Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Saralasse    25/06/2008    4 recensioni
Una misteriosa demone irrompe dal passato. Che legami avrà con Inuyasha? E con Sesshomaru?
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hi imboccò la galleria scelta e si allontanò decisa; non avrebbe voluto lasciare Sesshomaru proprio ora che si stavano riavvicinando, ma non poteva nemmeno permettere a Tsukurite di far del male a Inuyasha o Himaru. Improvvisamente, però, vide tutto intorno a sé girare e fu colta da un forte senso di spossamento che la costrinse ad appoggiarsi alla parete rocciosa. ‘Maledizione, ho esagerato… Non avrei dovuto forzare a quel modo i miei poteri. Spero solo di avere abbastanza energie per salvare Inuyasha e Himaru’. La yasha si rialzò faticosamente e riprese il suo cammino, che durò ancora poco: circa due ore dopo aver scelto la strada da percorrere, avvertì un cambiamento nell’aria, che si faceva più pulita. Cominciò a correre nella speranza di trovare i suoi cuccioli, ma arrivò soltanto all’uscita della grotta; finalmente potè rivedere il cielo sopra la sua testa e capì immediatamente perché non aveva visto la luce del sole filtrare attraverso il varco: dovevano essere passate diverse ore da quando erano entrati perché ormai era scesa la notte. Stava per tornare indietro quando notò qualcosa di rosso ai piedi di un albero poco più in là.
“Inuyasha!”, urlò correndo verso di lui. Il mezzodemone era accasciato ai piedi di un albero, orrendamente ferito all’addome e perdeva molto sangue. Quando la vide arrivare si tirò su, stringendo i denti.
“Madre Hi…sei salva”, biascicò.
“Si Inuyasha”, disse Hi sorreggendolo. “Sesshomaru mi ha salvata, ma a te cos’è successo?”.
“Avevi ragione, avevo sottovalutato quel Baiko”, disse l’hanyou. Improvvisamente cambiò espressione, guardandola sofferente. “Ti prego…perdonami”.
“Inuyasha ma che stai dicendo? Che cosa dovrei perdonarti?”.
“Himaru…non sono riuscito a…proteggerlo”.
“Che cosa vuoi dire?!”, sussurrò Hi pallida come un cencio.
“Tsukurite l’ha…rapito”, disse Inuyasha prima che uno spasmo doloroso gli facesse stringere i denti.
Hi invece tirò un sospiro di sollievo. “Non ti preoccupare Inuyasha, Himaru starà benissimo”, disse. “Ora devo occuparmi di te. Stai fermo”. Hi fece nuovamente ricorso al suo potere guarendo la ferita di Inuyasha. L’hanyou saltò su immediatamente pronto a lanciarsi di nuovo nel covo di Tsukurite, ma si fermò vedendo che Hi non lo seguiva.
“Madre Hi, qualcosa non va?”, disse.
“Ho bisogno di riposare Inuyasha”, disse stancamente Hi. “Non posso usare così tanto i miei poteri pensando di non pagarne le conseguenze. Tu devi rimanermi vicino, non sono sicura di potermi difendere in queste condizioni”.
Inuyasha tornò vicino a lei e si inginocchiò dandole la schiena. “Vorrà dire che ti porterò sulle spalle”, disse. “Dobbiamo andare a salvare Himaru”.
“Non temere per lui”, disse la yasha. “Sesshomaru lo sta cercando. Sarà lui a salvare suo figlio!”.
 
‘Dove diamine conduce questa galleria?’. Sesshomaru camminava ormai da qualche ora e non era ancora uscito dal tunnel. Improvvisamente il terreno cominciò a salire e contemporaneamente le pareti della grotta cambiarono: erano distorte, come frutto di un’illusione e il demone si fermò, guardandosi intorno e cercando di capire, quando una voce risuonò nell’aria.
“Nobile Sesshomaru”, disse. “Che onore averla qui, nella mia umile dimora”.
“Tsukurite smettila di nasconderti. Sai che ti troverò comunque”.
“Ma come, mio signore?”, disse Tsukurite rimanendo nascosto. “Volete dire che siete qui per fermarmi? E perché mai? Forse per evitare che io uccida altri esseri umani?”.
“Non mi interessano gli umani”, disse Sesshomaru.
“Oh, certamente. A voi interessa solo la vostra sposa, la bella Hi”. Sesshomaru alzò appena un sopracciglio. “Non siate stupito, dovreste sapere che posso leggere nella mente a mio piacimento… Conosco ogni dettaglio delle vostre vite, compreso il quesito che vorreste porle e la relativa risposta. Non desiderate che ve lo dica?”.
“Posso chiederlo a Hi”, disse Sesshomaru. “Sono certo che mi dirà la verità. Adesso basta giocare, vieni fuori!”.
Tsukurite si materializzò improvvisamente davanti a Sesshomaru, mentre le pareti illusorie svanivano mostrando una grande camera illuminata da decine di torce appese alle pareti di roccia. Il demone burattinaio si trovava pochi passi davanti al Principe dell’Ovest, che non si preoccupò di reprimere un moto di disgusto: Tsukurite appariva come un disgraziato incrocio tra un uomo e un rospo, con la pelle verde e grinzosa; vestiva come un dignitario di alto rango con uno sfarzoso kimono di seta e portava due ridicoli e sottili baffetti neri.
Il piccolo Himaru si trovava in una gabbia che pendeva dal soffitto proprio al centro della stanza, aggrappato alle sbarre, mentre l’ayatsuri che rappresentava Baiko lo sorvegliava. Sesshomaru gli rivolse soltanto una fugace occhiata prima di tornare a rivolgersi a Tsukurite.
“Libera quel cucciolo”, disse.
Tsukurite emise una risatina stridula e gracchiante, facendo cenno a Baiko di portarglielo vicino; l’ayatsuri sollevò Himaru per il colletto, reggendolo accanto al suo creatore.
“Davvero non vi interessa l’identità del padre di Himaru?”, chiese afferrando Himaru e tirando su i capelli che gli coprivano la fronte.
Per la prima volta nella sua vita, Sesshomaru rimase completamente spiazzato: sulla fronte del cucciolo spiccava una mezzaluna blu, identica a quella che aveva lui stesso. Il ricordo di una notte di cinquant’anni prima gli sovvenne alla mente. ‘Himaru è mio figlio…’.
“Non dite niente, mio sign…”, Tsukurite non aveva avuto nemmeno il tempo di terminare la frase che Sesshomaru, con una velocità inaudita, aveva sfoderato Tokijin squarciandolo con un solo colpo; pochi secondi e il cadavere del demone divenne cenere, esattamente come il suo burattino. Himaru era rimasto seduto sul terreno, non osando nemmeno parlare tanta era la rabbia che vedeva negli occhi di Sesshomaru.
“Himaru”, disse Sesshomaru avvicinandosi a lui. “Stai bene?”.
Il cucciolo annuì appena e Sesshomaru rinfoderò la spada, sollevandolo fra le braccia. Himaru lo guardò e vide a sua volta la stessa mezzaluna, spalancando gli occhietti argentei: che proprio quello fosse l’altero demone che Hi gli aveva descritto quando chiedeva di suo padre?
“Padre?”, chiese timidamente.
Una sensazione sconosciuta si impossessò di Sesshomaru sentendo quella parola, un senso di calore che gli fece ricordare quanta gioia aveva provato nel momento in cui la sua Hi gli aveva detto per la prima volta di aspettare suo figlio. Quasi senza accorgersene si ritrovò a sorridere al piccolo Himaru, alzando una mano ad accarezzargli la testolina.
“Si Himaru”, disse. “Io sono tuo padre”.
  
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