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Autore: TheRebelInk    02/03/2014    2 recensioni
-Fermati! – urlai correndogli incontro – No! Fermo! Non lo fare! Aspetta!
Tremava come una foglia. – Lasciami in pace!
-No! Scendi per favore! Non sai quello che stai facendo!
- TU non sai quello che stai facendo! – e si alzò in piedi. Ero nel panico, disperata. Non sapevo come fermarlo e lui sembrava sempre più deciso.
- Come ti chiami? – gli chiesi.
Lui esitò poi, tra le lacrime, rispose:- Ettore.
Due vite.
Le stesse scelte.
La storia di come ognuno di noi può rialzarsi anche nei momenti più difficili.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 12
 
Ettore venne dimesso la settimana dopo, giusto in tempo per gli ultimi giorni di scuola. Non erano ancora le setta e mezza quando spinse la sedia a rotelle fuori dall’ospedale ed io ero lì ad aspettarlo.
- Bet!
- Giorno.
Alzò un sopracciglio, osservando divertito la mia euforia. – Come mai sei così agitata?
Sinceramente, ci restai un po’ male. Era vero che nell’ultima settimana avevo ritrovato me stessa, la Bet che sorrideva e si meravigliava di tutto ciò che aveva intorno, ma…
- E’ il nostro, soprattutto il tuo, ultimo giorno di liceo! – dissi fremendo di gioia.
Ettore mi fissò per qualche istante, poi rispose:- Mi spingi tu?
Gli presi la testa fra le mani e gli baciai la fronte. – Grazie! – mormorai – Sarà il più bel giorno di scuola di sempre.
Finalmente mi sentivo viva. Io ed Ettore eravamo tornati a vivere.
Mi destreggiai con la sua sedia a rotelle nel traffico mattutino e lungo i viali brulicanti. Avevo la sensazione di essere in uno di quei film a lieto fine in cui la musica è suonata da una chitarra: allegra, vibrante e soprattutto viva. Poi un pensiero mi fulminò.
- Dove andrai a vivere? – chiesi a Ettore. Rallentai il passo e lentamente attraversai la piazza.
- Non lo so – rispose facendo spallucce – Ovvio, non torno a casa. Potrei sentire un mio amico. Se non ricordo male condivideva un appartamento con un ragazzo di Milano. Altre idee? – esclamò alzando quella massa di capelli mossi verso il mio viso. Eravamo tornati un po’ bambini, pensai.
- Perché non vieni da me?
- Da te?!
- Cioè, non proprio da me! – esclamai fermando bruscamente la sedia a rotelle – Uno degli appartamenti del mio palazzo, l’ultimo. Voglio dire, possiamo affittarlo…
- Non ho abbastanza soldi, Bet.
- Il sessanta per cento lo pago io!
- Non puoi, Bet!
- Si, visto che starò a romperti le scatole tutti i pomeriggi. – Lo guardai speranzosa. E sì, anche i suoi occhi brillavano.
- Okay… - sospirò sconfitto.
Gli abbracciai le spalle e spinsi la sua sedia a rotelle oltre il cancello d’entrata della scuola.
Oggi non avevo più paura di tutti quegli sguardi.
 
 
  
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