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Autore: IAmNotDrunk    28/02/2014    1 recensioni
Buonasera. Dunque, questo è un racconto personale totalmente impregnato da una metafora (che sta a voi cogliere). Nel caso in cui voleste farmi conoscere il vostro punto di vista sarò ben felice di leggere qualche commento.
Dal testo:
[...] I capelli coprono il seno, ma lasciano un vuoto all'intero delle mie costole: sento come se dentro me non avessi né polmoni né cuore. Chissà se è presente almeno l'anima... Dicono si trovi lì, da quelle parti. [...]
[...] Se mi fosse possibile esprimermi per mezzo di un qualsiasi gesto credo che fingerei di sbattere le mani contro un vetro immaginario, o magari danzerei come una defunta ballerina durante la sua personalissima morte del cigno. [...]
Spero sia di vostro gradimento.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Quando l'abisso ci avvolge siamo circondati solo dal blu, un blu oscuro e profondo. Addosso sono tracciate pennellate pesanti come piombo, atte a stringerci la gola, ad impedirci di respirare, ad ostacolare i nostri movimenti: percepiamo le membra molli, gli arti formicolanti e la mente offuscata. I suoni arrivano ovattati alle nostre orecchie, come rimbombassero nel vuoto primordiale: "solitudine... udine... udine", e poi ancora, ancora, ancora. "Soffoco... oco... oco." 
È una disperata richiesta d'aiuto o una litania infernale? 
Colpi di tosse tentano di spiccare il volo su per la nostra gola, ma vengono respinti dall'acqua.
Come si può, in questa circostanza di supremo disagio, avvertire sulla gelida pelle una pace statica? 
Eppure io l'avverto. Io l'avverto eccome una pace statica, e forse ciò accade proprio perché non sento più nulla. 
Qual è il miglior modo per descrivere l'immobilità, se non con questo termine?
"Nulla... ulla... ulla." Due sillabe per esprimere talmente tanta vacuità.
Riesco a muovere minimamente le dita, il mio corpo è nudo, supino ed immobilizzato. I capelli coprono il seno, ma lasciano un vuoto all'intero delle mie costole: sento come se dentro me non avessi né polmoni né cuore. Chissà se è presente almeno l'anima... Dicono si trovi lì, da quelle parti. 
Le mie labbra mi sembrano gonfie, come dopo un pianto disperato, e magari sono anche tumefatte. 
I miei occhi sono chiusi come fossi smarrita in un sonno perpetuo, senza sogni e senza incubi. Un sonno che non dà nemmeno la soddisfazione di un terrificante dolore. Il problema però, decisamente da non sottovalutare, è che io non sto dormendo.
Io non sto dormendo, no! Io non sto dormendo! No!
Se mi fosse possibile esprimermi per mezzo di un qualsiasi gesto credo che fingerei di sbattere le mani contro un vetro immaginario, o magari danzerei come una defunta ballerina durante la sua personalissima morte del cigno.
Tsk! La danza! Ricordo che odiavo andarci, o almeno ho iniziato a farlo dopo essermi resa conto dei pensieri che circondavano ed opprimevano la mia figura impacciata.
In fondo ero così maledettamente goffa... Forse lo sono tutt'ora, tutta accovacciata su me stessa come un embrione.
E cosa sono adesso? Cosa sono ora, immersa in questo mare? 
L'acqua è insopportabilmente tiepida, impregnata di un calore fastidioso, ed in questo momento ritengo di esser molto simile ad un bambino che sta per nascere. 
Tuttavia, se davvero è così, non auguro a nessuno di rinascere. Sono incredibilmente scomoda, e nel mio corpo è diffuso un intorpidimento generale, come fosse un virus mortale.
Eppure dovrei rinascere, ma il gioco vale la candela?
Nemmeno è giunta e già reputo la mia una vita indegna di essere vissuta... ma che considerazione ho!
Alla fin fine quando si perde la voglia di esistere si perde anche la voglia di nascere, o meglio, di rinascere.
Eppure proprio adesso avverto il liquido blu ribollire sotto la mia schiena, come se vi fosse un piccolo vulcano. In effetti sento anche una certa pressione, una spinta che piano piano mi dona l'illusione di riemergere. Che sia diventata pazza? Sarebbe anche ora! Dopo tutto il tempo passato in questa perpetua fase di stallo mi sembra il minimo che le forze superiori mi permettano di abbandonare il mio corpo, ora tanto simile ad una prigione arrugginita. Mi sento in trappola, ma non posso gridare. E anche se lo facessi? Cosa cambierebbe? Non mi sentirebbe nessuno se non la mia desolazione. 
Mi sono talmente persa nelle mie elucubrazioni che non mi accorgo di una forza, una forza potente, finché questa non viene esercitata direttamente sul mio livido involucro carnale.
Sento che spinge le mie braccia verso il basso, ma trascina in superficie il mio corpo semi disteso. Non mi rendo nemmeno conto di star respirando fino a quando la prima boccata d'aria gelata non arriva prepotente ai miei polmoni. Questi sembrano gonfiarsi dopo tanto tempo, ed io mi trovo a piangere, ridere e gridare, mentre sguazzo in quel liquido infernale che tanto mi ha tenuta cattiva, come cercassi un appiglio.
Insomma, proprio ora che sono risorta non posso permettermi di tornare giù, per nulla al mondo. Per un attimo il panico mi invade a causa di questo pensiero fuggitivo e saettante, presosi la briga di presentarsi arrogantemente dinanzi a degli occhi che si aprono dopo un lungo intervallo e non vedono la luce da lungo tempo.
Ma adesso non importa, non importa più nulla, non importa più chi sono: vedo morbidi fili di luce scontrarsi con le mie pupille assopite, ed in un attimo capisco.
Comprendo che tramite quei dolci fili dorati qualcuno ci manovra come fosse un burattinaio.
  
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