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Autore: lacrimenere    27/02/2014    1 recensioni
Come potevano, quegli occhi azzurri incredibilmente belli, nascondere una colpa tanto grave?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Barista, un altro giro!”
Niall, con entrambi i gomiti appoggiati al bancone e la testa tra le mani, fissava con occhi lucidi la biondina che stava prendendo - per l’ennesima volta - la bottiglia di vodka dal ripiano in vetro.
Il locale era ancora gremito di gente nonostante la mezzanotte fosse passata da un bel pezzo.
Per lo più erano ragazzi sui vent’anni, molti dei quali in compagnia di qualche bambinetta con vestiti troppo corti, troppo stretti, troppo tutto.
E la cosa non mi entusiasmava per niente.
Lasciai che il mio sguardo appannato vagasse tra i tavolini di legno pitturato di verde, scrostati e decisamente consumati, sulle finestre dai vetri sporchi, le seggiole in plastica, l’alone di fumo che lasciava a malapena intravedere il soffitto e diffondeva in modo inquietante la luce ronzante dei neon.
Non avrei potuto trovare niente di positivo in quel locale nella periferia della città neanche volendo.
Neanche da ubriaco.
Neanche se ai 7 bicchieri di vodka e ai 2 di whisky che mi ero già scolato quella sera avessi aggiunto il resto delle riserve di alcol custodite nello sgabuzzino di quel posto sudicio.
“Se andate avanti così la prossima volta che verrete a trovarci troverete all’entrata una targhetta con scritto ‘a Harry e Niall, benefattori dell’ Artist cafè’ ”
La biondina fissò Niall con sguardo complice da sotto le sue lunghissime – e fintissime – ciglia scure.
Lui le sorrise di rimando, allungando sul bancone una banconota, come aveva già fatto innumerevoli volte quella sera.
“Tesoro, fanne uno doppio per Haz. Mi sembra ancora troppo sobrio”
Solo allora mi voltai verso il ragazzo alla mia sinistra, guardandolo come se lo vedessi per la prima volta.
Lui posò la testa sulla sua mano, reggendosi con il braccio appoggiato al bancone, e le sue labbra si tirarono in maniera smisurata.
“Che c’è, Haz?” il suo sorriso derisorio mi lasciò perplesso.
“Niente, mi sono solo.. distratto”
“Uhm, si, capisco” avvicinò il suo sgabello al mio, facendolo strusciare rumorosamente sul palquette consumato.
Continuò a fissarmi inebetito, senza cambiare espressione.
Nonostante non riuscissi a metterne a fuoco perfettamente i lineamenti, cercai di ricambiare lo sguardo, infastidito da quell’improvvisa attenzione nei miei confronti.
Sapevo che mi aveva posto quella domanda solo perché aveva qualcosa in mente, e non per interesse personale.
Non che Niall se ne fregasse di me, semplicemente nessuno dei due aveva mai avuto la voglia e il coraggio di scavare a fondo nell’anima dell’altro.
E forse era meglio così.
Quando uno dei due era turbato per qualcosa, bastava uno squillo, un orario, e ci trovavamo sempre sugli stessi due sgabelli, nello stesso degradante pub.
Non ricordo di aver mai fatto conversazioni profonde con lui.
Risulta più facile ad entrambi affogare i pensieri in una bionda media, o in un po’ di fumo.
E, nel caso bisognasse affogare anche i ricordi oltre che i pensieri, qualche super alcolico sostituiva tranquillamente il boccalone di birra.
Sentii il tocco della mano di Niall sulla gamba, mentre la barista – Emily, credo – faceva scivolare sul ripiano liscio altri due bicchieri con del liquido verdastro all’interno.
“Grazie piccola” biascicò il biondo sorridendole, per poi tornare a puntare gli occhi nei miei.
Sollevai lo sguardo, decidendo di ignorare la presa che si faceva sempre più forte intorno alla coscia.
Lo osservai per un po’, aspettando che sputasse finalmente le parole che gli giravano per la testa.
Poi, all’improvviso, scoppiò a ridere.
Gli rivolsi uno sguardo confuso, l’ennesimo.
“Mio dio Harry, avresti dovuto vedere la tua faccia!”
“Cosa cazzo…?”
“E’ bastato che ti sfiorassi la gamba per farti andare a puttane il cervello! Sei messo male, amico”
Continuò a ridere, mentre io raddrizzavo le spalle e mi spingevo con i piedi lontano da lui, facendo stridere la base dello sgabello con il pavimento.
Afferrai il mio bicchiere e buttai giù tutto in un sorso, subito dopo anche lui mi imitò.
“L’alcol ti ha preso troppo stasera, credimi” dissi fissando il fondo del bicchiere vuoto.
“Dimmi, Haz” continuò, ignorando la mia ultima frase e osservando attentamente il resto del locale “quanto tempo è che non stai con una ragazza?”
Mi voltai a guardalo per capire se stesse scherzando o facesse sul serio.
Non risposi subito.
“Sai benissimo che io... beh...”
“So che sei gay” disse con risolutezza, ricambiando lo sguardo “ma, voglio dire, come fai a sapere che non ti piacciono e basta? Hai mai provato a baciare una donna? A scopartene una?” sorrise maliziosamente, notando il mio sguardo a dir poco scioccato.
“Niall…”
Sfilò il pacchetto dalla tasca, si mise una sigaretta in bocca e, tenendola tra le labbra senza accenderla, biascicò qualcosa che non capii per poi ridere di nuovo tirando fuori l’accendino.
“Andiamo, Harreh…” socchiuse gli occhi sputandomi in faccia del fumo “…ti fidi di me?”
“Sinceramente? No” afferrai il suo pacchetto e presi a mia volta una sigaretta.
Lui mi guardò mentre accendevo, e non disse nulla.
Sorrisi prima di far uscire una nuvoletta di fumo dalle labbra.
Fece roteare gli occhi, poi si alzò pulendosi i pantaloni dalla cenere che vi era caduta sopra.
Mi guardò per un po’, quasi fosse indeciso sul da farsi.
Sostenni il suo sguardo fino a quando, scoppiando a ridere – di nuovo – mi afferrò per il polso trascinandomi in centro alla sala.
“Emily, amore!” urlò con una voce decisamente troppo stridula per essere naturale “ci metti un po’ di musica? Haz vuole ballare stasera”
Mi voltai verso il bancone giusto in tempo per vedere la ragazza squadrarmi dalla testa ai piedi, per niente convinta.
Poi alzò le spalle, scosse la sua chioma biondo platino e premette sull’interruttore dello stereo con una delle sue lunghissime unghie laccate in rosso.
Calarono le luci, le casse iniziarono a vomitar fuori musica a volume altissimo, e in un battito di ciglia tutte le persone rimaste si riversarono al centro del locale.
“Haz!” sentivo a malapena la sua voce.
Mi avvicinai all’orecchio del biondo e urlai con quanto fiato avevo in gola “si può sapere cosa cazzo stai facendo?” intravidi un ghigno nella penombra.
“No che non si può. Tu seguimi e basta, cucciolo” rispose strizzandomi la guancia come faceva mia nonna quando andavo a trovarla da bambino.
Lo maledissi in silenzio mentre lo seguivo spostandomi tra la folla a gomitate.
Poi, all’improvviso, lo persi.
Con la vista offuscata dall’alcol e le ginocchia che minacciavano di cedere da un momento all’altro, riuscii a raggiungere per miracolo un angolo della stanza, dove la luce era più fioca e la musica arrivava più ovattata.
La testa mi faceva fottutamente male.
Mi portai due dita alle tempie, cercando di placare il dolore.
 
Una risata stridula.
Una mano scheletrica mi avvolse il polso, trascinandomi di nuovo al centro della bolgia.
Alzai la testa cercando di mettere a fuoco, e quello che vidi non mi piacque per niente.
Una ragazza riccia, con un irritante sorriso idiota e degli occhi grigi troppo piccoli sotto a tutto quell’ombretto scuro, stava cercando di convincermi a ballare con lei.
Appena dietro, Niall, avvinghiato a una morettina, mi sorrideva realizzato.
“Non ringraziarmi!” mi urlò, prima di sparire di nuovo inghiottito dalla folla.
“Bastardo” sibilai, ripromettendomi di ucciderlo una volta uscito da li.
Se mai fossi riuscito a uscirne, s’intende.
Intanto, la ragazza teneva ancora stretta la presa attorno al mio braccio.
“Allora, io sono Sunny” solo in quel momento mi voltai a guardarla.
“Bene” sbuffai mentre cercavo di liberarmi, ma lei mi strinse a sé più forte, gettandomi le braccia intorno al collo.
“Tu invece, sei?” di nuovo quel sorriso da ebete, di nuovo quello sbattere di ciglia.
“Ti interessa sul serio?” la osservai inarcando un sopracciglio.
“Certo che si, voglio sapere il nome del mio cavaliere” alzai lo sguardo cielo, maledicendo – ancora – Niall.
“Senti Summer”
“Sunny”
 “Si, come vuoi tu” sibilai allontanandola “il tuo cavaliere, qui, non è interessato a trovarsi una dama. Quindi, se non ti dispiace, alzo i tacchi”
Lei mi guardò delusa per qualche istante, poi tornò a sorridere
“Dai, la festa è appena incominciata!”
“Il tempo è un concetto relativo. Per me è appena finita, ciao Summer!”
Feci per andarmene, ma lei mi trascinò a sé ancora
“Intanto è Sunny” puntualizzò “e poi comunque non ho intenzione di farti andar via ora”
“Perché, che succede ora?” chiesi irritato.
“Mi piace questa canzone” chiuse gli occhi e prese a dondolarsi sui piedi, fingendo di non aver sentito la mia ultima frecciatina.
Dallo stereo uscirono le prime note di una melodia stranamente familiare.
“Non me ne può fregar di meno se…”  non finii la frase.
La musica sovrastò ogni mio pensiero, tranne uno.
E all’improvviso, mi ritrovai a quella notte di tre anni prima.
Restai immobile in mezzo alla sala, in mezzo alla gente che ballava e si divertiva.
Davanti a Sunny, che si muoveva come un’ossessa tentando di stare a tempo con la base.
Immobile, paralizzato in un ricordo.
 
 
 
‘uh uh huh
So what I keep ‘em rolled up saggin’ on my pants not caring what I show
Keep it real with my n-ggas keep it player for the hoes
And look clean don’t it?
Washed it the other day, watch how you lean on it’
 
“Dai Harry, lasciala! Mi piace questa!”
Lauren mi spinse via la mano, impedendomi di premere il tasto sul vecchio stereo della sua macchina e cambiare stazione radio.
“Ma l’avrò sentita un migliaio di volte, cristo!” sbuffai rigettandomi sul sedile e mettendo un finto broncio.
“Macchina mia, musica mia. Non hai potere decisionale, riccioli d’oro, mi dispiace” rispose risoluta mentre sfoderava un amabile sorriso tenendo lo sguardo fisso sulla strada buia.
Tirai giù il finestrino e mi accesi una sigaretta.
Misi la testa fuori e lasciai che l’aria fredda mi perforasse i polmoni.
“Living yoooung and wiiild and freee” Lauren stava canticchiando battendo le dita a ritmo sul volante
“Almeno risparmiami il live, ti prego” lei sbuffò prima di rivolgermi uno sguardo pieno di risentimento.
Come risposta, le regalai un sorriso tiratissimo.
“Si può sapere perché devi sempre rovinare i miei momenti di gloria?”
“Perché sei una pessima cantante e tengo al mio udito, forse?”
“So what we get druuuunk” riprese quasi urlando e battendo più forte le mani con una nota di disappunto stampata in viso.
Scoppiai a ridere e poi “Okay Lau, dimmi cosa devo fare per farti smettere. Giuro, farò tutto quello che vuoi”
Un sorrisetto le attraversò volto “canta con me, Harry”
La guardai inarcando un sopracciglio, mentre lei fissava assorta il mondo oltre il parabrezza.
Sospirai alzando le spalle, ridendo tra me e me.
“so what we get drunk” iniziai con poca convinzione
“so what we smoke weed”
“We’re just having fun”
“We don’t care who sees” concludemmo insieme.
“Vedi? Viene meglio se la cantiamo in due” disse tutta soddisfatta.
Poi alzò al massimo il volume dello stereo e fece scendere il tettuccio della sua decapottabile rossa.
Mi voltai verso di lei allibito, stringendomi nel giaccone.
“Lauren porca puttana si gela!”
Ma lei aveva già smesso di ascoltarmi.
“Young and wild and free!”
La osservai  mentre continuava a cantare con il vento che le sferzava i capelli scuri.
Scossi la testa.
Sorrisi.
Poi, infondo alla strada buia, si accesero due luci.
 
 
“Hey? Hey!”
Sunny mi stava a pochi centimetri dal volto, tenendomi saldamente per le spalle mentre mi fissava con espressione preoccupata.
Mi scosse per l’ennesima volta.
“Tesoro, ma che hai?”
Scossi la testa e strizzai forte gli occhi, poi cercai di mettere a fuoco i lineamenti della ragazza che mi stava davanti.
Mi portai una mano alla fronte, mentre le tempie ricominciavano a pulsare dannatamente forte.
“Vuoi che chiami qualcuno?” Sunny continuava a scuotermi stringendomi la spalla.
“No no, io… credo che andrò in bagno” la spinsi via, facendomi largo tra la folla lottando con le mie ginocchia molli.
Mi appoggiai alla gente che mi stava intorno, cercando di orientarmi in mezzo a quell’ammasso di ombre senza volto.
Avevo i battiti accelerati, lo stomaco sottosopra.
Appena intravidi l’insegna verde con scritto ‘toilette’, mi morsi forte un labbro e allungai il passo.
Mi buttai contro la porta, aprendola con il mio peso, e raggiunsi subito il lavandino appoggiandomi con entrambe le mani.
Fiato corto, capelli scompigliati.
Aprii il rubinetto e mi bagnai la faccia, poi sollevai la testa e fissai la mia immagine riflessa nello specchio.
Un conato di vomito soggiunse in quel preciso istante.
Raggiunsi il bagno alle mie spalle e infilai la testa nel cesso.
 
 
Louis
“Lou, forse ho bevuto un po’ troppo”
Gettai uno sguardo a Liam, appoggiato con la guancia al tavolino verde, mentre faceva scorrere il dito sul bordo di un bicchiere vuoto, come incantato dal movimento rotatorio della sua mano.
“Si, lo penso anche io” spensi una sigaretta nel posacenere “chiama qualcuno, io non ho intenzione di accompagnarti a casa e subirmi per l’ennesima volta il terzo grado da parte di tua madre”
Lui tentò una risata.
“Non ho credito sul cellulare”
Alzai gli occhi al cielo, poi feci scivolare il mio telefono sul legno tarlato e questo si fermò a pochi centimetri dalla faccia del ragazzo che mi stava seduto di fronte.
“Usa il mio, e vedi di non farmi scendere tutti i soldi, grazie”
“Prego” biascicò, prima di sollevare quasi impercettibilmente la testa “dove vai?”
“In bagno. Cerca di non fare cazzate”
“Parola di scout!” disse sollevando svogliatamente una mano.
Allontanai la sedia e mi alzai, tirando le labbra in una smorfia poco convincente.
Mi sentivo soffocare in mezzo a tutta quella gente.
Nonostante avessimo preso il tavolo più isolato di tutto il locale, quella confusione mi toglieva l’aria.
Musica troppo alta, persone troppo ubriache.
In generale, direi, troppe persone e basta.
Raggiunsi la porta del bagno e prima di aprirla gettai un’occhiata a Liam: stava cercando di comporre un numero, ma era palesemente in difficoltà.
Scossi la testa ed entrai.
Strizzai gli occhi, infastidito dalla luce pallida dei neon.
Focalizzai la mia attenzione sullo specchio, fermandomi a contemplare la mia immagine riflessa.
Barba di qualche giorno, occhiaie, viso smunto.
Proprio un bello spettacolo.
Avanti così, Louis.
Poi un rantolio attirò la mia attenzione.
Mi voltai, e raggiunsi l’unica porta dei bagni che era rimasta socchiusa.
Appoggiai una mano sul legno laccato di rosso, indeciso se aprire o no.
Poi, diedi una leggera spinta.
Ranicchiato vicino al wc c’era un ragazzo.
Si teneva le ginocchia tra le braccia e notai un leggero tremore sulle sue labbra incredibilmente pallide.
Alzò la testa riccia, e mi guardò impassibile con due enormi occhi verdi lucidi.
Strinse le labbra, mentre io rimanevo fermo sulla porta, fissandolo senza riuscire a muovermi.
Poi si trascinò verso la tazza e vi infilò la testa, vomitando anche l’anima.
Senza pensarci su lo raggiunsi e gli appoggiai una mano sulla fronte, spostandogli i ricci dal volto mentre finiva di rigettare.
Un tremito gli attraversò il corpo, si pulì la bocca con la mano e poi voltandosi verso di me sussurrò un leggero “grazie” stirando la bocca in una smorfia che probabilmente voleva essere un sorriso.
Non risposi, perso nell’infinità dei suoi occhi, e riuscii solo ad allungare una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Lui la fissò per un attimo, poi l’afferrò, tirandosi su continuando a tenersi una mano schiacciata sulle tempie, col viso contratto dal dolore.
“Stai bene?” chiesi flebilmente mentre si avvicinava traballante a uno dei lavandini e si bagnava il viso con l’acqua gelida.
Il ragazzo sollevò la testa e guardò il mio riflesso attraverso lo specchio, e sorrise.
Persi un battito.
“Non potrei star peggio di così, ad essere sincero”
Abbassai lo sguardo, in imbarazzo per la domanda idiota che gli avevo appena posto.
Si girò, continuando però a reggersi con una mano al lavandino e mi fissò, mentre a mia volta mi allontanavo dalla porta del bagno.
Mi tese una mano “piacere, sono Harry”
Gliela strinsi “Louis”
“Un bel modo per conoscersi, no?” lui ridacchiò, finendo poi col tossire catarrosamente.
“Decisamente uno dei migliori”
Nel bagno calò il silenzio.
“Sai che ore sono? Ho lasciato il telefono ad un mio amico di là e..”
Lui indicò col dito un punto oltre le mie spalle, e io gli rivolsi uno sguardo confuso.
“Guarda nel bagno, dovrei aver lasciato cellulare e portafogli lì da qualche parte, vicino al cesso”
Gettai uno sguardo oltre la porta rossa e li vidi in un angolo.
Mi abbassai per raccoglierli e nell’afferrare il suo cellulare premetti per sbaglio un tasto, sbloccando lo schermo.
Lo osservai attentamente rialzavo.
Mi mancò l’aria, mi sentii svenire.
Come sfondo, una foto di Harry con una ragazza dai capelli scuri, lisci e gli occhi di una tonalità appena più chiara di quelli del ragazzo riccio.
Aveva il volto costellato di lentiggini, e delle labbra rossissime.
Erano abbracciati, e Harry sorrideva in modo a dir poco mozzafiato.
Dovetti appoggiarmi alla parete del bagno per non cadere.
Sentii nelle orecchie uno stridere di freni, un grido soffocato.
Chiusi gli occhi con disperazione, nel tentativo di allontanare i fantasmi del mio passato.
Dei passi alle mie spalle.
“Stai bene?” chiese Harry sfiorandomi il braccio con una mano.
Mi ritrassi quasi come se quel contatto mi stesse bruciando la pelle.
“Non potrei star peggio di così” sussurrai tremando.
Mi girai verso di lui, gli misi tra le mani il cellulare e il portafogli e lo urtai mentre mi facevo spazio per passare e uscire dal bagno.
“Scusa” gli dissi frettolosamente, rivolgendogli un ultimo sguardo prima di andarmene.
Sentii il suo sguardo spaesato pesarmi sulla schiena, ma mi ripromisi di ignorarlo.
Una volta fuori, sbattei ripetutamente le palpebre tentando di riabituarmi al buio del locale.
Col fiato corto mi feci largo tra la gente spingendo e tirando gomitate a destra e a manca.
Dovevo uscire da quel posto il prima possibile, se volevo evitare di essere schiacciato ancora dai ricordi.
Raggiunsi il tavolo di Liam, e lo ritrovai pressappoco nella stessa posizione.
Sentendo il mio respiro accelerato, sollevò la testa guardandomi preoccupato.
“Lou, che ti succede?”
Gli rivolsi uno sguardo stralunato, e gli strinsi un braccio.
“Ridammi il mio cellulare, me ne devo andare”
Appoggiò una mano sulla mia.
“Amico, davvero, cosa sta succedendo? Hai una faccia che fa paura”
“Porca di quella puttana, Liam! Dammi quel cazzo di cellulare!”
Me lo passò allungando una mano incerto e lo afferrai in malo modo, allontanandomi poi dal tavolo.
“Louis, Louis!” sentii la voce di Liam farsi sempre più lontana.
Prima di uscire dal locale, gettai uno sguardo alla toilette.
La porta era rimasta socchiusa e riuscii a vedere Harry guardare per un attimo lo schermo del suo telefono, per poi lanciarlo con forza contro il muro opposto.
Mi fermai ad osservare la scena allibito.
Il riccio poi si sedette sul ripiano in marmo dei lavandini e si coprì gli occhi con una mano, mentre tentava di soffocare un singhiozzo.
Raggiunsi di corsa l’uscita, e mi catapultai nel parcheggio buio.
Tentai di stabilizzare il ritmo dei miei respiri, mentre una voragine nel mio petto minacciava di inghiottirmi.
 
 
 
 
 
 
 
 
Hola piepi!
La noia gioca brutti scherzi, quindi eccomi qui con una nuova fan fiction (:
Alloooora, in primis  ci tengo a chiarire una cosa: il titolo.
“Demons” in effetti può trarre in inganno, e siccome vorrei evitare a priori che pensiate che questa sarà una storia di demoni, licantropi, vampiri e cose varie voglio che sappiate da dove arriva questo nome.
Demons, la canzone degli  Imagine Dragons.
Se avrete la pazienza e la voglia di seguirmi durante questo viaggio di scrittura, capirete il perché di questa scelta.
Quindi ragazzuole, s e g u i t e m i  lol
Ma passiamo al capitolo.
La storia inizia in un pub degradante nella periferia della città, abbiamo Harry in balia di un Niall decisamente bastardo - concedetemi il termine lol -  e  Louis preso a fare da baby sitter a un Liam troppo ubriaco.
Come si è capito, i Larry non hanno per niente  voglia di stare in quel locale, ma mentre nel pov Harry si capisce che il nostro ricciolino è lì per distrarsi da qualcosa che lo tormenta, di Louis non sappiamo esattamente perchè sia andato in quello schifo di posto.
Harry, forse a causa dell’alcol, rievoca un ricordo che evidentemente gli fa male, considerando che corre in bagno a vomitare.
E poi, *tadaaa* entra in scena Louis.
Notare che li ho fatti incontrare nel bagno, aaw feels.
Boobear aiuta Harreh a rimettersi in piedi, ma poi scatta qualcosa nel momento in cui sblocca lo schermo del cellulare del riccio.
Il tutto  finisce con un Louis  che se la da a gambe.
In effetti, è un capitolo strano, spero che vi abbia incuriosito abbastanza da farvi venir voglia di leggere il secondo, trollol.
 
Basta, vi mollo perché immagino di avervi già rotto abbastanza (sorratemi)
Se recensiste mi fareste un tanto tanto taaaaanto felice    *occhioni da cucciolo di panda*
 
Much love, Lau xx
 
(su twitter sono @ganjouis, nel caso vi interessasse. Adiooos )
 
 
  
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