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Autore: Atomic Chiken    03/03/2014    1 recensioni
Cominciò a buttare giù le parole, una, due, cinque, venti, trenta. Si fermò. Aveva di nuovo caldo, ancor più di prima. Si lasciò prendere dal panico e portò le mani alla gola.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silenzio. Silenzio totale. Immerso in esso, Ilyas chiuse gli occhi. Aspirò tutta l'aria possibile e la buttò fuori come un ospite indesiderato. Ripetè l'operazione più volte fino a diventare parte del silenzio stesso. Rilassò i muscoli, le ossa, gli organi, le parti più minuscole del corpo. Liberò la mente da tutti i pensieri, anche quello che più lo assillava. Eliminò tutte le immagini, una ad una, proseguendo con le parole ed infine i suoni. Eliminò anche l'insopportabile impulso di grattarsi. Rimase immobile per un paio di minuti ed una volta stabilizzato il controllo, concentrò tutta l'attenzione in un'unica direzione.
Xialiu
Niente doveva mancare. Portò alla luce tutti i piccoli dettagli del volto dell'uomo, conseguì con il corpo. Ricreò anche il neo che aveva sul braccio, la cicatrice sulla testa rasata, quegli occhi di ghiaccio.
Xialiu
Ripensò ai momenti che aveva passato con lui, tutti i ricordi possibili. Ci fu un fastidioso suono nella piccola stanza in cui si trovava Ilyas. Per un attimo perse il controllo delle immagini. Aspirò, espirò, stabilizzando lentamente ciò che aveva creato.
Xialiu
Udì qualcosa.
..Yas..
Quasi come delle interferenze radio, le parole cominciarono a prendere vita
Ilyas
Mantenendo la calma e tentando di non perdere l'immagine di Xialiu, Ilyas parlò
Mi dispiace aver dovuto richiamarti, ma ciò che devo dirti è di vitale importanza
La testa dell'uomo immerso nella meditazione fu percorsa da altri strani suoni
Lo so. Il tempo è volato, Ilyas. Ed io non ne ho molto a disposizione. So di cosa devi parlarmi
Il portone è ormai aperto.
Ad Ilyas parve di sentire un sospiro dentro di se
E tu vuoi il mio aiuto per richiuderlo
Non voglio rubare il tuo tempo prezioso. Ma devo sapere un'altra cosa, prima. Perché?
Nessuno proferì parola e per dei minuti interminabili Pendergast pensò d'aver perso il contatto.
Ero un uomo disperato. Disperato oltre i limiti dell'immaginabile. Nessun metodo sembrava servire per riportare Helen al mio fianco. Fino a che, durante una delle mie mille meditazioni, incontrai lui. Mi promise Helen, e ciò mi bastò per perdere ogni pensiero razionale. Sono stato un incoscente ad aprire il portone, non sapevo cosa era capace di liberare. Helen non è mai arrivata, il mio corpo è stato rubato ed ora mi trovo qui.
Sai dare un nome, a lui?
Elias.




L'immagine di Xialiu oscillò ripetutamente mentre la mente di Ilyas veniva invasa da pensieri d'ogni genere.
Aspirò, espirò. Inutilmente.
Elias.
I muscoli del volto si contrassero in una smorfia.
Aspirò ed espirò ancora una volta.
Xialiu pronunciò senza sosta. Al rallentatore, i pezzi tornarono a ricomporsi.
Xialiu
Non perdere il controllo, Ilyas. Sei indispensabile, ora più che mai
Hai qualche idea?
Sei tu il genio, qui. Lo sei sempre stato Pendergast. Illuminami
Ti cederò il mio corpo
Le parole all'altro capo traballarono
Sei forse uscito fuori di senno?
No
Entrare nel tuo corpo Ilyas, e perché mai?
Sei un esperto nel richiudere le cose. Lascio l'onore a te, mentre io lavorerò da lassù
Non penserai mica di..

Oh no
Certamente
Mai
Dobbiamo correre il rischio
Lo sai che non mi è mai piaciuto correre
Nemmeno a me, se è per questo.




Andy uscì dall'auto tutto raffreddato. Erano giornate maledettamente fredde, quelle. E non aveva nemmeno la giacca! Provando un brivido corse verso l'edificio dove lavorava. Era un minuscolo ufficio pieno di gente di merda che puzzava altrettanto di merda. Appena oltre la soglia fu attraversato dal calore che sognava da un'eternità. Provò anche una voglia incredibile di vomitare, lì, sul tappeto che c'era all'entrata. Sorpreso per quell'improvviso malessere, rimandò indietro il rigurgito e attraversò il salone a passi svelti. Qualcuno lo salutò e Andy rispose noncurante. Aveva ancora la nausea, e saliva man mano che avanzava. Quel maledetto tempo gli stava facendo venire la febbre. Dannazione, proprio a pochi giorni dal discorso che doveva tenere. Aprì la porta e quasi si buttò sulla sedia, sollevato di avere le chiappe appoggiate su qualcosa. Guardò lo studio con qualcosa di diverso. Tutto gli sembrava diverso. La febbre. Gli stava dando alla testa, quella febbre. Aprì il cassetto e si scolò una bustina d'aspirina. Sospirò e tornò a guardare la porta. Cosa c'era che non andava? Tutte le cose erano al loro posto. Non c'era nulla di diverso, nella postazione degli oggetti. Diverso. Non si sentiva mica lui, diverso?
Sciocchezze
Si alzò.
Non..
Avanzò verso la porta ferocemente.
Cosa..
Uscì in corridoio e corse verso l'uscita come un forsennato. Si fermò al centro del salone dell'entrata, guardando tutte le facce che lo fissavano.
Sentì uno strappo. Dove? Dentro? Dentro dove?
Ne sentì un altro, più forte. Cercò di urlare, chiedere aiuto a quegli esseri inutili che lo squadravano come se fosse pazzo.
Cominciò a provare una strana sensazione, quasi stesse volando. Con occhi che non sembravano più suoi vide le espressioni terrorizzate dei colleghi. Cos'avevano da guardare? Cosa c'era che non andava?
La febbre. Giusto. La fottutissima febbre.
Sentì un groppo alla gola, gli girò la testa come non mai. Tentò di muoversi invano. Era bloccato e guardava inorridito la scena. Vide se stesso stendere la Howard con un pugno, quella vecchia racchia Howard che gli stava sul culo. Vide se stesso strangolare Luth. Cosa gli aveva fatto Luth?
Vide se stesso stendere tutti come un indemoniato. Anche quella povera Jessica che gli piaceva tanto. Vide se stesso correre per strada, correre così veloce che gli parve tutto sbiadito. Vide se stesso volare fuori dal proprio corpo. E, prima di finire tra le braccia dell'oscurità, vide il mondo morire.

  
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