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Autore: Cesca91    27/02/2014    3 recensioni
Dopo la fine della quinta stagione di Squadra Antimafia, ho pensato di ingannare l'attesa per la nuova stagione scrivendo un seguito della storia per chi, come me, sta immaginando e costruendo momenti e scene nella propria testa. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi, premettendo che sono una fan della coppia Rosy - Domenico quindi la mia storia si concentra principalmente su loro due, MA NON SOLO ;) Buona lettura!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti! Scusate la lunga assenza, finalmente sono riuscita ad aggiornare :) ringrazio come sempre coloro che leggono e recensiscono, vi auguro buona lettura! Cesca
19. Anche io
 
- Scusate l’interruzione…
- Cazzo, ma nessuno in questo posto ha l’abitudine di bussare?
Domenico si scioglie dall’abbraccio in cui teneva imprigionata Rosy, disturbati dall’arrivo di Lara che spalanca la porta della sala interrogatori. I due visibilmente imbarazzati, mentre la poliziotta non nasconde dal suo viso la riprovazione verso quanto ha visto. Rosy spazza via le lacrime dal suo viso con la manica della sua maglia, quindi dà le spalle alla Colombo.
- Lei dovrebbe andare in carcere adesso, ordini del questore.
- Sì, dì a Licata di aspettare ancora un minuto.
- Ha detto che non può aspettare più…
- Cazzo, Lara, digli di aspettare ancora!
Lara sbatte la porta alle sue spalle, indignata per il trattamento ricevuto. Domenico ha superato ogni limite con lei, questa volta.
- Rosy, ascoltami. Devi collaborare, Rosy, collabora ti prego -, Domenico implora la donna che si è chiusa nelle spalle, con lo sguardo verso la finestra, verso un mondo che si fa sempre più grande per le sue tasche. Lui vorrebbe avvicinarsi a lei, sfiorarla ancora una volta per farla sentire meno sola. Chè poi Domenico è uno, ma quando ama riesce a dare tutto di sé, come se da un solo corpo nascessero miriadi di persone. Vorrebbe proteggere Rosy come solo lui sa fare, ma ha giocato col fuoco troppe volte, lo sbirro. Adesso gli resta solo una scatola vuota senza fiammiferi.
- Ad una sola condizione.
- Quale?
- Io parlo solo con te. Nessuno deve sapere niente di quello che ti dico.
- Lo sai che non posso Rosy, non rendere le cose più complicate…
- Io in carcere non ci torno. De Silva saprebbe come comportarsi, mi farebbe ammazzare, capirebbe che ho parlato.
- E dove pensi di stare, eh? In un bunker, che tanto ci mette due secondi a trovarti?
- All’ospedale psichiatrico. Portatemi lì e vi dirò quello che so. Ma a patto che non si sappia che sono finita lì. I giornali devono sapere che vi sono sfuggita, se De Silva capisce che mi avete presa, quello mi cerca e mi ammazza.
Domenico poggia le spalle al muro, quindi chiude gli occhi. E’ la situazione più assurda in cui si sia mai mischiato. L’acqua più profonda in cui gli sembra di annegare, la fine del mondo per uno che non sa nuotare. Rosy si gira verso di lui, con le guance ancora bagnate dal dolore come rugiada sulle prime foglie di marzo. E’ la vita lei, a guardarla negli occhi. E’ l’odore degli alberi che si rivestono dei fiorellini rosa quando si avvicina la primavera, quelli che al primo colpo di tosse del vento scendono giù, sull’asfalto e nei cappucci della gente. Sono il ricordo offerto al mondo che là fuori le cose belle non sono mai finite. Chè in fondo la natura i suoi modi per sorprendere non li esaurisce mai. Rosy è così, se solo lo volesse. E’ il bello in potenza, lei, che viene fuori solo quando un poliziotto occhi verdi e giacca in pelle le si avvicina anche solo per osservarla.
Domenico avverte la presenza di Rosy accanto a sé, non si muove, non apre gli occhi. E’ un momento che vuol vivere così, in silenzio e al buio, dove si vedono le cose più belle. E’ un gioco che fa da bambino, quello di chiudere gli occhi e immaginare e vedere e divertirsi. E’ stare bene. E’ costruire attorno a sé un mondo che poi non è mai come veramente se lo immagina. Ad occhi chiusi, sa che Rosy lo sta osservando, sa che si stanno vivendo nello stesso cubo di universo. E, a prescindere da quello che lei farà, è un istante che allunga la vita. Come lei che allunga le sue dita fino a sfiorare le labbra di lui, per sentire il suo calore fra le proprie mani. Poi, in silenzio, lo bacia, lasciando scorrere fra i denti due parole. Invisibili ma potenti, che spirano nella bocca di Domenico. “Ti amo”, gli sussurra. A labbra strette strette, per impedirgli di capire poi veramente. Non riesce mai a sbottonarsi troppo, lei. Ma sa che a Domenico glielo deve, perché lo ama veramente e perché con tutto e per tutto lui le ha dato la più grande dimostrazione d’affetto che gli fosse consentita. Ha rischiato ogni cosa per salvarle la vita. Ha rischiato il lavoro, il futuro, la felicità. Poteva scegliere di percorrere il suo cammino in auto e con un giubbotto anti proiettili, ma Domenico ha sempre preferito farlo a piedi e a dorso nudo per cercarla e scoprirla fra le strade più nascoste delle città, sui cui muri hanno disegnato il loro amore a caratteri cubitali trasparenti. E’ una cosa che appartiene a loro e a nessun altro, è un amore silenzioso. Come Rosy lo racconta a lui, in quella stanza riscaldata da vita e coraggio. Domenico non deve capire, non deve sentire. Deve avvertirlo dentro di sé, quello che prova lei, chè poi dirselo non è mica così importante, per due come loro.
- Che hai detto?
- Grazie… -, lui la guarda, un cruccio fra gli occhi, di chi si sente amabilmente preso in giro. Vorrebbe sentirselo dire ancora o forse no, per paura di non aver capito bene. Chè in fondo il mistero rende le cose più belle. Sorride giusto un po’, Domenico, mentre Rosy gli accarezza le labbra e il cuore con le sue dita fredde. Poi gli fa cenno con la testa di andare, prima che si metta nei casini ancora per lei.
Domenico fa quel che vuole Rosy, quindi esce dalla sala interrogatori dove, ad aspettarlo, trova lo sguardo indisposto dei suoi colleghi, ma l’approvazione di nessuno. Eppure è un uomo forte, Calcaterra, perché ciò che gli interessa veramente lo ha lasciato nella stanza alle sue spalle. Tutto il resto è un contorno che preferisce non mangiare.
- Dottor Licata ho bisogno di parlare con lei, se vuole seguirmi nel mio ufficio.
Il questore obbedisce al poliziotto con un cenno della testa, quindi gli sta dietro finchè non si chiudono nella stanza di Domenico, che odora di coraggio e sfacciataggine.
- L’Abate ha deciso di collaborare.
- Oh, bene, questa è una buona notizia.
- Ma ad una condizione…
- Mi sembrava strano che non ci fosse una trappola, Calcaterra.
- Non vuole essere mandata in carcere, vuole che sia diffusa la notizia ai giornali che non l’abbiamo presa. Tornerà nell’ospedale giudiziario, almeno finchè non avremo preso De Silva e chi lavora con lui.
- Mi faccia capire, Calcaterra. Siamo noi che dettiamo legge o ci facciamo dare gli ordini da una latitante?
- Lei capisce che è l’unica soluzione che abbiamo?
- Non alzi la voce con me, Calcaterra!
- Mi scusi, mi scusi… -, Domenico abbassa la testa in segno di sottomissione, poi tira fuori dal petto tutto il coraggio che ha - Rosy è l’unica che può aiutarci in questa situazione, dobbiamo lasciarci aiutare da lei e l’unico modo per farlo è accontentarla in quello che vuole.
- A me sembra che lei stia prendendo troppo in simpatia la vicenda dell’Abate, dottor Calcaterra.
- E se anche fosse, questore? -, Domenico si fa in avanti verso Licata, poggiando le sue mani sulla scrivania e non frenando le sue parole di fronte a niente, a nessuna paura - Se anche fosse come dice lei? Che c’è di male? Io ho conosciuto una donna, dottore, ho conosciuto una donna a cui la vita ha tolto tutto. Rosy Abate è cambiata, può cambiare ancora, può… Può guarire, può tornare ad essere una persona normale, può smettere di fare del male. Ha già cominciato… Poteva uccidere Veronica Colombo, poteva ammazzare la donna che ha seppellito suo figlio sotto cumuli di terra, ma non lo ha fatto. Io… Io c’ero, io l’ho vista. L’ho vista immaginare che suo figlio fosse ancora vivo, l’ho vista correre verso di lui come se non ci fosse nient’altro di importante attorno, l’ho vista buttarsi sulla terra che copriva il suo bambino, senza preoccuparsi che la Colombo potesse spararle da un momento all’altro. Ho visto la disperazione nei suoi occhi quando ha capito che suo figlio non c’era veramente più. Capisco che per lei è tutto normale, che è la giusta punizione per chi ha fatto tutto questo male, ma… Rosy può cambiare, dottore, può cambiare. Aiutiamola e lasciamoci aiutare.
- Non so cosa dirle, così, su due piedi. La sua mi sembra la preghiera di uno uscito fuori di testa. E sappia che se decidessi di accettare le condizioni dell’Abate è solo perché potrebbero sembrarmi necessarie, non di certo perché me lo ha chiesto lei.
- Certo, certo, lo capisco…
- Ne parlerò con Pulvirenti, le farò sapere. Nel frattempo l’Abate resta qui e voglio tre uomini a sorvegliarla, non lasciatela mai da sola nemmeno un istante, mai.
- Non si preoccupi dottore, tanto non scappa.
- No, da sola no, magari scappa con lei.
Licata gira le spalle a Calcaterra e lascia il suo ufficio, dove lo sbirro resta interdetto. Cerca di mettere ordine fra i pensieri che ballano nella sua mente e le parole che ha tirato fuori senza curarsi di chi avesse di fronte, quindi si passa le mani fra i capelli mentre Sandro entra nel suo ufficio.
- Ho bussato ‘stavolta, forse sei diventato un po’ sordo…
- Che c’è, Sandro?
- Niente, volevo sapere come fosse andata.
- Di merda, ecco com’è andata -, sentenzia il poliziotto accarezzando con la punta delle dita la faccia simpatica di Leonardino, imprigionato in una cornice sulla scrivania.
- Licata che ha detto?
- Mi farà sapere cosa ha deciso, ne parlerà con Pulvirenti. Nel frattempo Rosy resta qua e nessuno deve sapere che l’abbiamo presa, almeno finchè non sappiamo come muoverci. Anzi, voglio tre uomini a controllarla di continuo, uno dentro la stanza e due fuori.
- Va bene… Tu?
- Io cosa?
- Tu come stai? -, Domenico ridacchia, tirando su col naso i pensieri che gli circolano lungo tutto il corpo e non lo fanno star tranquillo.
- Prossima domanda?
- Ti ho visto con una ragazza, oggi…
- Non è come sembra. E’ una che lavora per De Silva, è una soffiata di Rosy, poi… Poi vi spiego tutto.
- Ah… Beh non mi sorprende, hai una certa propensione per questo genere di ragazze.
- Ma tu credi che per me sia facile, Sandro? Credi che abbia scelto io di chi innamorarmi?
- Innamorarti, adesso, è un parolone…
- Sì, Sandro, mi sono innamorato come una ragazzino. Che ci posso fare? Mi è successo, è capitato a me, non posso farmi un lavaggio del corpo per ripulirmi da tutto questo, non riesco a scappare… Tutte le donne che scelgo se ne vanno, muoiono sotto i miei occhi e l’unica… L’unica donna che resta in vita è… Non ho scelto io questa situazione complicata, non so come ci sono finito dentro.
- Lo so Mimmo, ma magari potresti importi di non pensarla, di non pensare a lei in quel senso.
- Ci ho provato, Sandro, sono stato con altre donne, ho provato a costruirmi un futuro da persona normale ma non ce l’ho fatta. Credi che non mi piacerebbe avere una vita come tutti? Tornare a casa e trovare mia moglie che dalla cucina mi dice cose come “amore è pronta la cena”? Mi piacerebbe, sì, ma mi sono innamorato di Rosy e non so venirne fuori. Non ti chiedo di capirmi, ma per lo meno di non giudicarmi…
- Non ti giudico, Mimmo…
- Invece sì, lo fate tutti là fuori, devo sopportare il vostro sguardo pesante di sdegno nei miei confronti perché ho scelto di proteggere lei ancora una volta… Capisco che per voi sia inaccettabile questa situazione, ma vi chiedo di rispettarla e rispettarmi, perché dobbiamo lavorare insieme e dobbiamo farlo nel migliore dei modi.
- Hai ragione, ti chiedo scusa, mi rendo conto che più che un amico per te, ultimamente, sono stato solo un maestro di vita, quando in realtà nemmeno io sono un campione di scelte.
- La mia vita fa schifo in tutto e per tutto, ho una sola cosa bella ed è chiusa in quella stanza. Non la posso vivere, non posso sfiorarla, non posso portarla a casa, non posso baciarla senza il timore di essere scoperto e punito perché ho scelto solo di amare… Io… Io non lo so come ci sono finito in questa situazione, Sandro.
Domenico si siede alla scrivania incrociando le ciocche dei suoi capelli fra le sue dita lunghe da combattente. Sandro resta a guardare l’amico e, forse, solo adesso si rende conto di quanto Domenico si ritrovi ad affrontare da solo una situazione grande quanto il mondo intero. Capisce di non essergli mai stato d’aiuto in tutto questo tempo, di avergli solo puntato il dito contro per le sue scelte, per i suoi sentimenti. Capisce che Mimmo è un uomo dal cuore grande, che ha portato avanti il suo compito nonostante tutto, senza mai passare dall’altra parte. Vorrebbe essere come lui, chè di persone così ce ne sono veramente poche.
- Io sono con te, qualunque sia la tua decisione. Se è una cosa che ti fa star bene, allora è quella giusta.
- Come fa ad essere giusta una cosa palesemente sbagliata? Sono uno sbirro che si innamora di una criminale, non è una cosa giusta.
- Non devi dare spiegazioni a nessuno, Domenico, chiaro? La vita è tua, fanne quello che ti pare.
- Mi ha cambiato… Rosy mi ha cambiato la vita. Ho imparato a vedere le cose in maniera diversa, come attraverso un filtro. In tutto quello che faccio ho paura, ho paura che possa capitare qualcosa a lei, che possa succedere qualcosa a me, paura che il destino ci separi da un momento all’altro per punirci. Perché non stiamo facendo una cosa giusta, no? Meritiamo di essere puniti per questo…
- Vivi alla giornata, non pensare a cosa può capitarvi… Prendi quello che viene.
- Penso che lei mi ami, ha provato a dirmelo… Io… Io penso di aver capito questo.
- E’ una bella cosa.
- E’ una bella cosa amare una persona che non potrai mai avere?
- Non lo so…
- Ci sono dei giorni in cui mi sento positivo, il solo pensarla mi fa stare bene, mi fa venir voglia di fare grandi cose… Poi la sera torno a casa e non c’è lei ad aspettarmi, devo immaginarla chissà in quale parte di Catania, in mano a chissà chi. Lei ha collaborato per me, è cambiata, ci ha provato a rifarsi una vita… Forse non sono stato abbastanza convincente, Sandro, non le ho chiesto di restare quando provò a scappare con Leonardino. Se glielo avessi chiesto lei avrebbe accettato e lui sarebbe ancora vivo… Ma io che ne sapevo a quel tempo, ancora non sapevo di… Di amarla…
- Non è colpa tua, Domenico. Le cose accadono perché è scritto così, è nel destino di ognuno.
- Da quando Leonardino non c’è più, io mi sento in dovere di proteggerla perché sono l’unica persona che le è rimasta. E lei è l’unica che è rimasta a me…
- Falla parlare, falle dire tutto quello che sa. Se ti ama veramente, sarà disposta a cambiare.
- Lo credo anche io… Sandro?
- Eh?
- Grazie…
- Non dirlo nemmeno.
- Sarai un buon padre, ne sono convinto.
- Ho avuto un gran maestro…
Sandro strizza l’occhio all’amico, poi col cuore stretto fra le mani lo lascia solo nel suo ufficio. Sa che alle sue spalle c’è un uomo coraggioso e forte, immischiato nella battaglia più difficile dell’universo, che non conosce altre armi se non il cuore, le carezze, le mancanze, gli abbracci. Domenico deve vedersela da solo, senza niente di tutto questo. Deve combattere la battaglia dell’amore a mani nude, sporcando il mondo del suo sangue disperato, con la speranza che dalle sue stesse parti passi poi anche Rosy. Gli ha cambiato la vita e Domenico lo sa. Ha imparato da lei, come un adulto da un bambino, e sa che può aiutarla a riscrivere il proprio destino. A quattro mani, come le migliori storie d’amore che siano mai esistite. E’ finito il gioco uno contro uno, è finito il tempo di gareggiare separati, incontrandosi negli angoli nascosti del mondo. Domenico vuole costruire il momento suo e di Rosy, vuole rincorrere la possibilità per loro con tutto se stesso e arrendersi solo dopo averci provato fino a gettare a terra il cuore come una spugna inzuppata di sudore e buone intenzioni.
Lascia il suo ufficio e la giacca di pelle poggiata sulla scrivania, quindi torna nella sala interrogatori dove trova a controllare Rosy due uomini della Duomo. Senza dare spiegazioni a nessuno, spalanca la porta e sorprende Rosy seduta alla scrivania con la testa poggiata sul palmo della mano destra. Palladino siede di fronte a lei, quindi fa per alzarsi quando Domenico irrompe nel silenzio che si è creato fra i due, come un muro di ghiaccio, ma il poliziotto gli fa segno di restare con la mano. Poi sposta lo sguardo su Rosy, che lo guarda interrogativa, le sopracciglia aggrottate, la fronte ristretta e i capelli lunghi abbandonati sulle spalle. Domenico le sorride.
- Anche io, Rosy…
Le concede giusto il tempo di fissare il movimento delle sue labbra per tradurre il significato delle sue parole, spalancare gli occhi su un uomo tanto misterioso che oggi si è aperto al mondo intero, dopo di che richiude la porta alle sue spalle e si allontana da lì. Perché Rosy lo sa, Rosy lo ha capito. Non ci vogliono grandi parole per quelli come loro, per chi si ama di nascosto incollato ai muri sottili e misteriosi della notte. Non ci vogliono spiegazioni per chi ha l’amore inciso negli occhi come una lettera scritta con inchiostro doppio su carta resistente. Loro si amano così, se lo dicono così. Senza gridarlo al mondo intero, perché il silenzio del loro sentimento ha più voce di tutti gli abitanti della terra. Sono come i primi uomini mandati nello spazio, sono i primi che camminano sull’amore in punta di piedi ma con tutto il cuore, sono i primi che scelgono di andare fino in fondo a questo gioco che vale il prezzo della vita e non saranno mai gli ultimi. Perché là fuori, da qualche parte, ci sono uomini e donne che si desiderano e si conquistano in ginocchio di fronte all’universo, mentre i colpi di pistola esplodono nell’aria attorno a loro. Non importa quante armi si sono puntati contro Rosy e Domenico. Alla fine di tutto si ritrovano qua, fra le mura della vita, a parlarsi d’amore con lo stesso linguaggio dei pizzini di Provenzano. Basta uno sguardo, a quelli che si amano, per appartenersi per sempre. Ad occhi chiusi, nel buio della notte, a prescindere da ogni regola, ogni legge, ogni ruolo. Perché ciò che conta più di tutto il resto, alla fine della giornata, è sentirsi legati alla vita di qualcuno. E in incognito, davanti agli occhi del mondo, loro due lo hanno fatto. Hanno fatto l’amore scambiandosi sorrisi, speranze, confessioni, sogni e la vita. E adesso qualcuno provi pure a separarli… 
 
  
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