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Autore: Balaclava    02/03/2014    1 recensioni
"E non potevo più nascondermi. Ero nuda, in ogni senso. E non riuscivo a ricordare perché mi fossi coperta per tutto quel tempo. Cole era davanti a me. E io potevo scegliere come volevo che finisse. E scelsi la cosa che per me era la più pericolosa, più stupida e meno appropriata a Isabel Culpaper."
Per chiunque abbia voglia di riscoprire i lupi di Mercy Falls e, in particolare, Isabel e Cole ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Girl, I think about you

every day now

was a time when I wans't sure

but you send my mind at ease

there is no boubt

you're in my heart now

(Ragazza, ti penso

ogni notte adesso

c'era un tempo in cui non ero sicuro

ma tu mi hai guarito la mente

senza dubbio

ora sei nel mio cuore)

(Patience, Guns 'n Roses)

 

COLE

 

La cura non aveva funzionato.

Ogni ora sentivo lo stomaco rivoltarsi e ne subivo le conseguenze. La pelle si accapponava, in attesa di mutare.

Ma alla fine non mutava.

Ero in un perenne stato di sospensione tra questa vita e l'altra.

E non sapevo cosa fare.

 

ISABEL

 

Erano passate più o meno due settimane dalla visita alla madre di Grace, e ormai eravamo in pieno autunno.

Questo aveva spinto Grace ad accelerare le cose. Oggi stesso saremmo andate-io, Rachel, Grace e sua madre- a cercare un vestito, ma la cosa che più mi premeva adesso era capire il comportamento di Cole.

Non si vedeva quasi mai: alla mattina lo sentivo prepararsi nella sua stanza, poi usciva prima che noi ci svegliassimo.

Non capivo perchè faceva così. Non poteva essere a causa mia.

Comunque sia, adesso avevo altro a cui pensare. Tipo, come avrei fatto a resistere, seduta tra la madre di Grace e Rachel, a consigliare Grace sul suo vestito da sposa?

Non lo sapevo. Speravo solo che questa tortura finisse presto.

 

COLE

 

Ero nel bosco. Non potevo rimanere in casa: Sam si sarebbe di sicuro accorto che qualcosa non andava, vista la sua smania di capire la gente.

Per due settimane, si era ripetuto lo stesso schema e ora credevo di aver capito. In pratica, ero diventato com'era Grace prima di diventare lupo per la prima volta. Ero bloccato. E questo mi avrebbe ucciso, un giorno.

Avevo una soluzione-ovvio che ce l'avevo-ma era provvisoria.

E credo che non sarei riuscito a fare altro, per ora.

 

GRACE

 

Era pieno di abiti. Vedevo bianco dappertutto. Come avrei fatto a capire quale volevo mettere?

Ce n'erano troppi. Stavo andando in panico.

Fortunatamente qualcuno entrò nel camerino dove mi avevano parcheggiata. L'assistente aveva i capelli a caschetto, biondo platino, con una frangetta leggera. Disse di chiamarsi Sofy.

-Ti chiami Grace, giusto?-

Annuii.

-Bene, che tipo di abito ti interessa?-

Era così gentile e disponibile, ma io continuavo a sentirmi fuori posto.

-Non lo so. Penso di volere qualcosa di semplice. Non sono un tipo molto frivolo.-

-Ok, allora. Torno subito.- E mi lasciò di nuovo sola.

Il camerino era piuttosto piccolo e una parete era interamente occupata da uno specchio gigantesco.

Nel frattempo, mi tolsi gli abiti e misi la vestaglia. Non sapevo esattamente cosa provavo.

Era un mondo del tutto estraneo per me, questo. Un anno fa non avrei mai immaginato di ritrovarmi a provare abiti da sposa e a preparare un matrimonio enorme. Avevo sempre pensato che prima avrei finito gli studi e che avrei avuto un matrimonio piccolo, intimo.

Ma le circostanze erano cambiate.

Improvvisamente, sentii un dolore lancinante allo stomaco e fui costretta a piegarmi in due.

Mi vennero i conati e cominciai a tremare. Cosa stava succedendo?

Poi, così com'era cominciato, finì e proprio in quel momento entrò Sofy.

Aveva portato cinque abiti. Due erano a sirena, perciò li scartai subito.

Decisi di provarne uno con una scollatura a cuore, stretto in vita e con la ginna ampia.

Quando mi guardai allo specchio capii subito che non andava bene: sembravo enorme; ma decisi comunque di farmi vedere. Quando uscii, Isabel aveva la faccia di qualcuno che non ne può proprio più, Rachel aveva in testa un cerchietto con una piuma enorme e mia madre ostentava indifferenza.

Certo che erano molto d'aiuto, così.

Quando mi vide, la maschera di mia madre un po' vacillò, e gli occhi le diventarono umidi.

-Non mi piace.- misi in chiaro, a scanso di equivoci.

Sofy mi propose di provare gli altri, e lo feci, ma nessuno mi faceva sentire a mio agio.

La frustrazione cominciava a farsi sentire, perchè non avevo la minima intenzione di provare tutti gli abiti di quel negozio, ma dovevo assolutamente trovarne uno che mi andasse bene.

 

ISABEL

 

Secondo me eravamo in quel negozio da tre ore, ma l'orologio alla parete mi smentiva: era passata solo mezz'ora. Grace aveva provato cinque abiti, e ogni volta ci raggiungeva con le sopracciglia corrucciate e lo sguardo rassegnato di chi non è soddisfatto. Avrei giurato di averla vista stringersi la pancia e fare una smorfia di dolore, ad un certo punto, ma nessuno a parte me sembrava averlo notato.

 

GRACE

 

Sofy mi propose di provare un vestito corto, e io accettai: non avevo altre alternative.

Aspettai nel camerino, piena di aspettative, e quando Sofy tornò, non ci potevo credere.

Mi aveva portato un vestito lungo fino al ginocchio, di pizzo Sangallo con le spalline sottili.

Quando lo indossai, mi pervasero mille sensazioni diverse.

Giusto. Non avrei saputo definirlo altrimenti. Mi stava perfetto, l'orlo mi solleticava la pelle, il tessuto aderiva al mio corpo. Mi sembrava di non avere niente addosso.

Erano tutte sensazioni che avevo già provato, quando quella sera Sam era tornato con un regalo per me. E io avevo creduto che fosse un completino intimo. Ma era un vestito, un vestito molto simile a quello che indossavo ora.

Uscii, e quasi non mi accorsi che stavo sorridendo.

Sofy mi portò davanti allo specchio e mi legò una cintura sottile in vita. Ora era perfetto. Ora era il vestito che Sam mi aveva regalato.

Ricorderò per sempre quell'attimo: le fitte allo stomaco mi avevano lasciato in pace, ero felice, molto felice.

Quello sarebbe stato il mio vestito.

 

 

 

 

 

 

ISABEL

 

Alla fine, Grace comprò un vestito molto grazioso, che le stava alla perfezione. Grace pagò l'abito, e Rachel si comprò quello stupido cerchietto di piume.

Nel viaggio di ritorno, feci congetture sul comportamento di Cole, ma alla fine ci rinunciai, e mi concessi di pensare solo a Cole. Alla fine decisi di parlargli, usando come pretesto il suo strano comportamento.

Sam mi disse che non l'aveva visto, così decisi di provare a cercarlo nel bosco.

Vagai per un bel po', ma alla fine lo trovai in una radura, disteso sulla schiena, con gli occhi chiusi.

Mi avvicinai, cercando di fare meno rumore possibile, e lo osservai.

Aveva i piedi incrociati, uno sopra l'altro, e teneva le mani in grembo, come in preghiera.

I tratti del viso erano rilassati, le labbra formavano una linea dritta e severa, i capelli gli coprivano la fronte, e a volte erano smossi dal vento.

Le ombre giocavano sulla sua pelle e l'unica cosa di cui mi dispiacevo era di non poter vedere i suoi occhi.

Avevo voglia di baciarlo. Avevo voglia di rivivere tutte le sensazioni che avevo vissuto con lui e desiderai disperatamente che non fosse tutto così complicato. Desiderai di potermi arrendere, di non dover per forza combattere contro di lui ogni santa volta che ci rivolgevamo la parola. Avrei voluto un amore come quello di Sam e Grace.

Dopo un po', mi convinsi che stava dormendo.

Mi inginocchiai piano all'altezza del suo viso e mi chinai a baciarlo.

Sfiorai piano le sue labbra con le mie, mi presi tutto il tempo di sentire il suo odore invadermi, sedurmi.

Mi vennero i brividi quando premetti le labbra sulle sue con più forza, desiderando che si svegliasse, che ricambiasse il mio bacio senza fare domande.

Feci correre una mano nei suoi capelli, poi scesi fino al suo collo, al petto.

Stavo piangendo, perchè lo desideravo, lo desideravo davvero tanto.

Quando aprii gli occhi, vidi che mi stava guardando. Si era svegliato, e nei suoi occhi lessi lo stesso desiderio che provavo io.

Senza dire niente, mi avvolse le braccia attorno alla vita e mi baciò.

Fu pazzesco.

Si avvicinò piano, mi diede un bacio delicatissimo, morbido.

Poi si allontanò di pochissimo, per poi riavvicinarsi e stringermi un po' di più, baciarmi con più decisione.

La sua mano trovò la pelle della mia schiena, e allora non resistetti più.

Lo spinsi contro di me, le mani tra i suoi capelli.

Lo baciai forte, e lui fu più vicino che mai.

Improvvisamente, sembrava quasi che avessimo fretta.

Ci baciavamo febbrilmente, io mi premevo contro di lui e lui mi stringeva forte tra le sue braccia.

Corsi con le mani sotto la sua maglietta. I suoi muscoli si tendevano sotto il mio tocco.

Lui mi tolse in fretta la giacca e mi baciò la mascella.

-Cole...- sussurrai.

E allora parve svegliarsi. Si bloccò all'improvviso e si alzò, sistemandosi la maglietta.

-Isabel, smettila. Deciditi. Non puoi fare quelle sceneggiate e poi venire a baciarmi mentre dormo! Non puoi cambiare idea ogni secondo!-

Si voltò e se ne andò.

E per qualche motivo mi sentii una persona orribile.

 

  
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