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Autore: Fiamma Erin Gaunt    02/03/2014    1 recensioni
Una sera diversa da tante altre, Dorcas decide di sorprendere il suo Evan con qualcosa che il ragazzo non si aspetterebbe mai; tuttavia, da buona serpe, il giovane Rosier riesce sempre a ribaltare i ruoli e a condurre il gioco.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Trust

 

 

 

 

I baci di Evan erano come lui: imprevedibili, arrivavano quando meno se l’aspettava e se ne andavano allo stesso modo. Ormai Dorcas ci aveva fatto l’abitudine, consapevole che cambiare un Rosier era praticamente impossibile. Quella sera, però, aveva deciso che toccava a lei stupirlo. Aveva scelto quella data perché per loro non aveva un significato particolare, non era un giorno che potesse creare qualche aspettativa o pressione. Voleva che la loro prima volta fosse speciale, questo sì, ma allo stesso tempo che risultasse naturale, non forzata dalla necessità di onorare chissà quale ricorrenza.

Aveva trascorso tutto il pomeriggio alla ricerca del luogo perfetto e alla fine l’aveva trovato. In realtà era stato Fabian a darle indirettamente l’idea; l’aveva sentito parlare con Gideon di quella strana stanza che aveva scoperto, una della cui esistenza erano in pochissimi a essere informati. Quando aveva chiesto maggiori dettagli, i suoi migliori amici di sempre non si erano fatti pregare e l’avevano istruita su tutto ciò che c’era da sapere. Certo, a ben pensarci, se avessero saputo che uso intendeva farne probabilmente si sarebbero cuciti le bocche con qualche incantesimo tacitante. Fatto sta che ormai era lì, davanti a quella porta, e si tormentava nervosamente le mani in attesa dell’arrivo di Evan.

- Ehy, Raggio di Sole, come mai così nervosa? –

Un sorriso le si dipinse sul volto, mentre si voltava verso di lui.

Posare gli occhi su Evan era sempre un gradevolissimo shock. I capelli color dell’oro zecchino, gli occhi blu come il cielo notturno, il fisico asciutto e dai muscoli guizzanti. E quel sorriso. Dorcas avrebbe ucciso purchè quel sorriso continuasse a esserle rivolto per il resto della sua vita.

- Non sono nervosa. – replicò in fretta, obbligandosi a sembrare calma e controllata.

- Sei una pessima bugiarda, lo sai? –

Evan annullò la distanza che li separava e si chinò su di lei, catturandole le labbra morbide e ben disegnate in un lungo bacio.

- D’accordo, non so mentire. –, ammise ridendo, poi aprì la porta e lo invitò a seguirla.

- Che posto è? – domandò il Serpeverde, guardandosi attorno.

Per l’occasione la stanza si era trasformata in un luogo molto simile alla Torre di Astronomia, con l’unica differenza che le stelle brillavano sul soffitto e che di sicuro nessun letto a baldacchino si era mai trovato in quella torre.

Dorcas si mordicchiò leggermente il labbro, sperando che capisse il perché di quell’ambientazione.

- È una stanza magica, quasi nessuno la conosce. È un posto in cui possiamo stare tranquilli. –

- Mi piace. La Torre di Astronomia è dove … – s’interruppe, mentre le guance alabastrine si tingevano di un delicato rosa che lo faceva sembrare un po’ più umano.

- Sì, è dove mi hai detto per la prima volta che mi amavi. – confermò, venendogli in aiuto.

Annuì, imbarazzato.

- Che significa? – le chiese poi.

Questa volta fu il turno di Dorcas di arrossire. Maledizione, e dire che si era prefissata di apparire sicura di sé.

- Ti … Ecco, ti ricordi di quando ne abbiamo parlato? – iniziò, indicando con un cenno del capo il letto a baldacchino.

Evan seguì il suo sguardo, realizzando all’istante cosa stesse cercando di dirgli. Tuttavia, il suo lato Serpeverde lo stava praticamente implorando di stuzzicarla un po’.

- Abbiamo parlato di molte cose, temo che dovrai essere un po’ più precisa. –

Il ghigno divertito che solcava le sue labbra non sfuggì a Dorcas. Sbuffò, puntandogli minacciosamente contro un dito, - Lo sai benissimo … intendo quello.

Questa volta indicò platealmente il letto.

- Ah, c’è un letto, non l’avevo notato. –

Lo fulminò con un’occhiataccia.

- Evan! –

- Cosa? – domandò, rivolgendole un sorrisetto serafico che suo malgrado le suscitò l’impulso di scoppiare a ridere.

Si morse il labbro, trattenendosi.

- Potresti smetterla di essere così Serpeverde? –

Evan annullò la poca distanza che li separava, attirandola a sé e cingendole i fianchi con le braccia. Le scostò le morbide onde dorate, scoprendole il collo e chinandosi a depositarvi una lunga scia di baci roventi che partivano dal lobo per terminare la loro folle corsa all’altezza della clavicola. Quando la sentì sospirare, sorrise compiaciuto e la morse delicatamente.

- Se smettessi di comportarmi da bravo Serpeverde, non farei questo. –, giocherellò distrattamente con il nodo del cravattino della divisa rosso oro fino a scioglierlo.

- O questo.  –, questa volta fu il turno dei bottoni della camicia, li slacciò e lasciò che il tessuto perlaceo scivolasse a terra.

- Tanto meno questo. –, fece correre una mano lungo la coscia tornita e l’insinuò sotto la gonna, in una lenta e stuzzicante carezza.

Si chinò nuovamente sulle sue labbra, sussurrando con tono malizioso: - Allora, vuoi davvero che la smetta di comportarmi così? –

Dorcas scosse la testa. Non si fidava di ciò che sarebbe potuto uscire dalla sua bocca.

- Voglio sentirtelo dire. –

- No … non voglio che tu smetta. –

Emise un sospiro più forte quando avvertì un dito che entrava in lei.

Mossa da non sapeva bene quale istinto, afferrò Evan per il cravattino e lo tirò con sé verso il letto.

Sdraiati sulle lucide coperte di seta nera, rimasero a fissarsi negli occhi per quelli che sembrarono secondi interminabili. Evan aveva momentaneamente abbandonato lo sguardo profondo e pieno di desiderio che aveva fino a pochi attimi prima e la guardava con aria seria.

- Ne sei sicura? – le chiese, accarezzandole il labbro inferiore con il pollice.

- Sì. –

- Assolutamente sicura? – insistè.

Gli cinse il collo con le braccia, costringendolo ad abbassarsi quel tanto che bastava per poterlo baciare agevolmente.

- Ti sembra che possa essere più sicura di così? –

- Cercherò di essere il più delicato possibile. – le promise, riprendendo ad accarezzarla sempre più insistentemente.

- Lo so, mi fido di te. –

Quando lo sentì sistemarsi meglio sopra di sé, Dorcas s’impose di tranquillizzarsi. Sapeva che l’agitazione non avrebbe fatto altro che aumentare il dolore iniziale, e poi lei amava Evan e lo desiderava; lo voleva così tanto che solo il pensiero le faceva andare il sangue al cervello.

Sussultò leggermente quando avvertì la prima fitta di dolore. Era meno peggio di quanto si fosse immaginata e sperava davvero che Evan non l’avesse notata.

Gli occhi blu che la fissavano con aria desolata, tuttavia, le dissero che la sua era una speranza vana.

- Scusa. –

- Non è nulla, tranquillo. – assicurò, baciandolo con trasporto finchè non sentì che ricominciava a muoversi dentro di sé.

Dopo un po’, non seppe dire con esattezza quanto, venne assalita da una sensazione di puro piacere; mai nella sua vita avrebbe creduto possibile sperimentare una cosa del genere. Quasi contemporaneamente, vide Evan rotolare accanto a lei con un sospiro appagato.

Si raggomitolò contro di lui, sorridendo quando la strinse a sé e le scoccò un bacio a fior di labbra.

- Cosa c’è? – le chiese d’un tratto, osservandola con aria preoccupata.

Dorcas sorrise, scuotendo la testa, - Nulla. Ho solo avuto un pensiero stupido. –

- Cioè? –

- Non è nulla, sul serio. –

- Devo forse dirti di smetterla di comportarti da Grifondoro testarda? –

Ridacchiò, - Touchè. –

- Allora, di che si tratta? –

Prese tempo, cercando il modo migliore per dirlo senza sembrare una stupida. Santo Godric, lei stessa si sentiva terribilmente stupida per quello che aveva pensato.

- È solo che non voglio che tutto questo finisca mai. – ammise, sentendo le guance che si tingevano di un bel rosso papavero.

- Non finirà mai. –

- Non puoi saperlo. – lo contraddisse.

- Ti fidi di me? – le chiese allora, fissandola negli occhi.

- Con tutta me stessa. – assicurò all’istante.

- Allora credimi quando ti dico che non ho alcuna intenzione di lasciarti scappare. Certe volte la tua testardaggine mi secca più di quanto abbia mai ritenuto possibile, ma voglio passare ogni irritante minuto della mia vita con te. Ti amo, testarda di una Grifondoro. –

- Anche io ti amo, egocentrico di un Serpeverde. –

 

 

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