Louis
si lasciò
cadere mollemente sulla panchina di quel desolato parco. 'Ci dispiace,
signori...’
l'immagine dei medici ancora impressa nella mente.
Il
cancro, aveva il
cancro.
Aveva
ventidue anni,
Louis, e sarebbe morto nel giro di un anno. Certo, c'erano le chemio,
ma quante
volte funzionavano? Louis sorrise, malinconico, pensando a
tutto quello che
avrebbe voluto fare, tutti i luoghi che avrebbe voluto visitare, a quel
diploma
in medicina che non sarebbe riuscito a prendere, alla laurea delle
sorelline a
cui non avrebbe potuto assistere. Perchè, perchè
proprio lui? Doncaster era una
cittadina sconosciuta, persa nella grandezza della Gran Bretagna,
nascosta. E
come aveva fatto Dio a beccarlo proprio li?
-Posso
sedermi?-
chiese una voce, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Louis
alzò appena la
testa, notando la figura di un ragazzo, diciotto anni appena,
illuminata dal
pallido sole della cittadina.
-Stai
sanguinando?-
rispose, con tono preoccupato, mentre l'altro sorrise, sfilando dalla
tasca un
pacchetto bianco,
forse sigarette
straniere.
-Può
darsi.-fece
spallucce il ragazzo, sedendosi.
E
Louis si accigliò.
-Non ti ho mica detto che potevi sederti. - fece notare, con una
sicurezza che
non gli apparteneva.
-Mi
hai chiesto se
stavo sanguinando, credevo non t’interessasse. -
-Stavo
cercando di
capire se avevi ucciso qualcuno!- si scusò il maggiore,
alzando le mani,
sentendo la risata del riccio.
-Sono
già morto,
amico. Come posso uccidere qualcuno?-
Louis
alzò gli occhi
al cielo. -Devi farti controllare, ragazzo, potrebbe prendere
infezione. Per il
sangue che perdi, deve essere un grosso taglio.- azzardò.
-Ti
disturba mica se
fumo?- ridacchiò l’altro, alitandogli in faccia,
costringendo Louis a girarsi.
-Non
cambiare
discorso e lasciami controllare. Sto cercando di laurearmi in medicina.-
-E
vuoi usarmi come
cavia?-
E
Louis sbuffò,
cercando di trattenere un sorriso. -Lasciami controllare, intesi? Poi
puoi
andare via. Non voglio averti sulla coscienza, se prende infezione
potrebbero
troncarti un braccio!-
-Cosa
ti fa pensare
che ti farò controllare?-
-Avresti
già detto di
no. -
E
questa volta, fu il
ragazzo a sorridere, prima di alzarsi la manica e mostrare il braccio
destro a
Louis. -Sono Harry, comunque.-
-Che
diavolo ti hanno
fatto?!- per poco non gridò, saltando e ordinando al
ragazzo, ad Harry,
di non muoversi, prima di correre verso l'uscita del parco.
-Ah,
allora sei
tornato davvero.- constatò il riccio, pochi minuti dopo,
sorridendo falsamente.
-Chi
te lo ha fatto?-
chiese Louis, ignorando l'ironia nella voce del ragazzo, cominciando a
trafficare con l'acqua ossigenata che aveva appena comprato.
Harry
sorrise. -Tua
madre non ti ha detto che non si parla con gli sconosciuti?- chiese,
indifferente, come se l'acqua ossigenata non bruciasse.
-Certo,
ma mi ha
detto anche di aiutare chi è in pericolo.-
-Davvero?
Anche se
questa persona è un mostro?-
E
Louis smise di
avvolgere la garza intorno al braccio di Harry, capendo finalmente
l'origine di
quei tagli. -Harry, una persona diventa un mostro solo se i mostri gli
catturano l'anima ma, sai, i mostri sono pur sempre ospiti, decidiamo
noi
quando mandarli via.- parlò piano, con la testa china, con
le dita che
avvolgevano con cura la garza.
-E
se una persona non
volesse mandarli via?-
-Saranno
loro a
lasciare quella persona per appropriarsi di un'altra anima.-
-E
se muori prima che
vadano via?-
E
Louis restò in
silenzio, osservando Harry alzarsi velocemente, accendersi l'ennesima
sigaretta
e sparire verso l'entrata del parco. Afferrò il cellulare,
digitando
velocemente e cercando di schiarirsi le idee. Sobbalzò,
sentendo la suoneria
del suo cellulare, maledicendo mentalmente Zayn.
-Un
cappuccino,
amico, davvero?- chiese il moro, retorico, non appena Louis rispose. -Mi
hai
preso per un finocchio?-
Louis
rise. -Tu sei
un finocchio, Zaynie.- e sentì il moro sbuffare,
nascondendo sicuramente un
sorriso.
-Dopo
ci faremo le
unghie, Lou Lou?- e Louis rise, scuotendo la testa.
-Si,
facciamo un
pigiama party stasera, va bene? Chiederò a mia sorella i
trucchi e inviteremo
anche Liam, okay?-
E
Zayn rise. -Ci
vediamo al bar sotto casa mia fra 10 minuti, corri Tomlinson, Liam ha
bisogno
di news sulla tua vita sentimentale, sai quanto è pettegola
la mia ragazza.-
E
Louis rise,
immaginandosi Liam che schiaffeggiava il moro.
Un
anno e tutto
quello sarebbe finito.
***
-Quindi hai curato questo
tipo?- chiese Liam,
per l'ennesima volta.
-Esatto.-
confermò
Louis.
-E
cosa ti è saltato
in mente, Louis! Poteva essere un assassino.- lo rimproverò
Zayn, toccandosi
poi il punto in cui Liam lo aveva appena colpito.
-Non
essere stupido,
Zaynie. Come poteva essere un assassino? Ti sembra che gli assassini
vaghino
per il parco?- gli fece notare, con una sicurezza che fece scoppiare
Louis in
una meravigliosa risata.
-Sei
un idiota, Liam
Payne.- scosse la testa, giocando con il porta fazzoletti che c'era sul
tavolo.
-Il
gioco è di suo
gradimento, dottore?- e Louis saltò, il sangue gli si
gelò nelle vene non
appena Harry, nei suoi due metri d'altezza e il suo grembiule da
cameriere spuntarono
alle spalle di Zayn.
-Ehi
… - sussurrò il
maggiore, timido.
-Cosa
vi porto,
signori?- si affrettò a domandare il riccio, afferrando il
taccuino e tenendo
gli occhi incollati sul volto di Louis.
-Tre
cappuccini.-
ordinò Zayn, osservando attentamente il ragazzo.
-Tre
cappuccini al
tavolo delle signore, Mark.- urlò Harry,
tornando al banco e ignorando
le bestemmie del suo datore di lavoro che, non proprio educatamente,
gli
ordinava di fare poco lo stupido e mettersi al lavoro.
Louis
rimase in
silenzio, prima che Liam Payne cacciasse un piccolo urlo, attirando
l'attenzione di tutti, compresa quella di Harry che, velocemente, stava
preparando il loro ordine. -Che cosa è appena successo?
Esigo saperlo, Louis
Tomlinson. Adesso.- ordinò, senza vergogna, mentre Zayn
ridacchiava e Louis
arrossiva.
-Quello
è Harry … -
bisbigliò il maggiore, mentre Zayn si girava ad osservare il
riccio in
questione.
-Bella
scelta,
amico.- lo prese in giro il moro, facendolo arrossire.
Louis
avrebbe voluto
rimproverare Zayn, dirgli di non essere stupido, dirgli di non farsi
film, ma
dovette star zitto e reprimere la delusione quando, a consegnare i loro
ordini,
non fu Harry ma una donna.
-Andiamo
a pagare, amichette,
devo andare a ripassare diritto, domani ho un esame.-
annunciò Zayn, trenta
minuti più tardi.
-Il
suo sul mio
conto, Mark.- si affrettò a dire Harry, indicando Louis con
un cenno della
testa, continuando ad asciugare i bicchieri.
-No,
ma io..- tentò
di parlare il maggiore, restando pietrificato quando gli occhi del
riccio si
incatenarono con i suoi.
-Ti
devo un favore,
dottore.- disse solo, prima di sparire in cucina.
E
Zayn, ridacchiando,
dovette afferrare il maggiore per un braccio, prima di trascinarlo
fuori. -E
bravo Louis.- lo prese in giro, mentre Liam sorrideva eccitato e le
guance di
Louis si coloravano di rosso.
Ti
devo un favore,
dottore.
***
-Daisy,
Phoebe,
muovetevi!- sbuffò Louis, strattonando le gemelle che, nei
loro tutù rosa
scintillanti, non avevano proprio voglia di muoversi.
-Boo,
devo andare in
bagno.- si lamentò Daisy, fermandosi di colpo.
-Anche
io. - aggiunse
Phoebe, imitando la sorella.
-Un
altro tratto di
strada, piccine, poi siamo a casa, trattenetela.- sbuffò
ancora, cercando di
non farsi convincere dai faccini dolci delle sorelle.
-Ma
io devo andarci
adesso, Boo. Ti prego.- lo implorò Daisy, strattonandolo.
E
Louis scosse la
testa, combattuto, anche perchè l'unico bar più
vicino era proprio quello dove
lavorava Harry e lui, agli occhi verdi del riccio, non aveva tanta
voglia
d'esporsi. Ma era il fratello maggiore, no? E le piccole avevano appena
trascorso tre ore a ballare canzoncine noiose, un premio lo meritavano.
-Buonasera.
- salutarono
a gran voce le gemelle, attirando l'attenzione dei pochi presenti nel
bar. Dopo
tutto, erano appena le 5 del pomeriggio, chi poteva esserci in giro a
quell'ora?
Le
piccole corsero al
banco, sotto lo sguardo curioso di Harry e quello vigile di Louis.
-Possono
usare il bagno?- chiese il maggiore, cercando di controllare la voce.
-Certo,
dottore.-
ridacchiò Harry, indicando il bagno con un cenno della
testa.
-Andiamo,
forza.-
afferrò le mani delle gemelle, fermandosi non appena queste
si opposero. -Che
c'è ora?!- chiese, stufo.
-Non
puoi
accompagnarci in bagno, sei un maschio, bleah.-
affermò Phoebe, con fare
ovvio, piegando le braccia e facendo ridere Louis.
-Sono
vostro
fratello.- alzò le spalle Louis, ovvio.
-Ma
sei un maschio.- insistette
Daisy, calcando sulla parola finale.
-E
allora andrete in
bagno a casa, perchè da sole non vi lascio.-
-Ma
noi dobbiamo
andare ora!- sbuffò Daisy, facendo ridere Harry.
-Sentite,
principesse, ora chiamo mia sorella e vi faccio accompagnare da lei, va
bene?-
intervenne il riccio, fissando più Louis che le sorelle.
E
il Maggiore annuì,
passandosi una mano tra i capelli e lasciandosi cadere su una delle
sedie
posizionate li vicino. -Ringraziate Harry, forza.- mormorò,
mentre le gemelle
correvano ad abbracciare Harry. Un minuto dopo, stavano correndo in
bagno
stringendo le mani di Gemma, la sorella di Harry.
-Dura
fare il
fratello maggiore?- chiese il riccio, dopo qualche secondo di silenzio.
-Se
hai cinque
sorelle e un fratello, allora si. - sbuffò Louis, pensando a
quanto sarebbe
stata dura in casa con l'arrivo dei due gemelli. -Mia madre non sa che
significa
'stare attenti'.- sbuffò poi, facendo ridere Harry.
-Tua
madre non ha
detto neanche a loro che non si parla con gli sconosciuti?-
-Non
sei uno
sconosciuto, sei Harry.-
-Potrei
essere anche
un assassino. Chi può dirlo?-
-Nah,
mi avresti già
ucciso.-
-
E chi ti dice che
non lo farò?-
-Hai
mandato le mie
sorelline in bagno con tua sorella, sarebbe sleale!- e, teatralmente,
si poggiò
una mano sul cuore, facendo ridere il riccio.
-Possiamo
farci i
capelli come Gemma, Lou?- urlò Daisy, sbucando dal
corridoio, saltellando
appena.
Louis
scosse la
testa, distrutto. -Chiedete alla mamma, io non ne voglio sapere
niente.-
-Posso
toccarti i
capelli, Harry? Sembrano morbidi.- ridacchiò Phoebe,
dondolandosi avanti e
indietro.
-Phoebe!-
la
rimproverò Louis, sentendo le guance tingersi di rosso. -Che
cosa ti ho insegnato,
eh?-
-Posso
toccarti i
capelli, Harry? Sembrano morbidi, per favore.-
riprovò la bambina,
sorridendo timida e facendo ridere il fratello.
***
-Quando
torniamo da
Harry, Boo?-
Louis
alzò gli occhi
al cielo, aprendo finalmente la porta di casa e facendo passare le
sorelline.
–Non lo so, Daisy.- sbuffò, lanciandosi sul divano
e affondando la testa tra i
cuscini?-
-Possiamo
andarci
ogni volta che abbiamo lezione, Boo?- chiese Daisy, lanciandosi sul
maggiore e
facendolo grugnire.
-No,
Daisy.- rispose,
cercando di mantenere la calma, nonostante i continui
‘perché’ ripetuti dalla
sorella. –Perché non si può.-
sbottò alla fine, stanco dei lamenti delle
sorelle.
-Ma
Gemma ha detto
che possiamo tornare quando vogliamo!- protestò Phoebe,
armeggiando con una
bambola. –E poi, il padre di Harry abita qui vicino, lo
sapevi questo?- chiese
poi, curiosa.
-Davvero?-
chiese
Louis, senza prestare davvero attenzione.
-Guardami
quando ti
parlo, Boo!- sbuffò la piccola, facendolo sorridere.
–E si, abita qui vicino.
La pendenza che c’è sotto la finestra della tua
camera coincide con la sua.-
Louis
aggrottò le
sopracciglia, osservando la sorellina con sospetto. –Dove hai
imparato
‘pendenza’?- chiese, come se di tutto il discorso,
ad attirare la sua
attenzione fosse stata solo quella parola.
Phoebe
arrossì,
mentre Daisy prese a ridacchiare. –Phoebe ha il fidanzato.-
canticchiò la
seconda, facendo arrossire ancora di più la sorella.
-Come?-
chiese il
maggiore, tossendo e colpendosi il petto. –Chi ha cosa?!-
chiese allarmato,
alzandosi frettolosamente dal divano.
-Si
chiama Mark.-
sorrise Daisy, guardando la sorellina e ridacchiando non appena questa
cominciò
a grugnire.
-Comunque,
dobbiamo
tornarci per forza, da Harry.- aggiunse poi, sorridendo al fratello.
Louis
aggrottò le
sopracciglia. –Perché?- chiese, curioso.
-Perché
ho
dimenticato lì il mio elastico rosa.-
-Stai
scherzando.-
-No,
Boo.-
E
Louis si lasciò
cadere di nuovo sul divano, distrutto. Sapeva che Daisy stava mentendo,
l’idea
di rivedere Harry lo spaventava ma, allo stesso tempo, lo rendeva
felice.
Sbuffò, scuotendo la testa. Zayn aveva ragione: stava
diventando una ragazzina.
Ma
ragazzina o meno,
Harry era da scoprire e Louis aveva questo tetro desiderio di farlo.
In
che guaio ti sei
cacciato, Louis?
***
-Buonasera.
-
annunciò Daisy, spingendo la porta della caffetteria.
-Gemma!-
gridò
Phoebe, notando la donna e correndole incontro, seguita a ruota dalla
sorella.
Louis
sorrise,
accennando un segno di saluto alla ragazza e osservando da lontano le
sorelline, beandosi delle loro risate acute.
-Dov’
è Harry?-
domandò Daisy, guardandosi intorno alla ricerca del riccio.
-Non
c’è piccola, mi
dispiace.- sussurrò Gemma e Louis giurò di aver
visto gli occhi verdi della
ragazza spegnersi di colpo.
Stava
mentendo.
Dov’era,
Harry?
Voleva
tornare al
parco, voleva tornare a quella famosa panchina, voleva rivederlo. Mille
domande
si fecero spazio nella testa di Harry. Dove sei? Con chi sei? Ti hanno fatto di nuovo male? E quello
che più lo preoccupava era quella sensazione allo stomaco.
Che pessimo medico
era? Come faceva a non sapere neanche da cosa dipendesse?
Scosse
la testa.
–Andiamo?- chiese alle sorelline, sorridendo poi ai loro
lamenti.
-Possono
restare,
magari mi danno una mano. - propose Gemma, scoppiando poi a ridere
nello stesso
istante in cui le gemelle urlarono.
E
Louis, anche se
insicuro, sorrise alla donna, uscendo dalla caffetteria, promettendo
alle
sorelle che sarebbe tornato presto, convincendo se stesso che no, non
stava
andando al parco per Harry, stava andando al parco perché
era una bella
giornata.
Anche
se era ottobre.
Anche
se del sole non
c’era neanche l’ombra.
Anche
se pioveva da
tre giorni.
Anche
se aveva
l’immagine di Harry fissa in testa.
***
-Immaginavo
fossi
qui.- sorrise, notando la figura del riccio curva sulla stessa panchina
di
qualche giorno prima.
-Un
po’ di pace no,
vero? E’ la seconda volta che mi ruba la panchina, dottore.-
bisbigliò l’altro,
con un tono talmente cupo da far rabbrividire Louis.
-Non
essere così
formale, Harry, mi hai sentire vecchio.- ridacchiò il
maggiore, sedendosi sulla
panchina.
-Ventisette
anni?-
ipotizzò Harry, scoppiando poi a ridere per la faccia
indignata di Louis.
-Ventidue.-
lo
corresse questo, sedendosi alla sua sinistra.
-Non
ti ho mica detto
che potevi sederti.- scherzò il riccio, ricordando il loro
primo incontro.
-Eri
troppo impegnato
a darmi del vecchio.- sbuffò Louis, fingendosi offeso.
-Dove
hai lasciato le
gemelle?-
-Perché
cambi
continuamente discorso?-
-Dottore,
la prego,
non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.-
Louis
alzò gli occhi
al cielo. –Sono con tua sorella.- sorrise, notando
l’espressione stranita di
Harry. –Volevano vederti, quindi sono rimaste in caffetteria.
E non credo
andranno via fino a quando non ti farai vivo.-
-Non
ero proprio di
buon umore, sai?-
-Non
sembravi tanto
triste mentre mi davi del vecchio.-
Harry
sorrise,
notando l’ironia nella voce del ragazzo. –E magari
fingevo. O, semplicemente,
sei tu che mi metti di buon umore, dottore.-
E
Louis restò sulla
panchina, immobile, mentre Harry si alzava e, con le mani ficcate nelle
tasche
del giaccone nero, si avviava verso l’uscita del parco.
-Ti
hanno fatto
ancora male, Harry?- riuscì a gridare, facendo girare il
riccio.
-Sono solo loro, possono farmi quello che vogliono.-
sorrise, tetro,
mentre Louis desiderava con tutto se stesso che quel possesso passasse
dalle
mani dei demoni alle sue.
-Potrei
salvarti.-
bisbigliò, neanche sicuro che il riccio lo stesse
ascoltando, prima di scattare
in piedi e raggiungerlo.
-Quelli
come me non
si salvano.-
-E
potrei provarci.-
-Perderesti
tutto.-
-Perderei
tutto
comunque: ho il cancro.-
-E
perché sprecare
tempo?-
-E
perché morire se
hai la possibilità di salvarti?- e questa volta, fu Harry a
restare senza
parole.
-Sono
Louis Tomlinson
e voglio aiutarti.- aggiunse poi, sorridendo, rendendosi conto di non
essersi
mai presentato.
-Sono
Harry Styles e
sono matto, Louis Tomlinson.-
-Sei
Harry Styles e
hai gli occhi più belli che io abbia mai visto.- e il riccio
sorrise, scuotendo
la testa.
E
Louis capì, da quel
sorriso, che forse Harry lo avrebbe lasciato provare, Harry si sarebbe
lasciato
salvare.
E mentre il mondo girava e il cancro non lo spaventava, mentre sorrideva e scriveva a Zayn che dovevano vedersi il prima possibile, mentre scoppiava a ridere, rispondendo al cellulare e sentendo le urla del moro che lo malediceva per averlo svegliato, mentre viveva e il cuore gli batteva, Louis pensava a quanto sarebbe stato bello passare il resto della vita tra le braccia di Harry.
My space, ehi!
Ehi cupcakes, I'm back, YAAAAAY. Si, so di avere ancora monster in sospeso ma la mia mente malata non ha resistito e ha partorito questo coso. E nulla, spero vi piaccia.
Lots of love.
Iole xx