Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Ricorda la storia  |      
Autore: manubibi    25/06/2008    2 recensioni
Brian sta facendo un incubo. Ma qualcosa di ancora peggiore di quello che stava sognando lo sveglia. Chiaro, è Matt! Chi altri può essere? Ma prima o poi la pagherà, oh, si... Altra mollamy demenziale, spero sia almeno un pochino divertente ^^
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Brian e Matt non mi appartengono, non li ho mai conosciuti in vita mia anche se sarebbe il perfetto coronamento della mia esistenza (esagerataaaa ù.ù NdTutti), da quello che so non hanno una relazione (ma mai dire mai, dico io *////*) e non penso che quanto scritto sia mai successo in vita loro. E mi sembra ovvio che non prendo soldi per ste cose, sennò il viaggio a Londra me lo pagherei senza lavorare ç___ç ecco, fine.

*

Stava dormendo della grossa, i capelli neri e corti che rilucevano opacamente nella luce mattutina, il viso premuto morbidamente sul guanciale e la mano chiusa a stringere l’altro cuscino, che al momento non era occupato da nessuna testa; dalla boccuccia semiaperta usciva un rantolo. I lineamenti dolci e armoniosi ora erano contratti in una smorfia tesa.

Gli occhi erano chiusi, ma davanti a loro passavano sfocate delle immagini: figure nere, appena abbozzate, che lo seguivano mentre lui strisciava a terra terrorizzato, sopra delle mattonelle che rotolavano spingendolo indietro in modo che sostanzialmente non si muovesse da dove si trovava; la stanza rabbuiata assomigliava proprio alla sua camera da letto. E le sagome si avvicinavano sempre di più, erano dietro di lui…no, di fianco…no, sopra…Una mano si stava per chiudere sul suo viso…

Perciò non c’era niente da stupirsi se, udendo uno strillo improvviso e acuto, fosse balzato a sedere urlando a sua volta e fissando il muro bianco con gli occhi verdi spalancati di terrore.

Deglutì un po’ di volte sentendo il povero piccolo cuore che si scalmanava a balzelli irruenti con i quali probabilmente aveva intenzione di salutare frettolosamente, scivolare fuori dalla bocca del ragazzo e filarsela via a gambe levate. Dopo averlo convinto con le buone a rimanere poggiando una mano tremante sul petto, la bocca si aprì e ne uscì un ruggito spaventoso.

-…Matthew!!! Cristo santo!!!

Da fuori la porta chiusa venne un pigolio pietoso che sfociò in un altro strillo ancora più acuto e isterico del primo, sullo stile “Donzella In Difficoltà”.

-B-B-Briiiiii!!! Aiutooooooo!!!

Brian si coprì gli occhi esasperato e sospirò, chiedendosi cos’altro quel dannato ragazzo avesse combinato a casa sua.

Casa sua.

Il salotto nel quale si trovava il dannato ragazzo era il suo.

Dannazione! Dopo essersi preoccupato della tappezzeria, delle tende, del televisore e del divano in morbida pelle verde scuro, passò a considerare l’incolumità dell’uomo che a quell’ora avrebbe dovuto giacergli accanto. In fondo, se Matt strillava in quel modo, continuando a tamponargli le orecchie con i suoi acuti insopportabili, doveva essergli successo qualcosa.

Perciò inspirò ed espirò profondamente prendendo in mano la sua chitarra.

No, correzione.

la poggiò con cura ripensandoci e in cambio afferrò la Manson argentata di Matt. Ecco, almeno se rompeva quella non faceva poi un grosso danno.

La sollevò sopra la testa, si avvicinò un passo dopo l’altro alla porta, con circospezione, la socchiuse e sbirciò nel salotto.

Gli si presentò una scena alquanto particolare.

Il divano era rovesciato all’indietro come se fosse stato fatto cadere apposta, le tende erano sdraiate scompostamente a terra, con vari segni di violenza su di esse come per esempio gli strappi dovuti probabilmente ad un tentativo di arrampicamento, e i bastoncini sulle quali prima erano doverosamente appese ora giacevano inermi fra le mani dell’ometto magrolino coi capelli anch’essi neri, che aveva addosso il suo pigiama composto da mogliettina e pantaloncini corti decorati a gattini –in pendant con i boxer di Brian-, e che fissava il tavolino con due enormi occhi azzurri, in piedi sul suddetto schienale del suddetto divano.

Questo bastò a Brian per domandarsi due cose:

primo, perché non aveva rispedito quell’essere dritto a Marte, dato che molto probabilmente veniva da lì, solo con un foglio di via e un biglietto con scritto “salutami gli Zetas”?

E secondo, perché non l’aveva ancora ucciso per lo scempio che aveva fatto del suo salotto?

…Ah, sì, e poi una terza: che diamine aveva da strillare e saltellare come una scimmia, con quei dannatissimi bastoncini in mano?

Le risposte non le conosceva, ma era deciso a ottenere la soluzione almeno dell’ultima.

Sì, perché alla prima e alla seconda avrebbe risposto giustificandosi con la sua famigerata ed immensa pazienza, che faceva di lui un uomo virtuoso, serio e magnanimo, infinitamente superiore alle corbellerie del ragazzo che si trovava per compagno e che tuttavia teneva con se per puro e cavalleresco spirito di sopportazione.

…Più o meno.

Restava quindi la terza questione. Sospirò lentamente e si sforzò di piegare le labbra in un sorriso apparentemente cortese, appoggiando la chitarra elettrica.

-Matty, amore…che cazzo succede?

Il tono lezioso e lo sguardo apparentemente gentile ebbero uno strano effetto sull’omino strillatore che calpestava il divano deceduto.

Matt guardò Brian per dei lunghi istanti, poi il suo viso si convertì in una maschera che il ragazzo dagli occhi verdi conosceva fin troppo bene: labbro inferiore tremolante, occhi spalancati con lacrimuccia rotonda a lato vivacizzati da qualche tenero sbrilluccichio cuccioloso.

-B-Bri…c’è un mostro sul tuo tavolino!! E’ orrendo!!

Brian ridusse gli occhi a due fessure: d’accordo, in via puramente teorica davanti a sé aveva un uomo grande -anagraficamente parlando, almeno- e responsabile…perciò ci doveva essere qualcosa di davvero spaventoso, sopra quel fottuto tavolino. Doveva esserci.

Si avvicinò, calpestando con attenzione il pavimento, in atteggiamento felino di circospezione, guardò un’altra volta Matt –che lo fissava speranzoso, il ditino puntato in basso-, e posò gli occhi sulla rivista di moda aperta sul mobiletto.

Sopra i seni prosperosi e in gran parte scoperti di una biondissima modella, zampettava allegramente un minuscolo insetto ad otto zampe, che probabilmente si chiedeva chi fossero quei due omoni che lo fissavano, uno con terrore e l’altro con un’espressione incerta fra lo stupore e la rabbia.

Brian portò lo sguardo sulle tende violentate che agonizzavano penosamente riflettendo la luce della finestra. Poi sul divano scalpicciato, svenuto all’indietro.

E poi risalì in breve lungo le gambette mezze nude, il busto asciutto e il collo del cosiddetto uomo, fino ad arrivare agli occhioni azzurri, accesi ancora di orrore.

-Dunque-, cominciò pacatamente, -…Tu. Tu hai travolto il mio salotto. Come tu ci sia riuscito non lo so e non lo voglio sapere…ma l’hai fatto. Tu hai distrutto le mie tende. Quelle che avevo cercato in lungo e in largo per tutto il mese scorso. Poi hai buttato indietro il mio divano. E non so cos’altro avresti fatto se avessi dormito ancora un po’-, si concesse un istante per rabbrividire, poi riprese coraggiosamente, -Ora, spiegami bene…tu hai fatto tutto questo casino…per un cazzo di stronzissimo, dannato, fottuto e soprattutto innocuo ragno?

Il tono di voce era amabile e armonioso, come una poesia, e si sposava bene col timbro basso e sensuale del ragazzo, ma Matthew rabbrividì al sentirlo.

Brian alzò una mano per evitargli di parlare perché non voleva sentire nulla da lui, poi prese un’altra rivista, questa volta di cucina, la arrotolò e la alzò ben visibile in aria. Guardò il ragno, poi Matt, con le pupille che lanciavano fuoco e fiamme.

Infine, calò la rivista sul tavolino come una scure, frustando il povero corpo innocente dell’animaletto, che ora era ridotto ad una macchia nera e confusa che censurava la scollatura della biondina siliconata di Vogue.

Matt reagì con un altro strillo isterico, poi impallidì guardando la macchiolina nera.

-Ooooh, Bri! Grazie! Sei il mio salvatore!!-, cinguettò scendendo dal povero divano ormai irrimediabilmente ammaccato

Brian lo guardò e sul suo viso comparve un’ombra minacciosa, gli occhi socchiusi e lo sguardo affilato che non prometteva niente di buono.

-Salvatore? Oh, no, Matthew James Bellamy. Quella era solo la mia prima vittima.

Matt comprese il senso di quelle parole, e la sua espressione cambiò radicalmente: occhioni spalancati e terrorizzati, labbro inferiore mordicchiato dai denti. Un pigolio intermittente cominciò a sollevarsi dal suo petto, e le gambette si mossero all’indietro in un debole tentativo di fuga.

Brian ghignò minaccioso.

[Eh…lo so, questo crimine non lo dovevo commettere…purtroppo mi è venuta in mente un po’ di tempo fa leggendo da qualche parte che Meffiu ha l’aracnofobia…e doveva bussarmi al cervello bacato una cazzata pseudo-demenziale, no? XD Vabbè, spero non mi verrete a cercare a casa con torce e forconi per questo peccato…grazie in anticipo a chi si sacrificherà a leggere e ancora di più se perderà qualche secondo a commentare, sperando che non vi siano venuti in mente solo insulti leggendo sta cosa ^^]

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: manubibi