Discrepanze

«Alza il culo, Shikamaru. Se te ne fossi scordato, abbiamo il corso di latino tra sei minuti».
«Che seccatura…»
Temari lo fissò astiosa, le mani sui fianchi torniti, lo sguardo gelido e sprezzante.
«Guardati…ma non ti fai schifo da solo?!»
Shikamaru sbadigliò, allungando le braccia sfiorando il cespuglio accanto a sé. Grugnì, non appena si accorse che la panchina sulla quale era beatamente spaparanzato aveva ancora residui di vernice fresca.
«Cazzo…ed era l’unica maglietta pulita…» si lamentò contemplando la macchia verdastra sotto gli occhi di Temari, che gli diede le spalle, tirandogli un calcio allo zaino.
«Fai quello che vuoi, io sono stufa marcia di aspettare un idiota che passa le giornate a guardare le nuvole e poltrire. E scordati che ti tengo ancora il posto» gli sibilò altezzosa, sistemandosi la tracolla intorno al seno, e avviandosi svelta verso la scala G, attraversando il chiostro centrale tra gli sguardi ammirati dei ragazzi. Le tette di Temari facevano sempre un certo effetto.
Shikamaru si grattò distratto il capo, qualche ciuffo sfuggito al codino, e dopo qualche istante di meditazione si ristese sulla panchina.
Al diavolo il corso di latino, tanto Choji gli avrebbe passato gli appunti, e al diavolo la vernice.
Meglio osservare piuttosto come quella fantastica nuvola bianca, apparsa da poco, ondeggiava intorno al sole
Si ridistese comodo, intrecciando le mani dietro la nuca.
Pensò per un istante a Temari, al suo incedere nervoso e scattante, ai tacchi alti che ogni volta in biblioteca facevano un terribile rumore, e tutta la gente si girava a guardarli irritata: o meglio, fissavano Temari con cupidigia e lui con astio.
Che maledetta seccatura.
Anche se, ammettendolo a malincuore…non avrebbe mai potuto desiderare seccatura migliore, in vita sua...