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Autore: miatersicore23    03/03/2014    4 recensioni
AU: Tutti umani! Ambientazione: Londra 1864.
La duchessina Elena Gilbert è cresciuta nelle credenze e nell'educazione dell'alta società di Londra.
Quando riceve in una lettera, la proposta di matrimonio da parte di un giovane e ricco nobiluomo, infatti, ne resta lusingata senza però badare ai suoi sentimenti.
Presto però, senza accorgersi, dovrà avere a che fare con l'amore che nascerà con la persona sbagliata al momento sbagliato.
Dal quinto capitolo:
-Per questo. – le sussurrai staccando di poco le labbra dalla sua pelle per scendere più giù sullo zigomo dove la baciai di nuovo – e per questo. – il mento – per questo – la gola e il mio naso era impregnato del suo odore. Ero completamente assuefatto e quella ragazzina mi stava completamente mandando fuori controllo. Tutto di lei mi attirava sempre di più al suo corpo e alla voglia di tenerlo accanto al mio. Sollevai la testa, deciso a baciare le sue labbra, e non come aveva fatto mio fratello, con l’innocenza di una promessa di amicizia, ma con il puro desiderio che da pochi giorni si era impossessato di me.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Jenna Sommers | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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14.
E alla fine riuscire a dirtelo non fu poi così difficile.
(Damon)
Le presi la testa tra le mani e me la portai vicina. Le sue labbra si scontrarono contro le mie non appena la carrozza partì. Di nuovo quella scena. In viaggio verso Mystic Falls, mentre ci stavamo baciando. Era una sensazione splendida baciarla e baciarla ancora, stringerla a me e respirare il suo profumo.

“Ti amavo Elena. Ti amavo e non te lo avevo ancora detto, ma forse tu lo avevi già capito. Come poteva non sembrare quanto mi rammollii per una donna? Ti amavo Elena. Sei la cosa più bella che mi sia capitata tra le mani ed eri anche bella quando nella locanda ti baciavo, dimenticandomi ciò che mi dicesti, e la mia ferita sul labbro si riaprì. Il sangue scivolava fuori lento e a te non faceva ribrezzo. Continuavi a baciarmi senza pensare a che orribile mostro ero in quel momento e non badavi al sangue che ti macchiava le labbra e il collo. Era come se ti piacesse sentire il sapore ferroso di esso e mi baciavi e io baciavo te. Ti amavo Elena. Ti amavo e ti amo ancora.
Adoravo sentire le nostre labbra unite. Il nostro sfiorarsi mi mandava in estasi e con il passare del tempo mi rese completamente e irrimediabilmente dipendente da te. Avrei voluto seguirti in ogni luogo come un cagnolino innamorato e devoto. Perché mi rendesti così Elena. Il tuo umile ed eterno servitore.”

Mi piaceva anche il fatto che lei non mi respingesse e non opponesse resistenza. Si lasciava prendere e la potevo trascinare senza esitazioni in un vortice di amore. Solo amore per la mia dolce Elena.


-  Dovremmo smetterla, le ferite ti fanno ancora male. – mi sfiorò attentamente il taglio sul fianco coperto dalla camicia.

È vero, mi faceva male, ma non era a causa sua. Il viaggio in carrozza era una vera tortura.


Osservai il suo volto preoccupato: le sopracciglia leggermente corrucciate, la bocca socchiusa e gli occhi attenti ad ogni mio movimento. Era bellissima anche con quell’espressione.

- Non preoccuparti delle mie ferite, stanno bene.

 Le accarezzai una guancia e lei inclinò il viso per approfondire quel contatto piacevole. Chiuse leggermente gli occhi e prese la mia mano tra le sue. Mi avvicinai lentamente a lei e la baciai. Ancora. Lei sorrise e il suo sorriso fu indimenticabile. Scesi più giù dove assaporai la pelle del suo collo vicino all’orecchio, poi sulla gola e sulla clavicola. Mi fermai lì, sullo scollo del suo vestito. Non avrei mai immaginato che mi permettesse di toccarle il seno, anche se solo in parte. Lei intrecciò le sue mani trai miei capelli e la sentii giocherellare con ogni filo nero della mia testa.

Un piccolo sbalzo della carrozza e io gemetti leggermente per il dolore che mi provocò. Fu in quel momento che Elena si allontanò. Dannazione!


- Seriamente, Damon. Non ti devi sforzare. – mi rimproverò, ma io non volevo cedere.

- Cosa dovremmo fare se non baciarci allora? – provai ad avvicinarmi nuovamente alle sue labbra – Io non trovo nessun’altra cosa in cui impegnarmi in questo momento. – ma lei mi spinse indietro premendo le mani sul mio petto.

- Potremmo parlare, per esempio. Alla locanda volevi dirmi qualcosa, ma Alaric ci ha interrotto. Che cos’era?

La presi per i polsi e la tenni stretta a me guardandola negli occhi. Era allegra, lo si vedeva dal suo sguardo e da come stava sorridendo. Chissà come avrebbe risposto alla mia dichiarazione. Alla locanda le stavo per dire di amarla, che era la cosa più importante della mia vita, ma Ric ovviamente si presentava sempre nei momenti meno opportuni. Grazie amico!

Le sciolsi i lacci del corpetto che le stringevano il busto. Come facevano le donne ad indossare una cosa così stretta, non l’ho mai capito. La liberai da quel peso e la stavo per scoprire completamente, quando decisi di fermarmi.
Volevo essere sicuro … volevo essere sicuro che lei ricambiasse i miei sentimenti e quindi mi fermai. Era lì davanti a me con i suoi splendidi occhi che mi chiamavano con desiderio e io non volevo fare altro che renderla mia in quel momento, ma lei doveva sapere.
Le volevo dire di quanto era sbagliato il suo pensiero su di me, che io da lei non volevo solo sesso. Volevo farci l’amore e non una volta, ma mille.
Mille e altre mille.
Quanto avrei voluto essere al posto di mio fratello! Quanto avrei voluto essere quel povero sfigato che era costretto a sposarsi per fare un favore ai Gilbert.


- Elena! C’è una cosa che voglio dirti prima. – prima di amarti, prima di andare avanti, prima di fare tutto quanto, avrei voluto esserne sicuro.

Avrei voluto liberarmi dai miei pensieri, avrei voluto renderti partecipe della mia vita.


La guardai e lei guardò me impaziente di scoprire cosa dovevo dirle. Mai ho pregato nella mia vita quanto in quel momento.
Sperai che con quelle parole, lei non si allontanasse da me definitivamente.
Stavo per farlo. Stavo per dirle tutto e non ci sarebbe più stato ritorno. Stavo per essere sincero per la prima volta e per la prima volta tutto il dolore, tutte le mie preoccupazioni del mio passato svanirono per far esplodere quell’amore che proteggevo solo per lei.

Ma il mio tentennamento mi costò caro, visto che poco dopo entrò nella camera Alaric che ci sorprese abbracciati e in procinto di assumere atteggiamenti intimi. Più che altro lui si sorprese quando vide Elena avvinghiata al mio petto nudo e io che non fiatavo nonostante il dolore che mi  procurava.

Quello, però, era un dolore piacevole. Un dolore che sapeva di dolcezza e mi accarezzava con calore, perché lei aveva appena sfiorato le mie ferite con le labbra e io, che avevo già dimenticato l’imboscata che qualcuno mi aveva preparato, mi scordai anche di avere le ferite.

Alaric sorprese lei quasi a torso nudo mentre io le accarezzavo le spalle e le scapole ormai scoperte. Presi immediatamente il lenzuolo bianco che giaceva ai piedi del letto e, anche se un po’ sudicio, lo posizionai sulla ragazza coprendola e evitandogli di provare un certo tipo di vergogna.
Ric rimase quasi allibito. Infondo, Elena era la nipote della sua quasi fidanzata, ma io ero il suo migliore amico e in un certo senso non si stupì di trovarci in quella situazione.

 Qualche mese prima, quando me ne andai da casa arrabbiato e disperato, inaspettatamente mi liberai per la prima volta di quel peso. Dissi a lui e a Rose che ero innamorato di Elena, mi feci scivolare via quella sera per la prima volta un peso che più non sopportavo.
Povero Ric! Lui mi sopportò per mesi, ascoltando le mie parole su Elena, su quando fosse bella e su quanto mi mancava, ma alla fine quella era una piccola vendetta. Perché solo Dio sa quante volte l’ho sentito parlare sulla sua Jenna, l’ho sentito vaneggiare sul suo amore nascosto a tutti e solo allora mi resi conto di quanto io e il mio amico fossimo legati da un destino tanto simile.

Innamorati di una donna che molto probabilmente nostra non lo sarebbe stata mai.


Perché lui è Jenna non potevano stare insieme? Perché lui aveva perso da poco la moglie e lei non sopportava le malelingue.
Perché io ed Elena non potevamo stare insieme? Perché lei doveva sposare mio fratello per un motivo o per l’altro, e ad ogni modo non ero sicuro che lei ricambiasse i miei sentimenti.


- Scusatemi. Io … io non volevo interrompervi.

Elena arrossì violentemente in volto. Forse si rese conto per la prima volta di ciò che stava per fare. Quel “non volevo interrompervi” la ridestò da suo qualsiasi altro pensiero. Si allontanò rapidamente da me, anche se io non ne fui felice, e strinse più che poté a sé stessa il lenzuolo per coprirsi. Poiché nessuno la teneva stretta in vita ed era libera nei movimenti, vidi il suo bustino scivolare via, sotto il lenzuolo. Dalla vita in su era completamente nuda e se non fosse stato per quello strato bianco che la proteggeva, allora io non avrei resistito.

Ric, notando l’accaduto, uscì fuori e richiuse la porta imbarazzato. La guardai aspettando che si rivestisse, ma lei ancora indugiò nello stringere le mani sul tessuto grezzo.


- Ti potresti girare, per piacere?

Rimasi un po’ deluso da quella sua richiesta e non perché desiderassi vederla nuda, certo anche quello, ma soprattutto perché fino a due minuti prima lei non mi stava respingendo, anzi sembrò piuttosto contenta ed eccitata di prestarsi al gioco con me.

- Certo.

Voltai il capo dall’altra parte e feci di tutto per tenere a bada i bollenti spiriti quando sentii il suono del lenzuolo che le sfiorava la pelle e scivolò via. Era vicina a me e il suo braccio nudo toccò la mia mano accidentalmente. La consapevolezza che lei fosse lì accanto prese possesso di me. Avevo la voglia di girarmi e di ammirare la sua bellezza integra, ma non lo feci. Per lei l’atmosfera si era raffreddata da quando era entrato Alaric.

Mi toccò la spalla e mi guardò negli occhi. Al diavolo, era bellissima anche così vestita! Ci sarebbe stato tempo per quello. Tutto il tempo dell’universo. Io l’avrei aspettata.

Mi sorrise e io non potei fare a meno di ricambiare quel sorriso così luminoso con uno altrettanto splendido, ma nell’allargare le labbra lo spacco ritornò a farmi male. Gemetti di dolore e lei istintivamente posò la mano sulla mia bocca. Il suo profumo, ancora il suo profumo ad inebriarmi. Era come una pozione che mi mandava fuori di testa.

Le diedi un bacio e poi un altro e un altro ancora. Continuai e avrei potuto continuare all’infinito perché non sarei mai stato sazio della sue labbra. Mai.


- Damon mi stai ascoltando? – fu la sua voce a risvegliarmi.

Mi ero perso nei miei dolci ricordi che comprendevano ovviamente solo lei e i suoi sorrisi.
Forse era arrivato il momento di dirle tutto, di confessarle il mio amore senza tralasciare niente. Sarei stato completamente sincero con lei. Lo dovevo anche a me stesso, perché non ce la facevo più a trattenermi. Avevo bisogno di urlarlo dalla gioia.


- Si è vero, alla locanda ti volevo dire qualcosa. – le sussurrai.

Avrei voluto sembrare dolce, ma la mia voce risuonò roca nell’abitacolo.
Mi avvicinai ancora di più a lei e tenni stretta tra le mie mani la vita. Sfiorai il suo naso con il mio e le accennai un dolce sorriso.
Da quando Damon Salvatore era diventato così timido? Sentivo le mie mani tremanti e per un attimo ebbi paura che lei non ricambiasse  i miei sentimenti.


- E cosa vorreste dirmi, signor duca?

(Elena)
- E cosa vorreste dirmi, signor duca?

Da quando ero diventata così? Io che guardavo maliziosa un uomo che non avrebbe dovuto essere il mio, che lo baciavo con passione e che giocavo con lui a fare i fidanzatini di nascosto.
Avevo una grande paura su ciò che voleva dirmi, intuii che doveva essere qualcosa di serio e importante, ma poi guardai il suo sguardo che mi stava scrutando dolce e pieno di desiderio e qualcosa mi tranquillizzò. Lo baciai un’ultima volta prima di ascoltare le sue parole e gettai le braccia attorno al suo collo.
Aprì la bocca per parlare, ma le sue parole rimasero bloccate nell’aria. La carrozza si era fermata. Eravamo tornati a Mystic Falls.


- Damon cosa ti è successo? – Stefan ci venne incontro.

- Qualcuno mi ha scambiato per un sacco da prendere a pugni.

Ci incamminammo verso la villa. Io avevo bisogno di andarmi a lavare e Damon aveva soprattutto bisogno di dormire e riposarsi, visto che per sopportare il dolore delle ferite ci voleva una certa dose di energia.

Arrivò la sera, ma lui non si presentò a tavola per la cena. Con mia grande sorpresa arrivarono zia Jenna e Jeremy da Londra. Io non avrei mai potuto essere così felice. Era presente la mia famiglia e anche se eravamo riuniti a Mystic Falls perché mancavano solo pochi giorni al matrimonio, mi sentivo bene.

Teoricamente nella mia vita stava andando tutto storto, eppure avevo una zia ed un fratello che mi amavano, uno Stefan che anche se non mi amava potevo considerarlo come un fidato alleato e Damon. C’era sempre lui.
Lui con il suo alone di mistero.
Lui e la sua bellezza.
Lui e il suo fascino indiscutibile.
Ma soprattutto lui che mi baciava e io che non ero mai sta così bene come quella volta.  
Damon era entrato completamente nel cuore e si era rinchiuso dentro, non intenzionato ad uscire. Era come una spina nel fianco che però non provocava fastidio e dolore, anzi mi dava piacere e non desideravo altro se non lasciarla lì a farmi del male e a torturarmi.
Non mi importava quali sarebbero state le conseguenze, sapevo solo che volevo stare con Damon e in un certo senso ero sicura che anche lui voleva stare con me. Quella mattina me ne diede conferma. Sia io che lui volevamo sentirci liberi di amare e sinceramente non me ne sarebbe importato un accidente se qualcuno avesse scoperto che lo amavo. Soprattutto perché i miei sentimenti erano evidenti.
Erano evidenti a Stefan, erano evidenti ad Alaric e presto sarebbero stati evidenti anche alla mia famiglia e a lui. Glielo avrei detto e al più presto. Prima del matrimonio, prima di rinchiudermi in una vita senza di lui, avevo bisogno di confessargli tutto. L’indomani l’avrei affrontato.

Ma sinceramente non ce la feci ad aspettare le luci del mattino. Nel mio letto tutti quei pensieri mi stavano tormentando. Ero impaziente, perciò mi limitai ad aspettare la notte, quando tutta Mystic Falls era accolta tra le braccia di Morfeo, quando la penombra mi fece da amica e mi aiutò ad andare da lui.

La notte, dolce momento per vivere, pieno di paure e dubbi, dove le ore buie regalavano l’atmosfera ideale per fare l’amore.
Che pensiero stupido! Eppure, mi ritrovai ad arrossire al ricordo del sogno che avevo fatto, dove io mi concedevo a Damon.

Entrai nella sua camera senza bussare e lo osservai mentre dormiva rilassato ma allo stesso tempo dolorante, mentre un braccio era steso sul fianco e mentre l’altra mano era appoggiata sullo stomaco. Era bello il mio Damon e io stavo commettendo una pazzia.
Presentarmi lì, nella sua stanza, in camicia da notte. Mai lo avrei fatto in precedenza. Mai un uomo mi aveva spinta così tanto da non provare vergogna ed entrare nell’appartamento privato di quella persona che non sarebbe mai stata mio marito. Forse sarebbe stato meglio ritornare a dormire.

Proprio mentre feci marcia indietro la sua voce mi fermò. E fu quell’”Elena” soffiato leggero che continuò a viaggiare per la stanza, seguito da un silenzio pieno di significato, a lasciarmi bloccata sulla soglia della sua porta di spalle a lui, mentre una mia mano cercava invano di stritolare la porta.

Mi voltai e lui mi stava fissando. Si era svegliato.


- Non dovresti essere qui. – mi disse semplicemente.

- Hai ragione forse è meglio che vada via. – gli risposi.

Se non mi desiderava non vedevo perché sarei dovuta rimanere. Era stato uno sbaglio andare da lui per poi dire cosa? Per dire che lo amavo? Si, era sicuramente quello il mio intento, ma forse ero stata inopportuna, forse ero stata troppo impaziente e non avevo ragionato abbastanza.

- Non dovresti essere qui – riprese a dire – ma io voglio che tu rimanga.
Ed eccole quelle semplici parole che mi riportarono al suo capezzale per la seconda volta, per la seconda sera consecutiva.

- Perché sei venuta?

- Perché ho bisogno di dirti una cosa.

- Anche io. – si posizionò seduto per guardarmi meglio negli occhi e fu una cosa bellissima perdersi in quei pozzi così celesti che neanche il cielo poteva essere paragonato ad essi. – Ti amo.

Me lo disse a voce bassa, mentre quasi non riuscii a capire le sue parole. Lo avevo sognato? Sperai proprio di no, ma ancora non ero disposta a crederci. Avevo bisogno di conferme su conferme.

- Puoi ripetermelo, per favore?
Mi prese una mano e dolcemente mi fece accomodare accanto a lui sul suo enorme e morbido letto.

- Ti amo.

La seconda volta mi sembrò più sicuro di sé. Stava anche sorridendo e io non potei fare a meno di ritornare a baciarlo come la sera prima. Mi gettai sul suo corpo di nuovo mezzo nudo e un po’ incurante del solito gemito di dolore.
Sentii il sapore delle sue labbra, il contatto dei nostri corpi che si facevano sempre più vicini e le mia mani che impazienti viaggiavano sul suo petto.
Mi staccai solo dopo un lungo tempo, quando necessitai di un po’ d’aria per riprendermi, ma soprattutto quando mi resi conti di non avergli risposto.


- Ti amo anche io, Damon. Ti amo tanto.

Qualcosa dentro di me cambiò. Come se quell’anno disastroso non fosse mai arrivato, come se nella mia vita fosse entrato solo lui, con il suo sorriso e le sue battute. Con la sua voglia di proteggermi e le sue mani che mi tenevano al caldo.
Cambiai dopo avergli detto quelle parole. Dopo essermi confessata a lui e lo dimostrai facendo la cosa più audace che mai avrei immaginato di fare in vita mio, o perlomeno prima del matrimonio.
Mi alzai dal letto e guardai la sua sorpresa negli occhi, sorpreso perché non si aspettava un distacco del genere dopo avergli detto di amarlo.
Ero davanti a lui, ferma e  immobile, prima di iniziare a sollevare la camicia da notte.
Allora si alzò anche lui per fermarmi.


- Non c’è bisogno … non per forza adesso, se tu non vuoi.

Gli accarezzai il volto con entrambe le mani e lo baciai un’altra volta. Un bacio dolce e pulito come la quiete prima della tempesta.

- Ma io lo voglio, amore mio. – gli risposi.

Fu lui a compiere il primo passo, quella volta. Mi prese in braccio e mi adagiò sul letto continuando a baciarmi, mentre con le mani prese l’orlo del mio pigiama e iniziò ad alzarlo finché non arrivò sul punto più alto delle cosce. Lì si fermò titubante prima di andare avanti. Posai le mie mani sulle sue e lo accompagnai a denudarmi del tutto.
Non ci fu nessuna vergogna. Nessuna delle mie mani prese rapidamente la calda coperta per coprirmi. Ci fu solo il suo sguardo che mi contemplava e io fui lusingata perché mai come in quel momento mi sentii bella dinanzi ad un uomo.

(Damon)
Era bellissima e nuda sotto il mio sguardo, distesa sotto di me. Il viso imporporato, ma non fui certo che lei si vergognasse, sembrava più … accaldata. Accaldata e desiderosa e il mio unico volere era quello di accontentarla.
Se lei voleva, allora lo avrei voluto anche io.
Tornai a baciarle la bocca mentre le sue mani strinsero i miei fianchi ancora indolenziti, ma non mi fecero male.
Mi puntellai meglio sui gomiti per non pesarle troppo e scesi sul collo affondando nella sua calda pelle. Con una mano risalii ad accarezzarle il seno morbido. Assaggiai la sua pelle come se fosse stata una pietanza prelibata, vezzeggiai un suo seno con la lingua, le sfiorai i capelli con le mani mentre lei faceva la stessa cosa a me. Arrivai ad assaporare la sua pancia e lentamente ritornai su, sulle sue labbra gonfie.


- Ripetimelo. – mi disse ancora.

- Ti amo.

- Di nuovo.

- Ti amo.

- Un’altra volta.

- Ti amo.

Avrei voluto che me lo chiedesse ancora, perché io non avrei mai smesso di dirle che l’amavo.
Mi tolsi la parte inferiore dei miei vestiti e finalmente fummo entrambi nudi. Bocca su bocca, mani nelle mani e bacino contro bacino.
Lei allargò le gambe e si avvicinò a me in una tacita richiesta. Entrai in lei lentamente e quella fu la notte più bella della mia vita. Fu stupenda quella notte mentre spingevo in lei e sentii i suoi gemiti di dolore. Sapevo che quella fu la sua prima volta e cercai di essere il più dolce possibile. lei mi sorrise compiaciuta quando raggiunse l'apice del piacere e vederla sotto una luce diversa, dentro un alone di un nuovo calore, mi rese l'uomo più felice del mondo.

Mi svegliai alle prime luci dell’alba, trovandomi accanto un’Elena addormentata che tenevo stretta tra un braccio. Osservai il suo volto illuminato dai deboli raggi del sole e le posai un leggero bacio trai capelli. Si svegliò anche lei, sorridente.


- Buongiorno.

- Buongiorno, amore mio.

Sorrisi e la baciai con passione prima di dirle che se ne sarebbe dovuta andare. Non potevamo permettere di farci scoprire a soli pochi giorni dal matrimonio.

Ma quel giorno nessuno si sarebbe accorto di noi, perché nella villa entrò urlando una disperata Katherine che portava tra le braccia il corpicino privo di sensi di Nadia.



Note finali: eccomi qui con un capitolo completamente Delenoso! A parte l'ultima scena che potrebbe preannunciare qualcosa di non buono, ma non vi approfondisco niente, scoprirete tutto nel prossimo capitolo.
Si, gioisco con voi perché entrambi hanno dichiarato il loro amore reciproco (che cuccioli! *-*) e hanno anche bruciato la Carbonara (come dice mio padre xD)

Per Elena è stato un po' un "glielo dicono, non glielo dico?", mentre il povero Damon è stato interrotto un paio di volte, ma finalmente tutto si è risolto tra le lenzuola! xD
Aspetto i vostri commenti ansiosa e ringrazio tutte le persone che hanno fino ad ora recensito. Baci, Mia <3
 
   
 
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