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Autore: gocciolepavesi    03/03/2014    1 recensioni
"Lou.."
"Si, Hazz"
Stavo per dirglielo. Erano passati circa due mesi da quando mi ero reso conto di essermi innamorato del mio migliore amico. Perché si, lo amavo.
Eppure mi sembrava tutto così strano, perchè era bastato Louis Tomlinson per mettere in dubbio la mia eterosessualità e far crollare tutte le convinzioni con cui avevo vissuto prima di incontrarlo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Lou.."

"Si, Hazz"

Stavo per dirglielo. Erano passati circa due mesi da quando mi ero reso conto di essermi innamorato del mio migliore amico. Perché si, lo amavo.

Amavo i suoi occhi, di un celeste chiaro e vivo. Mi ci sarei perso in quegli occhi, prima o poi.

Amavo le sue labbra, così sottili e lisce. Avrei tanto voluto baciarle, assaporarle. E prima o poi lo avrei fatto.


Amavo i suoi capelli color castano chiaro, e trovavo il modo in cui gli ricadevano sulla fronte al dir poco adorabile. Avrei tanto voluto passare le dita in quel ciuffo liscio, scompigliandoglielo magari.

Amavo i suoi lineamenti, così belli e delicati per un ragazzo.

Amavo il suo corpo, né troppo magro né troppo grasso, perfetto. E il fatto che fosse più basso di me, nonostante avesse quasi tre anni in più mi faceva sorridere dalla tenerezza. Perché si, Lou era l'essere più tenero che sia mai esistito.

Amavo il suo carattere così solare, spontaneo, allegro, divertente, ma fragile allo stesso tempo.
Louis era gentile, sincero, vivace, originale, permaloso e amava far ridere gli altri di cuore. Non c'era un aggettivo per descrivere il mio migliore amico, neanche definirlo 'perfetto' gli avrebbe reso giustizia. Perché Louis era vita, e la vita non è perfetta. La vita è bella ma difficile allo stesso tempo. La vita è inaspettata. La vita è il dono più bello che qualcuno possa avere.

Amavo anche il suo fondoschiena, al dir la verità.

Eppure mi sembrava tutto così strano. Io, Harry Styles, etero convinto fin dalla nascita, ruba cuori di Holmes Chapel, mi ritrovavo ad avvampare appena i suoi occhi color oceano si posavano su di me. Le mie guance si facevano color porpora ad ogni suo tocco. Ogni volta che lo guardavo una mandria di bisonti correva nel mio stomaco, mettendolo sottosopra. Altro che farfalle.
Era quindi bastato Louis Tomlinson, per mettere in dubbio la mia sessualità e far crollare tutte le convinzioni con cui avevo vissuto prima di incontrarlo. Ed ora, averlo lì, sdragliato accanto a me e a pochi centimetri dal viso, non mi aiutava per niente. Non avrei continuato a luogo a tener nascosto questo mio sentimento per lui, non sarei mai riuscito a tenere a bada i miei istinti di sedicenne sessualmente confuso e in piena crisi ormonale.
Proprio per questo avevo deciso di dichiararmi. Insomma, quale migliore occasione se non quella?


Eravamo sdraiati sotto alla vecchia quercia che si trovava sulla collinetta poco distante dagli studi di xfactor. Erano le dieci di sera, e il cielo era ricco di stelle.
Potevano distinguersi anche alcune costellazioni, non che io ne capissi molto. Infatti "Quella è l'orsa maggiore?" avevo chiesto, indicando quello che per me era solo uno stupido ammasso di stelle, per sviare il discorso. Era stato un momento di debolezza, forse avevo bisogno di prendere ancora un pò di coraggio, perché si, avevo paura.
E se lui non ricambiasse? Insomma, avevo capito fin dal primo momento che Louis non fosse pienamente etero. Si comportava troppo da sassy, non poteva esserlo. Ma se mi sbagliassi? Cercai di scacciare via quei pensieri mentre lui si avvicinava a me.

"Bravo, Harreh. Vedo che hai studiato." disse divertito. Io sorrisi.
"E come faccio a riconoscere la stella polare?" chiesi. Ma che stavo dicendo? Da quando mi interessavano le stelle?
"Vedi Hazza.." aveva detto, continuando ad avvicinarsi a me "Basta unire le stelle Merak e Dubhe, le stelle alfa del Grande Carro, e moltiplicare la loro distanza di 5 volte. La prima stella che vedi, poi, è la stella Polare, che si trova nella coda dell'Orsa Minore." Indicò poi la grande stella in questione, come se a me davvero importasse di uno stupido corpo celeste formato da idrogeno ed elio, avendo a così poca distanza l'essere più bello del mondo. In effetti a Louis piaceva davvero molto l'astronomia, come mi aveva detto, e ciò lo rendeva ancora più affascinante ai miei occhi.

Probabilmente si era reso conto che non lo stavo più ascoltando, preso dai miei pensieri, quando "Harreh!" mi richiamò, "potevi anche dirmelo che ti stavo annoiando."
"Scusa" sussurrai, "è che mi ero incantato." Merda, ora mi sgama. Perché non chiudo la bocca per una volta?
"Ah si?" aveva detto, divertito, "E cosa ti eri incantato a guardare di così bello da distrarti dalla mia fantastica spiegazione?" Modesto il ragazzo, eh. Abbassai lo sguardo, sentivo i suoi occhi scrutarmi, osservarmi.
"Te." sussurrai. Solo dopo aver preso coscienza di quello che avevo affermato mi resi conto che stavo tremando. Sperai con tutto me stesso che non lo avesse sentito, ma al quanto pare mi stavo illudendo. Perché si, lui aveva sentito e come.
Ma un "Aww, Harreh" uscì dalla sua bocca sorridente "così mi fai arrossire."
Aveva frainteso tutto. Lo vedeva come un gioco, come uno scherzo. Da una parte me ne rincuorai, ma dall'altra questo mi rese ancora più timoroso. Ero sempre più convinto, ormai, che non sarei mai piaciuto a Louis, o almeno non nel modo che intendevo io.
E sentii gli occhi pizzicarmi, farsi lucidi. Lui se ne accorse, così "Hazz, cosa ti prende?" sussurrò dolcemente, mentre con due dita mi alzava la testa, in modo che le mie iridi verdi potessero scontrarsi contro le sue azzurre.
E rimanemmo così, per un tempo che a me parve infinito, a guardarci. Ancora sdraiati uno vicino all'altro, lui però alzato su un gomito, proteso verso di me, mentre con la mano dell'altro braccio mi teneva alzata la testa.

"Niente" dissi, chiudendo per pochi secondi gli occhi. Lui mi asciugò una piccola lacrima che mi scendeva luogo la guancia passando dolcemente il pollice su di essa.
Mi beai di quel contatto.
"E per qualcosa che ho detto?" chiese, mortificato.
E fu allora che scoppiai, perché davvero non ne potevo più.
"No, è che sono stufo, Louis." avevo detto, arrabbiato, mentre lui continuava a guardarmi.
"Sono stufo di dover nascondere quello che provo per te, stufo di dover fingere che vada tutto bene, stufo di dover fare l'amicone del cuore quando vorrei solo baciarti." Non so dove presi il coraggio, ma continuai. "Ti odio, Tomlinson. Odio il fatto che tu possa condizionare così tanto il mio umore. Odio la strana sensazione nello stomaco che mi viene quando ti guardo. Odio i brividi che mi vengono luogo la schiena ad ogni tuo piccolo tocco. Odio il fatto che tu abbia mandato a puttane la mia eterosessualità. Odio i tuoi capelli, così lisci, odio i tuoi occhi, così azzurri e perfetti. Odio la tua bocca, il tuo naso, le tue mani, tutto. Ti odio. E ciò che odio di più è che non riesco ad odiarti, per quanto ci abbia provato. La verità è che ti amo, Tomlinson. Ti amo più della mia stessa vita, e questo è un sentimento che per quanto ci provi, non riesco a cambiare."

Ecco, lo avevo detto. La mia voce era rotta dal pianto, dalle lacrime che mi rigavano le guance.
Tremavo.
Lui mi fissava a bocca aperta, incapace di emettere alcun tipo di suono.
Nonostante tutto, aggiunsi "E ora odio me stesso, perché con il mio egoismo ho appena mandato a puttane la nostra amicizia!" avevo urlato.
Questa volta fu lui ad abbassare lo sguardo. Me lo scrollai di dosso bruscamente e feci per alzarmi, ma lui mi afferrò un polso per bloccarmi.
Mi voltai, anche lui aveva gli occhi lucidi.

"Aspetta" disse, "poco fa hai detto che volevi baciarmi. Fallo."
Non me lo feci ripetere due volte. Avvicinai le mie labbra alle sue in un bacio casto, per poi approfondire quel contatto. Le nostre lingue iniziarono a giocare, a rincorrersi, ed il tempo parve fermarsi. Quello era sicuramente uno dei baci più belli della mia vita: romantico, passionale, da mozzare il fiato.
C'eravamo solo io, Lou e il nostro amore.
Rimanemmo lì a baciarci per molto tempo, costretti però a staccarci per riprendere fiato. Una delle sue mani tra i miei ricci, le mie braccia a cingergli i fianchi.

Trascorremmo lì la notte, sotto quella vecchia quercia. Mi addormentai accoccolato sul suo petto, mentre lui con un braccio mi teneva stretto a se, come se potessi scappargli. 

Mi parve di sentire un "Anch'io ti amo, Harry." ma non ne ero sicuro.
Ormai mi ero già abbandonato tra le braccia di Morfeo.









Spazio autrice.
Volevo ringraziarvi per essere arrivati fin qui.
Questa os è il frutto di una notte di delirio che avrei dovuto passare sui libri, ma come potete vedere così non è stato (pazienza, un quattro in latino non guasta mai).
Vorrei scusarmi per la probabile presenza di errori di battitura.
Spero che questa piccola storiella vi sia piaciuta:) (lasciate qualche recenzione, non vi mordo mica, lol)

Annalisa.
  
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