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Autore: Alepotterhead    28/02/2014    1 recensioni
Mags è l'adorabile ottantenne che tutti abbiamo conosciuto, ma anche lei è una vincitrice. O meglio una sopravvissuta.
Ecco a voi i Noni Hunger Games. Gli Hunger Games di Mags.
Dal capitolo 9
“Tributi prendete posizione”
La voce mi fa sobbalzare e la pedana si solleva leggermente, le ante del tubo che la circondano si aprono. Guardo il pacificatore alle mie spalle, non si muove di mezzo millimetro. Prendo un respiro profondo e faccio i due passi che mi separano dalla piattaforma, sento le gambe di gelatina. Prendo posizione come mi è stato detto.
“Cinque secondi rimanenti alla partenza”
Conto mentalmente… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno…Ci siamo.
Le porte si chiudono e la piattaforma inizia lentamente a sollevarsi.
Si apre una botola sopra la mi testa e una cascata di luce piove su di me.
Ci siamo davvero.
All’inizio non riesco a distinguere ciò che mi circonda, appena mi abituo alla luce, rimango senza fiato.
È un paesaggio incredibile."
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Calma.

Calma.

Calma.

Respira.

Non mostrare panico.

Rilassa la posa.

Respira.

Non guardare le ragazze legate che ti fissano.

Recita.

Recita bene e sarai salva.

“Ciao”

I due ragazzi rimangono spiazzati.

“Che c’è pensavate fossi muta?” tento un sorriso stiracchiato che deve apparire più come una smorfia.

“Ah che caratterino” Mannaia sogghigna in maniera inquietante.

Il ragazzo del Sette assottiglia lo sguardo “Tu sei la ragazzina che mi ha lanciato il coltello e che ha ucciso la mia compagna di Distretto”

“Però che spirito di osservazione” ok, tecnicamente non l’ho proprio uccisa io, però…

Il ragazzo del Sette fa per scagliarsi contro di me, ma Mannaia lo trattiene.

“Kyle che fai? Lasciami e le stacco la testa” la sua voce è un ringhio.

“No, mi piace. E poi se è riuscita a quasi staccarti un braccio con un coltello è brava”

In effetti devo avergli fatto parecchio male perché ha un braccio avvolto nelle liane e considerando che è il braccio con cui manovra l’ascia a doppia lama deve detestarmi davvero parecchio.

“Non mi ha staccato il braccio, mi ha colpito a malapena…” mi guadagno un’occhiata furente e risentita.

Ok, nuova strategia: far leva su Mannaia, perché evidentemente il ragazzo del Sette mi odia.

“Oh peccato, se vuoi ci possiamo riprovare, magari questa volta riesco a strappartelo davvero…”sputo con astio e appena pronunciate queste parole mi rendo conto che stuzzicarli non è una mossa particolarmente geniale, ma non riesco a tenere a freno la lingua, soprattutto vedendo come hanno ridotto Keri e l’altra ragazza, ok, ammetto che un po’ me le cerco, ma davvero non ci credo che abbiano catturato due altri tributi!
Entrambi mi guardano a occhi sgranati, solo che uno sghignazza e uno sta cercando di farmi fuori col la forza dello sguardo.

“Ehi Quattro ti propongo un patto…” mmm Mannaia che propone patti?

“Dimmi pure” tento un altro sorriso.

“Uccidi quelle due e unisciti a noi”

Ahia. Questo potrebbe essere un eventuale problema, ma appena apro bocca, mi accorgo che l'urlo di indignazione non è il mio.

“Cosa?!?” ah interessante piega della situazione, evidentemente qualcuno non è d’accordo.

“Ethan piantala, non dirmi che non ne vedi le potenzialità”

“È una ragazzina!” mi sento quasi offesa.

“Ti ha quasi fatto fuori due volte, ha già ucciso almeno un tributo e ha preso undici alle Sessioni Private, guardala, ha a malapena qualche graffio… mentre io e te…”

“Zitto!”

“Zitto?!?!?! Non osare Sette! Riesco a staccarti la testa in meno di tre secondi”

“Si certo come no!”

Quindi devono essere messi piuttosto male… la cosa non può che giovarmi. Quando finalmente distolgono lo sguardo da me per insultarsi come due idioti, scatto. Aiutata dalla luce calante, mi infilo con una rapidità inaudita tra gli alberi e mi arrampico sul primo che mi capita, Mannaia pesa tre volte me e il ragazzo del Sette è stato ferito alla gamba alla cornucopia e al braccio, direi che non sono in grado di sopportare una scalata. Che errore da principianti, da Mannaia me lo sarei aspettata, ma da Ethan no, mai distogliere lo sguardo dalla preda. Mentre mi arrampico sempre più in alto inorridisco un momento per il filo dei miei pensieri, prima di tutto ho chiamato il tributo del Sette 'Ethan' e poi mi sono autoconsiderata una preda, mi sale un brivido.

“L’hai fatta scappare!” parole urlate con tanta foga che le percepisco alla perfezione.

“Io!?!?! Sei stato tu!”

“Vai a cercarla!”

“Vacci tu! Sei tu che la vuoi come alleata!”

Che bella coppia quei due, se non fossero crudeli, violenti e pronti a farmi fuori, li troverei buffi. Forse.

“Quattro torna qui!” si certo, come no, chiamami come un cane, se si mette a fischiare giuro che gli lancio l’arpione.

“Si Quattro, se non torni da noi facciamo fuori le tue amichette” è possibile odiare una persona tanto da volerla uccidere? Perché inizio a sentirmi terribilmente frustrata dal ragazzo del Sette, non può davvero far leva sul mio senso di umanità! E mi rendo conto che non posso scappare, devo aiutare le ragazze legate, non mi importa che con la ragazza de Cinque non ho mai parlato o che Keri mi abbia lasciata. Non posso lasciarle con il tributo del Sette, mi fa paura il solo pensiero e loro lo sanno, non so come nè perché, ma hanno capito come ragiono, uno a zero per loro.

Ragazzo che tra l’altro sta passando sotto al mio albero, mi basterebbe allentare la presa dall’arpione e lasciarlo cadere, nemmeno devo lanciarlo con forza o prendere la mira: è esattamente sotto di me, devo allungare il braccio e aprire le dita. Tutto qui.

Allungo il braccio.

Devo solo aprire le dita.

Mags apri le dita e allenta quella maledetta presa.

La differenza tra vivere e morire sta nelle mie dita.
La differenza tra uccidere e essere uccisa.
La differenza tra essere un’assassina e essere un caduto.

Non voglio uccidere.
Non voglio morire.
Non voglio vivere con me stessa sapendo di aver colpito un nemico alle spalle.

Mi viene da vomitare. Tiro indietro il braccio.

L’ho già detto che sono un’idiota?

Inizio a scendere dall’albero.

Idiota due volte.

“Mi stai seccando! Adesso vieni fuori, non puoi nasconderti per sempre. So che sei qui nascosta da qualche parte, altrimenti ti avremmo sentito correre…”

“Ethan io torno dalle prigioniere, se le faccio fuori, magari facciamo uscire Quattro allo scoperto”

“Magari falle urlare…”

Fingi di non aver sentito. Mantieni la calma, si stanno dividendo.

Devo essere rapida, liberare le ragazze e eclissarmi nel bosco alla velocità della luce, hanno capito che non sono il genere di persona che abbandona chi è in difficoltà e lo stanno usando contro di me. Maledizione!

Non sono pronta, ma preso un respiro cerco di tornare nella piccola radura, resto in ombra e osservo Mannaia mettersi davanti alle due ragazze, di spalle, impugnando la spada, non capisco, è convinto forse che io sbuchi di fronte a lui? Diciamo che non è il genio della strategia, ma questo gioca a mio favore: ignorando le imprecazioni del ragazzo del Sette aggiro la radura restando tra gli alberi, cercando di non fare rumore e quasi trattenendo il fiato. Ogni due passi mi fermo per sentire se qualcuno o qualcosa si sta avvicinando, c'è un silenzio troppo profondo, non va bene, se non fanno rumore non posso capire dove sono gli altri, ormai sono quasi alle spalle di Mannaia, scivolo il più silenziosamente verso l’albero dove ci sono le ragazze legate, per un momento mi è parso di vedere un'ombra dietro di me, quindi mi accovaccio a terra e inizio a tagliare le funi che le legano rimanendo il più possibile nascosta. Mannaia sembra non accorgersene, ma la ragazza del Cinque mi fissa con l’occhio non tumefatto e guarda cosa sto facendo senza emettere un suono, ma mi accorgo che Keri è priva di sensi o almeno ci conto, dal momento che non c’è stato nessun colpo di cannone.

“È tornata indietro!”

Fortuna finita. Beccata.

Mannaia di volta di scatto e vede la ragazza del Cinque, ormai libera, scattare in piedi e zoppicare nel bosco, mentre Keri si affloscia a terra.

Maledizione.

Mannaia ringhia e roteando una spada dalla lama sottile, lunga e squadrata* si avvicina minaccioso, nel giro di mezzo secondo mi passano per la testa una serie di improperi coloriti, soprattutto quando sbuca anche il ragazzo del Sette. 

Ok, calma.

Cosa faccio adesso?
Di scappare non se ne parla, come faccio con Keri? Quindi opto per l’unica cosa possibile: prendere tempo per pensare.

Mi appoggio all’albero a cui erano legate le ragazze con cipiglio sicuro, o per lo meno lo spero, e posa rilassata “Uno, Sette, vi stavo aspettando” ripeto le parole che mi hanno rivolto appena arrivata e loro si fermano di botto. Li ho presi in contropiede, ringrazio qualsiasi cosa vegli su di me per il fatto di aver parlato con voce ferma e non con un piagnucolio isterico.
Questo decisamente non è da me, ma loro non mi conoscono, magari se la bevono, cioè anche se hanno capito che non avrei abbandonato le ragazze in difficoltà, magari posso confonderli un po', la confusione potrebbe farmi guadagnare tempo.

“Che cazzo hai fatto?” il tono gelido del ragazzo del Sette mi fa venire i brividi.

“Ho lasciato andare le mie ‘amichette’, non è questo che dovevo fare? Non è per questo che erano qui? Non è per questo che io sono qui?”

“Ti avevo detto di ucciderle!”

“Ops devo aver frainteso”

“Hai appena firmato la condanna a morte”

“Sì, la vostra!” spero non si accorgano che sono tutte minacce a vuoto.

“Ah molto spiritosa, noi siamo due, più grandi, più forti e più furbi, come credi di cavartela?”

Ricominciano ad avanzare lentamente, uno roteando la spada, l’altro con l’ascia a doppia lama, armi troppo pesanti o grosse per essere lanciate, quindi devono avvicinarsi per colpirmi. Ciò significa che devono prima prendermi. Nuovo piano: farli arrabbiare per bene, in modo che scattino entrambi all'inseguimento facendoli dimenticare di Keri.

“Ho i miei dubbi sul ‘più furbi’" rido con fare sprezzante, caspita che ottima attrice che sono "Per non parlare del più forti! Cioè ma vi siete visti? i gattini di mia zia mettono più paura! Però sostanzialmente voi siete due e io sono sola, però io sono piccola, magra e veloce” mi volto di scatto e inizio a correre, pensando che alla zia sarebbero tanto piaciuti dei gattini, magari meno aggressivi di questi due.

Sento un insulto e un gran trambusto, si sono lanciati all’inseguimento, anche se con parecchi secondi di ritardo, devo averli spiazzati per bene.
Piano riuscito.
Falla del piano: come diamine li semino?
Perché mi ficco sempre in situazioni come questa?

Maledizione, maledizione, maledizione!

L’ideale sarebbe tornare al lago e lanciarmici dentro, dal momento che dubito che gli altri tributi sappiano nuotare, ma di sicuro non posso correre per un giorno intero per tornare là, senza contare che inizia a esserci buio.
Opzione uno: li devo affrontare. Non ce la farò mai.
Opzione due: corro finché non svengo io o svengono loro. Non ce la farò mai.
Maledizione.

Affidiamoci alla sorte, o la va o la spacca. Mi fermo, non tento nemmeno di salire su un albero, mi raggiungerebbero prima di essere arrivata a un’altezza sufficiente per essere al sicuro.
Mi raggiungono pochi secondi dopo col fiatone.

“Hai finito di scappare?”

“Ti arrendi alla nostra manifesta superiorità?”

“Si certo, manifesta superiorità” sono io a sghignazzare adesso.

“Ah ti credi tanto furba? Sei una povera piccola idiota che rischia la pelle per delle perfette sconosciute che alla prima occasione ti taglieranno la gola”

“No, non è vero!” la vana speranza di una povera folle.

“Come? Non è vero che sei stata abbandonata dalla tua amichetta?” il suo tono è strafottente e crudele.

“Io non…” poi sono come folgorata “Tu come fai a saperlo?” sputo le parole come fossero acido e fulmino il ragazzo del Sette con lo sguardo.
In compenso lui sogghigna in maniera tanto perfida che mi sale il sangue al cervello, pensa di avermi in pugno perché inizia ad avvicinarsi e solleva l’ascia col braccio sano per vibrare il colpo.

È troppo vicino e sento la paura pompata in ogni punto del corpo insieme al sangue e in questo esatto momento non penso, non ho bisogno di pensare, ho già preso la mia decisione: il braccio si muove da solo, un affondo netto e sicuro, e all’improvviso mi ritrovo a fissare le mie mani. Vuote.
Quando alzo lo sguardo un viso è a pochi centimetri dal mio, incontro due occhi neri, sgranati dalla sorpresa e dall’orrore, il ghigno irriverente sostituito da un’espressione di ribrezzo, da un’espressione di accusa.

Cosa ho fatto?

C O S A H O F A T T O ?

Premo le mani sulla bocca per sopprimere l’urlo di disgusto che provo per me stessa e orripilata osservo la scena che sembra svolgersi al rallentatore così che si possa imprimere a fuoco nelle mie retine, nel mio cervello e nel mio cuore: il ragazzo del Sette, Ethan, boccheggia, perde la presa della sua arma e cade in ginocchio, alza le mani per portarsele al petto dove il mio arpione lo ha trapassato da parte a parte, cerca di estrarlo, ma non sa e non può sapere che l’arpione è fatto in modo da agganciarsi e non essere strappato facilmente. È spacciato. Lo capisce anche lui, perché si volta e allunga una mano lorda di sangue verso Mannaia come in cerca di aiuto, ma l’altro ragazzo sta guardando me, me che ormai sono disarmata e vulnerabile, sta evidentemente valutando se fare i tre passi che ci separano e mozzarmi la testa.

Io fisso il ragazzo del Sette. Il ragazzo del Sette fissa Mannaia. Mannaia fissa me.

Quando gli occhi neri tornano a fissarsi nei miei sono vacui.

E poi cade a terra. Morto.

Bum.

Crack. Qualcosa dentro di me si è rotto per sempre.

E inizio a piangere.

E a tremare.

Mi sento smarrita e sconfitta, mi sembra di perdere il contatto con la realtà.

Tutto si fa appannato e iniziano a ronzarmi le orecchie.

Con tutta la forza che mi rimane faccio i tre passi che mi separano dall’altro tributo.

Lui mi guarda e non dice niente, mi guarda e non mi colpisce, sta cercando di capire cosa succede.

Cado sulle ginocchia di fronte a lui.

Resa. Rotta. Persa.

È la fine. Voglio che lo sia.

Non voglio vivere per ricordare lo sguardo del ragazzo che ho ucciso.

Non voglio uscire dall’Arena perché non sarei più la stessa persona.

Una parte di me è morta quando il buio è calato su quegli occhi neri, profondi e crudeli, ma che forse avrebbero potuto essere redenti.

Guardo Mannaia dal basso verso l’alto, sta alzando la spada che si staglia netta, lunga e scintillante contro il cielo ormai buio. Dico addio alla luce guardando le stelle, chiudo gli occhi e prendo il mio ultimo respiro.

Bum.


















Ecco il colpo di cannone, sono m… aspetta un attimo.

Apro gli occhi. Guardo il mio corpo, sono viva? Che diamine è successo?

In un secondo mi accorgo che Mannaia è di fronte a me, a terra con la gola squarciata, un fiume di sangue lo circonda e arriva fino alle mie mani che stringono spasmodicamente l’erba del terreno.

Sono ancora in ginocchio a guardare la figura a terra, quando sollevando lo sguardo mi accorgo che qualcuno rimane in piedi.

Qualcuno era dietro Mannaia e gli ha tagliato la gola.

Keri?Dave?Il ragazzo del Sette redivivo?Lo spirito dell’Arena?Un ibrido?

Fisso quell’ombra scura come se fosse fatta di fumo, ma è effettivamente reale perché la figura ha in mano un coltello da cui stilla sangue e mi sta sorridendo. E quel sorriso sbieco e irritante lo riconosco.

“So di essere bellissimo, smettila di fissarmi e soprattutto smetti di fare la martire, alzati che dobbiamo andarcene”

Forse ho le allucinazioni, Aiden?

Quando non reagisco, si accuccia vicino a me e si accorge delle lacrime e del tremito, mi afferra per le spalle.

“Mags? Mags che succede? Sono intervenuto troppo tardi? Sei ferita?”

Non riesco a rispondergli. Il mio cervello non connette, il mio corpo non risponde.
Mi dà uno scossone.

“Mags! Mags che hai?!” un altro scossone e la sua voce rimbalza a vuoto nella mia testa.

I suoi occhi azzurri mi fissano preoccupati. Occhi azzurri, azzurro cielo.
Lui parla, ma non riesco a capire le sue parole, riesco solo a guardare i suoi occhi azzurri, così vivi, così determinati.
E poi arriva la consapevolezza di aver capito, come un flash rimetto insieme i pezzi: quando stavo male per gli insetti, mi sembrava che il cielo mi guardasse. Non era il cielo, erano occhi color del cielo. I suoi. La percezione di essere fissata, spiata, seguita costantemente. Ancora lui. Il mio coltello sparito è quello che adesso scintilla di sangue ancora fresco nella sua mano. Lui.

Perché? Perché? Perché?

“Mags dimmi qualcosa”

Ci provo, ma dalla mia bocca non esce nessun suono, credo di essere sotto shock.
Mi prende per le braccia e mi tira in piedi, ma le gambe non mi reggono e ripiombo a terra.

“Dio, non è il momento per crisi isteriche!” sbuffa.

Una persona normale si sarebbe preoccupata da morire, invece lui sbuffa e impreca, ma proprio questa reazione mi fa riprendere il contatto con ciò che mi circonda.
Inizio a regolare il respiro, la testa smette di essere annebbiata “Perché non mi uccidi? Perché non hai lasciato che lo facesse Mannaia?” la mia voce non sembra affatto la mia, è rotta, debole, sembra quella di un’anziana.

Aiden mi guarda storto per almeno un minuto intero, poi mi tira in piedi un’altra volta, questa volta riesco a rimanere in piedi.

“Siamo alleati…” ma non riesco a sentire altro perché la mia attenzione è attirata dalle mie mani: sono rosse e viscide.

Ho deliberatamente assassinato una persona.

L’orrore accantonato momentaneamente a causa dello shock torna a colpirmi tanto violento che mi viene la nausea.

“So cosa stai pensando, smettila, è stata autodifesa”

Alzo lo guardo.

“Tutto questo non è colpa tua, sei stata obbligata, non avevi scelta! No, non osare pensare che avresti potuto evitare di colpire, perché ti stavi solo difendendo. Pura auto difesa. Questo non fa di te una persona orribile, fa di te una persona umana, soggetta all’istinto più antico e fondamentale: la sopravvivenza. Tu non hai sfruttato due ragazze come trappola vivente, hai agito in maniera corretta, ti sembrerà strano ma è così, non hai colpito alle spalle, non hai usato trucchi, hai solo colto l’occasione, chiaro?”

Annuisco con un gesto del capo. Ma sono un’assassina, siamo degli assassini, non siamo giustificabili in nessun modo.

“Adesso guardali…” e indica i tributi a terra.  

È impazzito? Non voglio guardarli perché l’immagine che vedrò rimarrà per sempre nei miei peggiori incubi.

“Guardali!” urla e mi strattona per un braccio e io abbasso lo sguardo.

E sento esplodere qualcosa dentro di me, un senso di profonda ingiustizia, di orrore e di paura, che brucia e mi fa girare la testa. Ma il sentimento che arde più di tutti è l’odio, l’odio profondo che sento nascere per la Capitale che ci ha portato a tutto questo.

“Non è colpa tua, non è colpa mia, non è nemmeno colpa loro” e indica i ragazzi a terra “se ci fossimo incontrati fuori di qui, non ci saremmo mai attaccati. Ci hanno obbligato. Non è stata colpa loro e ne hanno comunque pagato i danni, non volevano essere cattivi, nessuno ritiene di essere cattivo, e pochi prendono decisioni che ritengono sbagliate. Una persona può non apprezzare la propria scelta, ma la sosterrà anche nelle peggiori delle circostanze, perché crede che sia la migliore possibile in quel momento(1)”

Sembra parlare più con se stesso che con me, non capisco dove vuole arrivare, ma una cosa l’ho capita: la colpa è della Capitale, la colpa è del presidente, perché quello che riesco a vedere è che sono solo due ragazzi. Noi tutti siamo solo dei ragazzi, non meritiamo niente di tutto questo.

Il senso di colpa per aver ucciso un altro essere umano si è lievemente attenuato, per far posto a quell’ingombrante sentimento che è l’odio.

E poi mi arriva un ceffone.

“AHIA!”

“Pensavo ti stesse per venire un altro attacco di panico!”

“E mi hai tirato uno schiaffo?!?!”

“E certo, è questo il miglior modo per far passare una crisi”

“Non mi stava per venire una crisi!”

“Disse la ragazza che si stava per farsi tagliare la testa si sua spontanea volontà…”

Apro la bocca e poi la richiudo di scatto. Colpita e affondata. Cosa posso dire? Ha ragione.
In quel momento volevo solo morire, solo dimenticare quello che ho fatto, quello che non sono in grado di sopportare. È facile sceglie di morire, piuttosto che vivere e sopportare il fardello delle proprie azioni, io ho scelto da vigliacca e me ne vergogno.

Aiden raccoglie da terra l’ascia, strappa dal ragazzo del Sette il mio arpione e inizia a camminare spedito, io lo seguo.

“Ehm non avrei dovuto dirlo…”

“Sono delle scuse?”

“Scordatelo”

“Sicuro?”

“Oh stai zitta, preferivo quando piagnucolavi”

“Ehi!”

“Comunque non ti azzardare mai più ad arrenderti, se ti senti sconfitta vincono loro, non lasciare che ti portino via anche te stessa… perché sei in grado di sopportare tutto questo”

“Perché mi dici questo? Perché mi aiuti?”

“Perché è giusto. È buona cosa ostacolare chi commette un'ingiustizia. Se non si riesce a fare questo, è buona cosa non commettere ingiustizie insieme a lui(2). Ma ho come un senso di déjà-vu… non abbiamo già affrontato questa conversazione?”

Ha di nuovo ragione, avevamo già affrontato il tema giustizia nella postazione in cui ti insegnano ad accendere il fuoco.

Questo ragazzo è esasperante. E arguto. E evidentemente fa discorsi contro la Capitale sebbene sia del Due, assurdo. Forse l’acqua che ho bevuto causa potenti allucinazioni. Oppure sono in una realtà parallela. O magari sono morta e devo scontare così i miei peccati, parlare per l'eternità con Aiden. Che orrore.

Però mi sento meno rotta dentro, Aiden ha la capacità incredibile di saper parlare alle persone, la cosa mi turba perché se volesse distruggermi gli basterebbero due parole e io crollerei come sabbia al sole.

“Hai ragione, anche sul fatto che mi sono arresa”

“Perché ti sei arresa?”

“Perché ho guardato la vita spegnersi in una persona a causa mia. Non dire che sono giustificabile, perché evidentemente ho colpito intenzionalmente”

“La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni(3)”

“Sei sicuro di avere diciassette anni? Certe volte sembri molto più vecchio…” sospiro tristemente.

“Mags, hai ucciso, intenzionalmente, l’Arena ti cambierà probabilmente in male. Ma devi accettare tutto ciò e andare avanti. Sempre”

Non sono sicura di potercela fare, non sono sicura di poter accettare il fatto di aver ucciso, posso avere anche tutte le attenuanti del mondo, ma la realtà dei fatti rimane questa.

Sospira lui questa volta “Sono certo che capirai, adesso andiamo da Keri”

“Intanto devi spiegarmi alcune cose…” mi guarda come chi è stato beccato con le mani nella marmellata.

Ah adesso le cose si fanno interessanti.





 
 
 
 



































*Mannaia è dotato di una bella e letale katana.

(1)Troppi problemi a questo mondo sono causati da uomini di indole nobile e mente annebbiata. Nessuno ritiene di essere cattivo, e pochi prendono decisioni che ritengono sbagliate. Una persona può non apprezzare la propria scelta, ma la sosterrà anche nelle peggiori delle circostanze, perché crede che sia la migliore possibile in quel momento.
Tratto da ‘Eldest’di Christopher Paolini

(2)È buona cosa ostacolare chi commette un'ingiustizia. Se non si riesce a fare questo, è buona cosa non commettere ingiustizie insieme a lui.
Tratto da ‘Frammenti’ di  Democrito, V-IV sec. a.c.

(3)La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Karl Marx



 
  
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