Scarpette troppo strette di una ballerina senza gambe
Distesi sul letto, calzini appallottolati riversi a terra, accanto stropicciate tshirt; pelle che si sfiora, dita che impercettibilmente cercano calore nel corpo dell'altro - o, almeno, lo desiderano.
Il cellulare, sopra il lucido comodino di letto, squilla da un po': banalmente ignorato, se ne ritorna in silenzio.
Rumore di respiri pesanti, spezzati. Mute parole che seguono la corrente, e se ne vanno. Cerchi di afferrarle prima che scappino, ma essere fuggono, lontano da te, da voi, dai tuoi respiri spezzati, i suoi respiri spezzati, pesanti. I vostri.
Lo senti: ti sta guardando, ma hai perfino paura di muoverti, paura di avvicinarti troppo a lui, di toccarlo; di permetterti di amarlo come facevi un tempo,
Il tempo passa Hazz
paura che qualcuno sbuchi fuori e ti dica che non puoi farlo, che non va bene - non è giusto. Che te lo portino via un'altra volta.
O che sia lui stesso ad andarsene
a lasciarti.
Mani abbandonate sul copriletto, arrossate, labbra inumidite e occhi stanchi. Esausti. Il telefono squilla un'altra volta: è il suo. Lo senti: trattiene il respiro e lascia poi che il telefono continui a suonare. Non riesci a resistere, e ti volti appena, riuscendo a cogliere solo un nome, che ti inchioda di nuovo contro il materasso.
Eleanor.
Stringi gli occhi: non puoi - non devi - essere arrabbiato - tantomeno geloso - non è concesso. Non puoi farlo. Non puoi. Non puoi. Puoi. Devi.
La sua mano contro la tua coscia. Immobile, senti il suo calore sotto la stoffa. Il suo calore contro il tuo: muscoli ansimanti in cerca di sollievo, come un assetato davanti ad un bicchiere d'acqua
(o un cieco davanti alla luce).
Ti volti di scatto, lo fissi.
verde blu verde blu verde blu
Bocche fameliche, denti che sbattono contro denti, mani tra i capelli, sospiri di sollievi, piacere, amore.
Il petto freme, e quelle mani tremanti, così nervose e bisognose, scendono verso l'allacciatura dei pantaloni.
veloce, più veloce
mai abbastanza
Luois è sopra di te, i pantaloni calati sotto il bacino. Ti sbatte le braccia contro il materasso, oltre la testa, e le tiene ferme mentre si abbassa sul tuo petto, e scende giù. Saliva calda, occhi spalancati e boxer troppo stretti. Nomi sussurrati al nessuno che siete diventati, al noi che eravate un tempo.
scoppi scoppi scoppi scoppi
Sentimenti incastrati in un muto ed immobile carion. Nelle scarpette troppo strette di una ballerina senza gambe. Premono, sbattono contro pareti invisibili e sospirano, quando mani calde labbra morbide pelle cocente amore passione si abbattono contro il tuo petto e sempre più giù sempre più giù sempre più giù.
Con uno scatto, Harry, liberi le braccia e gli prendi il volto tra le mani.
Pareti che crollano miseramente.
Louis, gli occhi arrossati, gonfi, il respiro pesante. Cerchi di dire qualcosa, ma le parole rimangono incastrate laggiù, smarrite (o perdute?); poi, vedi solo azzurro. Mare cielo Lou.
"Non importa"
"Non mi importa" voce spezzata.
"Harry..."
"Davvero" non piangere non piangere i bambini piangono tu non devi piangere non devi piangere.
"Ti importa, lo so che ti importa"
"Mi... importa"
"Mi dispiace così tanto." petto contro petto "Sono qui, ora, sono qui ora".
Ti bacia gli occhi, le guance, il naso, il mento, le labbra; ti bacia il petto, le mani, e non riesci a fermarlo, anche se sai che questo peggiorerà solo le cose, perché lui presto dovrà andarsene. Sarà costretto a farlo.
Incastonati come gemme in un diadema perduto, in balia del desiderio di banditi, mercenari.
Lo tiri, giù, verso di te: bisogno, bisogno, bisogno di conforto, amore, verità e passione. Bisogno di Lou.
Labbra contro labbra, un'ultima volta, saluti sussurrati, e la porta si chiude. Letto sfatto, tè caldo, sospiri amareggiati e cuori spezzati e ricostruiti, spezzati e ricostruiti, spezzati e ricostruiti.
Di nuovo di nuovo di nuovo
Spezzati.
Ti lasci cadere sulla sedia, il corpo pesante e la testa insensibile.
Tornerà, ti porti la tazza alle labbra, soffocando un singhiozzo. Torna sempre.