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Autore: M a i    02/03/2014    2 recensioni
Partecipa al Contest "E così, con un bacio, io muoio " indetto da Ielma sul forum di EFP]
Spin-Off della Long "Ama ciò che odi". Il primo e complicato bacio tra Mylei Cypher e Tom Riddle.
[...]Tom sprofondò tra cuscini imbottiti, deciso a rifare e completare prima di cena quella stupida mappa e ovviamente di vendicarsi di quella maledetta Grifondoro, quando quest'ultima fece il suo ingresso nella sala. Il primo istinto di Tom fu quello di ringhiarle contro o di strozzarla lì seduta stante. Poi la guardò in faccia e si reso subito conto che c'era qualcosa che non andava. [...]
Un vero amore non sa parlare - William Shakespeare
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nome sul forum:  Save_me

Nome su EFP: C r y

Titolo storia: Quando un bacio vale più di mille parole

Coppia: Tom/Oc

Pacchetto: Orchidea

Eventuali note dell'autore: Allora ti annunciò fin da subito che ho un po’ di cose da dire. Questa One-shot ho deciso di collegarla alla mia Long “Ama ciò che odi” come Spin-Off, proprio perché il pacchetto che ho scelto aveva come personaggio Tom Riddle. La coppia è formata da lui ovviamente e il mio nuovo personaggio già presente nella Long, Mylei. Mylei è una Grifondoro del suo stesso anno che è sua “amica” da quando si sono incontrati sul Espresso per Hogwarts il primo anno. La loro è una lunga storia travagliata che sto sviluppando nella mia storia e questo ho immaginato fosse il loro primo bacio. L’One-shot è ambientata nel 1942 quando Tom frequenta il quinto anno, più precisamente durante le vacanze di Pasqua e la Camera dei Segreti non è ancora stata aperta. Per le date mi sono affidata al Lexicon di Harry Potter, secondo cui Tom apre la Camera nel maggio di quell’anno. Alaric e Max sono due compagni di dormitorio di Tom che saranno poi tra i primi Mangiamorte e uno dei loro tratti principali è essere casinisti. I genitori di Mylei sono due famosissimi e potentissimi Capo Auror e sono tutti e due Purosangue.  Katy e Mitchie sono due delle migliori amiche di Mylei, mentre Macmillan è un Grifondoro borioso, sempre della stessa età dei due protagonisti, che non perde mai un’ occasione per provarci con Mylei. Credo di aver detto tutto.



 
 

 Quando un bacio vale più di mille parole

 
 
 
Hogwarts, 1942
 
Tom cancellò per l'ennesima volta la riga, a denti stretti. Non sapeva quantificare quante volte avesse sbuffato e fatto sparire con un colpo di bacchetta le parole sbagliate. Era pazzesco, aveva creduto che con la partenza di Alaric e Max avrebbe potuto finalmente studiare in santa pace complice il fatto che molti altri Serpeverde avessero seguito il loro esempio, invece non riusciva a concentrarsi e la sua mappa concettuale di trasfigurazione per il ripasso in vista  dei G.U.F.O non era completata nemmeno per metà.
- Ma maledizione ! –
Aveva ricopiato la riga sbagliata ancora!  Era talmente arrabbiato che non gli risultò troppo difficile appiccare fuoco alla pergamena mentre con troppo foga puntava la bacchetta su di essa. Si alzò dal divanetto su cui era rimasto tutto il pomeriggio talmente repentinamente che le sue gambe, che non si erano mosse per tutto quel tempo, protestarono. La pergamena infuocata cadde sul tappeto ricamato della sala comune e Tom si apprestò a spegnere le fiamme prima che lo rovinassero. Fece evanescere il foglio ormai inutilizzabile, stizzito, per  poi gettare un occhiata in tralice all'ingresso della sala comune. Non si può dire che fosse la prima volta che lo controllava perché si era girato praticamente ogni due minuti a guardarlo mentre tentava di fare la famosa mappa. Ed era proprio quello il vero motivo per cui era stato distratto tutte quelle ore. Erano le sei di pomeriggio, secondo il vecchio orologio a pendola della sala, e Mylei non si era ancora fatta vedere. Era misteriosamente sparita nel nulla. A Tom era balenata diverse volte l'idea di andare a cercarla ma il grosso orgoglio di cui era dotato l'aveva tenuto ben incollato al divanetto. Ma forse, visto il risultato, non era stata esattamente la cosa giusta da fare. Tom sprofondò tra cuscini imbottiti, deciso a rifare e completare prima di cena quella stupida mappa e ovviamente di vendicarsi di quella maledetta Grifondoro, quando quest'ultima fece il suo ingresso nella sala. Il primo istinto di Tom fu quello di ringhiarle contro o di strozzarla lì seduta stante. Poi la guardò in faccia e si reso subito conto che c'era qualcosa che non andava. Il suo consueto sorriso che non mancava mai di rivolgergli anche quando lui le rispondeva male ( praticamente sempre) era scomparso, cosi come il luccichio che animava le iridi verde-acqua. Il volto era diventato una maschera imperscrutabile e inespressiva, i tratti  rigidi e tesi. Sembrava quasi che non sbattesse  nemmeno le palpebre. Conosceva bene quell'espressione Tom, era un incrocio tra quella che assumeva lui per difendersi dagli altri e quella che assumevano i Purosangue  davanti all' élite magica. A Tom bastarono solo quei due particolari per capire che era successo qualcosa.
-Ciao - 
Il tono atono con cui lo salutò fu lì per lì per spaventarlo, non aveva mai sentito un tale distacco nella voce della ragazza. Non un accenno di scuse per il macroscopico ritardo né per lo meno una spiegazione del fatto. Tom la fissò mentre si sedeva compostamente sul divanetto di fronte al suo, tirava fuori dalla borsa il libro di Erbologia e lo apriva sulle ginocchia. In una manciata di secondi,Tom,  senza aver bisogno di fare un esame attento, aveva trovato almeno un'altra decina di particolari insoliti che denotavano l'inquietudine del suo stato d'animo.  Mylei aveva accavallato le gambe con movimento elegante e misurato, sfogliava le pagine del tomo con troppo delicatezza come se avesse paura di strapparle. Aveva assunto una postura talmente dritta e rigida che pareva avesse ingoiato un bastone. I  capelli color zecchino che se andava male erano legati di solito in una treccia morbida ora erano stretti in uno chignon e il ciuffo che le cadeva sempre sugli occhi era riportato apposto con un gesto secco della mano.
- Dove sei stata ? –
Tom aveva cercato in qualche modo di porle la domanda con  un minimo di comprensione nella voce ma non riuscì proprio a trattenere il tono d’accusa e risentimento che gli uscì. Mylei non sembrò  farci caso, non alzò nemmeno gli occhi dal libro, il che provocò in Tom un improvviso montare di rabbia che si affrettò a ricacciare nel fondo dello stomaco, dove iniziò a bollire, incandescente.
- Ero nella Torre di Grifondoro, ovviamente. –
Ovviamente ? Il ragazzo dovette fare uno sforzo sovraumano per rimanere fermo, mentre la rabbia bolliva a un tale punto che si erano create anche le bolle.
-  E perché eri lì, quando avevamo un appuntamento alle due e mezza di questo pomeriggio ?  Che cosa è successo ? –
Nonostante cominciasse a sospettare che fosse accaduto qualcosa di brutto, fu completamente incapace di interrogarla pacatamente anzi, pronunciò ogni parola a denti stretti per impedirsi di urlare. Mylei girò pagina, dopo aver sottolineato qualcosa con la piuma.
- Niente, non è successo niente. –
Mi prendi in giro ?! –
Fu troppo tardi per fermarsi, le gridò contro sputando saliva. Con che faccia tosta aveva anche il coraggio di mentirgli ?
Mylei rimase immobile, lo sguardo fissò su un punto  della pagina, le mani, in grembo, che le tremavano appena.
-Mylei, dimmi la verità!  Dimmi che diamine é successo! - le ordinò con foga, sempre piú infuriato per il suo mutismo e la sua indifferenza.
- Non é successo niente - ripeté lei in un sussurro, ma con chiarezza e decisione. Tom non si ricordó mai del momento  in cui, accecato dall'ira, le si scagliò contro, le afferrò le spalle bruscamente e la cominciò a scuotere con malagrazia.
- Smettila di comportarti così! E per Salazar, guardami! Guardami, Madeleine! - si ritrovò quasi a pregarla, accompagnando ogni parola con uno scossone. Mylei, sembrava una bambola troppo cresciuta, mentre si lasciava scuotere da lui, senza opporre alcuna resistenza. Tom fu tentato di prenderla a sberle, in attimo di disperazione e rabbia, quando finalmente la ragazza ricambiò lo sguardo. I suoi occhi erano vuoti, un silenzioso dolore albergava in essi. Ma fu una lacrima traditrice che scappò al suo freddo controllo che lo placò.
- Myl ... - la chiamò lui in un mormorio.
- Che é successo, Tom? É successo che sono morti, tutti e due morti. -
Mylei si sollevò di scatto, sfuggendo alla sua presa. Stava tremando da capo a piedi, mentre il petto si alzava e abbassava troppo velocemente per essere normale.
- I miei genitori sono morti -
Adesso le tremava anche la voce, ma fu quella frase non detta che rimase in sospeso nell'aria a fargli capire che i brividi da cui era pervaso il suo corpo erano di rabbia.
E io non ho potuto fare niente.
 Altre lacrime rigarono le guance della ragazza, prima che lei si passasse il braccio sul viso per asciugarle, come se volesse strapparle via. Nonostante potesse sembrare un gesto di vergogna, Mylei non si voltò dall'altra parte né distolse lo sguardo dal suo, forse nella  convinzione che che se l'avesse fatto si sarebbe lasciata andare.
-Com'è accaduto? Come sono morti? - 
La mancanza di tatto di Tom avrebbe dovuto essere annoverata tra i suoi difetti maggiori. Non bisogna fraintendere, però: Tom sapeva benissimo quanto potesse essere indelicato fare certe domande, ma per esperienza personale sapeva che un futile "mi dispiace" sarebbe stato la cosa   più stupide da dire. Chiunque non sia partecipe del tuo dolore non potrebbe capire che dimostrarsi dispiaciuti per te non serve assolutamente a niente, perché non allievava il  dolore sordo che provi né riporta indietro la persona perduta. Non te ne fai niente di quel "mi dispiace", per quanto possa essere sincero. Nessuno potrà essere più dispiaciuto di te.  La gente, questo, non l'aveva ancora  capito, ma Tom sì. E anche Mylei, poiché non si dimostrò irritata o ferita dalla domanda.
- Erano in missione per conto del Ministero, dovevano catturare alcuni seguaci di Grindelwald. Era una missione come tante altre, ma questa volta qualcosa é andato storto, sono stati più forti i nemici. Secondo alcune ... voci, avrebbero avuto uno scontro con Grindelwald stesso ... Credo che sia stato questo ad andare storto, in realtà. - concluse Mylei mentre il fantasma del  suo vecchio sorriso tornava a fare capolino, solo che era macchiato da infinita tristezza.
Il silenzio calò nella sala vuota e allo stesso tempo piena della sofferenza di Mylei e dell'incapacità di Tom di consolarla. Stettero, lì, lui seduto sul divanetto e lei, in piedi, di fronte a lui a guardarsi aspettando qualcosa, qualunque cosa, che rompesse quell'equilibrio malsano.
Tom era tra sé e sé basito, dispiaciuto no, a essere sinceri, non era tra le sue capacità provare dispiacere per la morte di qualcuno che non conosce. Ma basito sì. Sapeva, non perché glielo avesse detto Mylei ma dalla Gazzetta del Profeta, che i signori Cypher erano maghi dotatissimi, di un potenziale magico non indifferente. Forse, quelle che Mylei aveva chiamato voci erano vere, era stato Grindelwald, il mago oscuro che stava terrorizzando l' intera Europa, a ucciderli.  La storia se no decisamente non quadrava. Mylei non voleva saperne di smettere di fissarlo e Tom cominciò a sentirsi sotto pressione. Che cosa desiderava da lui? Che cosa desiderava che facesse? Il ragazzo irritato, strusciò nervosamente il piede sul pavimento di pietra. Odiava dover ammettere di essere una frana in qualcosa, ma in quel campo era decisamente incompetente. Mylei non poteva pretendere che lui la consolasse, pensò con stizza. La ragazza, forse stanca di stare lì immobile o avendo capito cosa passasse per la mente di Tom, prese la borsa da terra e annunciò:
- Io vado, non ha senso che mi metta a studiare in queste condizioni. Scusami per tutto, per il ritardo, per questa scenata e perché non rimango. -
Si mise la tracolla sulla spalla e si avviò all'ingresso, con gli occhi di Tom incollati addosso. Probabile stava andando a farsi consolare da Katy, Mithcie o da Macmillan. Di sicuro, per quanto idiota fosse, era molto più bravo di lui nel far stare meglio le ragazze.
 Tom si alzò, improvvisamente, dal divanetto, attraversò la sala di corsa, raggiunse Mylei e le afferrò per un polso. La ragazza si girò, perplessa.
Che diamine gli era venuto in mente?, si maledisse Tom immediatamente, resosi conto dell’idiozia appena commessa. Cercò in fretta qualcosa che potesse spiegare, senza fargli fare figuracce possibilmente, il suo gesto e gli occhi gli caddero sul libro di Erbologia rimasto sul tavolino.
- Hai dimenticato il tuo libro - le disse subito il ragazzo, andando poi a recuperarlo.
- Oh, grazie - Mylei sorrise prendendo il tomo che lui le porgeva, ma Tom non faticava a capire che era delusa.
- Adesso puoi pure lasciarmi -  gli fece notare lei.
 Ma Tom non lo fece, anzi rinforzò la presa e avvicinatosi la baciò. Forse la bacio perché vedere la sua Mylei infelice lo mandava fuori di testa contro ogni sua volontà; forse la baciò perché conosceva cosa si provava a sapere che i tuoi genitori non c'erano più, che tua madre era morta di parto e tuo padre era un verme, e che tu non potevi farci niente; forse la baciò perché non voleva che lo facesse Macmillan al posto suo; forse la baciò perché non sopportava l'idea di non essere capace in qual cosa; forse la baciò perché aveva sempre voluto farlo. Non lo sapeva nemmeno lui il perché, fatto sta che si ritrovò ad appoggiare le labbra su quelle di Mylei e  a scostarsi mezzo secondo dopo, allontanandosi spaventato.  Mylei non sgranò gli occhi né sembrò in procinto di lanciargli una maledizione. Sbatteva le lunghe ciglia, confusa, come se stesso facendo fatica a capire quello che era successo. Poi fece un passo verso di lui e Tom  indietreggiò automaticamente. Mylei avanzò di nuovo di un altro passo in contemporanea a Tom che indietreggiò ancora andando a scontrarsi con il braccio del divanetto dietro di lui. Si sentì invadere da una vaga sensazione di panico, che non riuscì a spiegarsi. Doveva essere palese, perché Mylei non si mosse più. Sollevò un braccio e gli sfiorò con i polpastrelli delle dita la guancia incavata. Tom chiuse gli occhi, beandosi della meravigliosa e nuova sensazione  di pace che lo investì a quel tocco.
- Mylei ... – 
La ragazza appoggiò l’intero palmo sul suo volto e i sensi del ragazzo sembrarono offuscarsi. La sentì avvicinarsi molto lentamente, per non agitarlo. Ma Tom spalancò gli occhi di scatto e scostò la mano di Mylei con un flebile no. Se ne pentì subito, la dolce sensazione era svanita e lo smarrimento lo stava di nuovo stringendo nelle sue spire.
- Mylei, non vogli .. –
 Mylei annullò la distanza tra di loro e Tom non completò mai quella frase. Le sue labbra furono soffocate delicatamente da un paio molto soffici. Tom teneva ancora gli occhi aperti, disorientato come non lo era mai stato in vita sua. La straordinaria sensazione di prima stava tornando a prenderlo ma adesso aveva una potenza di dieci volte superiore, volte che diventarono cento,  in un battito di ciglia , quando Mylei dischiuse le labbra e Tom la imitò, chiudendo finalmente gli occhi. Gli sembrò di esplodere in mille particelle, di essere allo stesso tempo da nessuna parte e dovunque. Pian pian che i secondi passavano cominciò a essere consumato dal desiderio sempre più insistente di avere di più. Le mise una mano sulla schiena e la schiacciò con forza contro di sé poi socchiuse la bocca e la sua lingua cercò disperatamente quella di Mylei, come se ne andasse della sua stessa vita. Si trovarono subito come se si conoscessero da sempre e cominciarono a danzare insieme in una ballo tanto sconosciuto quanto ardente di passione. Mylei gli gettò le braccia al collo, sentì le sue dita vagare tra i suoi capelli. Sentiva che stavano andando in autocombustione e che da lì a qualche secondo sarebbero stati cenere sul pavimento di pietra. Qualcosa nel suo petto si ingrandiva sempre di più rendendolo, man mano che avanzava nel suo corpo, più leggero. Mentre baciava Mylei, Tom credette che avrebbe potuto prosciugare un oceano e spostare le montagne con un dito. Mentre baciava Mylei, Tom credette di aver trovato la via per l’immortalità. Mentre baciava Mylei, Tom credette di vivere un'altra vita. Mentre baciava Mylei, Tom credette che la felicità esistesse. Mentre baciava Mylei, Tom credette che forse un po’ d’amore se lo meritasse anche lui. Mentre baciava Mylei, Tom credette di essere diventato ormai aria e di galleggiare nel vuoto sopra le stelle,  sopra di tutto. Poi si staccò da Mylei e si rese conto che era così, o quasi. I due ragazzi urlarono mentre precipitavano da ben due metri di altezza. Per fortuna caddero su uno dei divanetti e in seguito, scivolarono sul pavimento di pietra. Tom e Mylei rimase a boccheggiare per terra senza fiato per il lungo bacio e per la caduta inaspettata. Poi Tom sbottò un’imprecazione contro il suo illustre antenato e Mylei scoppiò a ridere. Il Serpeverde si alzò a fatica, massaggiandosi la schiena dolorante, scuotendo la testa contrariato alla vista della ragazza che quasi si rotolava dalle risate.
- Che cosa diamine hai da ridere?, rischiavamo di romperci l’osso del collo se  non te ne sei resa conto. – La ribeccò Tom, accigliato. Per tutta risposta lei continuò a ridacchiare.
- Tirati su – sbuffò lui, porgendole la mano. Mylei smise finalmente di ridere e afferrò la mano del ragazzo, poi con un strattone lo fece cascare accanto a sé. 
- Mylei ! –
La ragazza riprese a ridere ancora più forte di prima, sotto lo sguardo infastidito di Tom.  Poi decise di calmarsi e si voltò su un fianco per guardare il ragazzo, con un sorriso luminoso sul volto.
- Grazie –
Tom aggrottò le sopracciglia, cominciando a domandarsi se dovesse potarla in Infermeria a farla vedere.
- E per cosa, di grazia ? –
Mylei gli diede un bacio leggero sulla punta del naso.
- Di esistere –
E Tom, sdraiato su quel freddo pavimento di pietra, si rese improvvisamente conto che nessuno in tutta la sua vita lo aveva ringraziato o si era solamente dimostrato felice che lui esistesse. 
   
 
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