste, mi hanno abbracciato, baciato ed hanno parlato persino alla pancia come se essa potesse davvero rispondere. Molte persone sono così euforiche dalla notizia che non abbia avuto un aborto spontaneo dopo l'ultima arena. Peeta disse a Ceaser che ero incinta, ma doveva essere soltanto una bugia. Forse gli è venuto in mente proprio per ciò che era successo nello stesso pomeriggio, o forse l'aveva già deciso. Non lo so, ma capisco che la gente pensa che sia stata fecondata da lui almeno sei settimane prima degli Hunger Games. Se così fosse, dovrei essere all'incirca alla diciottesima settimana, quando invece sono soltanto all'undicesima. Potrei spiegare la cosa con il fatto che lo stress non aiuta il feto a crescere o qualcosa del genere. Più probabilmente però non mi faranno domande di questo tipo. Lo spero. So che il pass pro si basa soprattutto sulle mie condizioni di salute, il far vedere ai ribelli, ma anche a Capitol City, che sono viva, che sto bene, ma che la mia condizione mi porta a dover stare attenta a tutto. Che sia mai che la ghiandaia perda il bambino dello sventurato - ed è davvero sforturato - innamorato del Distretto 12. Già mi immagino Snow quando lo vedrà, credo si farà grasse risate nel comprendere che io sia rilegata nel 13 perché sono incinta.
Ormai mi sono abituata all'idea che questa cosa stia crescendo dentro di me, ma non riesco a sentirla mia. Mi sembra un corpo estraneo - ed alla fine è proprio questo -, un parassita che mi utilizza da incubatrice vivente. Le persone sono felici per me, ma non capiscono che questo è proprio il momento peggiore per fare figli. Forse quest'essere non vedrà mai la luce. Abbiamo buone probabilità di vittoria, ma nessuno può darmi la certezza che io vivrò o che mio figlio sarà sano e salvo una volta partorito. Potrebbero rapirlo ed ucciderlo. O potrei morire prima che accada. Ci sono tante cose da considerare ed io non riesco proprio a vedere un lato positivo in tutto ciò.
Osservo il mio staff che si fa da parte, per far passare Cressida. Octavia è ancora un po' riluttante all'idea di stare in mia compagnia e sicuramente non si trova così bene nel 13, ma la capisco dopo tutto quello che le hanno fatte passare. Sia a lei che a Flavius e Venia. Ricordo bene quando li ho trovati, dopo aver acconsentito di essere la ghiandaia imitatrice, e ancora mi rabbuio per loro. Però, almeno, sono vivi.
Cressida mi osserva e mi dà l'okay. «Rimettiti a letto». Ordina.
Quando mi alzo, mi ferma e mi stringe, «non ho avuto modo di farti le mie congratulazioni».
«Grazie». Rispondo dandole piccole pacche su una spalla. Avevamo discusso, prima di sapere che fossi davvero in attesa, di cosa raccontare per far cadere i dubbi delle persone che si sarebbero accorti che non ero incinta e Cressida era una delle persone che è stata messa al corrente.
Mi volto un attimo verso il letto di Johanna. So che è dietro il paravento, ma è ben nascosta dalle telecamere e rimane in assoluto silenzio. Sicuramente riderà tantissimo di me e mi prenderà in giro, provasse a farlo e dirò che non vado più a vivere con lei. Perché sì, siamo diventate coinquiline. Johanna vuole andare via dall'ospedale ed io sono con lei. Siamo qui da troppo tempo. Peccato che non si fidino a lasciarla da sola, quindi ho detto che la terrò d'occhio io, che ci terremo d'occhio a vicenda, nella stanza che il Distretto ci assegnerà. «Sappi che se ti prendono voglie strane, io non correrò da nessuna parte per cercare di farti contenta!» Aveva detto, poi.
«Allora, Katniss, vogliamo che ci racconti un po' di come ti senti, della gravidanza, di Peeta, della rivoluzione. Starai nel letto, poi vorremmo che mostrassi la pancia per dare la conferma che la notizia è vera». Mi spiega Cressida, sedendosi davanti al letto.
Io annuisco, capisco ciò che vogliono da me, l'avevo già messo in conto, Haymitch me ne aveva parlato, come anche Gale, ed io ho provato a prepararmi qualcosa, ma non sono brava a programmare, come non so se riuscirò a spiccicare parola; sento la bocca secca e la lingua non vuole collaborare, sembra sia incollata al palato.
«Vuoi che ti faccia qualche domanda?»
«Sì, grazie». Rispondo subito, arrossendo un po'.
«Allora, Katniss, come ti senti?»
Guardo la lucina rossa della telecamera, «Sto bene. Sono solo... uhm...» Mi blocco e, dopo poco, sento ridere dall'altro lato della stanza.
«Cretina! E tu saresti il volto della rivoluzione? Sei una bambina che non è nemmeno in grado di parlare!»
Mi mangio le guance, offesa da quelle parole. Sbuffo e torno a concentrarmi sulla luce rossa.
«Volete sapere come sto? Sto male. Sono chiusa in ospedale perché sono crollata. Prima perché Snow aveva Peeta, poi perché Peeta ha tentato di uccidermi. Sono incinta ed il padre del bambino mi vuole morta. C'è una rivoluzione in corso, che, a quanto pare, è iniziata per merito di miei azioni e non so se io o mio figlio avremo un futuro. Insomma... sono una persona in vista, lui...» Mi indico la pancia, alzando la maglia che mi hanno fatto indossare. «... lo è con me. Non so cosa mi riserverà il futuro, sono qui, rintanata qui quando vorrei andare a combattere insieme ai ribelli perché sono completamente, totalmente, dalla loro parte. Il sistema è sbagliato e soltanto noi, popolo di Panem, possiamo cambiarlo, sperando in un futuro più roseo per tutti. Per troppo tempo siamo stati sotto il dominio di un tiranno che ha cercato di detenere tutto il potere. Dobbiamo dire basta e dobbiamo combattere per far valere la nostra voce, ma io non posso. Non posso perché rischierei la sua vita. Io lo devo proteggere e devo sperare che i ribelli vincano la rivoluzione, devono farlo, cosicché il bambino possa crescere in un mondo sereno, senza dover sottostare alla paura degli Hunger Games».
Ansimo, alla fine, ho parlato in fretta, la mia mente non faceva in tempo a pensare ad una frase che la mia bocca la sputava. Non so se queste mie parole vadano bene, ma vedo Cressida sorridere ed alzare un pollice verso l'altro.
«Perfetto». Dice sorridente.
Smontano tutto e, quando se ne vanno, per prima cosa corro in bagno a lavarmi la faccia, poi torno al letto e ricomincio a fare nodi. È l'unico modo con il quale riesco a distendermi, a non pensare incessantemente a Peeta, a Gale nel 2 o al bambino che sta crescendo sempre di più.
Quella sera, con mia sorpresa, entra nella stanza Plutarch. Mi sorride e mi accarezza la pancia, dandomi fastidio. Mi parla del mio pass pro e di come sia riuscito bene, mi dice che la Coin non è del tutto contenta di come stiano andando le cose, vista la mia condizione non sono molto d'aiuto, ma tutto sommato stiamo vincendo. Manca poco alla presa del Distretto 2 e una volta ottenuta possiamo cominciare a pensare ad una tattica per prendere Capitol City.
«Sono sul punto di organizzare un pass-pro-spettacolo che è destinato a essere un successo. Tutti adorano i matrimoni, in fondo».
Mi blocco di colpo, nauseata all'idea di ciò che sta suggerendo. All'idea che stia in qualche modo orchestrando una sorta di assurdo matrimonio tra me e Peeta. Da quando sono qui, non sono più stata capace di mettermi davanti a quello specchio unidirezionale e, su mia stessa richiesta, ricevo aggiornamenti sulle condizioni di Peeta solo da Haymitch. Che parla pochissimo. Si stanno sperimentando le più svariate tecniche. In realtà, non troveranno mai un modo per guarire Peeta. E adesso vogliono che lo sposi per un pass-pro?
Plutarch si affretta a rassicurarmi. «Oh no, Katniss. Non il tuo matrimonio. Quello di Finnick e Annie. Tu devi soltanto fare atto di presenza e fingere di essere felice per loro».
«Quella è una delle poche cose che non dovrò fingere, Plutarch» gli dico.
Ed è vero. Sono felice che almeno per uno di noi due le cose vadano bene e che possa essere felice. Ricordo ancora quant'era distrutto, come me, quando Annie non era al suo fianco e come, invece, sembrava una bambino quando ha potuto riabbracciarla. Sarà un matrimonio grandioso.

Plutarch sta ancora organizzando il matrimonio che si terrà tra una settimana, mentre io e Johanna ci siamo sistemate nella nuova abitazione, che è davanti a quella di mia madre e di Prim. Probabilmente non si fidano del fatto che ci terremo d'occhio a vicenda e quindi hanno deciso che mia madre sarebbe potuta essere un punto di riferimento.
La notte continuo a svegliarmi in preda agli incubi e spesso non riesco a riprendere sonno. Rimango sveglia al buio, tenendo tra le mani la perla che mi ha regalato Peeta, appoggiandola alle labbra e ricordando i nostri ultimi momenti insieme. Vorrei rivederlo, ma non da dietro un vetro. Non si fidano però a farmi entrare. Ed io non ho avuto il coraggio di chiedere un incontro. Peeta potrebbe farmi del male ed ora devo pensare che facendo del male a me lo farà anche al feto. Pochi giorni fa, Haymitch mi ha dato l'okay per osservarlo, non lo volevo, ma alla fine la curiosità ha preso il sopravvento e l'ho seguito. Mi sono seduta dietro il vetro riflettente insieme ai dottori che prendevano ossessivamente nota di tutto ciò che accadeva nella stanza. C'è Delly con Peeta e stringo i pugni, conficcandomi le unghie nella carne per non scattare, entrare nella stanza, e portare via Delly di peso. Gli ormoni, mi sono detta. Perché io non sono una persona così gelosa. Non nei confronti di Peeta, non di Delly che è una ragazza assolutamente dolce e simpatica. Sono come fratelli, ma Gale dice che io penso a lui come un fratello eppure mi aveva dato fastidio la bontà di Madge e Gale dice di amarmi, quindi come posso essere sicura che Delly non ami Peeta? Se così fosse, Peeta potrebbe innamorarsi di lei ora ed io rimarrei da sola con un bambino che nemmeno voglio. Ma anche se Delly fosse solo sua amica, non significa che Peeta farà da padre a nostro figlio visto e considerato che è fermamente convinto che sia di Gale.
«Parlagli della gravidanza di Katniss». Inarco un sopracciglio sentendo Haymitch parlare. Poi volto lo sguardo verso Delly che deglutisce, un po' preoccupata.
«Non potrebbe attaccarla?» Chiedo avvicinandomi al vetro per avere una visuale migliore.
«No. Il massimo che fa, di solito, è cercare di convincerla che sei un ibrido». Mi risponde tranquillo, come se ciò non dovesse assolutamente ferirmi.
«La pancia di Katniss è sempre più evidente», afferma lei, sorridendogli.
Vedo Peeta irrigidirsi un attimo, «mi ha detto che era incinta. Gale è contento?» Continua con questa assurda idea che io debba essere andata a letto con lui. Probabilmente non ci sarà modo per fargli capire che è suo figlio.
«Oh, ma non è di Gale. Mi hanno detto che hanno litigato. Gale ci è rimasto malissimo che Katniss avesse scelto te».
Peeta inarca un sopracciglio prima di iniziare a ridere di gusto, «per uccidermi, magari».
Sento gli occhi bruciare e chiedo a Haymitch come fa a sapere che avevo avuto una discussione con lui, anche se poi abbiamo fatto pace, più o meno. Lui dice che gliel'hanno riferito, ma io sono certa che ci siano pettegolezzi in giro per tutto il Distretto di cui io non sono a conoscenza.
«Katniss non vuole ucciderti, Peeta. Se solo le dessi una possibilità... penso che potresti innamorarti di nuovo di lei», ridacchia un attimo, poi continua. «Ricordo il modo in cui mi parlavi di lei. Era tutto il tuo mondo e non riuscivi nemmeno a rivolgerle parola».
«Ero stupido, Delly. Lei pensa solo a se stessa e... hai visto? Ha distrutto il 12».
Mi domando come hanno fatto ad inculcargli nella testa tutte quelle cose assurde. Lo so che hanno utilizzato il veleno degli aghi inseguitori, ma ci sono ricordi che non riesco a modificare in peggio nemmeno se ci metto tutta la mia buona volontà, e ci ho provato.
«Non ha distrutto il 12! È stato Capitol City, te lo assicuro. Io ero lì». Peeta prova a dire qualcosa, ma Delly non gli dà il tempo, «fatto sta che Katniss è incinta e tu sei il padre perché ha fatto l'amore solo con te. Non sei il tipo da non prenderti le tue responsabilità. Sei il padre e dovrai crescere quel bambino con lei, che tu lo voglia o no».
Sono curiosa di sentire la risposta di Peeta che, stranamente, tarda un po' ad arrivare, come se stesse cercando di immaginarsi un futuro con me ed il bimbo. E magari è proprio così.
«Hai ragione. Se è mio figlio, lo porterò lontano da lei».
Esco dalla stanza e Haymitch mi è dietro, gli occhi mi bruciano. Non perché mi sento ferita da quelle parole, alla fine, posso accettare il fatto che me lo porti via. Con Peeta sarebbe al sicuro, ma non voglio che vada via da me, anche se già è scivolato via, se non è più lui. Ho sicuramente sperato che questo bambino potesse avvicinarmi nuovamente a Peeta, ma non è possibile e un po' mi rincuora il fatto di non dover crescere questo bimbo io.
«Sono cose che dice ora, Katniss. Lavoreremo ancora con lui e per quando nascerà il pargolo forse non scapperà da te». Scrollo le spalle in risposta e mi accingo a tornare all'ospedale.
Da quel giorno non ho più chiesto di vederlo e quando Haymitch mi dice di andare a spiarlo dal vetro riflettente affermo che non voglio, anche se invece è così. Ma ho paura di vederlo perché, anche se davanti a me ho Peeta, so che non c'è lui dentro. È un'altra persona. Non è il ragazzo che voleva proteggermi dalla morte, che mi ha abbracciato stretta, che mi ha baciato come se fossi di vetro, con la paura di rompermi. Solo ora mi accorgo di quanto mi manchi il ragazzo innamorato. Era la mia costante e non me ne sono nemmeno resa conto sino ad ora.

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Buongiorno! Eccoci con il nuovo capitolo! :3 Spero non vi abbia deluso. In chat, la mia poverah mogliah Pavonessah del mio cuoreh si deve sorbire i miei scleri su quanto questa storia non mi piaccia per niente. Poverah carah! XD Grazie che mi sopporti :* I love you so much! E leggete Clock che è bellissima, mica come questa cosa qui! ♥
Anyway, in questo capitolo vediamo una Kitkat gelosa di Delly. Gli ormoni. Certo, cuoreh. u.u Spero di non aver deluso le vostre aspettative. So che avreste voluto vedere un loro riavvicinamento, ma ancora è troppo presto e non è detto che ci sarà in futuro. Chissà. Peeta è un diciassettenne, povero cuoreh. Non penso farebbe i salti di gioia nemmeno da non torturato se qualcuno gli dicesse che diventerà padre. Ma vabbè.
Grazie mille per tutte le recensioni, le preferite, le ricordate e le seguite! :)
Ci vediamo domani con una song-fic OS *0* E lunedì col prossimo capitolo di questa long! :)
Bacioni
Deb
   
 
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