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Autore: ElfaFelpata    28/02/2014    1 recensioni
Cosa è successo a Mary McDonald? Come si reagisce a questo avvenimento? E i GUFO?
Trasformazioni di amicizie e verità nascoste vengono a galla.
Quinto anno di Lily, Severus, Mary e i Malandrini.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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4 Marzo 1975 h.17.35

 

Un vortice di capelli neri si muoveva senza controllo seguendo l’andamento frenetico della testa. Ciocche color ebano si impigliavano tra le ciglia folte e coprivano lo sguardo spaventato di profondi occhi verdi. 

I denti bianchi morsero con violenza le labbra carnose finché un rigolo di sangue scese sul mento, raccolto velocemente dalla mano tremante.

“Dai McDonald, dove scappi? Questo sarebbe il coraggio di una Griffondoro?” la schernì una voce profonda alle sue spalle, seguita da un insieme di risate fragorose.

Mary cercò di non ascoltare quelle parole, ma continuavano a vorticarle nella mente. Era vero. Una Griffondoro non sarebbe dovuta scappare da quattro Serpeverde.

Improvvisamente frenò la sua corsa e, affannando, si girò per affrontarli.

“Oh ma che brava, hai ascoltato Nott. Vieni qui, vogliamo giocare con te” la invitò un ragazzo alto e possente.

I nervi di Mary erano tesi come corde di un violino e i suoi piedi non diedero segno di volersi muovere.

“Mezzosangue, ti consiglio di fare quello che ti dice Mulciber. Non vorrei vederlo adirato” ridacchiò Avery, impugnando la bacchetta.

Mary continuò a fissarli, muta ed immobile. Si sentiva circondata, non aveva vie di fuga e la possibilità di batterli era meno di zero. Però era meglio provare che soccombere senza aver combattuto.

Prese coraggio e cercò la bacchetta nella veste in modo cauto, cercando di non farsi vedere.

“Cosa fai signorina?” le chiese cupo Nott “Credi di batterci? Una contro quattro?”

“Sareste talmente vigliacchi da battervi in quattro contro una donna?” rispose lei, senza riuscire a controllarsi.

“Ma guarda un po’. La Mezzosangue ha ritrovato il coraggio di...”

Mary non riuscì a sentire il resto della frase di Avery perché Mulciber le fù subito addosso.

La sbatté contro lo spesso muro di pietra e le fece picchiare la testa, ovattandole l’udito. La schiacciò con tutto il suo peso e lei faticava a respirare.

“Coraggio? É solo una smorfiosetta. Ti faccio passare io la voglia di scherzare” ridacchiò. Questa volta non era una risata di scherno, era una risata crudele e glaciale. I suoi occhi neri scavati la guardavano con desiderio mentre con una mano si slacciava i pantaloni della divisa e con l’altra la teneva immobilizzata contro il muro.

“Non mi toccare, bastardo!” 

Mary iniziò ad agitarsi e a provare a liberarsi, ma lui la sovrastava. Lei cercò la bacchetta, ma si accorse di averla fatta scivolare a terra nell’impatto. Provò ad allungare la gamba per toccarla con il piede, ma la coscia muscolosa di Mulciber le impediva qualsiasi movimento.

Si guardò intorno in cerca di un’idea, di un aiuto, ma in quel sotterraneo isolato non passava nessuno. In quel momento si maledisse di essere scesa lì per una ricerca di Erbologia, per trovare una dannata pianta. Era colpa sua. Se non fosse scesa non avrebbe visto i ragazzi lavorare ad una pozione. Non avrebbe nemmeno visto quel marchio scavato sul braccio di tutti. E loro non avrebbero visto lei. Era colpa sua se si trovava in questa situazione.

Mentre la mano di Mulciber passava dai suoi pantaloni slacciati e dalla sua virilità eretta alla gonna di Mary, lei fece l’unica cosa che poteva fare. Prese coraggio e fece scontrare la sua fronte ossuta contro il naso del ragazzo.
Un fiume di sangue le colò sulla faccia e Mulciber, bestemmiando, si allontanò da lei, tenendosi con una mano il setto dolorante.

Mary crollò sul pavimento e provò a pulirsi il viso. Non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che si sentì perforare il corpo da mille aghi e la mente iniziò ad appannarsi e a riempirsi di visioni piene di dolore. 

La sua sorella minore impiccata, la madre torturata e mutilata, il padre prigioniero di Voldemort e brutalmente ucciso. Tutte le immagini delle persone care e delle sue più grandi paure si conclusero con un enorme marchio nero che troneggiava nella sua mente. La vittoria di Voi-Sapete-Chi.

Mary urlò. Urlò davvero tanto. 

“Lasciatela stare!”

Tutto cessò improvvisamente come era iniziato e il corridoio le tornò a presentarsi davanti agli occhi.

Lentamente Mary si riscosse e cercò la fonte di quella frase, non sicura che fosse stata reale. Affannando scorse una figura dai folti capelli rossi che si avvicinava.

“Oh guarda guarda. La tua amica Mezzosangue è venuta a farci visita”

“Sev..?” chiese Lily, vedendolo solo in quel momento.

Il viso pallido di Piton diventò verdognolo e i suoi occhi si velarono di tristezza e vergogna. Avrebbe voluto trovarsi in qualsiasi posto e situazione, ma non lì. 

“Se lei ci ha trovati sicuramente ora arriveranno altri studenti.. O i professori. Ci conviene andarcene” parlò per la prima volta, in modo più duro e convincente possibile. Non avrebbe retto lo stesso trattamento di Mary su Lily. Con Mary era tutto iniziato perché aveva visto cose che non doveva. Non osava immaginare cosa avrebbero fatto a Lily che stava interrompendo il loro divertimento.

La rossa colse un minimo di speranza nella frase di Severus e comunicò “Si, ho avvisato che sarei venuta qui a cercare Mary. Ho solo anticipato gli altri”

“E perché dovremmo crederti?”
“Non li senti questi rumori, Avery?” chiese Piton, lanciando un incantesimo non verbale in fondo al corridoio.
Un vociferare agitato aleggiò nell’aria. Sembrava che un gruppo di persone si stesse avvicinando.

“Andiamocene” ordinò Mulciber, con la bocca ancora impastata dal sangue, per poi rivolgersi a Mary “Non finisce qui, McDonald”

Nel giro di pochi minuti tutti e quattro si dileguarono.

“Mary? Mary vieni con me. Andiamo in infermeria” disse Lily, avvicinandosi e aiutando la ragazza ad alzarsi dal pavimento.

Le fece mettere il braccio intorno alle sue spalle e cercò di sorreggerla.

“Lily... Grazie” sussurrò debolmente Mary, prima di farsi trascinare da Madama Chips.

 

***

 

4 Marzo 1975 h.18.15

 

“Evans!”

Lily si girò e vide un gruppetto di ragazzi correre verso di lei. Un ragazzo con spettinati capelli neri e occhiali quadrati arrivò per primo, affannando.

“Cosa vuoi Potter?” chiese, scontrosa.

“Abbiamo saputo di Mary....” iniziò lui.

“Come sta?” chiese Peter.

“Non bene”

“Cosa le hanno fatto di preciso? Silente ci ha solo fatto il discorso sulla fratellanza e sulla non violenza. Belle parole, ma non ci ha spiegato”

“Era molto deluso e arrabbiato” aggiunse Peter alle parole di Sirius.

“Non so di preciso cosa le abbiano fatto... Io sono arrivata quando Mulciber le stava infliggendo la maledizione...” si fermò un attimo ed ebbe un brivido al ricordo “... Cruciatus” concluse.

Un attimo di silenzio terrorizzato aleggiò nell’atrio dell’infermeria. 

“Quella è la maledizione che mi terrorizza di più” confessò Frank. 

“Concordo. La cosa che mi spaventa di più è che dei nostri coetanei la sanno applicare e la usano nei corridoi!” rabbrividì James.

“Possiamo entrare?”
“No signor Black. Non ho fatto entrare nemmeno la signorina Evans” gli rispose una voce alle spalle. Una donna con capelli castani raccolti in uno chignon, intrappolato sotto ad una retina li guardava con occhi preoccupati.

“Madama Chips, come si sente Mary?” scattò in piedi Lily.

“La signorina McDonald ora riposa, le ho dovuto somministrare del sonnifero e del latte di tulipano per evitarle degli incubi. Ora scusatemi, devo andare a riferire al preside le condizioni della ragazza. Voi tornate nella vostra Sala Comune a studiare”

Detto questo lasciò in custodia l’infermeria alla sua assistente, una ragazza che aveva appena finito il corso di Guaritrice di nome Dalya, e si dileguò tra i corridoi. 

“Vado a provarci con quello schianto di Dalya. Spero serva a farci entrare” disse Sirius, sistemandosi in malo modo i lunghi capelli corvini e allargando il nodo della cravatta rossa e oro.

Si avvicinò alla portineria dove la ragazza sistemava dei documenti, sfoggiò il suo sorriso smagliante e si appoggiò in modo più sexy possibile.

“Sempre il solito cretino” rise Potter, guadagnandosi un’occhiataccia da Lily.

James notò negli occhi lucidi della ragazza preoccupazione e tristezza, ma altrettanta forza. In quel momento l’unico sentimento che provò fu affetto. Reale affetto e senso di protezione per quella piccola ragazza minuta dalla chioma folta. Per la prima volta si rese conto di tenere davvero a Lily e tutti gli anni passati a provarci non erano solo per sfida o fissazione, ma per qualcosa di più profondo che aveva ignorato fino a quel momento.

Provò a scacciare quei pensieri troppo seri e si sedette di fianco a lei.

“Lily...” si interruppe vedendo il gelo nel suo sguardo. Tutte le volte che si rivolgeva a lui l’ostilità era palpabile, mentre quando parlava con le altre persone troneggiava la gentilezza.

“Ehm.. Evans” si corresse subito per non darle troppa confidenza “Tu come stai?”

I grandi occhi di Lily si spalancarono e lo scrutarono come se fosse un alieno. Potter che le pone una domanda gentilmente e non in modo imbecille? Impossibile.

“Tanto non ti interessa” rispose infatti, girando lo sguardo.

“E chi te lo dice? Certo che mi interessa!” 

“Così poi vai a raccontarlo ai tuoi amici e ti vanti in giro perché ti ho rivolto la parola?”

“Sei crudele! Ma che persona credi che io sia?”

“Quella che dimostri di essere”

James boccheggiò, non sapendo cosa rispondere.

“Visto Potter? Non hai nulla da obiettare”

“Ti posso dire che quella che mostro non sempre è la verità”

“E allora sei ancora più idiota di quanto credessi”

“Per Merlino, Evans!” imprecò lui.

“Che vuoi?”

“Perché mi devi sempre trattare in questo modo? Tu non mi conosci! Se faccio il buffone a volte...”
“Sempre” lo corresse.

“...É perché sono un ragazzo di quindici anni e ho il diritto di farlo!” la ignorò lui.

“Liberissimo di farlo, Potter! Ma poi non puoi pretendere di essere apprezzato da me!”

“Non ti chiedo di apprezzarmi, ti sto chiedendo di non trattarmi sempre così. Lo fai solo con me”

“Un motivo ci sarà”

“Dimmi cosa devo fare per essere trattato con più gentilezza”

“Prima di tutto non mi devi più chiedere di uscire con te. É esasperante”

“Questo non lo posso fare” rispose di istinto.

“E perché mai?!”

James non rispose e si guardò le mani.

“Non me lo vuoi dire? É una qualche tua strana scommessa? D’accordo. Allora questa situazione non potrà mai migliorare!”

“Come sei testarda, Evans! Ma provaci no? Che ti costa?!”

“E a te?”
“Basta così. State disturbando i pazienti con il vostro tono di voce. Sparite tutti quanti da questa stanza. Immediatamente” li interruppe la voce di Dalya.

“M-Ma...”

“FUORI!”

Lily uscì per prima, digrignando i denti. Tutta colpa di Potter.

I ragazzi uscirono subito dopo, con un James più deluso ed arrabbiato che mai. Quella dannata Evans. Lo farà impazzire.

 

***

 

4 Marzo 1975 h.18.30

 

Un ragazzo con lunghi capelli unti si buttò sul letto del suo dormitorio. Il soffitto freddo di pietra lo guardava silenzioso ed indagatore e le tende nere gli trasmettevano un senso di soffocamento. 

La sua schiena sudata sotto il mantello si appiccicava all’indumento e non faceva che aumentare la sensazione di umidità e di freddo. Ma il problema era che, oltre all’ambiente gelido, dentro di sé non si sentiva nemmeno lontanamente realizzato.

Anzi, si sentiva vuoto, viscido e impotente. Impotente anche verso se stesso. Debole. Non riusciva ad opporsi al condizionamento dei suoi “amici” ed aveva perso il suo tutto.

L’aveva persa. L’aveva persa per quello stupido marchio tatuato sul braccio di Avery. Per quel marchio che lui non vedeva l’ora di vedere impresso anche sul suo.

Sarebbe finalmente diventato parte di qualcosa di grande, qualcosa in cui credeva. Ma lei? Non poteva abbandonarla. Avrebbe provato a non allontanarsi ulteriormente da lei, non più di quanto non avesse fatto quella sera.

Probabilmente in quel momento era al fianco di McDonald, con i suoi occhi dolci e profondi, i suoi capelli rossi che regalavano vitalità ed allegria, con le sue mani delicate. Sarebbe stata lì a consolarla, ad accarezzarla. E lui non aveva fatto nulla per proteggere quella Mezzosangue. 

Ma aveva protetto lei, la sua Lily. Ed ora non gli restava che affrontarla il giorno seguente. Avrebbe spiegato ogni cosa. E sperava che lei non rivelasse a Silente che lo aveva visto in quel sotterraneo.

Con questi pensieri Severus si addormentò.

 

***

 

4 Marzo 1975 h.18.30

 

Lily camminava a passo spedito, furibondo. Quel Potter aveva il potere di farla arrabbiare in qualsiasi momento. Era una cosa assurda! In quel momento quel ragazzo non era il suo problema principale è che solamente, come sempre, aveva un tempismo perfetto per innervosirla. Sempre il momento meno opportuno, nemmeno avesse un radar! 

I suoi pensieri arrivarono improvvisamente a Mary e alla paura che potesse capitare la stessa cosa a lei solamente per il fatto di essere una Nata Babbana. Si guardò intorno con aria preoccupata. E se avesse scatenato una catena di vendette? Se fosse successo a lei si sarebbe difesa, o non era abbastanza coraggiosa? Aveva affrontato quei ragazzi senza un minimo di esitazione, ma se fosse stata al posto di Mary? Fortunatamente c’era stato Sev. 

Severus. 

Quel nome le riempì la testa e il cuore per un istante. Da una parte l’aveva salvata e dall’altra era presente. Era presente e non aveva alzato un dito per difendere la ragazza. Perché? Perché anche lui si divertiva? No. A questo non avrebbe mai creduto. Non il suo Sev, il suo migliore amico, la persona con la quale si trovava meglio, con la quale parlava di Tunia. Non lo riconosceva più. Non  si sarebbe mai aspettata di trovarselo in quel corridoio! Non aveva nemmeno avuto tempo di parlarci. L’indomani avrebbe chiesto spiegazioni.

“Signorina Evans?” una voce la riscosse dai suoi pensieri.

“Si, professoressa McGranitt?”

“Il preside desidera vederla per conoscere bene i fatti. Mi segua prego”

“Certamente” 

Lily camminò dietro l’alta donna e si chiese se avrebbe dovuto nominare Sev. Mary, quando si fosse ripresa, l’avrebbe raccontato e avrebbe detto che c’era anche lui. O forse non ne avrebbe mai parlato? 

Dopo aver lottato un po’ con se stessa, Lily decise di non nominarlo al preside. L’avrebbe protetto come lui aveva fatto con lei. In fondo, erano migliori amici.

 

 ***

 

4 Marzo 1975 h.21

 

Remus aprì leggermente le palpebre. La pelle della guancia destra gli tirava intorno a due grosse lacerazioni. Il ragazzo sfiorò la benda che ricopriva i profondi e grossi tagli e fu scosso da un brivido. Si girò sbuffando sul lato sinistro, con un braccio piegato in modo che l’orecchio fosse incastrato nello spazio vicino al gomito e in posizione fetale. Scomodo. 

Allungò le gambe e un freddo fastidioso gli avvolse i piedi. Scomodo.

Si girò sul lato destro e per sbaglio prese dentro i tagli freschi. Si morse la lingua per non urlare e per trattenne a fatica le lacrime. I ricordi della notte prima riaffiorarono nella sua mente e gli diedero una sensazione mista di tristezza, di dolore e di allegria. Questi sentimenti gli riempirono il petto e sentì un peso che gli opprimeva il torace, incatenandolo al letto. Iniziava a respirare in modo affannoso e veloce. Non si era ancora bene adattato agli effetti delle pozioni di Madama Chips e alle reazioni del suo corpo alle infezioni dei graffi. Tutte le volte variavano.

Si sedette sul letto e guardò ogni angolo della stanza buia. Evidentemente aveva dormito tutto il giorno. Posò lo sguardo sul suo comodino e lesse l’ora: 21.03. Con piacere notò una pigna di fogli con diverse calligrafie. Quella piccola e fitta di Peter, quella grossa e rotonda di Sirius, quella veloce e obliqua di James. Sorrise. Si sforzavano sempre, dopo ogni notte passata alla Stamberga, di prendere gli appunti delle materie nei giorni seguenti. Faceva più fatica a decifrare quei fogli, ad ignorare le battute idiote o i ‘L.E.’ nascosti di James ed integrare le discrepanze che a guarire dalla sua malattia. Ma di questo non si sarebbe mai lamentato. E non avrebbe mai rilevato ai Malandrini che molte volte perdeva la pazienza con tutte quelle frasi lasciate a metà perché si erano distratti e persi un pezzo di lezione, con tutti gli insulti al professore, con le vignette su Mocciosus, con tutte le frecce e gli asterischi e chiedeva a Lily i suoi appunti precisi ed ordinati.
D’un tratto sentì un grido soffocato e si girò di colpo alla sua destra e notò un letto occupato. Era un’indistinta figura femminile che si mise a singhiozzare in modo disperato e frenetico.
Remus si alzò e si avvicinò in modo cauto. Guardò la ragazza più da vicino e la riconobbe.

“Mary?”

Lei sussultò e fece un respiro di sollievo vedendo che era lui.

“Rem! Scusami, non avevo intenzione di svegliarti” rispose velocemente, asciugandosi gli occhi.

“Non mi hai svegliato. Come mai sei qui?”
“Non lo sai?”
“No, io sono qui da ieri sera perché... Sono svenuto e ho picchiato contro lo spigolo del camino. É successo qualcosa?”

“Come stai ora? Io... Si... É successo qualcosa...”

“Sto bene. Cosa? Sei caduta a Quidditch?”

“No no... Solo che... Mi hanno fatto capire che non sono gradita”

“Come? Chi? Non sei gradita?”

“Sai.. Sono una Mezzosangue” rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, scrollando le spalle.

“E quindi?” chiese lui, senza capire.

“Remus.. I Serpeverde. Insomma, sai come la pensano”

“Ti hanno insultata?”

“Magari solo quello....” fu scossa da un brivido al ricordo e gli occhi riniziarono a riempirsi di lacrime amare.

“Mary se non ne vuoi parlare, lascia stare. Non sei obbligata”
“Grazie” sorrise lei.

“Vuoi che stia qui con te?”

“Sarebbe fantastico”

Così Remus si sedette sul letto di Mary e la abbracciò. I due amici si addormentarono insieme, cullandosi l’uno tra le braccia dell’altra e scacciando ricordi dolorosi.

 

***

 

5 Marzo 1975 h.11.30

 

I capelli rossi le cadevano sul libro e coprivano le fitte righe di Rune Antiche. Le labbra sottili si muovevano velocemente ripetendo diverse formule e definizioni. La mente lavorava frenetica e cercava di assimilare più informazioni possibili.

“Lil?” la chiamò un ragazzo che, nervoso, giocherellava con le sue mani.

“Sev. Siediti, dobbiamo parlare” rispose lei, non alzando lo sguardo dal libro e spostandosi i capelli dagli occhi.

Severus si accomodò sulla sedia di fronte alla ragazza, appoggiò i suoi libri sul tavolo di noce e aspettò che Lily finisse di leggere la riga.

D’un tratto gli occhi verdi si spostarono dalle fitte parole a lui.
“Spiegami” disse semplicemente.

“Ehm... Io...” iniziò lui.

“Perché non li hai fermati?” lo interruppe lei, glaciale.

“Non potevo Lil. Sai cosa mi avrebbero fatto?”
“Cosa? Avrebbero usato le Arti Oscure come contro Mary?”

“Si... Anche...”

“Perché li frequenti? Tu non sei come loro”

“Sono miei amici”

“Amici? Quelli sono tuoi amici?”

“Si, Lil. Mi trovo bene con loro! E mi sembra legittimo trovarmi degli amici”

“Certo, Sev! Ma loro?!”

“Mi fai spiegare?”

“Si, scusa. È che non mi sembra possibile una cosa del genere” concesse Lily.
Piton tirò un sospiro e iniziò a giustificarsi “Io... Io voglio far parte di qualcosa di più grande, di immenso. E per arrivare a quel punto devo fare dei sacrifici, come sopportare di vedere cose come quelle di McDonald”

“Questo discorso non mi piace per niente, Sev”

“Lily ma come fai a non vedere la grandezza di quello in cui siamo immersi?”

“Tu stai parlando di diventare Mangiamorte?” chiese lei, scossa da un brivido.

Lui la guardò e non rispose alla domanda, ma disse “Faccio le mie scelte, ma non voglio condizionare la nostra amicizia”

“Le tue scelte la influenzano come le mie”

“Ma noi.. Noi siamo migliori amici”

“Si, Sev. Infatti per questa volta proverò a... Capirti?!” disse, come se fosse una domanda “Però non è una cosa così immediata.. Ho bisogno di tempo”

“Mi farò perdonare, ti farò capire che me ne pento, ma non ho molta scelta”

“Io credo tu abbia molte scelte”

Piton sbuffò e scrollò le spalle. Con quel gesto la manica destra della tunica nera si spostò e lasciò scoperto il polso.

“Cos’è quello?” chiese Lily con una voce spaventata. I suoi occhi guardavano una sottile cicatrice sul polso di Severus. Il ragazzo notò lo sguardo e spostò veloce la manica per coprirla. Lei gli prese la mano con forza e sollevò la stoffa violentemente.

“Lily!” protestò Piton.

“Cos’è questo, Sev?” 

“Nulla”

“Nulla un cavolo! C’è una cicatrice con scritto ‘codardo’... Con cosa l’hanno fatto? Un coltello? La bacchetta? Sev, questi sarebbero i tuoi AMICI? Codardo per cosa?” chiese, d’un fiato.

“Lily lascia perdere”

“No, Sev!” urlò lei, furiosa.

“Silenzio per favore. Siamo in una biblioteca” li interruppe una donna grassoccia con la faccia gentile.

“Oh, mi scusi” rispose in fretta Lily, per poi tornare all’attacco appena la donna fu nascosta dagli scaffali “Chi è stato? Perché? Cosa diavolo vuol dire?”

“L’hanno fatto perché non sono stato chiamato dal preside e non mi hanno punito. Quindi mi hanno dato una lezione... Non ho confessato di essere lì”

“Oh Merlino, è colpa mia...” si ammutolì Lily, mettendosi una mano davanti alla bocca.

“No, no! Non ci pensare nemmeno Lil”

“Sev... Mi dispiace. Davvero” 

“Lo so, ma non è colpa tua. Mettiamo una pietra sopra a questa storia, per favore? Io ho sbagliato e tu mi hai solo protetto” chiese lui, con occhi imploranti.

“Proviamoci” rispose Lily, con un mezzo sorriso.

“Grazie”
Così conclusero la discussione, mettendosi a studiare lei Rune Antiche e lui Pozioni.

***

 

27 Maggio 1975 h.12

Esame di Difesa contro le Arti Oscure - GUFO.

“Mettilo giù!” gridò Lily. La sua espressione furiosa aveva per un attimo quasi ceduto il posto al sorriso.

“Ai tuoi ordini”

James fece scattare la bacchetta all’insù e Piton si afflosciò a terra. Districandosi dalla vesta, si rialzò rapido, la bacchetta pronta, ma Sirius gridò “Petrificus totalus!” e Piton cadde di nuovo, rigido come un palo.

“LASCIATELO STARE!” urlò Lily ed estrasse a sua volta la bacchetta. James e Sirius la fissarono preoccupati.

“Dai, Evans, non costringermi a farti un incantesimo” disse ansioso James.

“Allora liberalo”

James sospirò, poi si voltò verso Piton e mormorò un controincantesimo.

“Ecco fatto” disse, mentre Piton si rialzava a fatica “Ti è andata bene che ci fosse Evans, Mocciosus...”

“Non mi serve l’aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue!”

Lily trasalì.

“Molto bene” replicò freddamente “Vuol dire che in futuro non mi prenderò più la briga di aiutarti. E se fossi in te mi laverei le mutande, Mocciosus”

“Chiedi scusa a Evans!” ringhiò James, puntando la bacchetta contro Piton.

“Non voglio che mi chieda scusa perché l’hai costretto tu!” urlò Lily “Siete uguali, voi due!”

“Che cosa?” protestò James “Io non ti avrei MAI chiamato una... Tu-sai-come!”

“Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra affascinante avere l’aria di uno che è appena sceso dalla scopa, sempre ad esibirti con quello stupido Boccino e a camminare tronfio nei corridoi e a lanciare incantesimi su chiunque ti infastidisca solo perché sei capace... Sei così pieno di te che non so come fa la tua scopa a staccarsi da terra! Mi dai la NAUSEA”

Lily si voltò e corse via.

“Evans!” le gridò dietro James “Ehi, EVANS!”

Lily non si voltò.

“Ma che cos’ha?” bofonchiò James, tentando di comportarsi come se la risposta non avesse per lui alcuna importanza.

“Leggendo tra le righe, amico, direi che secondo lei sei un po’ presuntuoso” rispose Sirius.

“Bene” disse James, che sembrava furibondo “Bene...”

 

***

 

27 Maggio 1975 h.12.30

 

“Evans!” le gridò dietro James “Ehi, EVANS!”

Lily non si voltò. Corse. Corse fino a sentire la milza dolere. Piccole lacrime cercavano di uscire e pizzicavano gli occhi. Ma lei non voleva farle scendere. Non lì. Non davanti a tutti. Sentiva ancora lo sguardo di Potter, di Black e di Severus sulla schiena. La stavano osservando sicuramente, sentiva uno strano formicolio sulla nuca. Non avrebbe pianto, non avrebbe dato nessuna soddisfazione. 

Con il fiato corto e le guance arrossate e calde arrivò in Guferia. Quel posto, nonostante fosse sporco e rumoroso, era ideale. Era isolato e vuoto. Tutti stavano studiando o ripassando per il prossimo esame e nessuno pensava di mandare lettere a casa. Lily si sedette su un gradino storto e freddo, davanti a due gufi, uno bianco e uno marrone, che discutevano. Li osservò pensando a Severus, alle mille discussioni che avevano avuto riguardo i suoi “amici”, le sue prospettive di vita. E ora? Ora l’aveva insultata davanti a tutta la scuola con quella parola... L’aveva chiamata.... Non riusciva nemmeno a pensare a quel termine pronunciato dalla sua voce. La voce del suo migliore amico. 

L’aveva proprio sputata fuori, come se l’avesse sulla punta della lingua e la volesse pronunciare da moltissimo tempo. Chissà quante volte si era trattenuto davanti a lei, o l’aveva detto con i suoi “amici” ridendo e insultandola alle spalle. Aveva insultato e fatto il prepotente con altre persone? Magari la storia di Mary era una sua idea e l’aveva ingannata con le sue belle parole di pentimento. Era stata accecata dall’affetto e dall’amicizia? Severus era sempre stato così? Faticava a crederci. Non voleva crederci.

E allora perché Potter e molti ragazzi della scuola ce l’avevano con lui? Probabilmente avevano già capito che tipo di persona era. Alice, Dorcas e Mary l’avevano capito da tempo? Le avevano sempre chiesto come facesse a stare con una persona del genere. Ma che persona era Severus? Era il suo migliore amico. Ma lei come faceva ad essere migliore amica di un ragazzo che desiderava diventare Mangiamorte? Si erano uniti solo perché lui le aveva rivelato la sua vera natura e l’aveva ‘istruita’ su Hogwarts? No. Questo no. Se no non sarebbe andata avanti per così tanti anni.

É vero però che la loro amicizia si era trasformata. Erano cresciuti e ognuno si era fatto il suo giro di amicizie. Ma, nonostante questo, si erano sempre trovati a parlare, a raccontarsi i segreti, a consigliarsi e a sostenersi. Questo non aveva significato nulla? Le aveva mai voluto bene come sosteneva? Un peso le riempì il petto e un groppo nostalgico e doloroso le arrivò in gola. E via. Le lacrime iniziarono a scendere senza controllo e i singhiozzi le seguirono frenetici e rumorosi. Lily si prese il viso tra le mani e pianse. Pianse scaricando tutta la tensione che si era tenuta dentro per mesi. Pianse per l’amico perso, pianse per la sua ingenuità, pianse per tutti i frammenti che si erano formati da quella stupida parola pronunciata con odio, pianse per la frase crudele che le era uscita dalle labbra come ripicca, pianse per la reazione che aveva avuto nei confronti di se stessa, pianse per la sua debolezza. Pianse per gli insulti a Potter, pianse per l’indifferenza della gente e pianse anche per Tunia.
Pianse per molto tempo, finché non si rese conto che l’ora successiva aveva l’esame pratico.
Guardò i due gufi davanti a lei. Avevano smesso di litigare e tubavano felici, riempiendosi di coccole e puntando i loro occhi gialli su di lei.

No. Lei e Severus non avrebbero fatto pace. Questa non gliel’avrebbe perdonata. Aveva già chiuso un occhio per fin troppe cose.

 

***

 

27 Maggio 1975 h.16

 

James si sentiva libero. Due esami fatti. E anche egregiamente. Certo, era solo il secondo giorno e gliene mancavano sei, ma un terzo era andato. Non riusciva a pensare al giorno successivo. Pensava solo alla magnifica sensazione di libertà. E a Lily.

Le sue parole dure e di disprezzo l’avevano colpito, più di quanto volesse ammettere, perfino con se stesso. La cercava in ogni angolo. Voleva parlarle, voleva vedere come stava. All’esame pratico di Difesa l’aveva vista di sfuggita e le sembrava persa e non concentrata. 

Camminava per i corridoi con Sirius che gli raccontava barzellette, Peter che rideva e Remus che andava a scontrarsi contro le persone a causa dell’enorme libro che leggeva.

Ad un certo punto la vide. Eccola. Camminava a testa bassa e veniva dalla loro parte. I capelli ramati erano scompigliati, il viso pallido e i suoi occhi opachi e arrossati.

Quando fu a pochi metri da loro, la salutò gelido “Evans”

Lei alzò lo sguardo, come se non lo vedesse realmente. Si riscosse dai suoi pensieri e lo riconobbe. Il suo saluto fu altrettanto freddo e distaccato “Potter”

Passò oltre. Lo sorpassò e lui sentì il suo profumo avvolgente. Fece qualche passo e poi si girò. La raggiunse, con poche falciate.

“Posso parlarti?”

“No”

“Evans, per favore”

Lily sbuffò e si fermò “Muoviti. Non ho tempo da perdere”

James guardò i suoi occhi, sempre vivi e luminosi, ora erano opachi e senza espressione. Sembrava che volesse farsi scivolare addosso tutto, senza provare più emozioni.

“Tu stai male per Mocciosus” affermò, senza rendersene conto.

Lily alzò un sopracciglio “Questa sarebbe una domanda posta male?”

“No, è un’affermazione. E mi sembra assurdo che una persona come te debba soffrire per uno come lui”

“Ciao Potter” salutò lei, girandosi.

“Cosa ho detto di male?” chiese lui, bloccandole la strada.

“Non ho bisogno di sentirmi dire che è assurdo e che non se lo merita. Sei l’ultima persona a potermi dire come comportarmi e come dover stare”

“Non intendevo quello... Solo che lui è ad un livello troppo basso per una come te”

“É... Era il mio migliore amico!!” si corresse lei.

“Mi dispiace Evans” disse lui, sincero “Davvero”

“Ok, ne prendo atto”

“So che non mi sopporti, ma volevo solo dirti che mi dispiace e che magari è stata colpa mia.. Insomma, perché l’ho istigato”

“L’avrebbe fatto comunque! Credi che tutto giri sempre intorno a te? Sei arrogante!” urlò Lily, andandosene e lasciandolo lì confuso.

 

***

 

27 Maggio 1975 h.17.45

 

“Mi spiegate cosa diavolo ha quella ragazza?” chiese un furioso James, dopo aver raccontato agli altri Malandrini la conversazione con Lily.

“É innamorata pazza di te” rispose Sirius, aggiungendo schifato “O di Mocciosus”

“Felpato, fai il serio!” lo rimproverò Remus.

“Voi... Voi non pensate sia innamorata di Mocciosus, vero?” 

“James! Ma secondo te? Erano amici e basta” 

“Tu non staresti male se perdessi... Alice?” osservò Peter.

“Mmm... Si” ammise Potter.

“E sei innamorato di lei?”

“NO!”

“Ti sei risposto da solo” scrollò le spalle Sirius, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Rem, tu la conosci più di noi... Che ne pensi?”

“Io credo che lei stia molto male in questo momento e che l’ostilità nei tuoi confronti non aiuta. Hai fatto bene ad andare a parlarle...” iniziò Lupin.

“Oh, meno male!” tirò un sospiro di sollievo James.

“...E penso che, in fondo, lei lo abbia apprezzato” proseguì Remus.

“Se lo dici tu” commentò Sirius.

“Strano modo di dimostrarlo” diede corda Peter, mentre Potter si beava di quelle parole. Era l’unico suo appiglio di speranza.

“Ha risposto in quel modo perché era sconvolta e perché sta soffrendo. Oltre a questo ha anche lo stress degli esami e sapete com’è lei...” spiegò Lunastorta.

“Secchiona”

“Perennemente agitata”

“Ecco, appunto. Mettetevi nei suoi panni” concluse Remus.

“Ma Rem... Perché mi tratta così? Io non sono uguale a Mocciosus!!” 

“L’ha detto in un momento di nervosismo. Ma credo che pensi davvero che tu sia arrogante e pieno di te”

“Beh, lo sei, Ramoso” disse Sirius.

“E ti piace esserlo” confermò Remus.

“D’accordo. Ma non sono uguale a Mocciosus”

“Ovvio che no”

“Almeno tu ti lavi i capelli” rise Felpato.

James lo ignorò e si rivolse ancora a Remus “Cosa devo fare?”

“Non importunarla, cerca di evitare di fare i tuoi giochetti davanti a lei e dalle tempo”

“Ci proverò” giurò a se stesso Potter.

“Bene... E ora...” iniziò a proporre Sirius.

“Qualsiasi cosa no. Dobbiamo studiare per l’esame di domani” lo interruppe Lupin.

“Luna! Come sei noioso” sbuffò Black, lanciandosi sul letto.



ANGOLO AUTRICE:
Prima di tutto, spero sia piaciuta la storia! Se si (o anche se no) gradirei molto delle recensioni :)
Ho voluto scrivere queste righe specialmente perché non ho seguito esattamente il libro... Infatti nei ricordi di Piton si vede che Lily allude a qualcosa che "avrebbe tentato di fare" Mulciber con le Arti Oscure, ma non si riferisce assolutamente a Severus. Anzi, sembra che lui ne sappia quanto il resto della scuola e che quindi non fosse presente. Ho voluto semplicemente rendere la cosa ancora più personale per Lily.

Inoltre qui vi metto un disegno di Mary come me la sono immaginata io :) 

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