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Autore: vieniadosarelamiaansia    27/02/2014    0 recensioni
Sara e una ragazzina di 15 anni, ha paura di diventare grande,è debole ma lei ama pensare all'amore o fantasticare su qualsiasi persona attorno a lei, è un'ottima osservatrice,sa leggere le persone ma nessuno sa leggere i suoi occhi. Sara vive in Sicilia, e la sua vita è un disastro per questo ha creato un mondo fantastico dove lei si rifugia, dove magari si sente abbastanza e le persone non la rifiutano. Ma cosa succederebbe se lei si innamorasse o crollasse un'altra volta? chi la salverebbe?
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non ricordo bene come sia iniziato so soltanto che mi ritrovai con una forbice in mano e le gambe insanguinate.

Mia mamma dice che ho vissuto già un'altra e forse è per questo che sono già stanca di vivere. Frequento il liceo classico, ho 15 anni e odio la mia vita. Ho sempre cercato di aiutare gli altri, di renderli felici ma mai nessuno ha mai reso felice me. Forse avrò una concezione completamente sbagliata dell'aiutare le persone anzi forse dovrei proprio fregarmene ma non ci riesco. Torniamo a un anno fa.
<>, <> mi rispose mia madre, > << dai non è vero! resisti dai, vedi che le cose cambieranno>>.
Le cose non cambiarono mai, continuavo a chiudermi nel mio mondo e a cancellare del tutto la mia vita sociale. Amavo stendermi sul letto e guardare il soffitto, quel soffito bianco,spoglio,freddo. Non studiavo,dormivo,stavo sotto le coperte, non mangiavo.Mia zia, la persona più forte del mondo, affetta da ormai 4 anni dal cancro, ma lei continuava a lottare ma purtoppo lei fingeva di stare bene e io fingevo di non distruggermi, volevo aiutarla volevo non sentirmi in colpa per le mie non telefonate, volevo avere io il cancro, io non ho mai saputo apprezzare la vita e nessuno si sarebbe accorto di niente. Ogni sera crollavo, mi chiudevo a chiave nel bagno, mi stendevo su quelle mattonelle fredde, di un azzurro intenso con delle piccole macchioline bianche e piagevo, per calmare la mia tempesta, per sputare l'anima, ma non concludevo niente.
Ogni mattina mi svegliavo o per lo meno facevo finta, passavo le notti sveglia perchè non facevo a meno di pensare ai miei problemi, problemi economici,il sentirmi una nullità,brutta,insignificante,grassa,noiosa, mi sentivo come se non c'entrassi con il resto del mondo, mi sentivo a disagio, mi alzavo da quel letto stanca e ci riornavo nelle stesse condizioni. Ero innamorata di un professore, quello di lettere e latino. Lui non era bello in realtà nè alto,nè acchi azzurri,nè biondo,lui era moro, basso, occhi castano scuro quasi neri ma intensi e bellissimi, aveva il fascino di quell'intellettuale che pochi hanno, sapeva capirti,ridere, era l'uomo perfetto. Quando tornavo a casa era un'incubo,sentiremia madre piangere,litigare con mio padre, litigare con me,andavamo avanti così pertutto il pomeriggio ma nessuno capiva come stavo. Gridavo solo aiuto.

 

  
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