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Autore: kuutamo    28/02/2014    1 recensioni
"Your love is the only thing I live for in this world
Oh how I wait for the day your heart burns
In these heavenly flames I have already scorched in
I just want you to know I'll always be waiting"
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia continuava a martellarmi in testa, tanto da sentire le vibrazioni che rimbombavano sul mio cranio. Erano le quattro del pomeriggio e avevo un'ora per prepararmi e andare a lavoro. Mi alzai tenendomi la testa fra le mani, massaggiandomi le tempie. Feci tutto con calma e molto lentamente, ma non ci misi molto. Ero assente: sapevo esattamente le azioni che dovevo fare e che ripetevo meccanicamente, ma avevo la testa altrove, o almeno sembrava. Fondamentalmente non pensavo a niente, guardavo solo il vuoto. 

 

 

 

Mi piaceva molto il mio lavoro negli ultimi tempi: mi teneva la mente impegnata, che per tutta la durata del turno vagava commentando i clienti che entravano. Mi divertivo a decifrarli, a cercare di capire come erano fatti e che problemi avessero, così almeno per poche ore riuscivo a non pensare ai miei. 

Il turno ormai era quasi finito, e io stavo già preparando mentalmente il soggetto da disegnare quella notte. Avevo un mucchio d'idee che mi frullavano in testa, ma sembrava sempre che non avessi mai il tempo di realizzare tutto quello a cui pensavo. Sbadigliai guardando l'orologio appeso sopra l'ingresso del caffè e all'improvviso intercettai Ville che stava entrando dalla porta a vetri. 

" Ville " - gli andai incontro a passo svelto e per poco non gli saltai addosso. Volevo abbracciarlo, disperatamente, ma mi ricordai appena un attimo prima di farlo, che c'era ancora gente nella caffetteria, quindi mi ritrassi appena in tempo. 

Dopo l'enfasi iniziale, mi accorsi che Ville aveva un'aria strana e preoccupata.

"Ma quando sei tornato?" -dissi subito.

" Matilda perché non hai risposto al telefono?" 

Tastai subito le tasche del jeans nero sia davanti che dietro ma non trovai nulla e immediatamente capii che dovevo averlo lasciato a casa. 

" Scusami, devo averlo lasciato a casa quando sono uscita per venire qui oggi pomeriggio" - dissi con tono colpevole.

" Ti ho chiamata più volte ieri sera ma non hai risposto " - ora mi stava guardando decisamente male. Voltai lo sguardo a terra, consapevole del fatto che lo avevo fatto preoccupare. Il fatto era che la sera prima non ci avevo capito molto e non ricordavo neanche di aver sentito il telefono squillare. 

" Aspetta un attimo " -dissi freddamente mantenendo lo sguardo basso. Girai dalla parte interna al bancone e comunicai al boss che stavo andando via, presi la tracolla e m'infilai il giubbotto di pelle. 

Io e Ville uscimmo, ma dopo pochi metri di cammino mi prese per un braccio e mi portò verso un muretto che si affacciava sul parco, illuminato dai lampioni che ne disegnavano i sentieri. Mi mollò solo quando mi mise seduta di fronte a lui. 

Mi guardava negli occhi e non potevo abbassare lo sguardo questa volta; sapevo che lui mi avrebbe tirato su il mento, lo sentivo.

" Cos'è successo? " - disse serio mantenendo il suo sguardo fisso nel mio.

" Ho lasciato il cellulare a casa - dissi velocemente sostenendo la freddezza dei suoi occhi; socchiuse le labbra e prima che dicesse qualcosa continuai - Sono andata a letto presto e non ho sentito il telefono…Scusa" -aggiunsi, questa volta staccandomi dal suo volto e guardando verso il parco.

Continuava a guardarmi, sentivo i suoi occhi fissi su di me e facevano quasi male, come se avessero il potere di perforare la carne e le ossa. 

" Matilda, cos'è successo? " -mi chiese di nuovo. Questa volta la sua voce era comprensiva, quasi calda ed accogliente. Mi girai interrogativa perché gli avevo appena spiegato come era andata. Corrucciai la fronte e  ricominciò a parlare, ma adesso era lui che aveva distolto lo sguardo. 

" Prima di cercarti qui al locale, sono passato a casa tua e ho suonato il campanello; non rispondevi neanche a quello e stavo davvero iniziando a preoccuparmi, quindi ho iniziato a bussare sulla tua porta ma dopo pochi secondi mi si è aperta davanti. All'inizio pensavo ci fossi tu dietro, ma scostandola ho capito che era stata lasciata aperta ma non sapevo da chi" 

Fece una piccola pausa e mi guardò negli occhi, poi la fronte e immediatamente dopo tornò a guardare davanti a sé.

" Ho visto i disegni "

Una frusta immaginaria colpì l'aria intorno a noi, come se dentro di me si fosse spezzato qualcosa. Sapeva. Lo realizzai in quell'istante e non ebbi più il coraggio di seguire i suoi movimenti, quindi lo emulai, rivolgendomi verso lo stesso punto che stava osservando. 

Non ce la facevo. 

In quel momento nemmeno lui riusciva a farmi stare bene. Voleva sapere, ma io non potevo..

Mi prese la mano e al contatto si accorse immediatamente che tremavo. 

'Diamine'

Si avvicinò e mi strinse a se circondandomi con le sue braccia, come in una fortezza. Ma mi sentivo al sicuro? 

Feci un respiro lungo e profondo, il più profondo della mia vita e dai miei occhi prima umidi, adesso iniziavano a sgorgare lacrime roventi, che ne solcavano gli angoli, già segnati da lunghe notti insonni. 

'Si' -mi dissi. 

I polmoni mi si riempirono d'aria, ma facevano male, e poi esplosi.

" Sono stata violentata "

 

 

A quelle parole seguì solo il silenzio. 

L'unica cosa che fece fu tenermi stretta a se come mai aveva fatto, quasi come se volesse assorbire parte del mio dolore e donarmi calore, nuova vita. 

Lui in qualche modo capì. Realizzai che quella domanda, che mi aveva posto due volte, non si riferiva affatto a quella sera o al giorno prima. 

Mi aveva chiesto quello che aveva evitato la notte in cui ero piombata a Helsinki.

Aveva capito che qualcosa non andava, ma mi aveva dato tempo. 

Aveva aspettato che io fossi pronta.

 

 

 

 

Non riuscivo a smettere di tremare, così senza dire nulla Ville mi fece alzare sostenendomi e mi guidò verso casa. 

Si assicurò che la porta fosse ben chiusa stavolta e mi accompagnò a letto, lasciandomi sdraiare delicatamente. Quando mi lasciò e mi coprì con il lenzuolo gli ripresi la mano in segno di protesta e nel momento in cui mi guardò capì che avevo bisogno di lui anche se erano i miei occhi a supplicarlo e non le parole.

Si sdraiò alle mie spalle e mi raccolse nel suo abbraccio, cercando di far sparire tutte quelle ombre dai miei ricordi.

 

 

 

 

 

<< Still falling 

Breathless and on again 

Inside today 

Inside me today 

Around broken in two 

Til your eyes share into dust 

Like two strangers turning into dust 

Til my hand shook with the weight of fear 

I could possibly be fading 

Or have something more to gain 

I could feel myself growing colder 

I could feel myself under your fate 

Under your fate 

It was you, breathless and torn 

I could feel my eyes turning into dust 

Into strangers, turning into dust >>



















Note:


La canzone è Into dust di Mazzy Star, che ha ispirato il nome del capitolo.

Grazie mille per le recensioni, e grazie anche a tutte le persone che continuano a leggere la ff.
Alla prossima!

 

  
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