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Autore: laura_souffle_girl    01/03/2014    0 recensioni
[Whateley Academy]
[Whateley Academy][Whateley Academy]Essere la ragazza nuova in una scuola per supereroi non è per nulla semplice. Specialmente quando sei stata un ragazzo fino alla settimana scorsa.
In un mondo alternativo dove esistono mutanti alla X-Men, Alex ha sempre sognato di essere un supereroe. Il suo sogno si avvererà, ma è davvero pronto a prendere tutto il pacchetto?
"Alex sedeva sul letto di camera sua, rigirandosi tra le mani la foto del bisnonno, desiderando ardentemente che lui fosse vivo. Lui si che avrebbe potuto consigliarlo.
Il suo sogno proibito si era avverato. Aveva ricevuto la sua benedizione, e la sua maledizione.
Aveva perso il suo corpo, avrebbe perso i suoi amici e il suo luogo di nascita.
Ma aveva guadagnato la possibilità di seguire davvero i passi del suo eroe."
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '[Whateley academy] We could be heroes'
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Mutanti ed eroi - parte 2

Qualcuno scriveva che a prendere la svolta sbagliata dalle parti di Dunwich si finisse in un luogo strano e orribile.

La realtà, pensava Alex mentre la macchina arrancava su per la sconnessa strada sterrata, era di certo meno avventurosa ma molto più squallida. In un'ora di viaggio per le strade di montagna della valle del Miskatonic tutto quello che avevano incontrato erano paesi semidisabitati e capannoni in disuso. La zona viveva di turismo, e la crisi economica aveva messo tutti in ginocchio.

Si chiese cosa mai avesse trovato Lovecraft in quel luogo per ambientarvi le sue storie.

L'unica eccezione era stata Dunwich, l'ultimo paesino che avevano attraversato, che sembrava ancora abitato e sopravvivere, probabilmente aggrappandosi alla vicina scuola.

La natura, almeno, era piacevole, con le colline coperte dei colori bruni dell'autunno.

Svoltarono finalmente in una strada meglio curata e in pochi minuti giunsero in vista del campus.

"Eccoci. Certo che bisogna essere matti per costruire una scuola in questo posto dimenticato da Dio" disse Lara, alla guida.

"Tiene lontani i curiosi per garantire la privacy degli studenti" rispose Alex.

"Tiene lontani anche i genitori col mal di schiena." commentò lei con una smorfia.

Parcheggiarono in uno spiazzo in terra battuta davanti ai cancelli.

Alex aprì la portiera e scese calcando gli occhiali da sole sul naso. Si aggiustò una spallina del reggiseno, che dopo una settimana da donna aveva imparato ad odiare sempre di più, poi venne raggiunta dalla madre. Era buffo come dopo solo una settimana avesse preso a riferirsi a sé al femminile, il fatto è che sua madre teneva alla sua “copertura” fino all’eccesso e si preoccupava di non usare mai il maschile, e di correggerla ogni volta che era lei a farlo. Risultato, ormai persino nei suoi pensieri formulava le frasi con “lei”.

Si avviarono lungo un vialetto lastricato in direzione di un gruppo di edifici, il più grande dei quali aveva una forma semicircolare. Alla sua sinistra, Alex vide un paio di ragazzi, a occhio e croce più piccoli di lei, studiare all’ombra di un albero.

Proseguirono in direzione dell'edificio principale, una costruzione di mattoni a due piani con tre ali, quando improvvisamente Alex fu avvicinata da uno strano oggetto.

Una piccola sfera di metallo cromato, delle dimensioni di un pugno, rotolò rapidamente fino ai suoi piedi con un ronzìo acuto, poi si arrestò di colpo e numerosi sportelli si aprirono sulla sua superficie rivelando un complesso sistema di braccia meccaniche. Infine si sollevò su quattro zampe impossibilmente lunghe ed estese un insieme di strumenti dalla funzione ignota in verso Alex, studiandola da capo a piedi.

"HAL! Quante volte ti ho detto di non infastidire gli sconosciuti?" gridò una voce femminile.

Una ragazza circa della stessa età di Alex corse incontro alla "cosa", che ritirò tutte le proprie appendici su se stessa. Pareva un cagnolino appena rimproverato. Alex pensò che, se la cosa avesse avuto una faccia, sarebbe stata paonazza.

"Ciao!" disse la ragazza, sistemando la lunga coda di capelli castani. Non sembrava minimamente a disagio nel suo vestito a balze, uno che avrebbe imbarazzato una principessa Disney. "Io sono Emily. Devi scusare HAL, è un po' troppo socievole. Credo debba chiedere a mia sorella di lavorare un altro po' sulla sua programmazione. Non credo di averti mai vista qui, sei nuova?"

HAL ritornò alla sua forma sferica e rotolò rapidamente tra i piedi della padrona.

"Più o meno... sto visitando la scuola, vorrei iscrivermi. E' tuo?"

"Già, l'ho costruito tra un progetto e l'altro. Una ragazza deve pur divertirsi no?" rispose Emily, ridacchiando.

"Immagino di si... devo preoccuparmi del fatto che porti il nome di un computer assassino?"

Emily rise. "Non particolarmente... E' solo che mi piace la vecchia fantascienza."

"Allora Alex, vuoi venire o no? Abbiamo un appuntamento!" chiamò sua madre, infastidita, dalla porta del complesso principale.

"Arrivo mamma!" rispose. "Devo andare. Piacere di averti conosciuta!"

"Piacere nostro! HAL, saluta." disse Emily sorridendo, mentre il piccolo robot estendeva un braccio meccanico per salutare Alex.

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La donna dimostrava una quarantina d’anni, era alta e atletica e vestiva in un completo grigio formale, adornato dal logo della scuola. Portava i capelli biondi legati in una coda. Sedeva nel suo ufficio dietro una scrivania elegante, e fece cenno alle due nuove entrate di accomodarsi.

“Benvenute. Voi dovete essere Lara Chapman e Alex Desmond. Piacere di conoscervi. Io sono Elizabeth Carson e sono la preside di questa scuola.”

La madre di Alex, senza nemmeno sedersi, le porse la mano per presentarsi.
"E' un piacere..." disse lei, estremamente nervosa.

"Spero abbiate fatto buon viaggio. Al telefono mi avete accennato il fatto che sua figlia è appena andata incontro alla sua mutazione" disse la preside, indugiando con lo sguardo su Alex.

Lei si sedette ed iniziò a tamburellare nervosamente le dita sulla scrivania.

"Vero. Anche se non abbiamo capito esattamente se e quali poteri possieda Alex è... molto cambiata. Nel giro di pochi giorni."

Cadde un momento di silenzio imbarazzato.

"Puoi anche dirlo, mamma." sbottò Alex stizzita. "Ero un maschio. Un giorno mi sento male e bam, una settimana fa mi sveglio in un letto d'ospedale con tutto l'equipaggiamento cambiato."

Lara sussultò di fronte alla crudezza della frase, ma la preside non apparve per nulla sorpresa. Si limitò ad annuire.

"Probabilmente un tratto da Exemplar. Non preoccuparti, Alex. Qui siamo a Whateley, strano è un concetto molto relativo. Non sei la prima studentessa a cambiare spontaneamente sesso."

Sua madre sembrò sollevata a questa dichiarazione, e iniziò a tempestare la preside Carson con una lunga fila di domande.

Alex apprese che la scuola si trovava in realtà nel territorio di una tribù di nativi, cosa che la rendeva una sorta di terreno neutrale rispetto ai governi. Gli studenti venivano da tutto il mondo per imparare a controllare i propri poteri nel migliore dei modi, senza correre il rischio di far del male a qualcuno per errore. Oltre alle solite materie di una scuola, come la letteratura e le scienze, c'erano corsi di arti marziali, magia, poteri psichici... persino dei poligoni di tiro.

Più Alex ascoltava, più si rendeva conto di aver trovato esattamente la scuola dei suoi sogni.

Immaginò sè stessa in un costume attillato, intenta a battersi con gli altri studenti. L'idea la rendeva estremamente felice. Se solo non avesse dovuto preoccuparsi del seno, sospirò.

"Uh?" disse, rendendosi conto che la preside le stava parlando direttamente.

"Avete mutanti in famiglia, Alex?" ripetè.

Gli occhi di Alex si illuminarono.

"Mio bisnonno lo era. Un eroe di guerra. Rupert Hess, lo chiamavano Stalker." disse, gonfia d'orgoglio.

La fronte della preside si alzò in un'espressione sorpresa. "E così tu saresti la bisnipote di Stalker. Non sapevo avesse avuto figli. Lo conoscevo."

Alex rimase perplessa. "Ma... è morto nel '45..."

"E io sono nata negli anni '30" rispose tranquillamente la preside Carson.

Alex e Lara erano a bocca aperta. "Ma... ma... lei avrebbe..."

"Non tutti i mutanti invecchiano allo stesso modo" dichiarò. "Allora, sai già quali sono i tuoi poteri?"

Alex scosse la testa. "Non mi sono ancora chiari. Avete un modo per aiutarmi a scoprirlo?"

"Ti porterò dal dottor Polland, abbiamo un intero sistema di laboratori per testare i nuovi mutanti."

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I test consistevano in attività delle più varie, ma cominciarono con quelle più semplici. Un team di medici la osservarono mentre provava numerose macchine da palestra, prendendo nota delle sue massime prestazioni fisiche. Scoprì che la sua performance, pur molto modesta per un mutante, era comunque paragonabile a quella del suo vecchio corpo e certamente superiore a quel che ci si poteva aspettare visto il suo attuale aspetto.

La prova di scatto, però,  fu una sorpresa: quando tentò di accelerare al massimo delle sue capacità il mondo intorno a lei sembrò rallentare e quasi fermarsi. Quando smise di correre, un tecnico di laboratorio le disse che aveva accelerato fino a oltre 120 chilometri all'ora in meno di tre secondi.

I test sulla magia e i poteri psichici rappresentarono un totale fallimento, così come i tentativi di evocare energia grezza oppure oggetti.

La parte più interessante dei suoi test arrivò con gli esercizi di controllo della realtà.

Alex scoprì di essere in grado di modificare la gravità intorno a sè, riducendola o aumentandola, oppure modificandone la direzione. Dopo numerosi tentativi riuscì non solo a restare appesa al soffitto a testa in giù, ma anche a modificare la gravità intorno ad altri oggetti, permettendole di far "cadere" una palla parallelamente al pavimento e in direzione della sua mano. Sfortunatamente, la nausea che le causava il continuo spostamento dei suoi punti di riferimento era un serio limite alle sue abilità, ma i medici le dissero che si sarebbe abituata.

Infine, vennero i test di combattimento. I risultati furono intermedi: mentre Alex non sembrava avere speciali capacità offensive, riuscì a difendersi da ognuna delle palle di gommapiuma sparatele contro da una speciale macchina, rallentando il tempo per schivarle oppure deviandone la traiettoria in volo.

Un'ora dopo, Alex sedeva al tavolo del Dottor Polland, che stava rivedendo i risultati dei suoi test.

"Bene. Hai dimestichezza col sistema di classificazione dei poteri?" chiese

"Un po'. Ho letto qualcosa. Sono classificati in differenti tipi, e per ognuno la potenza è identificata in sette classi, giusto?"

Il medico annuì. "Più o meno è così. Dal risultato dei tuoi test, ti classificherei come Exemplar 1 e Warper 2" iniziò.
"Il tuo tratto di Exemplar 1 significa che il tuo corpo si è trasformato per adattarsi a un  modello detto BIT, che rappresenta la tua idealizzazione di un essere umano. Però a differenza di qualcuno di livello superiore, non hai caratteristiche fisiche particolarmente migliori di un umano base." disse prima di guardarla. "Se non nell'aspetto."

Alex arrossì.

"E perchè la mia idealizzazione di un essere umano dovrebbe essere una donna?"

Il dottor Polland scrollò il capo.
"Non sappiamo perchè così tanti maschi hanno dei BIT femminili. E' oggetto di un importante dibattito in ambito scientifico."

"La parte interessante, però, sono i poteri di Warper. Come livello 2, i tuoi poteri sono sopra la media anche per una mutante, e sembrano avere a che fare con la manipolazione dello spaziotempo. Cosa sai della relatività generale di Einstein?" chiese Polland

"Uhm... temo molto poco. Ha a che fare con quella cosa del paradosso dei gemelli?"

"In parte" rispose Polland. "In sostanza, Einstein ha formulato una teoria che descrive come lo spazio e il tempo siano modificabili dalla presenza di massa. Il tuo potere principale sembra essere quello di manipolare la forza di gravità, simulando un eccesso o una riduzione della massa degli oggetti. Senza entrare nel tecnico, questo ti permette di distorcere la geometria dello spazio. Linee che dovrebbero essere dritte, come le traiettorie delle palline, diventano curve. Il basso diventa l'alto. E tutto questo può anche influenzare il tempo: come hai notato, sei capace di accelerare lo scorrere del tuo tempo soggettivo e, sospetto, anche di rallentarlo."

Alex si stava perdendo, a sentir parlare di tutta quella fisica.

"In sostanza, mi sta dicendo che posso applicare una forza di gravità sulle cose, e posso accelerare o rallentare il tempo."

"Per dirla semplicemente..." disse Polland, sospirando. Evidentemente, sperava di aver trasmesso qualche nozione in più alla giovane.

"E... pensa che potrei manipolare questa gravità in modo da volare?" chiese lei

"Beh, con adeguato controllo, non vedo perchè no."

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Quando Alex raggiunse la madre nel parco, si sentiva stranamente felice. Le avevano appena confermato i suoi poteri di mutante! Poteva muovere gli oggetti semplicemente desiderandolo, correre velocissima e... persino volare! Ricacciò in un angolo della propria mente la fastidiosa consapevolezza del prezzo pagato per i suoi poteri.

"Mamma, guarda questo!" disse, appena le si avvicinò. Poi prese a correre e un istante dopo era al suo fianco. La madre la guardò a bocca aperta. Subito dopo si concentrò su di un sasso ai loro piedi e lo fece muovere verso l'alto. Rideva come una bambina, fino a che...

Perse il controllo del sasso, ormai salito a tre metri d'altezza, e quello cadde dritto addosso a sua madre, colpendola su una spalla.

"Ahia! Ehi ma cosa..."

"Ooops! Scusami mamma, credo di non saper ancora usare bene questo trucco..." disse Alex, rossa per l'imbarazzo.

"Uff. Vieni dai, è ora di andare." disse Lara. Si avviarono verso l'uscita.

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"Non so se sia il caso che tu vada a studiare a Whateley, Alex." proclamò solennemente sua madre.

Alex la guardò come se l'avessero presa a calci, e si strinse le ginocchia al petto sul divano del salotto.

"Prendi questa cosa come un gioco. Voglio dire... superpoteri? Eroi in costume? Lo dimostra cosa hai fatto con quel sasso."

Alex sentì gli occhi bagnarsi di lacrime. Aveva sempre sognato una opportunità come questa, e ora...

"Mamma, ti prego. Non sono una bambina. E a Whateley hanno tutti i corsi necessari per insegnarmi a usare i miei poteri. Proprio per evitare che succedano cose come quell'incidente ."

Sospirò per un momento.

"Mamma, tu mi hai sempre insegnato che una persona deve mettere a frutto i propri talenti. A te è sempre piaciuta la fotografia, come credi ti saresti sentita se tuo padre non ti avesse permesso di usare una macchina fotografica?"

"Tesoro, quando scatto una foto non rischio niente. Se sbaglio, la butto semplicemente via. Ma qui... la tua vita potrebbe essere in pericolo."

"Mamma, sai benissimo che sarei entrata nell'esercito una volta diplomata. Credi che Whateley sia tanto peggiore di Baghdad?"

"Ma Alex, hai solo sedici anni!" implorò lei, guardando Alex dritta negli occhi. Le faceva male pensare al dolore che le stava causando...

"Uff!" sbottò la teenager. "Voi adulti siete sempre così." Corse in camera sua e si chiuse dentro sbattendo la porta.

Le passerà, pensava Lara, con una fitta al cuore, mentre usciva per andare a lavorare.

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"E' in ritardo. Non è da lui." disse Richard, guardando nervosamente l'orologio.

"Si farà vivo. Sarà successo qualcosa. Il posto è questo: il boschetto dietro la casa del vecchio Flanders." rispose Ellen, accendendosi una sigaretta.

Sedevano su un ceppo in una radura dentro ad una macchia di alberi. Il posto puzzava di urina ed era decisamente sporco, il tipo di luogo dove gli ubriachi andavano a smaltire la sbronza la notte. Quando non vedi il tuo migliore amico per dieci giorni, un messaggio per un appuntamento in un luogo del genere era davvero strano.

Un rumore di foglie smosse rivelò la figura di una ragazza dai capelli rossi, vestita con un paio di jeans e una camicetta.
"Ciao ragazzi. Sono io... uhm... Alex" disse, arrossendo.

Richard la guardò a bocca aperta. "Alex? Ma come... è uno scherzo?"

"Temo di no" disse lei. "Pare che io sia una mutante. Dieci giorni fa mi sono sentita male e... bam. Cambio di sesso spontaneo."

"Te l'avevo detto che era un mutante, Richard!" disse Ellen, sghignazzando. "Mi devi dieci dollari."

"Aspetta, come facciamo a sapere che non ci prendi in giro?" azzardò Richard.

"Vogliamo parlare di quella sera in cui avevi fumato una canna di tuo fratello e volevi baciarmi?"

Richard la guardò offeso. "Ehi! Avevi promesso che non avremmo mai parlato di quella sera a nessuno!"

Ellen diede un tiro di sigaretta e rise, con Alex che la seguì.

"E così sei delle nostre adesso?" chiese Ellen. "Anche..."

Alex arrossì. "Già. I medici dicono che dovrei aspettarmi anche di avere... uhm... sai, una volta al mese..."

"Ti sta bene. Così impari a prendermi in giro quando ho l'umore sballato!" Ellen le diede un colpetto sulla spalla. "Benvenuta nella squadra."

Alex si sedette vicino agli amici e raccontò degli eventi degli ultimi tempi, e in particolare di Whateley e di come sua madre non volesse che lei la frequentasse.

"Una vera scuola per supereroi..." disse Ellen alla fine. "Che figo. Pensi che non riusciresti a convincere tua madre? In nessun modo?"

"A dire la verità non lo so. Credo sia soprattutto preoccupata che mi possa succedere qualcosa." rispose lei.

"Che ne diresti di farci vedere i famosi poteri?"

Alex sorrise, poi puntò le mani a un gruppo di foglie secche a terra. Concentrandosi, le sollevò in aria e le fece accelerare verso l'alto. Poi disattivò il suo potere ed esse ricaddero in tutte le direzioni in una pioggia bruna.

"E'... incredibile. Semplicemente!" disse Ellen, afferrando una delle foglie che stavano cadendo.

"Mi hanno detto che un giorno potrei anche volare." rispose Alex. "Te lo immagini? Librarsi nell'aria soltanto col pensiero..."

"Un po' ti invidio Alex" disse Ellen. "E secondo me anche Rick".

Guardò il ragazzo, che era ancora a bocca aperta dopo lo spettacolo.

"Senti, che ne pensi di andare a festeggiare? Non si scopre tutti i giorni di avere dei superpoteri!" propose Ellen.

Alex la guardò con un'espressione indecisa. "Non saprei. Mia madre dice che dovrei evitare di farmi vedere in giro, non attirare l'attenzione, insomma."

"Beh, non vedo come potresti farlo se non usi i tuoi poteri. Voglio dire, hai un aspetto del tutto normale." incalzò lei.

"Si dai, andiamo!" si aggiunse Rick.

Alex sorrise, e i tre si avviarono al centro commerciale.

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"Come stai?" chiese Ellen, mentre Rick era in coda per comprare dei nacho. "Voglio dire... per qualcuno che ha cambiato sesso di punto in bianco una settimana fa, mi sembri fin troppo normale."

Alex sapeva che il momento di parlare dell'argomento sarebbe arrivato, nonostante i suoi tentativi di evitarlo. Emily non era una stupida.

"Boh... mia madre è stata molto attenta a farmi usare soltanto il femminile, e a farmi comportare come una ragazza qualunque. Si vede che mi sto abituando. E poi voglio dire... non è che faccia tanta differenza no? Metà del mondo è una donna e tira avantti benissimo."

"Ah si?" commentò l'amica. "Quindi non avresti nessun problema a farti portare a letto da quel bel ragazzo al bancone. Ho visto come ti guarda il seno. E ho visto come lo guardi tu."

Alex diventò paonazza. Era vero. Non solo il ragazzo non le staccava gli occhi di dosso, ma nemmeno lei sembrava riuscire a liberarsi dal pensiero delle sue grandi e atletiche spalle, o del suo sguardo penetrante...

NO! Non era così... Non poteva trovare attraente un uomo! Lei era... era... un maschio!

"Allora, Miss? Sempre così sicura che la cosa sia semplice?"

"Ok, Ellen, hai vinto. Magari non è tutto facile. Ma non è che possa farci molto, sai? Tanto vale tirare avanti come se niente fosse."

"Questo è il punto, Alex. Non puoi far finta di nulla. Hai vissuto un cambiamento drastico, e la cosa si ripercuoterà per forza sulla tua vita in modo enorme. Più forte tenterai di  resistere, più duro sarà il colpo quando crollerai. Sii elastica, e potrai assorbirlo."

"E questa vena filosofica da dove ti salta fuori?" chiese Alex

Ellen scrollò le spalle, e camminò in direzione di Rick che stava tornando con il cibo.

"Mi sono perso qualcosa?" chiese lui, percependo la tensione nell'aria.

"Cose da donne" rispose Ellen.

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Alex era felice di aver passato un pomeriggio con gli amici, dopo tutto questo tempo. Finalmente aveva potuto parlare della sua situazione con qualcuno al di fuori delle chat tra mutanti su internet, e si sentiva veramente sollevata. Sapeva che loro due non avrebbero avuto alcun problema con la sua trasformazione.

Stavano chiacchierando amabilmente mentre attraversavano la strada, quando un'auto spuntò improvvisamente da una curva a tutta velocità, diretta dritta verso di loro.

Alex reagì istintivamente. Il tempo intorno a lei rallentò. La parte anteriore dell'auto si deformò, come stirata da una forza invisibile, poi improvvisamente il veicolo cedette e si strappò in due dal davanti al dietro. Pezzi di metallo e vetro volarono in tutte le direzioni, e il viso del conducente si piegò in una smorfia quando il suo braccio destro fu coinvolto nella distorsione.

Poi tutto finì, e Alex si trovò a terra, il braccio sinistro sanguinante, circondata dagli amici, i resti dell'auto e una folla di passanti terrorizzati. Si guardò intorno terrorizzata, e scoppiò a piangere.

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Per la seconda volta in meno di due settimane Alex era seduta su un letto d'ospedale. Questa volta, un infermiere stava bendandole il braccio, che era stato ferito in differenti punti dalle schegge di metallo. Si vergognava di aver pianto, non lo faceva mai. Ma ora era una ragazza, pensò. Avrebbe pianto più spesso?

Ringraziò l'uomo, si alzò ed uscì nel corridoio. Aveva voglia di un caffè.
Tuttavia non fece in tempo a raggiungere i distributori automatici, perchè incontrò immediatamente sua madre che le gettò le braccia al collo.

"Stai bene! Grazie al cielo. Ho avuto tanta paura per te!"

"Non è nulla mamma. Ma... anche io ho avuto paura" ammise.

Emily e Rick, illesi, spuntarono da dietro Lara.

"E' bello vederti. Ci hai fatto prendere un bello spavento!" disse Rick

"Alex, ci sono dei poliziotti. Vogliono parlarti riguardo all'incidente." aggiunse sua madre.

Alex annuì e si lasciò guidare fino a una piccola stanza dove attendevano due uomini in uniforme e una terza persona in borghese: una donna di bassa statura e di mezza età, vestita in abiti seri e formali.

"Miss Alex Desmond, immagino." disse la donna freddamente. Non era una domanda. Le porse la mano. "Deanne Westmond, dell'Ufficio Commissione Mutanti"

Alex sussultò. MCO. Ufficialmente un'organizzazione internazionale per il monitoraggio delle attività dei mutanti. Ma negli ambienti dei forum che frequentava, giravano voci molto più sinistre. Difficile capire quanto fossero vere e quanto teorie complottiste.

"Prego, si sieda." disse, indicandole una sedia.

"Credo dovremmo parlare della sua situazione. Immagino che lei abbia manifestato i suoi poteri da poco, vero?"

Alex annuì. "Una decina di giorni."

"Sa controllarli?" chiese lei

"Non ancora." disse Alex. "L'incidente... sono stata io a ridurre così quell'auto? E il suo occupante?"

"Il pilota era talmente pieno di cocaina che non avrebbe distinto un uomo da un palo. E comunque si riprenderà. Però direi che abbiamo avuto tutti quanti una dimostrazione di cosa può fare..." rispose la donna. "e dei danni che potrebbe causare."

Lo sguardo della donna avrebbe potuto gelare il sangue ad uno Yeti.

"Non è pratica standard per noi lasciar andare in giro tranquillamente una mutante senza controllo sui propri poteri. Sa cosa succederebbe? L'incidente di oggi si ripeterebbe. Una volta. Due volte. Finchè qualcuno potrebbe farsi male. Lei stessa, o una persona a lei cara. Oppure un innocente sfortunato."

Si sedette. "Ho parlato con sua madre. So che avete contattato la Whateley Academy. E' una buona scuola. Vada a studiare laggiù, Alex. Sapranno tenere lei, e chi le sta intorno, fuori pericolo."

"Ma... mia madre pensa che sia pericoloso!"

"Mi creda, restare qui lo è molto, molto di più. Oh, mi sono preoccupata di farle avere una carta di identificazione per mutanti, con l'indicazione di tutti i suoi poteri, come misurati dal dottor Polland."

Alex lasciò la stanza, ancora intimidita da quella strana donna, trovando la madre e gli amici ad attenderla.

"Ci ho pensato meglio." disse sua madre. "E ho parlato con quella donna. Credo che, tutto considerato, Whateley sia il posto migliore per te." e la guardò con un sorriso forzato. "Promettimi soltanto che farai attenzione, ok?"

Alex sorrise mentre Ellen e Rick le mostrarono il pollice in su da dietro le spalle di Lara

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"Mi dispiacerà vederti andare via." disse sua madre, guardandola fare le valige. Alex si fermò di fronte alla sua collezione di fumetti, indecisa su quali portarsi dietro.

"Tra meno di un mese sarò di ritorno, per natale."

"Lo so. E' solo che... sarò sola qui. Fatti sentire. E mi raccomando, fai attenzione."

Lei annuì, poi afferrò i cimeli di Stalker e li sistemò con cura nello zaino. Era pronta.
  
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