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Autore: HuGmyShadoW    24/06/2008    3 recensioni
E' una vita davvero fantastica, quella dei Tokio Hotel... Fra concerti, interviste, passaggi da un albergo all'altro, non hanno quasi il momento di riposare. Ma ecco che un giorno, proprio a Bill Kaulitz càpita l'incontro più importante della sua vita, che da quel momento, non sarà più fantastica: sarà meravigliosa, unica ed inimmaginabile. Non mancheranno però gli intrighi, le cospirazioni, le passioni e le gelosie... Perchè la vita, in fondo, non è mai solo rose e fiori....
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La donna alzò i pungenti occhi d’acciaio dal suo blocco per appunti e li fissò in quelli di Bill. Il ragazzo deglutì sentendo un brivido freddo corrergli lungo la schiena.
-Bill...-.
Il giovane, impassibile, attese, i pugni serrati appoggiati alle ginocchia.
-Allora... Vuoi parlarmi del rapporto con i tuoi fans?-.
Bill si rilassò un poco. Sorrise e partì in quarta, seguendo il solito copione.
-Be’, per me i fans sono tutto! D’altronde, se non ci fossero loro, noi non saremmo mai arrivati fin qui. Mi piace sapere che in tutto il mondo ci sono ragazzi e ragazze che riescono a superare dei brutti momenti grazie proprio alle nostre canzoni...-.
Bla, bla, bla. Sempre le solite domande, sempre le solite risposte.
Ma la gente non si stufava mai di leggere continuamente le medesime cose? Forse a loro interessavano solo i poster... Di certo, quelle interviste avevano un alto positivo: potevi stare attento solo il minimo indispensabile e per il resto andare a memoria.
Nella sua mente, Bill aveva una sorta di schema: tipo di musica, fans, rapporto con i compagni, rapporto con Tom, fans, gossip, canzoni, fans, tour. Ovviamente, l’ordine poteva cambiare.
Quando terminò il suo solito eterno sermone su quanto l’amore dei fans fosse importante, su quanto il loro sostegno fosse indispensabile e altre citazioni del genere, la palla passò a Georg.
La giornalista, una donna sulla trentina dallo sguardo di ferro, si sistemò dietro le spalle i lunghi capelli biondo cenere, e con il suo modo di fare acuto e penetrante, si rivolse al bassista.  
-Dunque, Georg... Come mai ti piace cambiare in continuazione basso durante i concerti?-.
Bill chiuse gli occhi e si rilassò contro lo schienale rigido della poltroncina. Automaticamente, il suo cervello si disconnesse.
Il tempo passò molto lentamente fra domande più o meno particolari e momenti di totale apatia. Infine, la giornalista si alzò lisciandosi la gonna e tese loro la mano.
-Siete stati molto gentili, grazie mille! A presto!-.
Bill sorrise forzatamente e strinse con delicatezza quella mano morbida e un po’ rude, lasciandola subito.
-Grazie a lei. Arrivederci-.
Si voltò e fece per uscire, quando la voce petulante della donna lo paralizzò.
-Un momento Bill, per favore!-.
Il ragazzo, temendo il peggio, si voltò. E ancora una volta, ebbe la sensazione di essere trafitto da quegli occhi di freddo acciaio.
-Potrebbe farmi un autografo? Sa, per mia figlia...-. La donna sorrise, non riuscendo a contagiare di quel sorriso anche i suoi occhi. –Non sa quanto sia stata felice che io facessi un’intervista ai Tokio Hotel!-.
Sentendo come un peso scivolargli lentamente via dal petto, Bill si aprì in un sorriso a sua volta e mormorò:
-Certo...-.
E finalmente, poté lasciarsi alle spalle tutto quel grigio e gli occhi d’acciaio di quella donna, che meno freddi del ferro non erano.

Jade era seduta tranquillamente su un divanetto nella sala d’attesa di quel trafficato giornale. Sfogliava svogliatamente qualche volantino, capitato per caso sul tavolo dalle solide gambe tozze lì accanto. Non appena vide arrivare i tre ragazzi e il manager, si illuminò in viso. Posò la rivista e corse incontro a Bill.
-Allora? Come è andata? Ha chiesto di Tom?-.
-No, per fortuna si è accontentata del momentaneo e leggerissimo raffreddore. Ero teso da morire!-, raccontò lagnoso il ragazzo.
Jade gli schioccò un bacio a stampo e carezzandogli dolcemente la guancia, mormorò:
-Povero il mio Bibi...-.
-Ragazzi!!!-.
I due si voltarono. David li stava squadrando con gli occhi fuori dalle orbite.
-Che caspita state facendo?-, sibilò furiosamente.
Bill sollevò ironicamente un sopracciglio.
-Che, non si vede?-. Si rivolse a Jade. –Mi sa che dovremo impegnarci di più, non rendiamo abbastanza!-.
Lei ridacchiò, un po’ in imbarazzo mentre le labbra protese di Bill si avvicinavano di nuovo alle sue. Una mano si interpose fra i due giovani visi, subito seguita dal corpo del manager, che spinse via Bill.  
-Risparmiate le smancerie per dopo. Non vi ricordate dove siamo?-, soffiò.
Jade si guardò intorno, realizzando solo in quel momento di trovarsi nel cuore della redazione di un giornale di gossip, affollato di giornalisti frettolosi assetati di scoop.
-Ops...-, mormorò.
-Esatto! Sappi che se io ti permetto di frequentare questo bel giovanotto qui...-, bisbigliò strattonando Bill per una delle sue tante collane. -... è solo perché mi ha assicurato che possiamo fidarci di te. Continui a seguirli nelle interviste, nei concerti, nelle premiazioni perché abbiamo detto a tutti che sei la sua nuova aiuto-truccatrice, e tale devi rimanere! Se ti metti a sbaciucchiarlo in pubblico la gente potrebbe pensare che in realtà non sia proprio così, no?-.
Jade chinò il capo.
-Sì... Scusa David...-.
Finalmente soddisfatto, il manager lasciò la presa sulla collana di Bill, che prese a tossire.
-Da-vid...-, boccheggiò massaggiandosi il collo. –Non essere così duro con lei. Sono io che ho voluto bac...-.
-Ssshh!!!-.
Bill, accigliato, abbassò la voce, continuando imperterrito.
-Sono io che ho voluto baciarla, e non puoi farmene una colpa!-.
David lo guardò storto per un po’, poi sospirò e si massaggiò stancamente le tempie.
-Bill, ti prego non ho voglia di litigare...-.
-Ma...-.
-Adesso andiamo a mangiare un boccone, poi passiamo a trovare tuo fratello, che per il suo bene spero si sia svegliato-.
Detto questo, il manager si avviò risolutamente verso la porta, salutando fin troppo amichevolmente chiunque fosse a tiro di una pacca sulla spalla.
-Ma...!!!-.
-Non ti sentooo!-.
Bill sbuffò forte incrociando le braccia al petto, tornando per un attimo un bimbo di cinque anni. Si trattenne a stento dallo sbattere i piedi per terra.
Senza una parola, Jade lo sorpassò e prese ad incamminarsi verso l’uscita.
Il moretto, stupito, la raggiunse e la fece voltare.
-Ehi... Non te la sarai presa per quello che ha detto quel gorilla di David? Lo sai che ha la delicatezza di un elefante con le scarpe da calcio su un campo di bicchieri di vetro!-.
Jade sollevò il viso. I suoi occhi erano lucidi.
-No, ha ragione lui. Io non sono nessuno, e nessuno devo rimanere. Forse non dovevi difendermi da quei tre, quella notte, non ti avrei complicato tanto la vita...-.
Le lacrime infine trovarono la via della libertà e presero a scorrere sul morbido viso della ragazza.
Bill, colpito profondamente la prese per mano e con un’espressione neutra sul volto, la condusse gentilmente dietro una grossa pianta. Lì, si inginocchiò, mentre il suo viso si fece di nuovo incredulo.  
-Che stai dicendo? Tu non mi hai affatto complicato la vita, anzi! L’hai resa meravigliosa, fantastica! L’hai migliorata incredibilmente, a tutti noi! Accanto a te io mi sento di nuovo vivo, importante, e non nel senso “lavorativo”. Con te, posso smettere di essere il ledere dei Tokio Hotel. Con te, posso essere solo Bill. Il testardo, impulsivo, logorroico Bill che è veramente il mio “io”. In qualche modo, credo tu mi completi-. Sorrise dolcemente, accarezzandole le spalle tremanti. – Sono quasi sicuro che tu sia la mia parte ragionevole, una metà che ho perso da molto tempo, e che ora ho ritrovato-.
Anche gli occhi nocciola del ragazzo si riempirono di lacrime. Deglutendo, Bill le prese piano le esili mani e le strinse forte.
-Jade...-.
Al suo nome, la ragazza sussultò da tanto era stata rapita dal discorso pieno di dolcezza di Bill.
-Be’... mi sento uno stupido in questo momento, perché sto per dirti qualcosa di cui non sono sicuro nemmeno io...-.
Ormai Jade respirava affannosamente, e nelle orecchie sentiva il rombare del sangue che fluiva rapido.
Prendendo tempo, Bill si mordicchiò nervosamente le labbra. La tensione era quasi palpabile, nell’aria fra di loro.
-Insomma... non l’ho mai detto ad una ragazza, ma... è difficile da spiegare...-.
Anche Jade si inginocchiò davanti a lui, e con gli occhi umidi di gioia stavolta, prese a tormentarsi le dita delle mani.
-Oooh, basta!-, esclamò impaziente Bill. Si avvicinò e prese fra le sue mani tremanti il viso rosato della ragazza. Con gli occhi cercò di trasmettere tutta l’intensità delle emozioni che gli si agitavano nel petto.  
-È da pochissimo che ti frequento, eppure sento di conoscerti già, come in una mia vita passata... E capisco di non poter fare a meno di te nemmeno in questa vita...-.
Chiuse gli occhi, e con le labbra che sfioravano quelle tremanti della ragazza, sussurrò:
-Jade... Io... io credo di...-.   

-KAULITZ!-.
Bill si allontanò di scatto e si alzò barcollando in piedi.
David, le mani sui fianchi e un’espressione omicida dipinta sul suo volto, scrutava come un falco l’intera stanzetta d’attesa poco frequentata. Non appena il suo sguardo incontrò quello furioso del ragazzo, prese a fare gesti concitati e minacciosi, strillando:
-Se non sei qui davanti a me in cinque secondi e non cominci a muovere quel culetto sodo che ti ritrovi verso la porta, butterò nel cesso la tua preziosa lacca e la tua adorata matita! Ti avverto!-.  
Bill digrignò i denti, stingendo in una morsa mortale i pugni. Si voltò verso la pianta. Dietro di essa, Jade tentava di trattenersi dallo scoppiare a ridere, le mani premute sulla bocca e lo sguardo fintamente indifferente altrove.
Bill sospirò e sorridendo dolcemente come per scusarsi, le tese una mano, a cui lei si appoggiò per alzarsi leggiadramente in piedi.
Nascondendo le loro mani intrecciate dietro la schiena, trotterellarono ubbidientemente verso il loro isterico manager/gorilla.

 
   
 
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