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Autore: Allegra_    02/03/2014    4 recensioni
A Sara non importava di prendere velocità man mano che quel salto la trasportava sempre più giù, verso la strada gremita di macchine.
Sara non avrebbe più saltato.
E non sarebbe più stata una bambina, sarebbe stata un angelo.
Perché Sara non stava saltando giù dalla finestra della sua camera, no.
Sara stava volando.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dal Diario Di Sara
 


Un’enorme scritta “I don’t care” pareva risplendere sulla pagina di quaderno ormai consumata.
Non le importava.
A Sara non importava che il ragazzo con la quale era stata per più di tre anni in realtà l’avesse da sempre tradita con la sua migliore amica.
Sara non avrebbe avuto più una migliore amica e non sarebbe più stata con nessun ragazzo.
 
1 Settembre 2012

Caro Diario,
oggi Marghe e Fabio si sono baciati ad obbligo o verità.
E anche dopo, nel giardino di casa di Fran.
Pensavano che non me ne accorgessi, ma hanno avuto ancora una volta torto.
Solo perché sto in silenzio non significa che io non ascolti, solo perché non mi piace farmi vedere non significa che non guardi ciò che accade intorno a me.
La mamma dice che sono una grande osservatrice.
Come una mosca, che anche senza farsi notare può ammirare i luoghi e le scene più impensabili.
Ma le mosche vengono schiacciate e ammazzate perennemente, lo sapevi?
 
A Sara non importava che suo fratello fosse affetto da chissà quale disturbo psicologico e non riuscisse ad uscirne fuori.
Sara non avrebbe più pensato a suo fratello.
 
12 Ottobre 2012
 
Caro diario,
stasera a cena Matti ha dato di matto.
C’era il datore di lavoro di papà come ospite e lui ha iniziato ad urlare e ad insultarlo finendo con l’uscire di casa e andare chissà dove.
Mamma era triste più che arrabbiata: si chiede perennemente il perché suo figlio abbia un problema che la medicina non può curare e la psicoterapia non riesce a risolvere, si chiede perché sia toccato proprio a lei.
Soffre di continuo, ed io non posso fare nulla per farla stare meglio.
Sono inutile.
 
A Sara non importava che a scuola fosse perennemente presa in giro per la dislessia dalla quale era affetta.
Sara non avrebbe più frequentato la scuola.
 
10 Dicembre 2012

Caro diario,
stamattina ero a lezione di letteratura.
Sono dislessica, sapevi?
Tu forse no, ma i miei nuovi compagni, dopo tre mesi nella stessa classe, purtroppo se ne sono accorti.
E mi hanno insultato, come facevano quelli delle medie.
E mi hanno deriso, come del resto fanno sempre tutti.
Io impiego ore per scriverti e raccontarti di me, loro invece impiegherebbero cinque minuti.
Io sono diversa.
 
A Sara non importava che i suoi genitori stessero per divorziare.
Sara non avrebbe più avuto genitori.
 
25 Dicembre 2012

Caro diario,
oggi è Natale, uno dei giorni più felici dell’anno.
E in casa mia si respira tristezza.
Mamma e papà hanno litigato, ancora una volta, e sono entrambi frustati e stanchi.
Non si amano più e Mattia ed io non siamo altro che intralci nella loro separazione sentimentale.
Lui forse più di me, e non so se la cosa debba sollevarmi o meno.
Non ho con chi parlare della mia situazione familiare, ci sei soltanto tu.
Ma tu non esisti.
Ed io sono sola.
 
A Sara non importava che suo padre avesse perso il posto di lavoro e non avessero più i soldi per la ricarica del cellulare o per andare al cinema.
Sara non si sarebbe più sentita povera.
 
4 Gennaio 2013

Caro diario,
l’azienda di famiglia ha chiuso.
Mamma come sai è una casalinga in cerca di un lavoro, e adesso che anche papà non ne ha uno non ci verserà più gli alimenti.
Non potremo più permetterci di vivere come gli altri, non potremo più fingere che vada tutto bene con vestiti firmati o scarpe di marca.
Adesso dovremo essere noi stessi.
Adesso dovrò essere me stessa.
Ma io mi sento come se non esistessi.
 
A Sara non importava che sua madre avesse trovato in bagno la lametta della quale faceva uso ogni giorno.
Sara non avrebbe più compiuto atti di autolesionismo.
 
16 Febbraio 2013

Caro diario,
oggi pomeriggio al telegiornale hanno parlato degli adolescenti che si tagliano per sfogare i loro problemi e sull’aumento che si sta avendo nel Paese negli ultimi anni.
Io ero completamente indifferente.
Sono ormai due mesi che mi taglio, ma io non lo faccio per il loro stesso motivo.
Io non ho problemi da sfogare.
Ho iniziato ad usare la lametta sui polsi per dare un po’ di emozione alla mia monotona vita.
Ma non so dirti che emozione si prova, io non provo niente.
È soltanto un gioco: ho iniziato e posso smettere quando voglio.
Ma è un gioco in segreto, perché se qualcuno venisse a saperlo mi farebbe capire sempre la solita cosa.
Io ho bisogno di aiuto.
 
A Sara non importava che, anni prima, uno dei suoi professori avesse abusato di lei.
Sara non sarebbe più stata vittima di stupro.
 
4 Marzo 2010

Caro Diario,
non riesco a capire cosa ci sia di sbagliato in me.
Il ricordo di ciò che mi è successo la settimana scorsa continua a tormentarmi: di notte mentre dormo, di mattina mentre vado a scuola e sono costretta a vedere quell’uomo.
Perché proprio a me? Cos’ho fatto di male?
Mi ha detto che ero bella, la più bella di tutte.
Ed io mi sono guardata allo specchio, dopo che lui mi aveva lasciata andare.
E mi sono vista sporca e … brutta.
Non ero più io.
Non sono più io e non lo sarò mai più.
 
A Sara non importava che dopo mesi d’insistenza sua madre avesse deciso di portarla dallo psicologo per parlare di sé.
Sara non avrebbe più parlato di sé.
 
8 Maggio 2013

Caro diario,
ieri mamma ha insistito perché andassi dallo psicologo.
Lui mi ha chiesto di mostrargli i polsi.
12 erano i tagli più profondi, contornati da alcuni più piccoli e da graffietti qua e là.
Mi ha chiesto se ricordassi il perché di ognuno di essi.
Ed io lo ricordavo.
Così ho cominciato a raccontargli.
12 cose nella mia vita sono state capaci di rendermi felici, a dispetto della mia vita che di felicità non ha mai avuto neppure una leggera sfumatura.
E quindi sentivo di doverle ricordare, incidere in qualche modo.
Un sorriso di mia madre, l’amore dei miei genitori, un abbraccio della mia migliore amica, un “ti voglio bene” di mio fratello.
Ma adesso di quelle dodici cose non ho più niente.
E sprofondo nel vuoto della tristezza.
 
A Sara non importava che il suo psicologo sospettasse di un premeditato atto estremo che avrebbe potuto compiere da li a poco.
Sara non avrebbe più pensato al suicidio.
 
23 Giugno 2013

Caro diario,
quell’uomo è sempre più convinto che i miei tagli siano dovuti ad un disturbo psichico che mi rifiuto di ammettere.
Crede che prima o poi sceglierò di uccidermi per mettere fine al dolore di cui non riesco neppure a parlare.
Tutte stupidaggini, ovviamente.
Io non provo alcun tipo di dolore.
Ma, del resto, lo sai: io non provo niente.
Nemmeno colpa mentre apro questa maledetta finestra.
 
A Sara non importava che il suo appartamento si trovasse al decimo piano di un enorme palazzo in centro.
Sara non avrebbe più vissuto in quell’appartamento.
Sara non avrebbe più vissuto in quell’appartamento.
 
23 Giugno 2013

Caro diario,
si, sono ancora qui a scriverti.
Non vorrei annoiarti, né essere un peso per te come lo sono per praticamente chiunque mi conosca.
Ma ci tenevo a salutarti.
Sto per compiere un lunghissimo viaggio che mi porterà dove desidero andare più di ogni altra cosa e non so se da li avrò modo di parlare con te, quanto durerà il tragitto, come andrà.
Non so neppure se tornerò, anche se gira voce che chi decide di partire per recarsi li alla fine non torna mai a casa.
Ti porterei con me se solo potessi, ma ad ogni modo, nessun oggetto può compiere questo tipo di viaggio.
E, per quanto mi costi ammettere ciò del mio unico amico, tu sei fatto di carta.
Ed io, che sono invece fatta di carne, mi sento molto più apatica di quanto tu non sarai mai.
Prima di partire voglio però dirti grazie, per essermi stato vicino durante ogni giorno della mia meravigliosa vita.
Una vita che ho vissuto con un enorme sorriso ogni giorno, e che mi ha dato tutto ciò che potessi desiderare.
Ma è il momento di lasciare questa immensa felicità per recarmi altrove.
Mi mancherai, quasi quanto io mancherò a te.
Quasi quanto, lo so, di me non mancherà nulla a nessuno.
Addio.
 
A Sara non importava di prendere velocità man mano che quel salto la trasportava sempre più giù, verso la strada gremita di macchine.
Sara non avrebbe più saltato.
E non sarebbe più stata una bambina, sarebbe stata un angelo.
Perché Sara non stava saltando giù dalla finestra della sua camera, no.
Sara stava volando.
   
 
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