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Autore: Anbu Scream    27/02/2014    1 recensioni
"Come mai nessuno pensa di poter fuggire da questo incubo?" È la domanda che affligge ormai da tempo il ragazzo dagli occhi rossi, ormai da una vita vittima di esperimenti di ogni genere, volti a creare il soldato perfetto...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lonerin se ne stava lì, immobile, in piedi in mezzo alla calca di maghi medici dai guanti color porpora e di guardiani che spintonava in direzione della mensa, con l'arma puntata verso il basso e i verdi occhi che fissavano la porta blindata mentre Samir, il suo capo, contiuava a marciare imperterrito fra la ressa, convinto che il suo subordinato lo stesse ancora seguendo. Cosa c'era scritto su quella targhetta? Non riusciva a leggere. Non poteva leggere ciò che riportava.
Eppure lui non voleva essere lì. Fino al giorno prima era una semplice recluta, quando uno di quei disgraziati degli esaminatori si accorse che lui possedeva una forza e una mira invidiabili e lo inviarono in quell'inferno d'un "ospizio", dove devi sottostare ai capricci dei maghi e fare la guardia a qualche porta. O almeno era quello che aveva pensato fino a poche ore prima, mentre era ancora in viaggio su una navetta stipata di elfi, prigionieri di guerra e altre bestie strane, di cui non capiva la razza. Venne subito spostato in un reparto al 27 piano, dove la follia vigeva da padrona. Si rese immediatamente conto del fatto che i suoi superiori gli avevano raccontato solo una mezza verità: in quel luogo dove l'accesso era controllato e potevano accedere solo pochi membri scelti i detenuti non erano dei delinquenti, ma esperimenti di genetica portati avanti da prima che la Costruzione (così si chiamava quel luogo) venisse fatta fluttuare oltre il mar degli Epit.
-Lonerin?- scorse alle sue spalle una figura dall'aspetto imponente. Era Samir.
-Lonerin, muoviti. Al capo non piace aspettare.- la sua voce alle orecchie del soldato pareva provenire da un altro mondo, ovattata, mentre la folla si allontanava fino a lasciarli soli.
-Soldato, ti senti bene?-
-Lei lo sapeva?- chiese l'uomo dagli occhi smeraldo in un sussurro indicando con un gesto del capo la porta dinnanzi ai due che riportava la targa "Sala Nera N° 17". Aveva solo letto di quel luogo trasformato in leggenda: lì dentro venivano eseguiti esperimenti su cavie umane, volti a ricreare il soldato perfetto. Vennero eliminate e rese illegali tutte dopo la vittoria dell'ultima guerra, ma in quel luogo ne esistevano almeno diciassette.
-Certo che sì, soldato. Il tuo impiego d'ora in avanti sarà di presenziare agli esperimenti più delicati e far sì che i detenuti non fuggano, com'è successo due anni fa. Ora a muoviti, che il lavoro ci chiama.- queste poche parole trasformarono radicalmente la visione dell'uomo sul proprio capo: ora il suo superiore aveva un aspetto nauseabondo agli occhi di Lonerin e la sua voce era come una secchiata di acqua sporca. Girando il capo, l'uomo vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere. Quattro porte più a sinistra una porta blindata identica a quella davanti la quale campeggiava al momento si aprì e ne uscirono quattro figure di cui due guardiani che reggevano quella che sembrava una bambina inerme e un mago medico. Qualcosa in lui si ruppe.
-Non sei contento di star per diventare una guardia scelta? Non dirmi ora che un p'o di sangue ti spaventa, soldato.- Samir fece il terribile errore di prenderlo per il braccio e tentare di trascinarlo.
Sempre con aria totalmente assente, Lonerin allontanò bruscamente la mano di Samir, armò il fucile con una velocità impressionante e fece fuoco, uccidendo quelle persone sporche, infette, quali il mago, il suo capo e i due guardiani. Con un movimento deciso strappò dal copricapo e dalla divisa il simbolo dell'esercito e lo gettò sopra il cadavere del superiore, quasi a voler lasciare una firma. Sapeva di aver appena combinato un disastro, di essere diventato un disertore e che di lì a poco sarebbero arrivati guardiani e militari a flotte, ma poco importava. Ora doveva solo riuscire a uscire da lì. Si avvicinò alla bimba svenuta, se la caricò in spalla e diede inizio alla sua fuga.
  
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