Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Sagitta90    01/03/2014    0 recensioni
La guerra è finita. Le grandi casate che hanno un tempo segnato i confini di Westeros si sono divorate l’un l’altra fino ad estinguersi. Tutte, eccetto quella dei Lannister.
A spegnere le fiamme che lambiscono i resti di un continente in rovina giunge la Principessa di Essos, colei che sarà giudice dei peccati della famiglia dei leoni. E con lei cavalcano due fanciulle, provate dal dolore ma risolute nella ricerca della loro vendetta. Due fanciulle che i Lannister ricordano bene.
Genere: Fantasy, Fluff, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ARYA


Il sasso disegna un arco perfetto nell’aria tersa del mattino. Si solleva in alto e poi ricade nelle acque profonde del mare con un tonfo deciso, e si va ad aggiungere agli altri ciottoli e detriti che compongono il fondo della baia. Altrettanto pesante e altrettanto inutile. Come tutte le ore che si sono succedute dalla sera precedente.
Arya ne afferra un altro e lo scaglia con più impeto. Vuole un suono forte, secco, che testimoni il rancore e l’ira che imperversano dentro di lei, ma il sasso affonda con un tonfo stupido, con un “plonf” che non le permette minimamente di sfogarsi.
Vorrebbe urlare a pieni polmoni che li vuole tutti morti. Di più, li vuole impiccati, squartati, spellati vivi e lasciati sotto il sole ad arrostire. Vuole che siano riportati in vita due, tre, cento volte, e vuole ripetere quel trattamento ogni volta. Li vuole annientati nel profondo delle loro anime. Tutti, uno per uno.
“-Li informeremo della morte del padre e del figlio maggiore, e poi li faremo esiliare.” - Si è opposta alla decisione di sua sorella, con tutte le sue forze. Non importa che Cersei non abbia dato ordini diretti, non importa che lo Sterminatore di Re non fosse nemmeno a conoscenza delle intenzioni di Roose Bolton; non deve esserci pietà per i Lannister.
“-Per una madre non esiste sofferenza più grande dell’essere privata del proprio figlio.” - Solo le parole che Daenerys aveva pronunciato in seguito erano riuscite a strappare il suo smozzicato consenso.
Afferra un’altra pietra, e quella è così pesante da costringerla ad utilizzare entrambe le mani per gettarla in mare. Il volo non è lungo e -cosa ancor peggiore- termina in uno “splash” quasi armonico.
In risposta Arya cerca di afferrare un grosso masso lì vicino. E’ la metà di lei, ed il triplo del suo peso: è scontato che non riuscirà a smuoverlo di un millimetro, ma ci prova lo stesso. Si graffia i palmi, stringe i denti fino a sentirli stridere gli uni contro gli altri e punta i piedi nella sabbia soffice e bagnata con tanta forza da perdere aderenza al terreno.
Scivola a terra in uno scompiglio di metallo, cuoio e sabbia.
Se possibile questo non fa che aumentare la sua irritazione. Batte i piedi contro il masso ed i pugni contro la sabbia combattendo contro il grido che resta incastrato nella sua gola: gli Immacolati che la seguono probabilmente penserebbero ad un attacco e la riporterebbero alla Fortezza Rossa. E lì sarebbe costretta a dare spiegazioni a Dany e a Sansa. Soprattutto a Sansa.
Cerca di calmarsi nell’unico modo che conosce: chiude gli occhi e a bassa voce comincia a ripetere.
<<-Ilyn Payne…Dunsen…Tywin Lannister…Re Joffrey…Regina Cersei…>> - I nomi dell’odio scivolano dolcemente sulla sua lingua. La lista si è fatta notevolmente più corta man mano che i suoi appartenenti hanno incontrato la loro meritata fine. Non si aspettava che il carnefice di Approdo di Re fosse tanto difficile da eliminare, e deve ancora mordersi la lingua per non aggiungere il Mastino all’elenco ma è tutto sommato lieta della piega che hanno preso gli eventi: se Clegane non l’avesse presa come ostaggio non sarebbe sopravvissuta al massacro delle Due Torri.
Al pensiero sente in bocca il sapore del sangue: caldo, salato e ferroso, e ricorda con gioia il momento in cui l’esercito di Danaerys aveva spazzato via le armate dei Bolton. Il momento in cui lei e Raegal avevano soffiato il fuoco dentro i bastioni, il momento in cui nuovi fantasmi avevano preso il loro posto all’interno delle mura di Harrenhall.  
<<-Valar Morghulis.>> - L’aria comincia a diventare più tiepida, segno dell’avvicinarsi dell’alba.
<<-Valar Dohaeris.>> - Arya apre gli occhi a quella risposta, sillabata con accento disastroso da una voce che non sente da molto e che le strappa un palpito che la lascia decisamente infastidita.
Gendry Water si staglia sopra di lei con un sorriso sbilenco che sa un po’ di tenerezza sulle labbra, quasi trovarla in certe situazioni non sia una novità per lui.
 <<-Perché la mia signora si agita sulla battigia come un salmone?>> - Lei gli tira una manciata di sabbia negli occhi. Se fosse stata Sansa l’avrebbe presa, ma lui no. Si toglie dalla sua traiettoria prima ancora che lei abbia il tempo di mirare.
“-Bastardo di un armaiolo svelto come un coniglio…” - Arya si alza in piedi e si scuote di dosso i granelli ruvidi e sottili come può.
Gendry è più alto, più abbronzato, e ha la barba più lunga.
<<-Ti sapevo a Grande Inverno.>> - Lui si adombra appena.
<<-Se la mia signora lo preferisce posso tornarci.>> - Arya pesta il piede a terra con forza.
<<-Non mi chiamare in quel modo ridicolo! E no che non voglio che torni là! Ti voglio qui e ho bisogno di te qui!>> - Forse non c’era bisogno di tanta veemenza. Qualcosa dentro di lei le manda quel messaggio nel momento in cui Gendry sorride. Perché è un sorriso diverso da quello che gli ha sempre visto fare: ha qualcosa di sottile, di ferino, di predatorio forse.
<<-Ah. Hai bisogno di me qui.>> - E benché quelle siano esattamente le parole che lei ha pronunciato, sulle labbra del ragazzo sembrano assumere un nuovo significato, diverso da quello che lei voleva dargli.
<<-Mi vuoi. Qui.>> - Molto molto diverso da quello che lei voleva dargli.
<<-Certamente, Ago potrebbe avere bisogno di una affilatura!>> - L’espressione sul viso di Gendry non cambia: resta distesa e pacata, con quel sorriso da gatto che ha appena catturato un piccione, ma lui si fa più vicino, e Arya non indietreggia, perché sa che non deve difendersi da lui: lui non le farebbe mai del male.
Ma le manca il fiato quando restano distanziati dallo spazio di un respiro. Non si era resa conto di quanto lui fosse diventato...spesso. Non riesce a trovare un altro termine. Sono spessi i suoi avambracci, è spesso il suo torace, sono spesse le sue gambe, ed è caldo; riesce a percepirlo attraverso i vestiti: ha la pelle che brucia. Forse dipende dal fatto che passa tutto il suo tempo nella fucina a creare spade, punte di freccia e armature, ma è diventato maledettamente massiccio, uomo più di quanto lo abbia mai percepito, mentre lei rimane femmina e piccola.
<<-Ho paura che ci sia un’altra spada che ha molto più bisogno di attenzioni della tua.>> - Inarca un sopracciglio, irritata da quella notizia.
<<-Allora dopo che ti sarai occupato di chi ha la precedenza ti occuperai di Ago!>> - Ed il sorriso sul volto di Gendry si congela a quelle parole, per essere rapidamente sostituito da un’espressione quasi sconsolata.
<<-Sei veramente senza speranza…>> - Arya gli scalcia la sabbia contro.
<<-La regina ti manda a chiamare, comunque. Sembra che lei e la lady tua sorella vogliano cominciare ad eseguire le sentenze.>> - E’ allora che lei lo nota: il chiarore che proviene dall’orizzonte. L’alba che tinge il cielo di arancione e giallo.
<<-Ti raggiungerò quando tutto sarà finito.>> - Gendry annuisce e lei si volta e corre. Il sangue le brucia nelle vene mentre i suoi passi divorano il sentiero prima e le strade della città poi.
Ed il suo cuore palpita per la corsa e per l’eccitazione nel momento in cui raggiunge l’alta corte davanti al Tempio di Baelor. Quella è stata una decisione di Sansa.
“Affinché sappiano che la loro condanna perdurerà anche dopo la morte, nel giudizio degli dèi vecchi e nuovi.”
Un tempo non avrebbe parlato così, sua sorella. Un tempo si sarebbe semplicemente tappata gli occhi o sarebbe svenuta in modo molto elegante e quella risolutezza dimostra che anche lei ha sofferto molto.
Questo pensiero la spinge accanto a Sansa, ad accogliere il suo rimbrotto per il ritardo con un mormorato ma sentito “scusami”. Dopo di che le prende la mano, e Sansa la stringe, senza esitare un attimo.
Tywin Lannister viene condotto davanti a Dany da due Immacolati. Le catene che gli intrappolano i polsi vengono tolte e Arya sopprime un ringhio: lo stanno trattando con maggiore dignità di quanta ne sia stata data al loro padre.
<<-Lord Tywin Lannister, da questa corte siete stato giudicato colpevole. La sentenza è morte.>> - Tywin guarda verso di loro e Arya rammenta per un istante il momento in cui ha fatto da coppiera a quell’uomo. “Sei troppo intelligente per il tuo stesso bene” le aveva detto. E adesso lei pensa che sì, è così. Di sicuro è stata troppo intelligente per il bene dei Lannister, sfuggita alle loro grinfie e tornata per trucidarli come loro hanno trucidato gli Stark. Anche sua sorella è oggetto dell’attenzione del capofamiglia dei Lannister, e di certo lui la starà condannando per la sua schiettezza, per la sua sincerità: benchè tutti i presenti conoscessero la vera natura della relazione tra i suoi due figli, soltanto Sansa ha avuto il coraggio di condannarli ad alta voce.
<<-Avete qualcosa da dire prima che la sentenza venga eseguita?>> - L’uomo non smette di guardarle e Arya comincia ad infervorarsi. Vorrebbe colmare la distanza che li separa e cavargli gli occhi, ma proprio quando sta per farlo, lui parla.
<<-Che cosa farete quando anche la mia famiglia avrà raggiunto la vostra nella tomba, donzelle? Dove finirà il vostro fuoco, il vostro furore, quando la vendetta non sarà più un valido compagno?>> - Arya resta immobile assorbendo suo malgrado quella domanda, e per un istante si sente persa. Sono anni che ormai vive cercando di arrivare al giorno successivo; sperare in un futuro lontano non è mai stata una sua possibilità. Ma la stretta di Sansa la riporta al presente e Arya sente che -ora più che mai- sua sorella le è vicina. Sua sorella non le permetterà di sentirsi sola o isolata di nuovo.
<<-Torneremo ad essere ciò che eravamo prima che voi ci privaste di un nome.>>
“-Prima che Sansa fosse costretta a chiamarsi “Lannister” e prima che io mi facessi chiamare “Arry”. ”
<<-Torneremo ad essere Sansa e Arya Stark.>> - Arya stringe la mano alla sorella. Non è abituata a manifestare il suo affetto ma adesso non può esimersi. Oggi Sansa è grandiosa. E’ regina al posto di Dany. E’ migliore di Dany. E’ migliore di tutti.
Tywin Lannister sorride in modo strano, poi si inginocchia e china la testa. E’ Mormont ad occuparsene: lui ed il Mastino lo hanno concordato la sera precedente.
Arya trattiene il fiato, e per un istante sente la nausea che le monta dentro: è certa che succederà qualcosa. Qualcuno all’ultimo momento si intrometterà. Qualcuno sottrarrà quell’uomo alla giustizia. Un alleato, un parente, una qualche arcana, oscura magia.
Invece non accade niente: Tywin Lannister cade come tutti gli altri uomini. Cade come Eddard Stark è caduto, con la sola differenza che suo padre non lo meritava.
Il liquido scuro si espande con velocità, come se fosse acqua, ed inzuppa le pietre, e gocciola sulla terra dalla lama di Mormont.
Arya azzarda uno sguardo a sua sorella e la trova pallida, con gli occhi rossi. Esattamente come l’ha scorta il giorno dell’esecuzione di Ned, e non può fare altro per consolarla che tornare a guardare avanti e stringerle la mano un po’ più forte.
Attendono qualche momento e dopo che il corpo viene portato via, dopo che il sole è salito un po’ più su nel cielo, i due Immacolati appaiono di nuovo. Con Joffrey.
A quel punto Arya dimentica tutto: la vendetta, la giustizia, la differenza tra le due…nel suo cuore c’è posto soltanto per quel momento.
Chiunque può essere ucciso. Anche un Lannister. Adesso è chiaro, e lei vuole che la sentenza di Joffrey venga eseguita immediatamente. Senza formule, senza possibilità. Che muoia e basta. Che muoia subito.
<<-Lord Joffrey Lannister, da questa corte siete stato giudicato colpevole. La sentenza è morte.>>
<<-Voglio un processo per combattimento!>> - La sua voce è stridula, a dir poco insopportabile. E ancora meno sopportabile è la sua figura: indossa i velluti color porpora e oro della sua casa ma, sebbene adesso siano lerci e strappati, lui li porta come se fosse ancora il re.
“-Parla come se fosse un re, grida come se fosse un re, esige come se fosse un re.”
Nessuno si sorprende più di tanto all’udire quelle parole. Daenerys annuisce, e Joffrey sbraita.
<<-Voglio il Mastino!!!>> - Arya strabuzza gli occhi e non può fare a meno di gridare a sua volta.
<<-Cosa?!>> - E’ impossibile; semplicemente impossibile quello che ha udito. Eppure, come a rimarcare che quello che ha udito è reale, il fu re continua ad urlare.
<<-Stà zitta troia!>> - Se solo fosse compita come le altre due donne che sono in quello spiazzo ignorerebbe il commento e si beerebbe di quella stupidità, ridendo di tutte le eresie che precederanno la morte di quella creatura tanto idiota. Ma non lo è, e non può impedirsi di stare zitta.
<<-E credi che il marito di mia sorella venga a salvarti il culo stupido pidocchio?!>> - Il Mastino scoppia a ridere e perfino Sansa deve sopprimere il lieve sorriso che le tende le labbra.
<<-Voglio mio zio!>> - Dany lo guarda con pietà.
<<-Vorreste far combattere Lord Tyrion?>>
<<-Mio zio Jaime!>>
<<-Vostro padre non è disponibile Lord Lannister. Temo che se vorrete un processo per combattimento dovrete occuparvene da solo. Slegatelo. Jorah dagli una spada.>> - Arya guarda la folla radunata lì attorno e sa con certezza che non esiste nessuno che voglia rischiare la propria vita -adesso che ha finalmente un senso- andando contro una lama d’acciaio.
Ed è così che capisce; è un segno degli dèi, e lei non dubiterà mai più della loro esistenza, della loro presenza. Le hanno offerto la sua vendetta contro il responsabile di tutte le loro tragedie.
Ago vibra al suo fianco ed è come se cantasse. Non ci sono nuvole ma “Le piogge di Castamere” risuona già per Joffrey Lannister, e lei sarà il menestrello. Sarà la viola ed il flauto. Sarà tutta l’orchestra.
<<-Combatterò io contro di lui.>> - Tutte le teste si voltano e sua sorella la scuote per le braccia per cercare di farla rinsavire, ma lei non vede altro che Joffrey. E quando il Mastino tira indietro Sansa, lei si fa avanti.
Non si accorge nemmeno degli Immacolati che creano l’arena del duello. Non sente niente se non la terra sotto i suoi piedi ed il sole tiepido sulla testa.
Appena estrae Ago il duello comincia. Ultimo sangue, non primo: non è un torneo e loro non stanno giostrando.
Joffrey usa la spada come se fosse una frusta: mena fendenti che se le arrivassero addosso la farebbero a fette. Ma non la colpirà mai: quello non è un duello equo, perché tutti i membri della sua famiglia sono con lei e le muovono le mani, le braccia, le gambe.
E alla voce di Syrio che le ripete “ferma come acqua stagnante” si sovrappone quella di suo padre che adesso dice “non affondare mai se non puoi tirarti indietro”. Ed è Robb che le permette di parare quella stoccata, ed è sua madre che le raddrizza la schiena, proprio come dovrebbe fare una vera lady.
Ben presto Arya smette di duellare e comincia a danzare. Sfregia il bel volto crudele di Joffrey con la punta del suo stocco e nel sangue che comincia a fuoriuscire dalla ferita pensa: “Questo è per Lady.”
Il ragazzo tenta un affondo gridando come un ossesso ma Arya guizza via con agilità e utilizzando la stessa spinta pianta Ago nel fianco scoperto del giovane Lannister.
“-Questo è per Micah.” - Il sangue spilla e Joffrey grida di nuovo, questa volta di dolore e non di rabbia. Con un rapido volteggio la piccola lama taglia il tessuto e si conficca nella spalla sinistra.
“-Questo è per Sansa.” - Il ragazzo non fa nemmeno in tempo ad accorgersene che Ago affonda nel polpaccio, trapassandolo da parte a parte. Le grida diventano sempre più alte.
“-Questo è per Robb.” - Joffrey carica con la forza della disperazione e riesce a deviare la direzione del colpo di Arya. Tuttavia quando riprende l’equilibrio, zoppicando ed imprecando, le è troppo vicino e lei gli tira una testata al volto. Il naso si spezza ed il sangue schizza anche sul viso della ragazza, che sfrutta la sua confusione e l’ennesimo urlo di dolore per portarsi ad una distanza sicura.
“-Questo è per nostra madre.” - Joffrey cade in ginocchio e non sa più su quale parte del corpo premere. Quando Arya gli si avvicina alza la spada per cercare di affondare ancora una volta e, scivolando sotto il suo braccio alzato, lei gli pianta la lama nel cuore.
Joffrey fa cadere la spada con una smorfia stupita, guarda di nuovo la piccola Stark e solo in quell’ultimo istante sembra ricordare che la giovane donna che l’ha ucciso è la stessa bambina che l’aveva umiliato anni prima, sulla Strada del Re, con un bastone di legno.
“-E questo è per nostro padre.” - Joffrey Lannister muore in pochi istanti e Arya sente che i suoi cari possono riposare in pace. E tra le braccia di sua sorella, che le bagna i capelli con le sue lacrime, sente di poter tornare ad essere serena e felice come era prima della guerra. Prima dei Lannister. Quando su Grande Inverno regnava ancora Eddard Stark con la sua famiglia.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Sagitta90