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Autore: I quattro Dei    03/03/2014    1 recensioni
[Storia temporaneamente sospesa]
In mondi sconosciuti, dove le terre sono divise e una guerra imperversa ogni dove, solo un antica magia può salvare il mondo dalla sua distruzione.
Quattro ragazzi si ritrovano coinvolti senza neanche una spiegazione, poiche quando grandi divinità ti vengono confinate dentro non hai le tue spiegazioni.
Quattro destini e quattro ragazzi, così diversi eppure così simili, legati da un filo sottile quanto resistente.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Gods' Fate

The Gods' Awakening



Capitolo 01





 
 
«Loro… li devo trovare… di nuovo» sussurrò, prima di correre verso il luogo dove aveva lasciato gli stivali e facendo cadere la conchiglia a terra.
 
Michiko stava correndo verso casa, per prendere qualche cosa per il suo lungo viaggio che presto avrebbe affrontato, quando ad un certo punto si fermò in mezzo ad un viale alberato con dei bellissimi fiori gialli e rigogliosi che crescevano intorno a loro per adornare l’aiuola, insieme anche a delle piccole margherite bianche.
 
Guardandoli si sentì strana, diversa, non aveva più l’impulso di strappare quei fiori che non le erano mai piaciuti, anzi, ora li adorava, non tanto per la loro bellezza ma perché anche loro nascevano come gli umani e avevano un ciclo di vita parecchio duraturo.
 
La vita, ecco quello a cui Michiko non aveva mai pensato, anche quei fiori avevano una vita come le persone e non era giusto togliergliela, dopotutto lei non avrebbe mai ucciso nessuno.
Sorrise impercettibilmente a quel pensiero che da poco si era appena fatto strada in lei e che ancora non capiva e continuò il cammino verso casa sua, questa volta più lentamente, per osservare tutte quelle piante che aveva sempre avuto intorno, ma ora le scrutava con occhi e pensieri diversi.
 
Arrivò davanti a casa sua ed entrando nel vialetto trovò ancora il giardiniere che lavorava e i fiori che aveva precedentemente distrutto raccolti in disparte.
Si avvicinò a loro, chinandosi sulle ginocchia, e rimase a guardarli, dispiaciuta.
«Mi dispiace… io non volevo…» sussurrò, mentre prendeva con la sua mano una rosa blu ormai appassita, rimanendo a fissarla con i suoi occhi grigi.
Il giardiniere la guardò da lontano, stupendosi di quella situazione, non aveva mai visto la ragazza dai capelli azzurri fermarsi a guardare i fiori, e sembrava come dispiaciuta nel vedere che quelli erano morti.
«Tutto bene Signorina Phaidon?» si avvicinò a lei, continuando a scrutarla.
Michiko si girò a guardarlo, posando delicatamente la rosa insieme agli altri fiori e rimettendosi in piedi.
«Certo, ora devo andare via, lascerò un biglietto ai miei genitori per quando torneranno» rispose la ragazza, per poi rientrare in casa.
Preparò velocemente una borsa con poche cose e prese parecchi soldi e la sua carta, prima di uscire scrisse giusto un biglietto e poi lasciò quella casa, sapendo già la strada che avrebbe dovuto percorrere.
 
*
 
"C'è un lavoro che mi aspetta, la caccia è aperta" pensò, prima di incamminarsi di nuovo per le vie della grotta.
 
Spense il motore della moto, che era praticamente dentro il negozio, quasi come a sfondarlo. Entrò con il vaso sotto braccio e sbattendo la porta contro il muro fece smettere quel vociferare che vi era all'interno, facendo calare un’atmosfera fredda e spaventosa, sembrava che perfino la musica sempre presente avesse paura di farsi sentire.
 
«Tutto ok?» chiese la padrona del negozio, Miss. Cry, aveva lunghi capelli rossi e occhi color cioccolato, un seno prosperoso e un sedere sodo e vestiva speso abiti attillati che poco lasciavano all'immaginazione, che con voce incerta andò a spezzare quell'aria lugubre. In tutta risposta il ragazzo scoccò un'occhiata gelida che provocò una serie di brividi alla donna, cosa che difficilmente accadeva non avendo paura quasi di nulla, eppure quella volta deglutì spaventata vista l'aria gelida che Shi emanava, così fredda da gelare fin dentro le ossa, e così opprimente che quasi non lasciava respirare.
 
 
Senza dire nulla si diresse nell'ufficio, ed appena chiusa quella porta, nel negozio si tornò nuovamente a respirare normalmente l’aria calda con il suo piacevole tepore, accompagnata dalla musica.
“Quello... quello non può essere lui” constatò lei sconvolta, prima di tornare a parlare con il cliente.
 
Intanto il ragazzo si era seduto dietro la scrivania, non prima di aver messo il vaso sul piano, mentre nella sua mente si andavano a formare immagini delle più svariate e crudeli che avrebbe potuto usare sulla donna: torture psicologiche e fisiche che avrebbero distrutto la sua mente ed ucciso la sua anima, e dopo avergliele fatte assaporare avrebbe anche potuto ucciderla, rubandole per sempre il soffio vitale e tingersi le mani di quel colore scarlatto che adesso sembrava adorare.
 
Posò un attimo gli occhi su quel drago dagli oscuri segreti ed in lui si accese una piccola scintilla di luce, la curiosità che sempre lo aveva contraddistinto ma che durò appena un secondo poiché l'oscurità la fece sparire come se non fosse mai esistita, così il ragazzo chiuse gli occhi stanco, cadendo in un sonno popolato di immagini strane ed emozioni ancora più particolari, sembravano quasi ricordi di un altro.
 
Spalancò gli occhi circa due ore dopo, quando sentì un forte bussare alla porta esterna del suo ufficio, non quella che dava al negozio, che si spalancò, mostrando la figura del cliente.
«Ehilà! Siete stato veloce!» esclamò felice lui nonostante l'aria gelida, sedendosi di fronte al corvino che sollevò un sopracciglio, ponendo una muta domanda che fu subito colta dal signore.
«Oh giusto, oltre che collezionista e mecenate sono anche un hacker, così mi sono infiltrato nella rete di sicurezza e ho usato le telecamere per controllare» cercò di essere conciso e breve, mentre sentiva che l'aria si faceva sempre più opprimente e gelida ,come se la morte fosse lì presente.
Shi allora si alzò, prendendo con sé il vaso, ma appena l'uomo provò a dire qualcosa, il corvino gli scoccò un’occhiata che bloccò ogni minimo movimento, anche il semplice respirare, che venne trattenuto per un paio di secondi.
Quindi il ragazzo gli si portò alle spalle, sollevò il vaso sopra la testa ed infine lo calò con forza sul cranio dell'uomo che lo tramortì, facendogli sbarrare gli occhi dalla sorpresa prima di crollare riverso sulla scrivania che gli si trovava davanti, mentre alcune schegge che erano penetrate fin nel cervello facevano uscire rivoli di sangue che cadevano lungo il collo e finivano sul pavimento.
Shi, dentro di sé, sentiva un senso di appagamento e potenza che mai aveva provato prima, neanche nelle sue numerose avventure.
 
Uscì quindi dalla stanza, ritrovandosi nel negozio vuoto, fatta eccezione per la donna che era dietro il bancone intenta a leggere una rivista.
Il ragazzo gli arrivò velocemente alle spalle, e dopo averla fatta girare e sbattuta violentemente contro il bancone, le strappo il vestito.
«Shi! Che... che vuoi fare?» chiese incerta la donna con la voce incrinata, mentre sentiva salire in lei una paura sempre maggiore, il ragazzo non rispose, più semplicemente la sollevò per i fianchi e la sdraiò a forza sul bancone.
 
Più la rossa si dimenava e combatteva e più Shi si divertiva.
La fece sua con forza vedendo gli occhi della donna allargarsi dallo stupore e dal dolore, mentre del sangue scivolava percorrendo le sue gambe, e vedendo quel dolore e la morte che pian piano si avvicinava negli occhi cioccolato, il corvino continuò il suo lavoro. Quando finì, dopo essersi svuotato dentro di lei, prese un coltello che sapeva trovarsi sotto il bancone e la sgozzò, vedendo il sangue schizzare ovunque e la vita che abbandonava il corpo.
 
Quel senso di potere e appagamento tornò di nuovo, questa volta più forte, per aver ucciso due persone in poco tempo.
 
*
 
«Devo andare…li devo incontrare».
 
Tornando verso casa, per prendere il necessario per il viaggio che l’aspettava, Carhan notò che il paesaggio ghiacciato, che prima tanto odiava, era di una bellezza sconvolgente. Ogni ruscello, ogni ramo d’albero, ogni cosa scintillava alla luce del pallido sole che vi era quel giorno, come fosse ricoperta da tanti piccoli diamanti.
Si sentiva diversa. Era diversa.
Passando per il villaggio provò l’impulso di salutare chiunque le passasse accanto, e di augurare loro una buona giornata, cosa che non faceva più da quando era morta sua madre.
 
Arrivata a casa con negozio annesso, Carhan si fiondò tra le braccia del padre abbracciandolo forte e lasciandolo inebetito. Era da sei anni che sua figlia non lo abbracciava.
«Carhan… ti senti bene?» le chiese l’uomo, che rimase ancora più stupito quando la corvina sollevò gli occhi ad incontrare i suoi. Erano gli stessi occhi che sua figlia aveva da sempre, certo, ma al contempo erano differenti. Erano pieni d’amore verso di lui e verso qualunque altra cosa.
 
«Perdonami Papà… mi sono comportata malissimo con te in questi anni, ma io ti voglio bene, davvero tanto Papà» disse lei, lasciando l’uomo sempre più sconcertato, sconcerto che aumentò quando Carhan gli disse che doveva partire per chissà quale viaggio.
«E dove pensi di andare?» le chiese suo padre, mentre la vedeva riempire una borsa con alcune sue cose.
«Non lo so ancora, ma io devo andare, li devo incontrare» rispose, mettendosi i pattini e sfrecciando fuori dal negozio.
«Carhan, aspetta! Chi devi incontrare?» chiese l’uomo, che vide la figlia voltarsi sorridergli e gridargli di volergli bene, per poi sparire.
 
Avrebbe dovuto fermarla, lo sapeva, ma non ci era riuscito.
Era rimasto troppo sorpreso dal suo cambiamento, e poi era giusto che i figli cercassero altrove il loro futuro, e quello di Carhan, decisamente, non era a Triasia.
Quella era sua figlia non c’erano dubbi, ma allo stesso tempo era come se non fosse più lei.
Rientrò sospirando nel negozio, chiedendosi se la sua bambina sarebbe mai tornata a casa.
 
*
 
«È giunto il momento di incontrarci di nuovo» disse al vento.
 
Stava camminando verso la stazione poco fuori dalla città con passo moderato e tranquillo da pochi minuti, percepiva tutto in maniera diversa, le sensazioni, i cinque sensi, tutto era cambiato in lui, e questo non solo gli piaceva ma gli sembrava fosse sempre stato così.
 
«Shou! Ehi Shou!» una voce richiamò la sua attenzione, si voltò verso uno dei tanti bar all'aperto riconoscendo Edward e Ageha, due suoi amici, e li salutò con un gesto della mano ed un sorriso. Uno dei due lo invitò ad avvicinarsi mentre l'altro mostrò, con le dita della mano, il numero tre al barista, segno che aveva ordinato tre caffè.
 
Shou, ad un passo dal bancone, venne urtato da un energumeno che si stava dirigendo verso la strada, e gli cadde il cappello. Raccolse il cappello e mormorò un «La prossima volta non la passerai liscia.» per poi pulire il prezioso copricapo e rimetterselo in testa, raggiungendo gli amici con aria totalmente tranquilla e pacata.
 
Dopo aver bevuto il caffè e scambiato due parole con gli amici li salutò con la scusa che doveva andare a incontrare delle vecchie conoscenze.
 
«Ehi Ageha!» disse uno dei due ragazzi.
«So cosa stai pensando Edward, quello non è Shou! O almeno non del tutto.».
«Già... Quel desiderio di vendetta verso quell'uomo, la rabbia che ha soppresso per miracolo... Chissà cosa gli è successo!».
«Direi di seguirlo e vedere cosa combina!» propose Ageha, e così fecero.
 
Shou, intanto, era tornato sui suoi passi ed era ormai ad un centinaio di metri dalla stazione quando, il solito uomo del bar, lo urtò ad una spalla.
«Ehi moccioso!» sbraitò quello, un gigante di due metri tutto muscoli.
«Mi dica tutto!» rispose il ragazzo, togliendosi il copricapo e sorridendo tranquillo.
«È già la seconda volta oggi! Mi sa che dovrò insegnarti le buone maniere!» concluse con sguardo minaccioso, facendosi schioccare le ossa delle mani.
«Ne è sicuro, signore?» chiese sorridendo. Poi si rimise il cappello, la mano non abbandonò mai il copricapo che celava gli occhi rendendo visibile solo la bocca, il suo sorriso si trasformò in un lieve ghigno e poi continuò. «Sarebbe un vero peccato se lei, oggi, perdesse la vita per mano mia.»
L'uomo, così come le due spie, rimasero paralizzati di fronte a tanta tranquillità, il castano invece superò il gigante e, mani nelle tasche della giacca, riprese il suo cammino.
 
Ageha e Edward uscirono dal nascondiglio ed il primo provò a richiamare l'amico!
«Shou! Shou! Ehi Shou!» urlava con le mani intorno alla bocca. Il castano neanche si voltò, estrasse la mano sinistra dalla tasca e la alzò quasi a voler salutare.
 
Una mano si posò sulla spalla di Ageha, voltandosi vide l'amico scuro in volto che scuoteva la testa con aria pessimista.
«Lascia perdere.» disse Edward «Quello non è più Shou!»









Buongiorno a tutti! Ecco a voi il primo capitolo!

In questo capitolo i nostri quattro ragazzi sono partiti per il loro viaggio. Cosa succederà durante il loro cammino? Lo scoprirete molto presto nei prossimi capitoli!
Ci teniamo a ringraziare veramente tutti quelli che stanno leggendo questa storia e che ci hanno lasciato una loro recensione, veramente grazie! ^^
Un grosso saluto, alla prossima!


Carhan - Michiko - Shi - Shou

 
  
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