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Autore: SenseAndSensibility    23/06/2008    2 recensioni
"Ognuno di noi desidera un po' di sé nel mondo. Per sempre."
Che cosa succederebbe se un ragazzo in coma riuscisse a tornare dalla sua compagna? Potrebbe vederla, toccarla, parlargli di nuovo?
L'amore basta davvero all'amore?
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: Ho scritto questo piccolo racconto quando avevo circa 16 anni, tre anni fa (e oltre xD). Sono cambiata molto, nel frattempo. Nel modo di scrivere, nel modo di pormi, nel modo di vivere. Solo.. sono piuttosto affezionata a questi due personaggi, Alice e Cristian. Rappresentano un momento della mia vita, dopotutto, sebbene al tempo nessuno dei due mi rappresentasse davvero. Per cui voglio condividerlo con voi, anche se alla luce di quello che sono adesso potrà risultare.. non so. Infantile? xD
A voi il giudizio, comunque. Come sempre.


This is the autumn of my life


Ognuno di noi, prima di andarsene, vuole disperatamente lasciare un segno nel cuore di qualcuno. Ognuno di noi, sapete, ha bisogno di essere ricordato. Ognuno di noi desidera un po' di sé nel mondo. Per sempre.
Io ci ho pensato spesso. Così tante volte da non capire più nemmeno perchè. Fin da quando ero piccolo, ho sempre creduto di essere praticamente in dovere di farmi riconoscere, di lasciare una traccia. Di far dire a qualcuno un giorno, sorridendo: sì, me lo ricordo. Con i miei amici, con i miei genitori, con i miei insegnanti addirittura. Con le mie prime ragazze. Ho sempre pensato di esserci riuscito. E poi... poi ho incontrato te. Alice. La mia ragazza. La mia donna, ormai. Quante ne abbiamo passate insieme. Ogni tuo ricordo, ogni tuo sorriso. Ogni tuo tocco... è qui, sulla mia pelle. La mia pelle che brucia ancora della tua presenza, nonostante io ormai non senta più nulla. Ma il dolore fisico, la sensibilità, i nervi... che cosa sono quando bruci dentro? Quando piangi, e urli, e avresti voglia di ferirti, e nessuno ti sente... e non c'è nessuno. E la tua solitudine è una maledizione e una benedizione nello stesso tempo. Come il mondo. Come la vita.
Mi ricordo quando ti osservavo da lontano. Quando ridevi, correvi, facevi la stupida con le tue amiche per strada. Quando mi guardavi, come a chiedermi per quale maledettissimo motivo spuntassi sempre dove ti trovavi tu. E io sorridevo, ti facevo una battuta. Tu mi guardavi, la luce negli occhi. Poi ti voltavi, e sparivi così come mi eri apparsa davanti. Un fantasma. Un angelo.
Il tuo sorriso. Una fitta al cuore.
I tuoi occhi. Una fitta al cuore.
I tuoi occhi nei miei... è più di quanto io possa sopportare. Odio i ricordi. Io, il ragazzo che voleva lasciare una traccia, odio i ricordi. Ho imparato a temerli, in questi mesi di solitudine. Di buio. Di silenzio. Di lontananza. Di baci sfiorati, di carezze accennate. Di morte. La vera morte, non questo pietoso surrogato di vita. La morte interiore.

Sono nella tua stanza. Non so perchè. Va anche oltre le mie competenze. So solo che ci sono. Sai, io non ho mai smesso di osservarti. Ti guardavo prima, prima di conoscerti, quando eri solo una ragazza allegra che girava per la città con le sue amiche. Ti guardavo quando stavamo insieme. E tu mi prendevi in giro, ridevi. Dicevi che a forza di guardarti ti saresti consumata. Ti osservo ancora, sai. Anche adesso, tu sei qui. Davanti a me. Sdraiata sul tuo letto, l'i-pod a tutto volume. Le braccia avvolte intorno al cuscino, gli occhi rossi di pianto. Una foto tra le mani.
Una fitta al cuore.
Non ho bisogno di guardare per sapere chi c'è su quella foto. Io. Io e te, al campeggio l'estate scorsa. Prima di tutto. Prima della fine del mondo.
Perchè, Alice? Perchè continui a farti del male? Per me è diverso, non ho scelta. Sono bloccato qui, nella mia esistenza a metà. Nell'autunno della mia vita. Volteggio sull'abisso, senza dimenticarti mai del tutto. Senza ricordarti mai del tutto. Ma tu. Lo so che se tu mi sentissi mi daresti dell'egoista bastardo. Ma è la verità. Tu. Tu sei viva. Ammettilo, ti prego. Puoi alzarti, muoverti, camminare. Puoi ancora sorridere, sai. Anche senza di me.
Mi avvicino a te, mi siedo sul bordo del tuo letto. Ti accarezzo i capelli con dolcezza, come ho sempre fatto. E come non farò mai più. Il volume del tuo i-pod è così alto che riesco a sentire anch'io che cosa stai ascoltando.

...Even though you’re so close to me
You’re still so distant - And I can’t bring you back
It’s true - the way I feel
Was promised by your face
The sound of your voice
Painted on my memories
Even if you’re not with me
I’m with you...


Dio, dio, dio. Alice, ti prego smettila. Ti prego. Ti prego.
Dio, quanto ti amo, Alice.
Se solo tu potessi vedermi...
Se solo per un attimo, tu ti voltassi...

Sai Cristian... io l'ho sempre saputo. L'ho sempre saputo che sebbene tu fossi inchiodato a quel maledetto letto d'ospedale, eri qui. Non eri solo nel mio cuore. Queste sono le stronzate che chi non sa niente tenta di rifilare a noi. Noi che stiamo male. Che sanguiniamo, sempre. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della vita che non ci spetta. Della vita che sarebbe dovuta toccare a voi, e che a noi, per qualche stupido e imperscrutabile motivo, è stata risparmiata. Sai Cristian... ti ho sentito quando mi hai sfiorato i capelli. Quando mi hai toccato le labbra. Ho sentito il vento urlare, fuori, quando mi hai vista in faccia. Quando hai visto come mi sono ridotta. Qui sul letto, la musica talmente alta da impedirmi di pensare. La foto tra le mani. Dio, quanto sono penosa. Avrei voglia di urlarlo. Di gridare fuori dalla finestra, verso il mare. Di gridare verso di te: sì Cristian, sono penosa! Guarda come mi hai ridotto, stronzo! Io ti odio, ti odio!
Ma non posso. Perchè io ti amo.
Ed è per questo che so che sei qui. è per questo che non riesco a dire nulla quando ti vedo qui, davanti a me. Seduto sul letto, le mani in grembo, l'espressione preoccupata. La posizione tipica di quando mi consolavi, di quando stavo male, di quando ero depressa. So che sei tu. Che non è la mia immaginazione. Mi tolgo le cuffie dell'i-pod e con fatica appoggio la testa sui gomiti.

"Cristian... Dimmi che ci sei".


"Alice. Sono qui". Dio, grazie. Grazie, grazie, grazie.

"Cristian.. perchè?" Domanda più scontata, più banale, più penosa, non potevo farla. Mamma mia, faccio schifo.
Tendo una mano per poggiarla sulla sua. Per fargli capire con un tocco quanto l'ho aspettato. Quanto l'ho desiderato. Quanto ho sofferto. Ma non afferro altro che aria.
No. No.
No, ti prego!

"Alice, non piangere.. non piangere, ti prego..." Ti tendo la mano. La mano che non puoi toccare. La mano di un corpo che riposa a miglia da qui, muto sul letto di un ospedale, aspettando il gelo della tomba. Il gelo delle tenebre. Non voglio più vedere questo mondo senza poterlo toccare. Non voglio più vederti piangere e soffrire. Non te lo meriti, piccola. Non piangere. Non piangere, amore.

"Cristian.... ho bisogno di un favore.
Raccontami di quel giorno. Raccontami perchè l'hai fatto".

Alice.. Alice.. Per favore... non chiedermelo. Non chiedermi di uccidere anche te, insieme a quel poco che resta di me. Non chiedermi di sentirmi in colpa per tutta la fottuta eternità che mi rimane.

"Ti prego, Cristian".

"Alice... quel giorno.." Deglutisco, non trovo le parole. Mi porto le mani agli occhi, come se potessi ancora piangere. Maledetta morte. Ti priva delle tue emozioni. Del calore della sua mano, delle lacrime sul suo viso. Sul tuo viso.
"Quel giorno... è successo tutto così in fretta, sai.. io.. non ricordo bene.." Stupido bugiardo. Ricordi? Io non dimentico mai del tutto. Io non ricordo mai del tutto. Io sono sull'abisso.
"Tu eri arrabbiata. Ce l'avevi con me, forse in quel momento mi odiavi, addirittura."

Sorridi tra le lacrime. "Io non ti ho mai odiato, scemo".

"Era il tuo compleanno, vero? E tu eri arrabbiata". Sorrido anch'io al ricordo del suo volto acceso dalle emozioni. "Ero arrivato tardi. Avevo girato tutto il pomeriggio, cercando il tuo regalo, e si era fatta sera senza che me ne accorgessi." I ricordi sono più chiari ora. E fanno male. Male da morire. Che strana scelta di parole. Da morire... Quante cazzate che diciamo senza accorgercene.
“Mentre mi avvicinavo a casa tua, tu mi venisti incontro. Mi avevi visto dalla finestra? Comunque, mi abbracciasti, anche se forse avresti preferito strangolarmi. E poi cominciasti a correre, gridandomi tutto ciò che avevi pensato in quel pomeriggio d’assenza. Così lungo. Così vuoto. Era il tuo modo di sfogarti senza farmi sentire una merda. Non del tutto, almeno”.

Sorridi ancora, sebbene tu stia piangendo più di prima. Sai già cosa succede ora.

“Corresti in strada, ancora arrabbiata. Chissà quante ore ci avresti messo a sbollire, quella sera. Ma arrivava una macchina. E io ero dietro di te, pochi passi indietro, come sempre.” Mi interrompo, perso nei ricordi sbiaditi di più allegri giorni di sole.
“Tu sei la mia vita, Alice. Lo eri, e lo sei, specialmente ora che non ci sono più. Non l’ho fatto neppure per un desiderio egoistico, come 'non potrei vivere senza di lei'. Ho solo pensato: non lei. Lei mai.

E mi sono buttato al posto tuo.

Sono caduto sorridendo, sai. Avevo ancora il tuo regalo tra le mani. Te l’ho porto, mentre ti avvicinavi. Mentre chiudevo gli occhi per l’ultima volta”.

Mi mostri l’anello che hai al dito. Alice e Cristian. Per sempre.

Mi chiedo se volesse davvero sentirlo. Se ne valesse la pena. Mi chiedo perchè non sono stato zitto, risparmiandole il dolore. Risparmiandole la tentazione di sentirsi colpevole. Risparmiandole le lacrime dei sopravvissuti.

“Alice, alzati. Vuoi cantare qualcosa insieme a me?”

Annuisce. Accende lo stereo. Inspiegabilmente, so già cosa sceglierai, Alice.
Le note riempiono l’aria. Riempiono il vuoto tra di noi. Cantiamo insieme per l’ultima volta, Alice.

And when my time comes,
forget the wrong that i’ve done,
help me to leave behind me some reasons to be missed..
And don’t resent me,
and when you’re feeling empty,
keep me in your memory.. leave out all the rest.


Piango. Piango come non piangevo da mesi. Piango come non ho più potuto piangere.

“Cristian... posso abbracciarti?”

“Proviamoci, Alice. Proviamoci. Ora. Per sempre.”

Finalmente.
Finalmente.
Ti amo.
La bacio. L’ultimo bacio, per l’ultima volta. L’ultimo bacio, prima di andarmene.

----

Cristian. Te ne sei andato, in una mattina d’inverno come questa. E mi hai lasciata qui, ad aspettarti. Notte dopo notte, sdraiata su questo letto. A cantare. A piangere. Ancora e ancora.
Ma non sei più tornato.

Allora sarò io a raggiungerti, Cristian. Non posso più urlare il tuo nome al vento, sperando che mi porti via, polvere alla polvere. Polvere sul mare, granello come migliaia di altri. Io, che uguale agli altri non lo sono stata mai.

Sono davanti allo specchio. Mi fisso, la risoluzione negli occhi. E in testa tu, amore mio. Per sempre amore mio.
Sento la lama sulla pelle. Vedo il sangue nel lavandino. Ma non sento dolore. Il dolore fisico, la sensibilità, i nervi.. che cosa sono quando bruci dentro? So che anche tu l’hai pensato, gelato in quei tuoi ultimi mesi nel bianco di un ospedale.
Ti amo, Cristian. Te lo dico piangendo. Te lo dico gridandolo al mondo.
Io, Alice, ti porterò nel cuore.
Io, Alice, ti porterò nel sangue.


. . . . . . .

Note finali: Non ho molto da dire, visto che ho parlato all'inizio xD
Mi hanno suggerito di inserire la traduzione delle canzoni, però, per cui eccola qua.
1) Sebbene tu sia così vicino a me /sei ancora così distante - e io non posso riportarti indietro /è così - il modo in cui mi sento /è determinato dal tuo volto /il suono della tua voce /dipinto nei miei ricordi / anche se tu non sei con me/ io sono con te...
2) E quando verrà la mia ora /dimentica gli errori che ho fatto/ aiutami a lasciarmi dietro qualche ragione per cui essere rimpianto / non lasciarmi /e quando ti senti vuota/ tienimi nei tuoi ricordi/ e lascia fuori tutto il resto..
  
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