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Autore: wolfsbane97    03/03/2014    2 recensioni
E' una specie di diario, e voi, cari lettori, probabilmente mi conoscerete meglio di chiunque altro.
Spero di non annoiarvi, e se avete critiche naturalmente mi farebbe piacere sentirle, anche se volete dirmi che fa schifo. Qualsiasi cosa, davvero.
Enjoy.
S.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO FLASHBACK

Ah, l’estate. Tempo di avventure, di divertimento, di storie stupide.
E io, la mia l’ho vissuta. Già, proprio io, S., la sfigata. E voglio raccontarvela.
Vigilia di Ferragosto, 2013. Siamo tanti, quasi una ventina (considerando i miei standard, eravamo veramente tantissimi), tra amici di mio fratello minore, amici miei, e amici di altri amici. Abbiamo montato un gazebo, e poco lontano, avevamo acceso un piccolo fuoco per riscaldarci. A circa 500 metri di distanza da noi, dall’altra parte della spiaggia, su un vecchio palazzo abbandonato proiettano Just Dance, ci sono quasi 600 persone a ballare sulla spiaggia. Decidiamo di andare a ballare. Siamo io, una mia amica ospite a casa mia in quel periodo, D. (una ragazza molto “aperta”, diciamo), una mia compagna di classe con sua sorella minore e due amici di uno dei ragazzi con cui trascorro l’estate. Prima avevo già detto a D. che uno dei due ragazzi venuti con noi a ballare era carino secondo me, e lei mi aveva risposto che lo vedeva bruttino.
La mia compagna di classe e sua sorella incontrano delle loro amiche e si allontana da noi. Rimaniamo io, D. e i due ragazzi. Balliamo, e noto che uno dei ragazzi (quello più brutto) stava disperatamente tentando di ballare con me, ma me ne allontano subito (era un ragazzo davvero stupido, infantile, e io non volevo averci nulla a che fare). Smetto di ballare, perchè ero sfinita, e K., il ragazzo carino, mi prende di forza e mi butta a terra, e scherzosamente finge di volermi strozzare con uno di quei nastri bianchi e rossi che di solito si usano per delimitare le zone di lavoro, ma che quella sera era impiegata per recintare la zona in cui ballare. Ridendo mi dice “ti conviene ballare!” e io rispondo “altrimenti?” e noto che sta cominciando ad avvicinare il suo viso al il mio. Stavamo per toccarci, quando il suo amico lo prende e lo alza, per fargli vedere un loro amico che avevano appena trovato lì a ballare. Viene trascinato via, mentre io mi libero da quel nastro e mi alzo. Ritornano popo doco, e iniziamo di nuovo a ballare. Passa più o meno mezz’ora, e ad un certo punto noto che D. e K., non ci sono più. Smetto subito di ballare, e comincio a guardarmi intorno, cercando di trovarli. Mi sposto da quel luogo, e mi inoltro nella parte di spiaggia che separava il nostro gazebo dalla “pista da ballo”; è tutto buio, e a mala pena si distinguono gli scogli per terra. Accendo il flash del telefono, per evitare di cadere, quando da lontano ho l’impressione di vedere una figura. Anzi, due. Meglio avvicinarmi col flash.
Illumino le figure di fronte a me. Erano D. e K., impegnati a controllarsi gli organi. Con la lingua.
Clamoroso ritorno della fredda lama perforante! Ed ecco un colpo, due, tre, dritti al cuore! S. è K.O.! *ding ding ding* incontro finito. GAME OVER.
Ferita e arrabbiata, ritorno al gazebo. Mi siedo, e mi faccio passare subito una birra ghiacciata. Dopo dieci minuti ecco ritornare K. e D., viscidi come due serpenti. Si siedono difronte a me, mentre io fisso il fuoco lì vicino, bevendo e senza dire una parola. Dopo un po’ D. mi dice “S. va tutto bene? Sei strana”, al quale io rispondo con il massimo della freddezza “Sì, va tutto perfettamente”, senza togliere gli occhi dal fuoco. Passo più o meno un’ora in quella situazione. Poi decido di lasciar perdere, non voglio rovinarmi la serata.
K. mi lancia un cappello, e mi dice “oh, ma che hai?”, e io rispondo “nulla, davvero”, e gli rilancio il cappello, senza nemmeno guardare in che direzione lo avevo lanciato. “Scommetto con non mi centri la testa” mi dice subito dopo. “accetto la sfida” dico. Dovete sapere che ho una mira PESSIMA. Quindi, prima di darmi una pistola in mano, pensateci due volte. In ogni caso, mi rilancia il cappello, tento di mirare e lancio. Un lancio pessimo. “Dio, S., se questo è il meglio che sai fare.. ok scommettiamo. Se ti centro, smetti di fare l’asociale e vieni vicino a noi”, “accetto”, dico un po’ amareggiata. Indovinate? Fa centro, il cappello mi finisce in testa. “Ora, vieni qui!”, “ok, ok, vengo”, mi alzo e mi siedo dietro a lui e D., che stava iniziando a provarci con un altro ragazzo, amico di K. . K si gira di spalle, e appoggia la testa sulle mie gambe incrociate, e sposta le mie mani sulle sue spalle, cominciando ad accarezzarmi le braccia. Ero veramente sconvolta. Non credevo potesse succedere a me, non una cosa del genere. Ma perché non godersi l’esperienza? Ma sì, godiamoci questo ferragosto, al diavolo le cose serie! Quindi ero lì, a giocare con la sua faccia, ad allungarli le guancie, a stringerle. Era tutto perfetto. Poi allunga le mani dietro al mio collo, e avvicina il mio viso sul suo. Sì, stava per essere un bacio alla Spiderman, ma decido di giocare un po’, e gli dico “pensi che io sia così facile? Te lo devi guadagnare!”, “ah sì?” la sua voce non è più scherzosa. E’ profonda, e mi fa venire i brividi. Dei brividi piacevoli. Allora ci alziamo, stavamo per andare a ballare, quando gli squilla il telefono. Era la madre, doveva tornare perché era in punizione. All’una di notte, a Ferragosto. PROPRIO QUELLA SERA, IN QUEL MOMENTO. Vi lascio immaginare come potessi stare. In ogni caso decido di accmpagnarlo fino alla zona da ballo, dato che se ne doveva andare da quella parte. Camminavamo, mano nella mano (non che io sia mai stata fan di questa cosa delle mani unite mentre si cammina), e all’improvviso, si gira verso di me, mi attira a se e mi abbraccia. Ricambio (cosa estremamente rara per me, davvero, faccio fatica ad abbracciare anche mia madre – lo so, faccio schifo), e stiamo così per circa due minuti. Lentamente mi bacia la fronte, poi la punta del naso, per poi darmi quel bacio bellissimo, lento, senza volgarità. “E ora che ti ho conosciuta come farò senza di te?” Dio, questa frase mi ha stesa letteralmente. Era uno dei miei sogni nascosti. “Sappi che non ti lascerò andare così facilmente, S.” avevo i brividi. Lo bacio, per poi lasciarlo andare. Torno al gazebo, e tutti mi applaudono. Sì, quello era il mio secondo bacio con un ragazzo in tutta la mia vita (il primo lo avevo dato il Ferragosto precedente – God bless Ferragosto!). Già, a quasi 16 anni (li avrei compiuti a inizio Settembre).
Il giorno dopo, ci diamo appuntamento per la sera vicino alle giostre. Appena ci vediamo, non diciamo nemmeno una parola, mi bacia subito. Ero elettrizzata, sopra le nuvole. D. si era data appuntamento con il ragazzo con cui aveva iniziato a provarci la sera prima, con il quale aveva già consumanto abbondantemente. Ci dividiamo, e lui mi dice “ti voglio portare in un posto”, così mi prende la mano e mi trascina fino alla fine del porto. Qui c’era un grosso cumulo di massi, mi invita a salirci e mi aiuta a scendere dall’altro lato. Mi trovo davanti uno spettacolo da togliere il fiato: eravamo dall’altro lato del muro che circonda la zona del porto, e di fronte a noi, tutto il litorale, illuminato solo dalla luna e da qualche luce lì vicina. Sono in piedi, appoggiata al muro, e lui, difronte a me, mi mette le mani sui fianchi e inizia a baciarmi il collo. Ero su di giri, avevo la senzazione di essere leggera come una piuma. Poi mi afferra il viso e mi bacia lentamente, con una delicatezza inaudita. Stanca di tutta quella leggerezza, lo attiro ancora di più a me, e da lì i nostri baci si fecermo molto più intensi e passionali. Ha una mano appoggiata al muro,e con l’altra mi accarezza il collo. Passiamo ore così, staccandoci solo per un sorriso, o per prendere fiato. Dopo un po’ mi fermo, e gli dico “ma non ti da fastidio come sono?” ,”perché? Come sei?”, “Beh..” gli indico le gambe. Purtroppo, non sono magra. Peso 63 kg per 1,69 m. Lui mi afferra, mi sbatte al muro e mi sussurra “non ti azzardare nemmeno a farti venire queste idee così stupide” e mi bacia con ancora più passione di prima. Mi bacia il collo, mi attira a se, gioca con i miei capelli, insomma la serata dei miei sogni. Ma come tutte le cose, deve avere una fine,e arrivata mezzanotte è costretto ad andarsene, sempre per la punizione. Recupero D. e torniamo a casa anche noi, raccontando tutta la notte cosa è accaduto a ciascuna di noi.
Il giorno dopo, gli chiede se sarebbe tornato da noi, ma mi dice che non poteva, perché aveva promesso ai suoi amici che sarebbe uscito con loro. Un po’ triste, gli dico che va bene. Io e D. decidiamo di passare la serata a un bar poco lontano da casa mia, una splendida pinetina vicino alla spiaggia, aperta tutta la notte.
Tornate a casa, ci sediamo sulle sdraio in giardino, e decido di chiamarlo, così, giusto per chiacchierare. Il telefono squilla, squilla tante volte, quando alla fine si apre la chiamata. E a rispondere, è una voce femminile, con un accento strano. Mi dice che K. era molto occupato al momento, così, non avendo nemmeno voglia di continuare a parlare con questa persone, passo il telefono a D., che riesce a parlare con K. . Stanno al telefono per 10 minuti, ma non riesco a sentire nulla, perché si allontana da me. Sento solo delle risate ogni tanto. Ma da una persona come lei mi aspetto benissimo questo comportamento di menefreghismo. Quando si tratta di ragazzi, D. non guarda in faccia nessuno, deve farli suoi, anche se è il "quasi ragazzo" della ragazza che ti sta ospitando da due settimane. Una volta finita la telefonata, si avvicina a me, con l’aria di chi sta per dire a qualcuno che ha il cancro (wow, e io che pensavo che si stessero divertendo al telefono). Si siede accanto a me, e mi dice ciò che stava succedendo. Mi dice che in quel momento si stava “dando da fare con questa ragazza, francese, e che la nostra storia (se così si può definire) era qualcosa da una notte sola. Mmh, strano, perché quando mi diceva “Dio, a settembre non sarà facile lasciarti” lasciava intendere tutt’altro. Dice che per me non prova nulla di serio, e che lo devo dimenticare.
Ho le lacrime agli occhi, così scappo in bagno, mi chiudo e inevitabilmente scoppio a piangere. D. è ancora in giardino, scherza con mio fratello, e cerca anche di richiamare K. . Io invece, cerco di soffocare il pianto, per non svegliare i miei genitori, che dormivano nella stanza di fronte. Ero distrutta, tutti i miei sogni riguardo a un ragazzo si stavano quasi avverando, ma come un colpo di vento riesce a buttare giù un castello di carte, così io ero stata buttata a terra da un maledetto verme disgustoso.
Era troppo bello per essere vero? Probabilmente sì.
Ma, hey! Io sono S.! E’ la mia specialità sopravvivere.

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