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Autore: lady hawke    02/03/2014    0 recensioni
Che il tempo scorra o no, Loki e Sigyn sono destinati a ritrovarsi e a perdersi in continuazione. Più l’una è ferma, in paziente attesa, più l’altro è mobile, in viaggio o in fuga. La prigione è temporanea, la pace è provvisoria, ogni incontro è un saluto per un futuro prossimo che Sigyn non è mai in grado di prevedere.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I've been waiting here patiently'
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Autore: Ladyhawke
Fandom: Thor
Titolo:  Gocce di rugiada
Personaggi: Loki, Sigyn
Riassunto:  Che il tempo scorra o no, Loki e Sigyn sono destinati a ritrovarsi e a perdersi in continuazione. Più l’una è ferma, in paziente attesa, più l’altro è mobile, in viaggio o in fuga. La prigione è temporanea, la pace è provvisoria, ogni incontro è un saluto per un futuro prossimo che Sigyn non è mai in grado di prevedere.
Rating: Pg13
Word:  sempre meno di 1000 ;)
Generi: Introspettivo
Avvisi: Nessuno
Note:  Più scrivo di Loki e Sigyn, più mi viene voglia di farlo. Sto sviluppando una forma di dipendenza per la quale non ho alcuna intenzione di trovare una cura, perciò, ogni volta che mi viene, scrivo qual cosina su di loro, sperando che possa interessare anche a voi.  
Beta: Emme, la cui pazienza è sempre troppa.


Sigyn non è stata avvisata del rientro di suo marito ad Asgard, perché tutti danno per scontato che lei sappia sempre tutto, quando non è mai così. Nessuno si prende mai la briga di avvisarla che suo marito imprigionato nei sotterranei del palazzo, perché tutti danno per scontato che sia lì. Ciononostante deve insistere con le guardie per poter scendere quelle scale, come se lei non avesse diritti, come se lei non potesse conferire con lui.
Alla fine lo trova, ed è una parete invisibile e trasparente a separarli. Loki è ferito e sofferente, e a nessuno sembra mai importare. Quando la vede, il Dio alza appena gli occhi e chiede con voce tesa: “Dove sono Narfi e Vali?”
“Liberi e sereni, ad osservare il cielo, al contrario di te.” Risponde Sigyn, paziente.
“Dovresti essere con loro.” Per strano che sia, Loki ama la sua prole, e se ne occupa, a suo modo.
“Io dovrei essere con chi ha bisogno di me.” Insiste Sigyn, calma. Non hai idea di cosa abbia fatto lui questa volta, come le mille precedenti, ma non ha importanza. “Lasciami venire da te.”
Loki ringhia, ridendo piano. “Oh, Sigyn, il potente Odino e la sua magia ce lo impediscono.”
Sigyn, però, non demorde. “Fammi entrare, so che puoi. Non esistono catene, per te.”
Loki sorride per davvero, perché Sigyn, che parla poco e ascolta molto, a differenza di altri, è l’unica che ha capito davvero. Il sollievo che Loki prova è tale da non fargli nemmeno più sentire il dolore, ma il Dio dell’Inganno è una bestia avida.
“Vieni a me, Sigyn.”
Sigyn obbedisce e il mondo, di colpo, sembra migliore.

***

“Non dovreste essere qui.” La voce di Sigyn è un sussurro. Si appiattisce contro il tronco di un grande albero, sorpresa. Non le dispiace che Loki sia con lei, ma le dispiace che sia fuggito dalla sua prigione. Si chiede perché nessuno capisca che non c’è maggior gioia per lui se non quella di dimostrare che non esiste niente in grado di fermarlo. Ogni volta che viene punito Loki trova una nuova ragione per fare qualcosa di atroce. Perché è la sola a capirlo?
“Non mi vuoi con te, Sigyn?”
Domanda difficile. Sigyn lo osserva sedersi su un’altalena, probabilmente pensata per chiunque tranne che per lui: mentre si dondola il suo sguardo, puntata su di lei, trasuda follia. Sigyn lo vuole accanto a sé. Lo vuole sempre, nonostante sia un marito infedele, una figura inquietante e un mostro, forse non solo in senso figurato. Sigyn ha visto la sua pelle tingersi di blu, ha sentito i suoi polmoni respirare ghiaccio, e non si è mai tirata indietro. In parte è la sua natura a renderla docile, in parte è una sua scelta. In fondo, lei e Loki sono entrambi schiavi di loro stessi, e hanno da tempo deciso di non remare contro a quello che sono in realtà. Una forma di onestà interiore rara, a ben pensarci. 
“Non oserei mai dire questo.”
“Mi vorresti in prigione.”
“Vi vorrei in pace, mio signore.”
Si guardano un momento in silenzio, lei con le unghie piantate nella corteccia dell’albero, lui con le mani strette intorno alle corde dell’altalena. 
“Forse, un giorno.” Sorride, consapevole della bugia. Un sorriso sghembo, mostruoso, lugubre. Sigyn, in qualche modo, riesce ad amarlo anche per questo. “Ma ora devo fuggire per un po’.”
“E io non sono invitata, non è vero, mio signore?”
Loki si alza in piedi e la guarda, cercando di capire che donna sarebbe diventata se solo fosse stata lasciata nelle mani di se stessa. Bella sì, dolce di sicuro, ma senza niente di quella grandezza che lui le dona semplicemente facendola soffrire ancora e ancora. Il vero fascino di Sigyn è sempre stato nei suoi occhi feriti. 
“Non c’è niente per te, fuori di qui.” Dice e si avvicina a lei.
“Per voi, invece…”
“Per me c’è la cosa più vicina alla pace.”
Sigyn non sa se se stia mentendo o se stia dicendo il vero. Con Loki è sempre difficile seguire un filo. Lo abbraccia, nonostante questo non la renda felice. Ogni idea di tranquillità è un fiore che Loki calpesta con uno stivale infangato all’ennesima fuga. Sigyn se ne è stancata presto, ma non riesce a rifiutarsi, perché forse non ha nient’altro per cui resistere. 
“Cercherò di essere felice per voi, allora.”
“Cerca di esserlo per te stessa.” Loki la bacia, poi le volta le spalle e se ne va. Colpisce una corda dell’altalena, e a Sigyn non resta che guardarla oscillare vuota, mentre lui si allontana a passo svelto. 
Non si è nemmeno chiesta come lui abbia fatto a trovarla, troppo presa a pensare al fatto di essere stata abbandonata di nuovo, troppo presa a cercare di capirlo. Non sa se esserne felice o triste, perché ogni volta che lui la cerca è sempre per una parentesi prima di un abbandono. Ogni volta che torna da lei è per salutarla di nuovo. 
Tutto ciò non può essere amore, si dice, sicura, cercando di non domandarsi perché, invece, questo le faccia venire voglia di piangere.


 
  
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