Eleonora venne
svegliata dalla luce del sole. Batté le
palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco la stanza. Aveva
solo il
lenzuolo addosso. Si girò di scatto verso una figura
addormentata accanto a lei
e ricordò tutto.
Mika la aveva
accompagnata a casa –o più che altro seguita- e
poi quando gli Smith erano tornati aveva trovato una scusa per salire.
Arrivati in
camera Mika aveva iniziato a baciarla e, come
dice il detto, una cosa tira l’altra, quindi erano
“finiti” a letto insieme.
La biondina si
mise a cavalcioni sul ragazzo e prese a
baciarlo delicatamente sulle labbra. Michael aprì gli occhi
e sorrise sulle
labbra della ragazza.
“Bonjour.”
disse lei staccandosi.
“Bonjour.”
rispose il ragazzo.
Si diedero un
bacio pieno di passione prima di staccarsi.
Eleonora si
alzò ed iniziò a vestirsi.
“Oh my
God!” disse dopo un attimo come ricordandosi
improvvisamente di qualcosa.
“What
happened?” chiese Mika.
“La
scuola inizia fra dieci minuti ed io sono ancora qui in
mutande!”
Il riccio si
avvicinò a lei con un sorriso malizioso.
“Potresti
non andare a scuola e rimanere qui a fare cose più
interessanti.”
“Michael!
Crap! Dov’è finita la mia maglietta? Vestiti,
perdio, non tentarmi così.”
Lui in risposta
si avvicinò ancora di più a lei e le
baciò in
collo mentre lei tentava invano di mettersi i jeans.
“Dammi,
ti aiuto io.”
La biondina gli
porse i pantaloni e lui glieli infilò dandole
un bacio sul collo, facendola rabbrividire. La ragazza rimase
imbambolata per
qualche secondo a guardare la PERFEZIONE. Poi si riscosse e corse a
prendere la
giacca e ad uscire di casa.
“Aspetta!
Ti accompagno io in macchina, così forse non arrivi
in ritardo.” disse Michael.
Per fortuna non
trovarono troppo traffico –per essere Londra-
ed Eleonora arrivò quasi in tempo.
“Ti
vengo a prendere a piedi, okay?”
“Sure!”
Corse in classe
e quando arrivò aveva il fiato corto.
“Giordano”
disse l’insegnante di matematica con un accento
inglese marcato “sei in ritardo.”
“Mi
dispiace Missis, mi sono svegliata tardi.”
“Sei
stata alzata fino a tardi a fare festa con il tuo
ragazzo, vero Giordano? Ammettilo.” disse
l’insegnante, scherzosa.
La ragazza prima
impallidì, poi arrossì per l’imbarazzo.
La
professoressa anche se stava scherzando ci aveva visto giusto.
Quella frase le
fece venire in mente una domanda piuttosto
importante.
Alle fine della
giornata scolastica, appena suonò la
campanella si fiondò fuori dall’edificio e corse
fino ad un albero dove aveva
appuntamento con Mika. Sembrava una sedicenne in preda agli ormoni, ma
non lo
era. Era una diciottenne in preda agli ormoni.
“Mika.”
lo salutò con un semplice bacio su una guancia;
dopotutto erano per strada.
Camminarono per
un po’ in silenzio con le mani in tasca, poi
l biondina ruppe il silenzio.
“Michael,
ma noi…” prese un respiro profondo
“stiamo
insieme?” disse velocemente, come se avesse paura di non
riuscire a dirlo se
non si fosse espressa in quell’istante.
Il riccio si
avvicinò a lei, sovrastandola, e, dall’alto dei
suoi 195 centimetri di altezza, le disse: “Dopo quello che
è successo stanotte
te lo chiedi pure?”
“Non
lo so, Michael, magari era una storia da una botta e
via, come direbbe Marco…”
Mika le prese il
video con le mani.
“Piccola,
guardami. Pensi che ti avrei aspettata per un anno
se non ti amassi veramente? Pensi che ti avrei seguita ieri sera?
Anyway, pensi
che io sia uno che fa questo tipo di cose?”
La ragazza
abbassò lo sguardo.
“No.”
disse solo.
“Piccola,
io ti amo.”
“Anchio.”
Le loro labbra
si avvicinarono velocemente e le bocche si
unirono. Sembravano fatte l’una per l’altra,
aderivano alla perfezione.
Si godettero
quell’attimo che sembrò infinito e troppo breve
al tempo stesso.
Eleonora
appoggiò la testa contro il petto di Mika.
“Non
lasciarmi mai, me lo prometti?”
“Sì.”
NOTA
DELL’AUTRICE:
Heilà,
non sono morta. O comunque sono resuscitata. Rieccomi,
insomma. E’ un capitoletto corto, ma serve perché
ora, ora inizia la vera
storia tra Eleonora e Mika. Come vi sembrano? Carini?
Bye-bye,
cercherò di aggiornare presto (questa volta
veramente).