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Autore: Stella_e_Lexy    28/02/2014    6 recensioni
Un soporifero paesino dell' Ontario, è lo scenario di numerose morti.
Troppi segreti, troppe voci troncate, troppe vite spezzate.
Troppo terrore.
Tutto ciò crea un velo di morte e paura.
Un pazzo, che ragiona troppo bene per essere definito tale.
Un assassino sadico e crudele, un incubo che diviene realtà
Gwen Smith, poliziotta infallibile.
Duncan Evans, spia intelligente.
Rivali per la vita.
Compagni di un macabro gioco, che non conosce pietà.
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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THE GAME ...The_Game...
               Cap. 3


Era palese che quel messaggio aveva lasciato tuti i presenti perplessi, tutti, ma sopratutto Duncan e Gwen, che ancora osservavano con minuziosa attenzione la lettera che poco prima era sigillata con cura.
Il punk se la ripassava con estrema attenzione tra la mano, stropicciando i lembi volontariamente, come se avesse voluto criptare un chissà quale messaggio
-Hai idea di darmi un altro vantaggio, o ti degnerai di risolvere la questione?-
Soffiò Gwen, mentre il pensiero rimaneva insistentemente fisso sul messaggio cartaceo
-E da quando in qua fai affidamento su di me, bimba?-
Sussurrò ghignando spavaldo, mentre manteneva la sicurezza che tanto lo caratterizzava
-Evans... Ti ho detto che devi finirla di chiamarmi in questo modo!-
Lo riprese sempre con il tono di voce basso, come se stesse ancora riflettendo
-Non ha senso, non ha un fottuto senso!-
Sbraitò infine Gwen, scalpitando per la rabbia.
Era molto suscettibile negli ultimi tempi, il lavoro spossante e l' atteggiamento dannatamente fastidioso di Duncan, la stavano mettendo a dura prova
-Hai ragione, il numero civico di questa strada si ferma al dodici, perché questo pazzo ne ha aggiunto un altro?-
Si scambiarono un veloce sguardo, non appena lei notò un altro foglio presente nella busta giallognola.
Con un veloce scatto della mano, che neppure il punk riuscì a precedere, arraffò il foglio, leggendo mentalmente ciò che c' era scritto.
Rilesse la frase più volte, muovendo le labbra per formulare mutamente le lettere che componevano le parole, sbiancando come un cencio ogni secondo di più
-Ah, fammi vedere che c'è scritto!-
Lui le strappò il foglio dalle mani, grugnendo arrabbiato, per poi rileggere ad alta voce e di getto, senza pensarci due volte

-La tentazione era stata tanta, non ho saputo resistere!
Vedetela così, avete un ricordo molto speciale della vittima...-

Ripetè una seconda volta lo scritto, per poi spalancare gli occhi e comprendere, lasciandosi scivolare tutte e due le lettere.
Quel odore acre, l' inchiostro (che poi non era) che lasciava varie sbavature e colature lungo il foglio, il rosso acceso che risaltava sul candido bianco della carta

-Merda...-
Mormorarono all' unisono, con le mani tremanti, riportando il loro sguardo al corpo malamente sventrato che svolazzava con leggerezza
-E' sangue...-
Sancì, anche se inutilmente, lui, riponendo il messaggio sul tavolo che stava al loro fianco.
L' assassino era stato furbo, fin troppo: aveva inserito il sangue, al posto dell' inchiostro, nella macchina da scrivere, così che nessuno avrebbe mai potuto risalire a lui tramite lo stile di scrittura.
Un genio, un maledetto genio sadico, crudele e malvagio
-Prelevate possibili impronte digitali dalla macchina da scrivere!-
Ordinò sicura Gwen
-E pensi che servirà a qualcosa?-
Le domandò il metallaro, oscillando preoccupato a destra e sinistra
-Non so più nulla...-
Ammise, voltandosi per poi cambiare stanza.
Duncan la seguì, allontanandosi da Scott  e dai colleghi della ragazza, che intanto proseguiva lentamente per i corridoi della casa. Sapeva che il punk la stesse seguendo, ma restò zitta comunque, forse non se la sentiva di andare avanti da sola, ma non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura.
Lui lanciava occhiate curiose a destra e sinistra, come per voler guardare attraverso i muri, fino a quando non si decise ad aprire una porta, in comune accordo con la gotica
-Tanto non troveremo nulla...-  Sussurrò lei con un tono quasi speranzoso, come se si fosse ricordata di qualcosa di estremamente importante
-Quanto sei fiduciosa! Ma chiuditi quella bocca che mi porti solo sfiga!- Urlò di rimprovero Duncan, mentre con un gesto netto, privo di qualunque paura, aprì la porta.
Forse non aveva le stesse consapevolezze di lei, era troppo pieno di sé, fiducioso in ogni sua mossa. Eppure, questo non se lo sarebbe mai aspettato.
Gwen cercò d' urlare, ma non ce la fece, il dolore era troppo e straziante, talmente tanto che neppure le lacrime uscirono
Lì, sul freddo pavimento di una delle tante camere da letto di tutta la casa, c' era un corpicino fragile e ricoperto di sangue
-Non è possibile...-
Mormorò tra i denti lui, avendo riconosciuto il morto. Lo aveva visto mille volte con Gwen, era suo fratello, aveva appena otto anni
-Ma che caz...-
Si bloccò, trattenendo tutte le imprecazioni e i quesiti che quella situazione avrebbe meritato, colto di sorpresa dalla gotica che lo disarmò con un puro gesto di terrore.
Sentì immediatamente il petto riscaldato, poi avvertì il solletico al collo. Abbassò gli occhi e se la ritrovò lì, con la testa che spingeva insistentemente sul torace e gli occhi chiusi per mantenere una sorta di contegno, cercando di non piangere
-Fallo portare via... Non voglio vederlo...-
Implorò silenziosamente, mentre il ragazzo l' aveva stretta a sé in una sorta di protezione
-Quello che vuoi, bimba...-
Non potè trattenersi, mentre cercava di stringerla sempre di più, fino a farla gemere dal dolore. Poi venne spinto con forza e la osservò correre fino al piano inferiore. Era stato un semplice gesto di debolezza e sperava con tutta sé stessa che lui non ne facesse parola con nessuno, voleva semplicemente risparmiarsi lo spettacolo osceno che si era posto con prepotenza ai suoi occhi.

"NON ESISTERA' PIU' NESSUNO PER TE"

Era questa la frase che si presentava a caratteri cubitali sul muro immacolato della camera, naturalmente anche questo gocciolava insistentemente, segno che il l' atto osceno era stato ripetuto anche per scrivere quel messaggio.
Naturalmente la scrittura era priva di carattere, assolutamente anonima e come riuscisse a scrivere senza far risultare nulla, era ancora inspiegabile.
In camera accorsero altri poliziotti, che si premurarono di coprire il piccolo cadavere con un lenzuolo bianco, ma Gwen ancora non si vedeva.
Il punk lasciò lavorare in pace gli sbirri, mentre con passo un po' incerto cominciò a gironzolare per tutta la casa, non osando aprire neppure una porta.
Aveva paura.
Per quanto non ne dimostrasse.
Il terrore che la morte gli incuteva era enorme, perché lui aveva paura dell' inspiegabile e la morte non aveva una spiegazione, tanto meno quella che imponeva un essere umano come loro.
Temeva di ritrovarsi con un coltello puntato alla gola, anche se era successo davvero molte volte. Ma sentiva che se avesse mai incontrato quel pazzo, non sarebbe riuscito a contrastarlo. Era confuso, affrontava tutto con sangue freddo, ma non riusciva a mentire a sé stesso. Tutto ciò che stava accadendo lo disgustava profondamente, era un vero schifo. Vivere con la paura, non lo aveva mai sopportato
-Evans, che ci fai qui? Dovresti essere in quella fottuta camera a controllare il lavoro! Già l' ho detto prima, ma ti pagano per non fare un cazzo?-
Venne destato dai suoi pensieri dalla voce scorbutica della gotica, che lo fissava intensamente con lo stesso sguardo che solitamente mantenevano: quello di sfida
-Vedo che ti sei ripresa! E poi perché dovrei controllare io le indagini, scusa? Non sei tu il "capo"? Se ti lasci prendere dalle emozioni non è mica colpa mia! Quindi alza il culo e lavora tu, io ho ciò che mi serve!-
Le mostrò il biglietto scritto col sangue, mentre ghignava soddisfatto
-E' stato solo un momento...-
Si giustificò mormorando, poi si riprese
-Comunque non penso che ti sia costato molto abbracciarmi, c' hai provato gusto!-
Ribattè subito decisa, stringendo i pugni e osservandolo sottecchi
-Mi ecciti tantissimo, amore...-
Le sfiorò una ciocca di capelli, facendo avvicinare le loro labbra
-Non ci provare, Evans. Posso essere molto pericolosa!-
Suggerì sensualmente, avvicinandoselo ancora di più.
La ragione di quel cambiamento repentino era oscura, sopratutto al ragazzo, ma si poteva spiegare con naturalezza.
Finzione.
Erano i maestri della finzione e se la loro mente ripercorreva i momenti atroci che avevano passato, i loro corpi continuavano ad attrarsi, come semplice bisogno fisico, non c' era nulla di più. Solo necessità di farsi scivolare le cose da dosso
-E sentiamo, raggio di luna, perché dovresti essere pericolosa?-
La prese saldamente per i fianchi, tanto forte da farle emettere un gridolino di dolore, ancora, poi le morse il collo, facendole aumentare l' affanno.
Sapeva come trattare le donne, non c' erano segreti per il maestro dei maestri. Ma c' era comunque qualcosa che lo affascinava in quella ragazza, era dannatamente strana
-Mi sembra che qui, l' unico che può farti del male sono io... Non oseresti contrastarmi, semplicemente perché ti sei innamorata di me! Potrei farti qualunque cosa, ora...-
Le abbassò la manica della maglietta,  per poi sfiorarle la spalla, prendendo la bretella del reggiseno e facendola scivolare
-E tu non potresti fare nulla per tenermi lontano, desideri passare una notte con me da quando mi hai visto, credi che non sappia ciò che ti gira per la testa? Io ci sono, qualunque sia la tua idea perversa ed eccitante, io acconsentirò senza ribattere...-
Quello era un chiaro invito, poi si girò di scatto
-Tuo fratello lo stanno portando via, la scientifica ha bisogno di esaminare il corpo... Ah, piccola, si intende che la nostra sfida resta comunque, anche se una passata con te me la farei molto volentieri, ma chiariamo che sarebbe solo sesso.-
Sentenzia, ma lei lo blocca
-Ed ora voglio chiarirtela io una cosa!-
Gli si piazzò difronte, dandogli un ceffone ben assestato. Lui rise di gusto, ma il colpo gli fece più male del dovuto. Le bloccò la mano, avvicinandosela ancora di più, ricambiando con ancora più ferocia il contatto, osservando la guancia arrossata
-Sappiamo entrambi che ti piacerebbe giocare con me, in questa scommessa e nel letto...-
Poi la lasciò, scendendo le scale e ridendo allo stesso tempo
-Stronzo.-
Sibilò la dark e poi osservò suo fratello scorrerle lungo gli occhi, portato via da due uomini.
Si posò una mano sulle labbra, afflitta da quella certezza che la tartassava.
Prima suo padre, ora anche suo fratello?
Sembrava ieri che avevano trovato il suo adorato genitore impiccato al lampadario, in una casa che non conosceva, di persone di cui ignorava l' esistenza. Non c' era un filo logico, perché uccidere la sua famiglia accompagnata a gente che non avevano nulla a che fare? Semplice pazzia? Stentava a crederci.
Scese lentamente le scale, mentre lasciava un messaggio in segreteria a sua madre, avvertendola seccamente dell' accaduto, spegnendo infine il cellulare perché non aveva voglia di ricevere alcuna telefonata.
Voleva uscire da quella maledetta casa, poi vide Duncan e un groppo in gola la fermò
-Ricordati della mia proposta, bimba!-
E di tutta risposta gli mostrò il dito medio, facendo scattare la risata del fedele Scott, che stava sempre accanto all' amico
-'Fanculo bastardo!-
Articolò stizzita, sbattendosi la porta dietro le spalle, per poi poggiarci le spalle sopra e scivolare fino a terra, lasciandosi catturare da un pianto triste e straziato.
Aveva paura, la stessa paura di Duncan. Poi sentì un leggero peso sulla spalla. Alzò lo sguardo; era Scott. Il rosso la guardava accennando un lieve sorriso malinconico, ma non diceva nulla, si limitò a sedersi al suo fianco, scostandole i capelli blu e neri per vederla bene in faccia
-Duncan tal volta è un idiota, non ci pensare... Ma, perché... Insomma... Che centrava tuo fratello? Conosceva quella signora?-
Indicò il posto dove ormai il corpo non c' era più, lei gli sussurrò di no, poi affondò gli occhi nelle mani, placando il pianto
-Piuttosto, sai che vuol dire 13 Argents Vie?-
Chiese lei, riacquistando la sua solita fermezza
-Non ne ho idea, come avete detto, il numero civico si ferma a dodici, non ha senso. Forse questo gentile pazzo vuole farci uscire fuori dalla pista giusta!-
La gotica annuì, poi aggiunse qualcos' altro
-Forse ci stiamo facendo troppo i cazzi suoi, forse non dovremmo impicciarci... Ma io concluderò questo caso, lo porterò al termine con la giusta soluzione e nessuno mi fermerà, né il pazzo, né il tuo amichetto maniaco!-
Esclamò decisa, per poi rientrare in casa e richiamare i "suoi". Duncan la guardava come se fosse stata nuda, la studiava attentamente in tutte le sue curve e non sembrava turbato da nulla
-Tanto sarò io a portare alla fine questo caso, è inutile che ci provi, tesoro!-
Le urlò, ma lei lo ignorò facendolo ribollire dalla rabbia
-Andiamo, Al! Vedremo ciò che si deve fare!-
Poi il punk vide qualcosa che lo infastidì esageratamente: il latino si avvicino alla sua preda, le sussurrò qualcosa e le baciò la guancia, portandosela via.
Il rosso lo colse di sorpresa, facendolo sobbalzare
-Sicuro che non sei tu quello "interessato"?-
Ridacchiò, poi Duncan lo richiamò, spingendolo fino in macchina e partendo a tutta velocità.
                                                                                                                      ***

-Guarda che con me ti puoi sfogare, Gwen. So che stai male, te lo si legge negli occhi.-
-No, Trent... Va tutto bene ed ora premi su quel dannato acceleratore, che me ne voglio tornare a casa!-
Lei aveva deciso di accettare il passaggio di un suo amico, che l' aveva raggiunta proprio sotto la villa della vittima per "scortarla" a casa e lasciò Aljeandro da solo. Il latino le aveva consigliato un paio di giorni di riposo e per quanto lei avesse insistito sulla sua perfetta salute, non volle sentire ragioni e la mandò via con premura.
Forse fu un po' troppo premuroso, stava facendo lo stesso gioco di Duncan? Sperava con tutta sé stessa di no.

La macchina si fermò all' improvviso, l' amico la guardò
-Gwen, io ci sono per te, te lo giuro. Ci sarò sempre e non devi avere paura...-
Paura? Paura di che?
-BASTA, FINISCILA DI DIRE CAZZATE E ANDIAMO!-
Esclamò decisa, mentre con forza lo spingeva via, ma lui... Trent, la prese per i polsi, impedendole di colpirlo lungo il torace, come proprio voleva fare. Poi se l' avvicinò, obbligandola a stare ferma, stringendole la testa sul suo torace, aspettando che il pianto si sfogasse liberamente, cosa che avvenne
-Shhh... Ehi, te l' ho detto... Io per te ci sarò sempre...-
Ora le lacrime scorrevano e la vergogna andava col diminuire sempre di più. Si strinse forte al ragazzo
-Ho paura.-
Mormora con la voce bloccata in gola
-I-io, non voglio perdere più nessuno...-
Si accoccolò tra le braccia di lui
-Non perderai più nessuno, non preoccuparti, non accadrà più.-
La vide annuire, fiduciosa, forse anche un po' troppo
-Ti va se ti porto a casa mia? Stai un po' da me invece che stare da sola.-
Acconsentì, alzandosi e appoggiando la schiena al seggiolino
-Bene, vedrai che ti sentirai meglio!-
Affermò deciso, mentre rimetteva in moto l' auto, partendo con più velocità.
                                                                                                                                             ***
-Posso sapere, di grazia, chi era quella specie di coglione che si è portato via Gwen?!-
Duncan stava ancora sbraitando, ormai il rosso era già alla guida della macchina e sfrecciava con disinvoltura tra le strade della cittadina
-Andiamo, ma non era quello che diceva che la poliziotta super sexy poteva pure darsi fuoco? Balle, te lo dico io!-
Sghignazzò compiaciuto, mentre il punk abbassò la testa e si torturava le mani, cercando di trovare una risposta plausibile
-E tu sei o non sei una spia? Bravo, non conosci il nome neppure degli "amichetti" degli sbirri!-
E questa fu la risposta deficiente che riuscì a dire, facendo ridere di gusto l' altro
-Se è per questo dovevi indagare tu sugli sbirri, ma solo per puro divertimento di farci i cazzi loro. E poi, come stai andando in bestia! E' forse perché lei non ha accettato una bella nottata con te? Oh, sù, fattene una ragione!-
Entrambi stavano applicando la propria strategia con la gotica e quella di Scott sembrava essere la più efficace, della serie "sono un innocente ragazzo che si dispiace per te", già, l' espressione da cucciolo gli riusciva perfettamente.
Peccato che nella realtà fosse una vera e propria iena
-E' stata colpa della morte del fratello, l' ho trovata scossa. Ma appena ha visto il cadavere, mi ha abbracciato! E le è piaciuto!-
Ora Duncan era sicurissimo
-Facciamo una cosa, amico...- Continuò sempre il punk -Chi prima se la porta a letto, diventerà il capo dell' agenzia! Ci stai?-
Scott restò spiazzato, lui non aveva nulla da perdere, ma Duncan sì! Era lui il capo!
-Naturalmente c' è anche un altra cosa... Chi perde, se ne va dritto dritto nella casa fantasma.-
La casa fantasma? Voleva spingersi davvero così oltre?
Dal nome poteva sembrare una normale leggenda, come tutte quelle che si trovano dovunque. Ma in quella casa, non c' era nessun' fantasma. L' inquietudine che trasmetteva si poteva spiegare in un altro modo.
Lì, la polizia affiancata dalle spie, avevano trovato qualcosa di osceno.
Niente cadaveri, no, ma qualcosa di più raccapricciante.
Non si sa come, ma da un giorno e l' altro in quella villetta abbandonata si cominciarono ad accendere le luci, a sentire la lavastoviglie funzionare, delle voci... Naturalmente la polizia e i loro immancabili "sfidanti" perlustrarono tutta la zona e in casa, non c' era niente e nessuno, fatta eccezione per un grosso baule polveroso. Il contenuto? Foto su foto che ritraevano persone singole, certi in posa, sorridenti, vivi... Altre erano testimonianza della morte più atroce, corpi sanguinati, impiccati, strozzati... La cosa più inquietante?
Le date. Erano senza senso, eppure, le persone morivano, quelle fotografate ancora vive. Non erano date di nascita, non andavano in successione, nulla. Era tutto illogico, senza spiegazione.
Una parte di foto ce l' aveva la polizia, un' altra parte le spie. Separati, ancora una volta.

Scott tentennò per un po', poi si fece forza
-Accetto, il primo che se la porta a letto vince.-
Finì per completare la conversazione, mentre il punk sorrideva soddisfatto.
Sapeva che avrebbe vinto.





*******************************ANGOLO MEEEEE!*******************************
Che ne pensate? Chi primo se la porta a letto! Eh... Come sono perversa!
Allora, chiariamo che sono io, Stella!
E questo capitolo non mi convince molto, anche se Lexy la pensa diversamente! Vi ringrazio perché state recinsendo, e anche perché state seguendo la nostra storia! Fatemi sapere ciò che pensate! GRAZIEEEEEEEE <3
A tutti <3
P.S sorry x il formato della storia, ma non so che succede a NVU... Mi perdonate? Io non centro!





                   
  
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