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Autore: yourreality    27/02/2014    0 recensioni
I vicoli dipinti con il nero della notte. La musica che risuona nella testa. Le pupille come spilli. Noi , si , Noi pensavamo di essere come il Big Bang!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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Era la sera di Carnevale , ma io continuavo a non capire perché la gente si dovesse vestire da altre persone. Vagavo per la periferia di Chicago , cuffie nelle orecchie e passo svelto. Sarei già dovuta essere a casa da una mezz'ora ma tanto mamma non c'era e io avrei anche potuto non tornare a casa. 
Faceva freddo , come non mai. La mia giacca riusciva a mala pena a scaldarmi. Mi guardavo le scarpe mentre camminavo. Intorno a me c'era pieno di ragazzine della mia età mezze nude. Mi chiedo sempre se le madri prima di uscire non le vedono , o magari fanno finta di non vederle. So solo che la mia mi vedeva e mi vedeva bene.
Ricordo l'unica volta che ho esagerato un po' ero a casa di Eliza e il giorno dopo mia mamma arrivò a casa dicendomi che non avrei preso la stessa strada di Eliza e per me giuro fu stata una mazzatta a quel tempo , ma adesso sono molto felice della scelta di mia madre perché Eliza non ha una buona reputazione ora.
Stava per iniziare la mia canzone , non era una di quelle da ballare , ma era bellissima ed era mia. ( Heroes - David Bowie )
L'amavo. Era una di quelle canzoni che andavo di moda tanto tempo fa. Quando c'era i pantaloni a zamba di elefante , i capelli lunghi. Ero innamorata di quel periodo.
Avrei voluto molto volentieri nascere in quegli  anni , peccato che sonon nata adesso.
In effetti io continuavo a vestirmi come i ragazzi di quell'epoca. Non mi fregava di quello che le persone pensavano , amavo essere quella " diversa " da tutti.
A scuola non avevo molto amicizie. La mia unica amica , Denise , si era trasferita con suo padre un anno fa. Ora mi dividevo le giornate tra ascoltare le cazzate di Chanel e andara a giro con Ellen. Non mi divertivo , ma loro mi chiamavo e io non sono una di quelle che dice di no. E quindi ogni giorno era uno scassamento di cazzo continuo.
A nessuna delle due piaceva il mio modo di essere , a nessuna fregava niente di me ma siccome io ero l'unica che portava in giro delle sigarette mi chiamavano.
Pensere che è preso per me fumare , ma qua già tutti lo fanno. Quando mia madre lo è venuta a sapere non ha fatto una scenata , ha solo detto " Meglio un sigaretta che un buco e una siringa " e io condivido in pieno il suo pensiero. 

Continuavo a camminare , non mi rendevo conto di quanto il tempo andasse veloce , ma cazzo era già tardissimo. Iniziai a correre verso la prima fermata della metro.
Era davvero tardi . Io sarei dovuta già essere sdraita sul mio letto , il gatto ai miei piedi , una ciotola di patatine e una bottiglia di Coca-Cola. Quello era il paradiso.
Mia madre non c'era in casa , era a un convegnio a New York. Ellen mi aveva invitato ad uscire con lei e andare con dei suoi amici a fare un falò sul mare , ma non mi interessava l'dea. Avrei passato tutta la sera in camera mia , a dimenarmi con  musica la musica a tutto volume. Questa era la mia idea di divertimento. Totalmente diversa.
Avevo raggiunto la metro , ora entrava in gioco la mia strategia. Come sempre io non avevo soldi e la carta della metro era nella borsa di mamma.
Era una cosa davvero semplice da fare. Iniziai a farmi venire delle lacrime agli occhi pensando a cose brutte , tipo la morte di David Bowie , poi mi rovino un po' i capelli sensa farmi vedere da nessuno. Adesso iniziai a correre come una matta , facendomi vedere da tutti quelli che era presenti.
- " aiutatemi , per favore , mia madre è a casa e io non ho un solo "- urlai. 
Avevo già visto che la guardia era donna , il gioco sarebbe stato più semplice. Si avvicinò.
- " che hai ragazzina ? dimmi che hai "- mi disse lei poggiandomi la mano sulla spalla.
Io mi girai di scatto , tirai fuori i miei occhi da ragazzina per bene e feci scendere delle lacrime così a comando come facevo ogni santissima volta.
- " non ho soldi , mia madre sta male e io non so come andare a casa "- urlai io accasciandomi a terra.
La guardia mi tirò su e mi diede dei soldi , il mio gioco aveva funzionato. Adesso dovevo correre e molto veloce.
Presi il biglietto , scesi ai binari. Adesso potevo star tranquilla. Aveva solo 8 minuti di ritardo , potevo ancora farcela. Pensavo di perdermelo e invece potevo farcela.
Accesi il telefono , guardando sempre l'ora , avevo una chiamata persa. MAMMA . Questo si che era un incubo. Perché mi aveva chiamata e più che altro , visto che non avevo risposto , quali pene più infernali mi sarebbero state attribuite ? Lo giuro , aveva un po' paura di mia madre. Non so il perché ma l'avevo. Forse era per i suoi occhi sporgenti che riescono ad entrarti dentro alle costole. O per le sue mani fredde in grado di gelarti solo sfiorando. O forse perché l'avevo visto davvero incazzata e avevo paura di rifarla ridiventa così. L'unica volta che l'ho vista incazzata era per colpa di mio padre e mia sorella , ma quella è tutta un altra storia.

Avevo il telefono in mano , iniziò a squillare. 
- " Pronto ? "-
- " Hey mamma , come va nella Grande Mela ? "-
- " Te la do in faccia la grande mela , non sei in casa ? "-
- " Ci sto arrivando adesso , sono giù nel portico "-
- " A si , e allora perchè non saluti il signor Frencis ? "-
- " Mamma non c'è il signor Frencis , è dalle figlie , ti ricordi che è giovedì mamma ? "-. Per la mia fortuna il signor Frencis era davvero dalle figlie a Miami.
- " Dai va bene tesoro , io torno tra due  giorni , tu fai la brava e non voglio nessuno in casa "- 
- " Tranquilla mamma , un bacione "-.

Me l'ero scampata bella. Stavo ancora aspettando la metro , come avrei fatto a passarle il signor Frencis ? avrei potuto passargli un passante ma sarebbe stato brutto.
Ma per la mia fortuna , niente di tutto questo. Avevo due giorni per me. Avevo già pensato di non andar a scuola , ma dopo non avrei potuto finir di leggere la "fantastica" storia di Ellen. Ora tutti aveva preso il via di creare storie , libri su loro stessi e sulla vita che avrebbero voluto avere. Mi sembrava una cosa del tutto squallida.
Se dobbiamo scrivere , scriviamo di noi e delle vere cose che ci succedono. Della vita che abbiamo. Delle emozioni che sentiamo. Se no non ha senso.
Io aveva già provato a scrivere  ma non ricordo dove avevo nascosto quel diario  e non è un problema non ritrovarlo. Non ricordo bene in che tempo iniziai a scrivere , ma sicuramente era nel periodo in cui mia madre e mio padre si stavano separando , quindi era tutto molto triste e depressivo. Perchè io ero così in quel periodo.

Era arrivata la metro. Entrai e cercai un posto libero , anche se sapevo già che sarei dovuta stare in piedi. Ricordo che quando c'era ancora qua Denise ci stendevamo in terra come se nessuno ci vedesse , come se ci fossiamo state solo noi e unicamente noi. Quando c'era lei era tutto più semplice e più bello. Con lei facevo tutto.
Lei era la ragione per cui io sono restata qua e non sono andata con mio fratello in Italia dai nonni. Era lei che rendeva questo posto bello. Poi me l'hanno portata via.
Da un giorno all'altro ho imparato a fare tutto da sola , quello che si faceva in due bisogna farlo in due. L'unica cose che è rimasta sua qua è la sua maglia preferita.

La mia fermata. Appena scesa presi la strada per casa. Sarei dovuta passare dal negozietto sotto casa , ma mi sono accorta che era davvero dannatamente tardi.
Iniziai a correre. Passavo sotto le finestre delle case e sentivo i genitorni parlare dell'evento più bello del mondo. E io me lo stavo perdendo.
Vedevo il mio palazzo in lontananza. I ragazzi stava sotto con il motorito. Io sarei dovuta passare una lincie per non farmi fermare. Ma , siccome non sono amica della fortuna , Jake mi vide. 
- " We Ocean! "- disse Gary.
All'inizio non lo salutai , poi pensai di sembrare troppo maleducata , allora ricambiai il saluto.
-" Ciao Gary "- Mi chiusi la porta alle spalle e feci le scale in un batter d'occhio. Aperto il portone mi rimaneva solo una cosa da fare. Cercare le patatine.
Mi tolsi le scarpe , buttai la giacca a terra poi accesi la tv. Era già iniziato ma lui non era ancora arrivato. Presi il gatto e trovai le patatine. Finalmente ero in paradiso.
C'erano tantissime ragazze e tantissimi ragazzi. Erano tutti vestiti come in quell'epoca.  Era una cosa straordinaria. Mi sarebbe piaciuto essere in mezzo a loro.
Tra fumo , urla e casino. Magari insieme a Denise. Era arrivato il momento. Alzai il volume al massimo e iniziai a saltare sul divano insieme al gatto.
Sembravo anche io in mezzo a quei ragazzi. Mi sembrava una cosa troppo bella e troppo pazza. Lui cantava e mi guardava. C'era uno schermo a dividerci ma a me non sembrava. Stavo cantando a squarciagola. Non ci credevo il mio David Bowie. 


( Ocean )
 
  
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