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Autore: Valerie    01/03/2014    0 recensioni
Se Regulus Black avesse lasciato al mondo una figlia?
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Valérie,una ragazza di diciassete anni,si ritrova ad avere due cugini per casa,di cui non conosceva neanche l'esistenza...Saranno proprio loro a farle scoprire un mondo che lei non avrebbe mai immaginato potesse esistere...
Un immaginario settimo anno dei gemelli che si discosta molto dalla versione originale...
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Da quella sera, Val diventò come un fantasma.
Percorreva freddamente il dormitorio e la sala comune, evitava in tutti i modi sia George che Isa.
Con la seconda era un po' più problematica la questione, dormendo nel letto accanto al suo, anche se la ragazzina couadiuvava il suo intento, non guardandola mai in viso.
Tom aveva notato il suo nervosismo, ma non le era possibile avvicinarla per poterle parlare. Solo durante una lezione colse l'occasione di farle un cenno, alzando il sopracciglio in modo interrogativo.
La sua unica risposta fu una scrollata di spalle.
-Non riesco a capire-
Le disse una volta Hermione mentre studiavano insieme in biblioteca, e la questione doveva incuriosirla molto per arrivare a staccare gli occhi dal libro di Trasfigurazione.
-Cosa?- 
Fece Val esasperata, consapevole che l'amica avrebbe ripreso l'argomento Isa/George, cosa di cui lei, invece, non avrebbe proprio voluto parlare.
-Non riesco a capire perché te la sei presa così tanto!-
Bum! 
Uno schiaffo in pieno viso.
-Io non me la sono presa affatto!- reclamò la ragazza veementemente.
-Ah no? Allora perché continui ad essere arrabbiata con quei due?-
-Herm, per la miseria, ma ti rendi conto di quello che stavano facendo?!-
Hermione roteò gli occhi e chiuse il libro che aveva davanti con un sonoro tonfo.
-Me ne rendo conto benissimo. Capisco che George avrebbe fatto una stupidaggine grandissima di cui si sarebbe presto pentito e che Isa si stava cacciando in una situazione più grande di lei, ma una volta fattoglielo notare, perchè portargli così tanto rancore?-
Già, perchè?
Val non sapeva rispondere, si trovò del tutto impreparata a quella domanda.
Pensò all'orgoglio, ma si è orgogliosi quando si subisce qualcosa in prima persona.
-Val, non è che sei un po' gelosa...?- azzardò la riccia.
Val spalancò gli occhi.
-Io? gelosa? Ma scherzi? Solo che non sopporto certi comportamenti, e poi sono loro a essere in imbarazzo con me, di certo io non mi giro dall'altra parte se loro mi rivolgono la parola...-
Hermione prese a guardarla con l'espressione propria di chi la sa lunga.
-Herm per favore! A proposito, domani parti, non è vero?- le chiese per cambiare, evidentemente, discorso.
-Si, e qualcosa mi dice che sei anche sollevata per questo!- Rispose la ragazza facendole l'occhiolino.
 
 
Hermione aveva proprio visto giusto, Val si sentì leggermente sollevata per la partenza dell'amica il giorno dopo.
La cosa che più le dava fastidio era non riuscire a darsi una spiegazione.
Cercò di non farci caso, concentrandosi sull'idea che di li a poco sarebbe arrivato il tanto atteso Natale.
Quell'anno aveva un doppio regalo da scartare: il primo lo avrebbe trovato sotto il consueto albero di pino, il secondo... Beh il secondo, invece, sarebbe stato un regalo alternativo, non da scartare almeno. L'unica nota tradizionale, però, è che lo avrebbe trovato sotto ad un albero.
 
 
Dopo aver salutato gli amici che partivano, Val tornò in camera a mettere a posto il mantello.
Il suo dormitorio era vuoto, le ragazze, o meglio ragazzine, come le apostrofava ultimamente, erano tornate a casa per le vacanze.
Non le dispiaceva affatto, almeno non avrebbe dovuto dormire con le tende del baldacchino tirate giù per qualche tempo , la cosa le dava un certo senso di claustrofobia.
 
 
19.50
L'orologio appeso alla parete segnava meno quattro ore e dieci minuti alla mezzanotte del 24 Dicembre e Valérie Dumas si sentiva emozionata come una bambina. Si era accuratamente vestita per la cena di Natale, indossava un vestito color smeraldo, duocromato, con sottotono nero, di raso che le arrivava fino alle caviglie, ma le lasciava scoperte le spalle e il decolleté, fatta eccezione per le piccole bretelle ricamate che reggevano il vestito.
I capelli erano raccolti, acconciati in un simil-chignon, decorati da perline sparse quà e là, solo due ciocche se ne stavano sciolte ad incorniciarle il viso.
Ai piedi portava un paio di scarpe rosse, molto scure, anche queste con sottotono nero, con il tacco non molto alto, ma comunque non  comodissime per lei.
Ad arricchire il tutto, al collo aveva messo un medaglione, quel medaglione, l'ultimo regalo di suo padre.
Stette un po' a fissarlo, riflesso nello specchio.
Chissà come sarebbe stato avere un papà, se sarebbe stato orgoglioso di lei, se l'avrebbe mai sgridata, punita per un brutto voto preso o per averla vista baciarsi di nascosto con qualche ragazzo...
Cosa avrebbe pensato della sua storia con Tom? 
Scacciò via quel pensiero con un gesto della mano, quasi fosse una mosca.
Si sistemò i capelli, spiegò il vestito con le dita, controllò il trucco un'ultima volta e uscì dal dormitorio.
 
Scese le scale con un po' di difficoltà, anche se i tacchi delle scarpe non erano eccessivamente alti.
Al piano di sotto trovò George, seduto sul bordo di una poltrona, proteso in avanti, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il viso affondato nelle mani.
Quando sentì un inconsueto rumore di passi per le scale, il ragazzo alzò lo sguardo.
Valérie era bellissima, quel vestito fasciato in vita le valorizzava i fianchi, la scollatura le spalle e il decolleté, le ciocche di capelli il viso.
Era una meraviglia ai suoi occhi.
Stette qualche secondo a guardarla imbambolato, senza sapere bene cosa dire. Si alzò di scatto quando si rese conto che la ragazza si era bloccata sulle scale, come in attesa di qualcosa.
-Cciao...- gli uscì con un filo di voce.
-Ciao...- rispose lei, riprendendo a scendere i gradini, cercando di apparire il più normale possibile.
-Ci vediamo in Sala Grande per la cena?- chiese lei, notando che aveva ancora indosso la divisa scolastica, e guardandolo con aria di stizza.
-Per vederti andare via a mezzanotte come Cenerentola?- fece lui di rimando sostenendo serio il suo sguardo.
Qualcosa si sciolse in lei.
L'orgoglio, la stizza, la rabbia...
-Tu...sai?- gli chiese Val, a mezza voce.
-Non molto. Solo che lui ti avrebbe preparato una sorpresa-
Valérie si rese conto solo allora, solamente i quell'istante, di quanto George stesse soffrendo e di quanto, nonostante tutto, fosse più interessato alla sua felicità che non alla propria.
-So bene che a Natale si è tutti più buoni, ma...- continuò il rosso -...ma non chiedermi di venire a cena questa sera, per poi vederti andare via con un altro. Ho messo da parte tutto quello che sento per te, anche sbagliando, ne sono consapevole, ma questo non riesco a farlo-
Concluse la frase puntando gli occhi verso il pavimento e infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Fece per girarsi.
-Non avevi detto che saresti stato bene anche senza di me, la sera che Isa ti ha baciato?- gli chiese Val d'improvviso -Che George Weasley avrebbe potuto fare tutto quello che voleva, con o senza Valérie Dumas?-
'Val, non è che sei un po' gelosa...?'
-Ho chiesto scusa a Isa- disse il ragazzo, guardando nel vuoto.
-Questo non risponde alla mia domanda- una punta d'ira comparse nella voce di Val.
Il rosso si girò a guardarla di nuovo, l'espressione assente sul suo viso si era trasformata in una più perplessa e incredula.
Senza sfilare le mani dalle tasche le si avvicinò di qualche passo.
Istintivamente la ragazza prese ad indietreggiare.
-Cosa te ne importa?- le chiese scrutandola a fondo -Cosa ti importa di quello che faccio? Con chi lo faccio e perché lo faccio?- continuò, portadosi vicinissimo a lei.
-Per l'amore del cielo, George, voglio solo che tu non faccia stupidaggini- rispose, guardandosi nervosamente intorno, come a voler cercare una via di fuga.
Il ragazzo non smetteva di fissarla.
L'aria intorno si era fatta molto tesa ed elettrizzata, le mani di Valérie avevano preso stranamente a sudare e a formicolare.
-Perchè sei nervosa?- le chiese il gemello, dando vita ad un veloce scambio di battute.
-Non sono nervosa-
-Bugiarda-
-Ti sto dicendo la verità-
-No, non lo è-
-Lasciami andare, per favore!-
-Nessuno ti obbliga a stare qui, Val. Ma se ancora non te ne sei andata, è perché forse vuoi restare-
Perchè forse vuoi restare.
Qualcosa in lei non andava, avrebbe voluto buttarsi a terra e iniziare a piangere disperata.
Un fuoco aveva preso ad invaderle lo stomaco contratto. Le mancava il respiro.
-Sai, Val, se tu non mi avessi fermato, quella sera sarei andato a letto con Isa-
Sciaff.
Tutto il nervosismo accumlato si andò a concentraro in quello schiaffo, sbattuto veementemente sulla guancia del ragazzo.
Silenzio.
Gelosia.
Silenzio.
Rimasero così, lei con la mano ancora a mezz'aria e lui con il volto girato, per via della percossa appena subita.
Un ghigno.
Valérie si maledisse mentalmente vedendo il ragazzo sorridere, con ancora il segno dello schiaffo sulla guancia.
Era caduta vittima di una banalissima provocazione.
Si portò la mano alla bocca. Era stato come confessare.
George rimase fermo nella sua posizione, senza muovere neanche un muscolo. Cancellando quel ghigno sornione dal suo viso si fece di nuovo serio e senza guardarla le disse 
-Non andare-
Dove?
Val aveva momentaneamente rimosso dalla testa il ricordo di Tom.
Dalla testa o dal cuore?
-Ti prego...- una supplica. 
Il ragazzo prese a fissarla di nuovo, le mani ancora in tasca, la guancia arrossata e gli occhi, questa volta, lucidi.
L'adrenalina ancora le scorreva prepotente nelle vene, il formicolio si era esteso a tutti gli arti, il fuoco divampato in ogni angolo libero del suo corpo, e le labbra schiuse per un respiro affannato.
-Lasciami andare...- ripetè lei, esasperata, facendo cadere il braccio ancora alzato lungo il fianco.
-Non te ne vuoi andare-
-Lasciami andare...- lacrime iniziavano a cadere sulle guance.
-Sei tu che devi scegliere di andare via-
-Lasciami andare. Lasciami andare! LASCIAMI ANDARE!- Valérie prese ad urlare, buttandosi contro il petto del ragazzo.
Gli stava chiedendo di mentirle, di dirle che di lei non gli importava nulla. Sarebbe stato molto più semplice nascondere, evitare di guardarsi dentro, di raccontarsi la verità.
George la strinse a sè, timoroso.
Lui l'aveva messa di fronte ad un'evidente realtà da cui voleva a tutti i costi fuggire.
In fondo al proprio cuore, Val aveva sviluppato la consapevolezza che nel rapporto con Tom c'era qualcosa di malato. Quel rapporto era nato più che altro dalle mancanze che lei aveva nella propria vita.
Un padre.
A Valérie mancava un padre, e quel ragazzo più grande di lei, così premuroso, affettuoso, sicuro di sé, la faceva sentire protetta e custodita, forse come un papà avrebbe fatto sentire la propria figlia. 
Da lì era nata una pericolosa dipendenza affettiva. Val non poteva farne a meno, era stata così tanto tempo senza un uomo che si prendesse cura di lei.  Non che se ne rendesse pienamente conto nel vivere la sua storia con Tom, ma un campanello di allarme si era acceso dalla sera in cui aveva visto George e Isa baciarsi sul divano della Sala Comune, un grande senso di inquietudine aveva iniziato a tormentarla e ad influenzare costantemente il suo stato d'animo.
Cosa fare allora?
Sentiva quell'abbraccio caldo avvolgerla, quel calore scontrarsi con quello del suo corpo. Non voleva più staccarsi. Si sentiva completa, sensazione che la mandava su di giri.
George la prese teneramente per le spalle, allontanadola da sè.
Non aveva più dubbi, sapeva che Val provava qualcosa per lui, e quello schiaffo ne era stata la prova, ma voleva guardla negli occhi per cercare l'ultima conferma, quella decisiva.
La ragazza aveva gli occhi rossi dal pianto, le spalle basse e le braccia abbandonate lungo i fianchi erano segni palesi della sua resa.
Gli venne istintivo protrarsi verso di lei, avvicinarsi di molto al suo viso, asciugarle una lacrima con un dito per poi passarlo sulle labbra ancora schiuse.
Val non si ritrasse a quel tocco, anzi, lo trovava piacevole, tanto da chiudere istintivamente gli occhi nel percepirlo.
Qualcosa si mosse anche nello stomaco di George, vedendo l'espressione sul volto della ragazza. Il sangue iniziava a fluire più velocemente e tutto il controllo che aveva padroneggiato fino a quel momento iniziò a svanire in una rapida escalation.
Avrebbe voluto attendere che Val facesse per bene chiarezza nel suo cuore prima di azzardare un qualsiasi passo, ma quelle labbra semi-aperte, le guance arrossate e gli occhi chiusi gli impedirono totalmente di ragionare.
Dapprima posò le labbra sulla guancia della ragazza, dove un'ultima lacrima aveva lasciato la sua scia, soffiando appena un tiepido sospiro, passò poi un braccio intorno alla sua vita, facendo aderire i loro corpi, ora tesi.
La bocca di George seguì le orme di quella lacrima, scendendo fino all'incavo del collo...
 
Dei passi provenienti dal dormitorio dei ragazzi, li costrinsero a staccarsi. 
Val passò velocemente le dita ad asciugare le lacrime sul viso, mentre George si distanziò di qualche passo.
Ron e Harry scesero dalle scale poco dopo.
Ron, che fu il primo a vedere i due, si soffermò estasiato a guardare Valérie.
-Val...m-m-ma sei bellissima!- esclamò, costringendo Harry ad alzare lo sguardo su di lei. 
Il moro si accorse subito che qualcosa non andava.
-Ehm, ciao ragazzi, noi andiamo a cena, vi aspettiamo lì. Andiamo Ron...- disse poi all'amico tirandolo per un braccio, ma Ron, opponendo una minima resistenza, lo ignorò dicendogli -Ma hai visto quanto cacchio è bella?-
-Bellissima, Ron, meravigliosa oserei dire! Però ora andiamo, ok?- concluse Harry strattonandolo via per il ritratto della Signora Grassa.
I due, rimasti nella Sala Comune, scoppiarono a ridere.
 
 
 
 
 
Non ricordo neanche più quand'è che ho postato l'ultimo capitolo! Ormai ne posto uno all'anno!
Povera me >.<
Non manca moltissimo alla fine di questa FF ('Meno male' diranno molti di voi), ho in mente di scrivere altri tre/quattro capitoli, non di più per concludere la storia di Valérie.
Un po' mi dispiace, lasciarla in sospeso è come far si che la storia non finisca mai...
Vabbe, deliri dell'autrice, lasciate stare!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto un pochino di più, ho voluto arricchirlo di dettagli, di emozioni, introspezioni, dare peso anche ai più piccoli gesti.
Sono consapevole che gli altri capitoli della storia non siano affatto ben curati, avrei voluto modificarli tutti, ma purtroppo non ho proprio tempo.
Ringrazio la mia JaneA che ha commentato l'ultimo chap, ma che non sento da una vita e mi dispiace da morire!
Spero si faccia viva presto.
Un bacione, come sempre a tutti quelli che leggeranno e, che spero, commenteranno!!
Ciao a tutti!
_Val_

   
 
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