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Autore: _Colours_ of the _Music_    02/03/2014    1 recensioni
Angel è una ragazza di diciassette anni dalla vita normale, tra scuola, casa e amici. Ma tutt'ad un tratto, a causa di problemi di salute, dovrà trasferirsi in una nuova scuola un po' speciale in cui farà la conoscenza di ragazzi che in un altro contesto sarebbero considerati "diversi".
Riuscirà ad abituarsi alla sua nuova vita? E a farsi nuovi amici? Ma soprattutto, cosa penserà della nuova condizione in cui dovrà vivere?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Capitolo 5 – New discoveries

-Sembra che tra Feliciano e Ludwig si sia aggiustato tutto, vero?
-Già, sono felice per loro.
Eravamo in classe, Alfred ed io. A breve sarebbero cominciate le lezioni, ma c’era ancora parecchio caos, perciò non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Il biondo annuì, stiracchiandosi lievemente.
-Anche io lo sono…
In quel momento la porta si aprì. E ovviamente si scatenò il finimondo. Gente che bestemmiava, ragazzi che saltavano da un banco all’altro per arrivare prima, altri che urlavano al resto della classe di muoversi.

Falso allarme, era solamente Feli.
-Mh? Cosa succede?
Alcuni tirarono un sospiro di sollievo, altri imprecarono contro il ragazzino che, naturalmente, non aveva ancora capito nulla, altri ancora che tornarono al loro colorito originale, dopo essere sbiancati tanto da far invidia ai fantasmi.
Per tutta risposta il moro alzò le spalle e si girò, quasi come se stesse parlando con qualcuno.
-Mh? E’ Lud!
-Riesci a vederlo?
Alfred si dovette sporgere un po’ prima di rispondermi con sicurezza.
-Sì! Probabilmente sono arrivati qua insieme.
Non potei trattenere un piccolo sorriso soddisfatto. Ero davvero felice. Ero riuscita a fare qualcosa per Feli e anche per Ludwig.
-Meno male che sei arrivata a sistemare le cose…
-Mh?
-Beh, dispiaceva un sacco a tutti vederli così, you know
D’un tratto, sentimmo la voce del prof Bonnefoy che ci salutava e che ci annunciava ciò che avremmo fatto quel giorno.
 
-Ehi!
Mi girai. Erano da poco finite le lezioni, e Alfred ed io ci eravamo appena salutati. Chi mi aveva chiamata era stato Gilbert.
-Che ne dici se andiamo a prenderci un gelato?
-Un gelato? A quest’ora? E dove andiamo a prenderlo?
-Piano, piano! Primo, il gelato si può mangiare a tutte le ore del giorno e della notte~
Mi sa che avrei dovuto aspettarmela da uno come Gilbert, una risposta così.
-E secondo, possiamo scendere in città e andare in gelateria!
-Possiamo lasciare la scuola?
Lui mi guardò con un’espressione tra la confusa e l’incredula.
-Ovvio! Pensavi forse che fossimo in una prigione?
-Non so ancora molto di questo tipo di scuole…
-Beh, non ti devi più preoccupare, c’è il Magnifico con te da adesso~
“Non mi ci abituerò mai a questo qui” pensai, lì per lì.
-E va bene.
Uno strano ghigno – quasi malefico, direi – si dipinse sul viso di Gilbert.
-Non te ne pentirai~
 
Non andavo in città da moltissimo tempo, anche a causa del periodo passato in ospedale. Per questo motivo, appena ci arrivammo, cominciai a guardarmi intorno come se non ci fossi proprio mai stata. Come se fossi una specie di turista in una luogo sconosciuto.
-Non sei mai stata in città?
-Eh?
Guardai Gilbert. Mi stava osservando incuriosito, come se fossi un alieno appena sceso sulla Terra.
-Ecco, in verità è da tanto che non facevo un giro qui.
La sua espressione si fece sempre più incredula.
-Sul serio? Perché?
-Beh..
Mi fermai di scatto. Mi accorsi solo in quel momento che non avevo ancora parlato con nessuno della mia permanenza in ospedale.
-Va tutto bene?
-Sì… E’ solo che si tratta di una storia molto lunga e non abbiamo tutto questo tempo.
Inclinò la testa. Poi alzò le spalle.
-Capisco.
-Cosa?
-Non sei la prima persona che incontro che non vuole parlare del suo passato.
-Vedi, io…
-Non ti fidi ancora, vero?
Smisi di camminare e lo guardai. Lui si fermò pochi metri dopo e si voltò.
-Anche per mio fratello è stata dura, all’inizio.
-Per Ludwig?
Annuì e riprese a parlare.
-Sono venuto qui insieme a lui per fargli da interprete, ma anche per non lasciarlo solo. Non è stato facile per lui abituarsi al fatto di non poter più sentire nulla del mondo che lo circonda.
Prese un sospiro e continuò, senza guardarmi.
-C’è stato un periodo, quando era in ospedale, in cui non voleva vedere nessuno. L’unico a cui permetteva di entrare nella sua camera ero io.
Lo vidi sorridere amaramente.
-Anche adesso, sono veramente poche le persone di cui si fida. Per questo motivo, io… beh, non ti ho ancora ringraziata per quello che hai fatto.
-Ho solo sentito che avrei dovuto fare qualcosa per loro. Non volevo che la situazione peggiorasse ancora.
-Ludwig sta molto meglio ora, grazie a te.
Si avvicinò e riprese a guardarmi, con aria seria.
-Posso capire come ti senti, nemmeno io mi sentivo molto a mio agio all’inizio… Ma credimi se ti dico che farai grandi cose, in questa scuola.
Gilbert aveva c’entrato in pieno. Eppure non credevo che avrei fatto le “grandi cose” di cui parlava. Insomma, avevo solo aiutato Ludwig e Feliciano, niente di che.
-Beh.. Grazie?
-E non ti preoccupare… Nessuno qui ti obbligherà a raccontare quello che hai passato. Dovrai essere tu a decidere se e quando parlarne.
L’atmosfera si fece pesante e il silenzio calò su di noi.
-Ehm.. Andiamo a prendere questo gelato?
-Gelato sia.
Il gelato lo mangiammo pochi minuti più tardi, quando arrivammo alla gelateria, ma per tutto il pomeriggio non feci che pensare a ciò che aveva detto il ragazzo. “Dovrai essere tu a decidere se e quando parlarne”.
Per me era ancora difficile ripensare ai giorni in cui ero chiusa all’interno dell’ospedale. A dirla tutta, avevo avuto una paura tremenda e nemmeno io in un primo momento avevo accettato di ricevere visite. Parlarne mi metteva ancora i brividi.
-Si sta facendo tardi, non credi?
Guardai l’orologio appeso alla parete. Segnava le cinque del pomeriggio. Davvero era passato così tanto tempo?
-Hai ragione. Faremmo meglio a tornare a scuola o si farà troppo buio.
-E io devo controllare che Ludwig stia bene…
Ci alzammo e uscimmo dalla gelateria, diretti verso la scuola. Parlammo poco o niente, e questo non mi aiutò per niente a distrarmi.
 
-Angel, Gilbert, dove eravate finiti?!
Ad accoglierci trovammo un agitatissimo Alfred in piedi, sulla soglia della propria camera.
-Vi ho cercati in lungo e in largo!
-Calmati Alfred, io e Angel eravamo solo andati a fare un giro e a prenderci un gelat-
-Non voglio sentire scuse, la prossima volta dovete avvertirmi!
Era proprio agitato… Non capivo il perché.
-Adesso siamo qui, Alfred. Non ti devi preoccupare.
-Gilbert, non capisci, ti devo parlare! Scusa Angel…
Dopo pochi secondi Alfred afferrò il braccio di Gilbert trascinandolo nella stanza e chiuse la porta.
Inclinai la testa, parecchio confusa.
-Ma che…?
Restai lì qualche minuto a riflettere sull’accaduto. Poi appoggiai l’orecchio alla porta. Sentii Alfred parlare con Gilbert, in preda al panico.
-L’ho fatto di nuovo Gilbert, l’ho fatto di nuovo!
-Adesso calmati, Alfred! Sei andato a parlarne con il dottore?
-Ma quello mi uccide se lo sa! Gilbert, non so cosa fare!
-Innanzitutto, non farti prendere dal panico… Dopotutto non è successo nulla la scorsa volta, no?
-Questo sì, ma il dottore mi aveva chiaramente detto che non l’avrei dovuto fare di nuovo!
Non sapevo di cosa stessero parlando. Ma Alfred era davvero preoccupato, lo sentivo dal tono della voce. E nemmeno Gilbert sembrava tanto calmo.
-Dobbiamo andarci, Alfred.
-Non posso, Gilbert… E se il dottore mi dicesse che non si può fare niente? Cosa succederà?
Sentii Gilbert sospirare, rassegnato. A quel punto bussai. Ormai non potevo tornarmene tranquillamente in camera mia, ma mi sembrava comunque sbagliato stare lì ad origliare.
-Chi è?!
Non avevo mai sentito Alfred gridare in quel modo.
-Sono io, Angel… Posso entrare?
-Entra.
Questa volta fu Gilbert a parlare. Aprii la porta e la richiusi subito dopo essere entrata nella stanza.
-Ho sentito tutto…
Alfred abbassò lo sguardo, così guardai Gilbert.
-Cosa succede?
-Non sono affari tuoi.
-Alfred, potrebbe aiutarti.
-E tu cosa ne sai?!
-Lo so e basta. Prova a fidarti, una volta tanto. La situazione sta peggiorando, non puoi tenerti tutto dentro.
Calò il silenzio. Dopo pochi minuti, Gilbert si rivolse a me.
-Angel, immagino che tu non sappia perché Alfred si trova qui.
Mi limitai a scuotere la testa in segno di diniego.
-Come pensavo…
Gilbert sospirò quasi per prendere fiato e continuò.
-Alfred è diabetico. Soffre di diabete di tipo uno.
Mi si gelò il sangue nelle vene improvvisamente.
-Diabete di tipo uno…?
-Sì. È un tipo di diabete in cui il pancreas non riesce a produrre abbastanza insulina rispetto al livello di zuccheri che vengono ingeriti. E, beh, dura tutta la vita…
-Non c’è nessuna soluzione?
-Una sì, ma non so se si può proprio definire tale…
Gilbert si alzò e prese una piccola scatola da un cassetto. La aprì e il suo contenuto mi fece rabbrividire. C’erano delle siringhe.
-Queste servono ad immettere insulina nell’organismo…
Richiuse subito dopo la scatola rimettendola al suo posto. Guardai Alfred.
-Allora è di questo che stavate parlando prima?
Gilbert annuì.
-In verità c’è dell’altro… Qualche piccola complicazione…
Alfred sorrise amaramente.
-Non troppo piccola…
-Cosa intendi?
-Vedi…
Riprese a parlare Gilbert.
-Chi soffre di diabete deve stare molto attento alla salute, deve fare parecchia attività fisica e..
-E deve stare attento all’alimentazione.
Alfred si alzò e mi rivolse il primo sguardo da quando ero entrata nella camera.
-E’ proprio questo il problema.
-Che intendi?
-Alfred ha qualche… problema a controllarsi…
In quel momento Alfred si sedette sul letto e riprese a parlare, con voce cupa.
-Io sono nato in America… E non sapendo a cosa sarei andato incontro, i miei genitori non si preoccupavano molto di quello che mangiavo… Quando non erano in casa andavo in cucina e mi rimpinzavo di porcherie… Un bel giorno scoprimmo che avevo il diabete.
Il suo tono si era fatto quasi ironico.
-Da quel giorno i miei genitori mi tennero sotto stretta sorveglianza, ma la situazione non fece che peggiorare, dato che continuavo a mangiare di nascosto. E arrivò il momento in cui il dottore decise di spedirmi in questa scuola. Le iniezioni sono la punizione per aver mangiato troppo, come un ingenuo.
-Non c’è una cura?
Il biondo scosse la testa.
-Quel che è peggio è che anche qui ogni tanto non riesco a controllarmi, ed esagero. Come oggi…
-Io sono l’unico a saperlo. Perché questo testone non ne vuole parlare con il dottore…
-Gilbert, non ce la faccio a parlarne con il dottore, cosa potrà mai fare lui, oltre a rompermi con la sua solita ramanzina?
-Alfred, non puoi stare comunque zitto…
Mi sedetti accanto a lui.
-Non devi…
Lui sospirò. Restammo alcuni minuti in silenzio, sapevo che Alfred stava pensando seriamente a cosa fare.
-E va bene…
Sbuffò, rassegnato.
-Ci andrò domani, dopo le lezioni…
Io e Gilbert ci guardammo e sorridemmo soddisfatti.
 
Il tempo passò come un fulmine, e calò la sera. Una volta convinto Alfred a promettermi che sarebbe veramente andato dal dottore, e salutati entrambi i ragazzi, tornai in camera, sbadigliando. Ero così stanca che non mi accorsi nemmeno di aver saltato la cena. Mi preparai per andare a dormire, dopo una chiamata veloce ai miei genitori.
Mi sedetti sul letto, stiracchiandomi, ma subito dopo…
-Ma cosa..?
Sentii una specie di… colpo, come se il cuore avesse fatto un battito più forte degli altri. Rimasi immobile, probabilmente ero anche impallidita. Mi alzai e feci due passi per la stanza respirando profondamente. Cos’era quella… cosa?
Mi calmai abbastanza in fretta e sospirai. Probabilmente me lo ero solamente immaginata.
 
Angolo dell’Autrice
Ehilà, mondo! Mh… so che molti di voi vorranno uccidermi per l’incredibile ritardo ma in questo periodo la connessione mi sta giocando davvero brutti scherzi e ho avuto difficoltà ad usare Internet. Di conseguenza non ho potuto continuare molto in fretta la fic, dato che dovevo prima documentarmi per bene sul diabete. A proposito, mi dispiace se c’è / ci sarà qualche imprecisione, ma vi giuro che per me è parecchio difficile cercare informazioni su malattie come il diabete. Sono piuttosto… sensibile su questi argomenti.
Beh, spero che il capitolo vi piaccia e che ci sarà qualche anima pia che vorrà recensire C:
Thank you all~


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