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Autore: Matt11    02/03/2014    3 recensioni
Indossava un orribile costume a fiori hawaiiani che suscitavano una certa ilarità e di certo non passavano inosservati. Non riuscì a evitare un mugolio di approvazione quando intravide il didietro. 'Ecco un'altra cosa che non passa inosservata' commentò tra sè e sè. Un British, solo e con un culo da paura. Che tempismo, amico.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heeey. Ciao a tutti, solo una breve introduzione dove ringrazio i mongolini
che mi aiutano a scegliere i nomi e grazie alla mamma
 che mi  ha portato alla Spa,
 dove ho sognato
questo.
Enjoy it, bye :)

Era passata una buona mezz'ora da quando si era lasciata cadere sul quello scomodo lettino, dopo tre ore di idromassaggi e bagni turchi a gogo. Circa una settimana prima aveva deciso di evitare un esaurimento nervoso, staccando un po' dal lavoro. Aveva preso una mappa, puntato il dito a caso ed era partita con il primo volo per una delle località più sperdute e anonime di questo universo, uno di quei paesini dell'estremo nord del mondo con il nome impronunciabile. Alloggiava in un enorme- ed estremamente pullulante di gente per essere così sperduto- hotel, appena fuori da una città semiseppellita nel ghiaccio. Appena arrivata si era seduta nella hall dell'hotel e, per la prima volta da mesi, aveva respirato. Un bel respirone tranquillo e profondo. Aveva preso le chiavi e si era avviata a passi svelti su al settimo piano, diretta in camera sua, per restarci. 'é stata una pessima idea. Una pessima idea.' si era ripetuta più volte tra le varie imprecazioni, fino più o meno al terzo piano. Era lì lì per imboccare l'ennesima rampa di scale, con appresso un valigione e vari strati di vestiti, quando un cartello quasi magico le era apparso proprio davanti agli occhi. Non si era accorta subito della sua importanza perchè la prima riga recitava una stupenda frase in una lingua particolarmente sconosciuta, mentre la seconda, più comprensibile, diceva qualcosa tipo 'Centro Benessere, 4° piano'.
'Sia ringraziato il cielo!' disse ironica.
Aveva abbandonato ogni cosa che trasportava- compresi tre o quattro strati di vestiti- e si era fiondata al piano superiore. Ed eccola lì, su quel lettino così scomodo, sdraiata su un asciugamano candido, nel suo costume intero nero quasi asciutto. Giaceva a pancia in giù, una mano che pendeva in fuori fino a sfiorare il pavimento, i piedi incrociati e la testa rivolta a destra verso un lettino vuoto. I capelli, lunghi alle spalle e castani, erano bagnaticci e scarmigliati e le ricadevano sul capo, nascondendole il viso tondo. Gli occhi erano chiusi. L'idea di farsi una dormita non l'aveva neanche sfiorata, ma dall'esterno sembrava proprio che dormisse pesantemente. Lei pensava.
C'era altra gente nella sala relax, ma era quasi vuota. I lettini erano disposti in due file, otto lettini a fila.  Lei si era impadronita del penultimo nell'angolo di sinistra, ottima posizione per non essere disturbata, dato che c'era un solo lettino tra lei e il muro ed sarebbe stato piuttosto strano se qualcuno si fosse messo tra lei e il muro con tutti gli altri lettini liberi. Poi quasi nessuno era da solo, infatti una coppietta, appena entrata, aveva scelto un angolo della stanza e occupava due lettini vicini all'entrata. Li sentiva ridere e scambiarsi paroline tenere in una lingua dolce e un po' buffa. Forse italiano.
Due lettini più in là del suo, invece, c'erano due ragazze che chiacchieravano sommessamente  in spagnolo. Nella quiete della stanza lasciò vagare la mente. Si chiese un paio di volte cosa doveva andare storto nella vita di una donna, se ad un certo punto della sua vita si trovava da sola in una  Spa in Norvegia- o giù di lì-. Poi il pensiero corse al fatto che, con tutte le persone che c'erano nelle piscine o nelle varie stanze del sale, non aveva incrociato nessuno che parlasse inglese. Effettivamente era meglio così, però, infatti sperava intensamente di non incontrare connazionali che la fermassero per conversare.
Ma ovviamente più speri che una cosa non accada, più velocemente quella cosa accadrà. Detto fatto. Aveva quasi deciso di alzarsi e uscire quando la porta si aprì silenziosa e si sentì un ragazzo mormorare un 'io mi fermo qui, ragazzi.'  in perfetto accento britannico. La richiuse con un tonfo, lei mise in ascolto, abbandonando ogni pensiero di andarsene;  seguì i passi del ragazzo per vedere se riusciva a capire dove si sarebbe messo, aguzzò le orecchie e socchiuse gli occhi. Lui camminava piano, a metà della stanza si fermò. Se lo immaginò guardarsi intorno in cerca di un posto isolato. 'Davanti a me ce ne sono un po' vuoti. Si metterà lì.' considerò con un sorriso trattenuto. La incuriosiva. Il ragazzo riprese a camminare. Sentì i suoi passi avvicinarsi e percepì il suo sguardo scivolare lungo la schiena, poi, dopo aver gettato il suo asciugamano su un lettino, vi ci si abbandonò sopra, strofinandosi i corti ricci bagnati con le mani. Ovviamente dove si mise? Tra lei e il muro. Da sotto i capelli aprì un occhio e sbirciò il misterioso ragazzo che con tutti posti che c'erano si era messo proprio lì. Beh, non era proprio un ragazzo, era un uomo con la voce vivace e spensierata di un ragazzo. Stava raggomitolato su un lato, le dava la schiena. Aprì entrambi gli occhi e si mise a studiarlo. Lo squadrò, mentre si agitava inquieto, in cerca di una posizione comoda. Partì dai capelli rossi e ricci, poi fece scorrere lo sguardo lungo la schiena nuda e pallida, poi più giù. Indossava un orribile costume a fiori hawaiiani che suscitavano una certa ilarità e di certo non passavano inosservati. Non riuscì a evitare un mugolio di approvazione quando intravide il didietro. 'Ecco un'altra cosa che non passa inosservata' commentò tra sè e sè. Un British, solo e con un culo da paura. Che tempismo, amico. Si morse il labbro maliziosa, imponendosi di proseguire il suo percorso. Era fermo, forse aveva trovato la posizione giusta. No. Si voltò a pancia all'aria e si stiracchiò con un'espressione pigra, incrociando le gambe. Si sentì la porta sbattere e la conversazione in spagnolo si dissolse in lontananza. Riportando l'attenzione su di lui, lo guardò congiungere le mani, intrecciando le lunghe dita sottili sulla nuca e fissare il soffitto. Poteva vedere i suoi occhi azzurrissimi persi nel vuoto e una barbetta incolta, spruzzata sul mento, che lo rendeva terribilmente sexy.  Il profilo era a dir poco perfetto. Intravide gli addominali e il corpo e tutto il resto. Ahh. Alzò impercettibilmente la testa per osservarlo meglio, ma lui distolse gli occhi dal soffitto e cercò di trattenere- senza successo- un sorriso. 'Gli sarà venuto in mente qualcosa, non se n'è accorto. Non ha notato che lo guardavo...' pensò- sperò- lei, gli occhi chiusi e il corpo perfettamente immobile. Si accorse di quanta curiosità suscitasse in lei. Non poteva fare a meno di guardarlo, riaprì gli occhi e lo osservò con cautela. Lui alzò la sua mano sinistra, percorse il collo- hot- e indugiò sulla mandibola. Iniziò a grattarsi delicatamente il collo, le dita scivolarono giù leggere fino all'incavo tra le clavicole. Rimase così ammaliata, rapita da quel movimento che quasi non si accorse che il suo sguardo divertito  si era posato lentamente su di lei. Sussultò e girò la testa dall'altra parte con uno scatto, sussurrando un'imprecazione. Si morsero il labbro entrambi, lui per non ridere, lei per essersi mossa. Si sentì un altro tonfo. Entrava qualcuno? O uscivano i due italiani? Sospirò. Uscivano. Era sola in una stanza con uno sconosciuto. Un gran figo, ma uno sconosciuto. Come poteva evitare la figura di merda, ora? Rigirò la testa e occhiuse gli occhi, sempre nascosta dalla folta chioma castana. Lui era seduto con le gambe incrociate e la guardava con una smorfia divertita, probabilmente un disperato tentativo di trattenere quel sorriso così splendido. I suoi occhi ridevano 'Ti ho visto.' dicevano. Esplose in una risata che somigliava più a un 'eheehe' che un 'ahahaha', la lingua tra i denti. 'Mannaggia.' disse lei tra i denti, arrossendo violentemente. Si issò sui gomiti, spostando i capelli indietro con una mano e accettando la sconfitta. Lo affrontò con uno sorrisetto imbarazzato e gli occhi verdi che gridavano scusa. Lui fece un sorriso a trentadue denti e le allungò la mano destra. 'Tom' disse semplicemente. Lei guardò la sua mano, sospirò e la strinse alla sua. ' Emily.'


NOTA AUTRICE:
Ed è così che ho conosciuto mio marito ahahahaahha. Okay no, siamo seri. Spero vi piaccia, dato che le altre ff che ho messo per ora non hanno reso un minimo di successo- e io mi deprimo-. Comunque grazie per l'attenzione, byee :)
Anna.
  
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