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Autore: ILoveRainbows    03/03/2014    2 recensioni
Perdersi a Londra se non la conosci può essere spaventoso in un primo momento, ma cosa succederebbe se incontrassi una persona che ammiri, stimi: consideri persino il tuo eroe? Clara potrebbe scoprirlo e chissà...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14

BRYAN
Potevo sentire le ruote della metropolitana che sferragliavano veloci nei binari e ogni singolo piccolo rumore. Da quel giorno, dallo scorso martedì, tutto era cambiato. La mia vita era crollata, non c'era più e quindi avevo iniziato a vivere come un'ombra, vivendo di piccole gioie o tristezze altrui. Era questo che ero diventato, un fantasma di me stesso, di quello che ero stato. Vagavo per le strade nella speranza di incontrarlo, sì, era tutto quello che volevo. Incontrarlo un'ultima volta e dirgli che mi dispiaceva, che ero stato uno stronzo, che non ero arrabbiato e che volevo che ci rimettessimo insieme. Una parte di me sapeva che non avrebbe mai funzionato. Lui non era quel tipo di ragazzo. Era fedele fino alla morte e se non amava una persona non si sforzava di fare buon viso a cattivo gioco. Non poteva. Non era la sua natura e lo capivo, ma faceva male.
La metropolitana inchiodò per la centesima volta e scesi nell'aria primaverile di Kensington. Ero tornato a Londra. Non ce l'avrei fatta a rimanere a Milano. Era lì che era successo tutto. Per tre giorni non avevo voluto vedere nessuno, ma non mi biasimavo. Ero messo proprio male, mi facevo da psichiatra da solo.
Finalmente ero giunto davanti al palazzo giusto. Avevo bisogno di un abbraccio, di qualcuno che mi dicesse che sarebbe andato tutto bene e che non mi avrebbe mai lasciato.
Aprendo la porta dell'appartamento mi sembrò di entrare nella mia tomba.
All'entrata, messe un po' a lato, c'erano due valigie, le mie due valigie, e sopra un foglietto rosso.
"Hai rovinato tutto
Addio
Sean"
Fu come se mi avessero tirato un pugno nello stomaco. Come se Rocky mi usasse come sua personale bistecca per allenarsi e dovetti appoggiare la mano su una delle valigie per non cadere e per aspettare che le vertigini e il senso di vuoto totale sparissero almeno un po'.
Presi le valigie e uscii da quella casa lasciando le mie chiavi con il portachiavi a forma di orsetto che mi aveva regalato Michael tempo prima sul mobiletto all'entrata. Poi mi chiusi la porta alle spalle per l'ultima volta. Era già la seconda porta che chiudevo, il secondo capitolo della mia vita che finiva in così poco tempo e in modo così brusco e quasi inaspettato.
Portai le valigie a casa mia e le lasciai in soggiorno. Diedi un'occhiata in giro. Su ogni mobile, ogni oggetto, ogni ricordo di quella vita a cui non volevo fare ritorno c'era uno spesso strato di polvere. Troppo tempo era passato perché mi riabituassi a stare da solo.
Non potei sopportare oltre la vista e uscii cercando un po' di pace interiore. Camminai per miglia credo. Passai a Westminster e poi arrivai a Soho e Chinatown. Ero uscito dal giro tanto tempo prima, subito dopo che mi ero messo con Michael e non vi avevo più fatto ritorno, non ne avevo bisogno, avevo tutto quello che mi serviva e anche più di quanto meritassi evidentemente.
Ero arrivato. - due grammi per Lupo Nero -
- Finalmente ci si rivede. Tieni. -
Mi passo un pacchettino pieno di polvere bianca e io gli allungai cinquanta bigliettoni. Poi me ne andai con nonchalance. Mi sarebbe servito più tardi, tanto ormai la mia vita non aveva un senso e non avevo niente che mi tratteneva dal farlo.
Camminai per un'altra ora buona, fino a quando le tenebre e un velo di tristezza (per quanto mi riguardava) non scesero sulla città. A quel punto ero arrivato in Baker Street e presi una metropolitana per tornare a Kensington riprendendo a vivere delle vite altrui e ad ascoltare lo sferragliare del treno e l'aria che passava veloce ai lati della metro.
Arrivato alla mia fermata trascinai pesantemente i piedi fino a casa dove sbarrai la porta dietro di me e dopo aver preso una bottiglia di tequila mi buttai sul divano ancora vestito. Iniziai a fare zapping senza realmente cercare qualcosa da guardare e dopo un po' spensi la tv.
Aprii la bottiglia e mandai giù un sorso di liquido trasparente che andò a scaldarmi e a pizzicarmi leggermente la gola. Amavo la droga, ma non ero mai riuscito ad abituarmi al sapore dell'alcool. Mi faceva venire voglia di vomitare e mi provocava vertigini dopo solo un goccio. Sfilai con difficoltà il pacchetto comprato poco prima dalla tasca dietro dei pantaloni e lo aprii sul tavolino davanti al divano.

Dicono che morendo si rivedono tutte le proprie scelte, che la propria vita passa davanti agli occhi come un film accelerato... Beh, non provavo niente di tutto questo quindi o non stavo morendo o tutto quello che la gente dice è solo leggenda metropolitana.
Di una cosa sono sicuro. Provavo paura. Avevo paura di aver fatto una cavolata. Io non volevo morire, volevo vivere e riconquistare Michael. Ecco, Michael, il ragazzo che da adolescente mi aveva rubato il cuore proteggendolo dal dolore e che in cambio mi aveva chiesto soltanto di custodire il suo. Io lo avevo tradito. Gli avevo spezzato il cuore perché non mi sapevo accontentare. Non mi bastava avere il ragazzo migliore sulla faccia della terra... Ma che dico?! Nell'universo intero. Dovevo avere di più e mi ero rovinato con le mie stesse mani. Ora ero sdraiato sul divano di casa da solo e il telefono era troppo lontano per poter essere raggiunto. Ero solo. Michael non c'era. Non ci sarebbe più stato.
Sentivo l'acool e la cocaina girare nel sangue facendomi andare in tilt ogni nervo e muscolo del corpo. Non volevo morire. Forse se mi fossi aggrappato a un bel pensiero sarei sopravvissuto. Dovevo solo cercare di non addormentarmi e iniziai a pensare a me e Michael quando eravamo felici. Quando ancora ragazzi scoprivamo di piacerci a vicenda. Quando lo avevamo fatto per la prima volta. Quando mi aveva protetto dalla violenza di mio padre stringendomi semplicemente a sé. Michael. Era tutto quello che volevo eppure cominciai a provare freddo e fu come se vedessi la linfa vitale uscire come vento fuori dalle mie labbra semichiuse.
Tutto quello che rimase di me fu una lettera bagnata di lacrime e cosparsa di polvere bianca. Dovevo fare in modo che se Michael fosse mai venuto a conoscenza della mia morte non si fosse sentito in colpa. Era solo colpa mia, lo era sempre stato.

"Cari presenti,
Se ce ne sono. Se il mio piano è andato a buon fine state leggendo questa lettera in presenza delle mie ceneri. Giusto, crematemi, non voglio che rimanga niente di me, non me lo merito.
Non è colpa di nessuno se ho ricominciato a farmi. Anzi, questa era la prima volta da tanti anni.
Nessuno si deve sentire in colpa per quello che mi sono fatto, NESSUNO! Lo sapevano tutti che sarebbe finita così prima o poi.
Tutto quello che mi era successo negli ultimi anni, la fortuna di aver trovato un uomo fantastico doveva sfumare e ho fatto da solo. Non provate mai a pensare che avete fatto qualcosa di sbagliato.
Michael, Mika, amore mio, ti amo e ti amerò sempre."
Bryan"

ANGOLO SCRITTRICE: eccoci, avevo detto che sarebbe stato corto e un po' noioso, ma mi serviva un'uscita di scena. Come mi è stato fatto notare non potevo semplicemente farlo sparire. So che molti avranno da ridire sull'uscita di scena, ma spero che vi piaccia comunque. Nel prossimo capitolo riprendiamo Clara e Mika dove li avevamo lasciati ;) questa era solo una piccola digressione.
  
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