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Autore: Marra Superwholocked    02/03/2014    2 recensioni
Il Dottore non dimenticherà mai Anna.. Una compagna di viaggio totalmente fuori dagli schemi, così simile a lui.
"Si mise più comodo, accavallò una gamba per creare un supporto su cui scrivere e cominciò descrivendo la tempesta di quella notte."
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Chi siete? Correte un enorme pericolo, lo sapete?!” si sentì da dietro la candela.
“Alphius!” Il Dottore quasi sobbalzò nel riconoscere un vecchio amico.
Alphius rimase in silenzio. Avvicinò la candela al volto del Dottore, che non faceva altro che sorridere con la bocca spalancata per la sorpresa. “Dottore.. È lei?” chiese stupefatto.
Qualche gridolino sommesso, abbracci e strette di mano di amici incontrati tempo addietro. Quanto tempo era passato dall'ultima volta? Trecento anni? Settecento?
“Oh, Alphius! Lujas! Vashòa! Che bello rivedervi! Quanto tempo, eh?” Il Dottore nascose l'angoscia dietro un altro sorriso, ma il tremolio della mascella e delle mani, no, quello non poteva sparire.
Alphius e gli altri si scambiarono qualche sguardo incerto nella penombra. Poi la femmina, Vashòa, prese a parlare: “Dottore, qui, nulla è diverso dalla vostra partenza. Solo il nostro sovrano è cambiato, ma le intenzioni del governo sono rimaste quelle di sempre.” Esitò un attimo, prima di continuare. “Sono passati quattro secoli senza che cambiasse una minima cosa nella mente dei re.”
“Ma.. Ma eravate prossimi all'estinzione! L'oracolo l'aveva visto chiaramente!”
“Dottore,” disse Lujas, compagno di Vashòa, avvicinandosi ad Anna per studiarne il volto sconosciuto, “l'oracolo ha detto un sacco di menzogne. Disse che avremmo conquistato diciassette pianeti in sole dieci decadi. La verità è che, in più di cinque secoli, siamo a malapena riusciti a scappare dalla ragazza dal volto luminoso.” Lasciò in pace la povera Anna e si mise al fianco della moglie.
Il Dottore aveva conosciuto personalmente l'oracolo. Gli aveva detto delle cose molto importanti; intendeva metterlo in guardia. La maggior parte delle sue profezie si erano avverate. Anche quella che riguardava il numero tre. Una volta, a Milano, aveva accompagnato una ragazza, Eleonora, in un parco; appena arrivati, avvertì che c'era qualcosa di diverso, qualcosa di anomalo. A poca distanza tra loro, vi erano ben tre Tardis: il suo, quello della sua successiva incarnazione e uno che non rientrava nei parametri regolamentari registrati dal suo cacciavite.
“Che gli fecero, dopo?” chiese il Dottore.
“Supplizio pubblico.”
“Lujas, ti assicuro che ciò che disse a me, si avverò. Io, che non credo a queste cose..” Poi si bloccò. Lujas aveva detto che erano riusciti a fuggire da... “Lujas, da chi hai detto che siete scappati?!” gli chiese prendendolo per le spalle.
Anna parve turbata e si sentì messa un po' da parte; dunque, approfittò della confusione per girare all'interno di quella stanza. I suoi occhi da sirena vedevano tutto, nonostante il buio, e una macchina in fondo alla parete attirò la sua attenzione. Si voltò, ma il Dottore era impegnato con la storia di quella ragazza luminosa, e si avvicinò sempre di più alla macchina che avrebbe messo fine alla sete di conquista di re Frynjuan XVII.
“Che cosa intendi dire con ragazza dal volto luminoso?!” gli chiese, più spaventato che curioso.
Lujas e gli altri lo guardarono come se fosse impazzito. “Intendo dire esattamente quello che ho detto, Dottore!”
“Ha ragione!” confermò Vashòa. “Quando arrivò qui, sul nostro pianeta, disse di star svolgendo il compito che non eravate riuscito a portare a termine voi stesso. Faceva le vostre veci, disse proprio così. Disse di conoscervi quasi di persona! Voleva distruggerci ma ci lasciò andare con un conto alla rovescia e un patto, che re Frynjuan XVII non rispettò: dovevamo lasciare in pace la Terra e i suoi abitanti, in cambio lei ci avrebbe lasciati vivere.”
“Ma perché la chiamate in quel modo?” chiese in un tono più pacato.
Alphius, che fino ad allora aveva detto poco e niente, uscì dall'ombra portandosi la candela al viso, e si schiarì la voce. “Fui l'unico a vederla. Poco dopo il suo discorso, noi eravamo già in fuga. Aspettavano solo me. Davanti alla sua astronave, cadde a terra. Poi mi guardò e mi fece cenno di tacere: capii che, in quello stato, era vulnerabile. Feci quello che mi disse solo perché ci aveva risparmiati. Poi il suo corpo cominciò a brillare di una luce dorata, bellissima. Durò pochi istanti e quando finì io ero già al sicuro tra i miei simili. Da lontano, vidi che quella ragazza stava rientrando nella sua astronave e svanì nel nulla. Proprio come voi, Dottore.”
Il Dottore lo ascoltò come ipnotizzato. Una ragazza che sapeva di lui, senza che lui la conoscesse. “Che cosa? Lei sapeva di me? C-come ha fatto a svanire nel nulla?!”
I tre Pikeyani si guardarono sbigottiti l'un l'altro, alla debole luce della candela.
“Dottore?” lo chiamò Anna all'improvviso. “Dottore, vieni qui. C'è.. Qualcosa..” Toccò, anzi, sfiorò la macchina che stava osservando.
Il Dottore perse di vista i suoi pensieri e si precipitò al fianco della sua compagna di viaggio. “Dimmi.”
“Che macchina è?”
Il Dottore inforcò i suoi amati occhiali e con gesti teatrali studiò la strana macchina col suo cacciavite sonico. “È una macchina che..” Non fece neanche in tempo a spiegare la sua funzione che due raggi ultrasottili partirono dalla macchina e viaggiarono in due direzioni diverse: uno andò dritto al petto del Dottore, l'altro centrò in pieno la mano bianca di Anna.
“NOOOO!!” urlarono all'unisono i tre Pikeyani, coscienti di quel che sarebbe successo di lì a breve.
“Oh, no! No, no, no!” Il Dottore aveva capito e tentava con tutte le forze di sottrarsi a quel raggio che gli avrebbe rubato l'intelligenza. “Si mette male!”
Poi il doppio raggio terminò il suo operato e i due si sentirono come vuoti e persi. La macchina aveva fatto tabula rasa delle loro menti, ma non era ancora finita.


Il Dottore col farfallino si addentrò furtivo nel bosco. Aveva paura, ma anche tanta voglia di sapere. Stava pensando alla possibile identità di quella ragazza, quando dei passi affrettati gli fecero voltare la testa. A pochi metri da lui, tra i fitti rami, vide un groviglio di capelli biondi sparire lentamente nel buio di una specie di scatola verde.
Corse più veloce che poté, ma, quando varcò la soglia della piccola radura, si accesero dei motori che alle sue orecchie erano molto più che familiari.
E si ritrovò di nuovo solo.

Quando la ragazza atterrò, era sera. Non c'era motivo di occultare la sua astronave: era nel bel mezzo del nulla. Il deserto rosso, luogo di pace. Chiuse le porte e allungò le braccia per tirare via dalla cabina i rami e le foglie che dovevano nascondere il suo mezzo di trasporto da occhi indiscreti.


Un altro paio di raggi, più forti di prima, partirono contemporaneamente: entrambi, dalla fronte di uno arrivavano a quella dell'altro. Anna e il Dottore spalancarono gli occhi e da essi fuoriuscì una luce bianca, celestiale, che illuminò l'intero ambiente.
La luce bianca lasciò i loro occhi e i raggi smisero di lavorare. La macchina aveva svolto la sua funzione in modo ottimale.
“Ehi!” Anna cominciava a capire, mentre il Dottore la guardava con fare inquisitorio.
“Cosa? Dimmi! Che cosa succede?” le chiese in preda al panico.
“Dottore.. Che cosa avete fatto..” Alphius si mise le mani sulla testa vecchia e screpolata. “Che cosa avete fatto!”
“Un'invenzione a dir poco straordinaria!” esordì Anna.

   
 
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