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Autore: Non ti scordar di me    03/03/2014    1 recensioni
Bonnie,ha16 anni, frequenta il terzo anno delle superiori con le sue amiche, Elena e Meredith.
Come descriverla? Dolce, disponibile e ingenua, così ingenua che a voltala gente se ne approfitta.
Ma con il nuovo anno ci sono anche delle sorprese, tra cui, l'arrivo di un ex-studente: il figo Damon Salvatore. Damon Salvatore, 19 anni, ripetente, bello, fa parte di un brutto giro, un giro che ti risucchia completamente negli abissi più profondi della solitudine. La sua gang è poco raccomandabile, infatti trafficano droga e marijuana.
I due sembrano - apparentemente - agli antipodi, come nascerà la loro 'unica' storia d'amore? Per merito dell'amica Elena. Lei decide di voler conquistare Damon, da lì inizia tutto e coinvolge le sue amiche in tutto ciò.
Damon sembra essere interessato al piccolo Pettirosso. Bonnie, invece, vede del buono in tutti; ma in lui non trova nemmeno un briciolo di sentimento.
Bonnie rimarrà affascinata da lui o rimarrà disgustata da ciò che fa? Con questa storia impareremo che tutti possono riscattarsi dal proprio passato.
Ringrazio Angie94, Pagy94 e Puffetta2001 che mi sopportano sempre. La storia la dedico alle mie amiche Sery, Marzy e Simo.
Recensite in tanti ;)
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Meredith Sulez, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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 Love me, I just love you

Capitolo 5: Salvataggi
Bonnie’s Pov
 
Ero stesa a terra e tenevo gli occhi socchiusi. Le fiamme avvolgevano l’aula e l’allarme anti-incendio continuava a suonare, dandomi un tremendo fastidio alle orecchie.

L’ossigeno veniva assorbito dalle fiamme, che diventavano sempre più grandi. Le finestre erano aperte e questo peggiorava a situazione.

Damon era lì impalato. Immobilizzato. Paralizzato. Non batteva ciglio. Fissava il tutto con occhi lampeggianti di rabbia. Entrò nell’aula, strisciando a terra.
Teneva una mano sulla bocca, per evitare di respirare aria nociva. Scansava a malapena le fiamme e si dirigeva sicuro verso di me, a carponi.

Una fialetta stava rotolando sul tavolo, pronta a cadere. Damon stava gattonando verso di me e a breve mi avrebbe raggiunto, se non fosse per quella provetta che stava per cadere a terra. E se cadeva a terra, molto probabilmente sarebbe scoppiata a contatto con la benzina.

« Damon! » urlai di scatto, cercando di alzarmi. Lui alzò lo sguardo, come per accertarsi che stessi bene. Dovevo avvertirlo di quella fialetta, ma le parole mi morivano in gola. Indicai il tavolo, sotto il quale si stava riparando.

Lui – forse – intuendo che stavo cercando di avvertirlo di un pericolo, uscì da sotto il tavolo. Fece, appena, in tempo a prendere la provetta e riporla in una scatola.
Era vicinissimo a me, speravo di farcela. Mi raggiunse a fatica e mi prese tra le sue braccia.

« Usciamo di qui. » disse fermo. Si alzò in piedi e mi aiutò ad alzarmi. Riuscivo a stento a rimanere in piedi, senza cadere al suolo. Lasciò un istante la presa sulla vita, ma la testa pulsava fortemente e persi l’equilibro.

Si girò un secondo dopo. Mi prese tra le braccia e cademmo, entrambi, sotto un banco. Riuscivo a tenere a fatica gli occhi aperti.

« Pettirosso! » mi chiamò, scuotendomi leggermente. Volevo rassicurarlo, parlargli, dirgli di non preoccuparsi; ma l’ossigeno diminuiva e non ce la facevo più.
« Bonnie! » mi chiamò ancora, usando il mio nome. Era preoccupato. Si sentiva un leggero senso di preoccupazione nella sua voce. Aveva usato per la prima volta il mio nome. L’aveva pronunciato con preoccupazione, però si sentiva un pizzico di dolcezza.

Mi caricò in spalla e mi teneva stretta a sé. Ero troppo pesante, non ce l’avrebbe fatta a tenermi in braccio a lungo.

« Pettirosso…siamo vicini all’uscita…ma non ce la faccio a portarti fuori… » biascicò con voce bassa. Io alzai di poco la testa.

« Damon…non…ce…la faccio.. » sibilai tra le lacrime. Lui a quel punto mi prese completamente nelle sue braccia. Mi  caricò in spalla ed uscimmo fuori da quella cazzo di aula.

Fece pochi passi. Poi cadde a terra. Sentii poco e niente l’impatto col terreno. Ero sopra Damon. Lui era caduto a terra stremato e io ero ancor più stremata di lui.
Grosse lacrime mi rigavano gli occhi. Ero, ancora, aggrappata alla sua maglietta nera, che stavo inzuppando con le mie lacrime. Non ce la facevo più.

Sbattei le palpebre e focalizzai il volto di Damon. Aveva un’espressione stanca e stava riprendendo conoscenza. Nel frattempo, il preside stava cercando di spegnere l’incendio.

Damon mi accarezzò i capelli e mi abbracciò forte. Ricambiai l’abbraccio e mi strinsi ancor di più a lui. Dopo poco, eravamo circondati dal preside, professori e anche da amici.

Elena e Mer erano tra le lacrime. Ele era aggrappata al braccio di Matt, che mi fissava paralizzato. Meredith piangeva tra le braccia di quel tipo…Alaric!

In lontananza vidi Stefan che si faceva spazio tra la folla degli studenti. I suoi occhi verdi, che erano in forte contrasto con i capelli scuri erano animati dalla preoccupazione. Si fermò a pochi passi da me e ci scambiammo uno sguardo di ghiaccio.

Damon si mise a sedere e poggiò la sua mano poco sopra il mio sedere, stringendomi a sé e lanciando un’occhiata di sfida a Stefan. Quest’ultimo mi lanciò un sguardo di disapprovazione e si allontanò. Volevo fermarlo e spiegargli che non era colpa mia se quel cretino di Klaus mi ha quasi ucciso!

Il preside si avvicinò a noi.

« Signorina McCollough, cos’è successo in quell’aula? » chiese preoccupato. La preoccupazione gli trasudava da tutti i pori della sua pelle. Sudava come ché e si asciugava il sudore con un fazzoletto con cui si soffiava spesso il naso.

« Ho…ho…sbagliato..le fiale…E sono…scoppiate. » dissi singhiozzando. Fa che ci sia cascato. Fa che ci sia cascato. Il preside mi squadrò un attimo e si allontanò tutto allarmato e indaffarato.

Ci era cascato. Gli occhi di Damon si posarono su di me. Quello sguardo metteva soggezione, riusciva a leggerti dentro e ti faceva sentire nudo e impotente.
Mi alzai dalle sue gambe con uno scatto fulmineo. Forse troppo fulmineo. Barcollai un po’ e mi appoggiai al muro.

« E’ il caso che tu vada a riposare. » mi disse risoluta Elena, avvicinandosi. Sorrisi leggermente. Era un’amica, non aveva degnato di uno sguardo Damon. Ora aveva occhi solo per la mia salute. La mia amica pazza!

« Ha ragione. Poi magari, più tardi vieni a casa per lavorare al progetto. » intervenne Damon con il suo sorrisetto idiota. Annuii distrattamente e feci un mezzo sorriso. Mi scrocchiò un’occhiatina e se ne andò con i suoi soliti modi di fare.

Suonò la campanella. C’era il corso di pallavolo, ma non avevo voglia di partecipare. E in tutti i casi, le mie amiche non me l’avrebbero permesso.

Decisi di chiamare i miei genitori e farmi venire a prendere. Di sicuro, appena verranno a conoscenza di ciò che era successo si faranno apprensivi; ma non potevo nasconderglielo.
 
***

Dire che i miei genitori erano apprensivi, era dire poco. Appena saputo dell’accaduto mi avevano portata a casa e mi avevano segregato in camera con cinque coperte e tre cuscini. Genitori troppo apprensivi! Figuriamoci se venissero a conoscenza di quello che era, realmente, successo in quell’aula!

Non avevo scampo. Non potevo neanche alzarmi! Per fortuna, che c’era mia sorella Mary! Li aveva convinti a lasciarmi uscire da casa per andare a casa di Damon per il progetto, altrimenti dovevo rimandare e successivamente farlo venire a casa mia. E non ne avevo intenzione! Quel tipo, che portava guai uno dopo l’altro, non avrebbe mai messo piede in casa mia!

Toc. Toc.

Chi poteva essere? Fino a prova contraria, le mie amiche erano al corso di pallavolo e i miei amici a rugby. I miei genitori non avrebbero bussato…E Stefan non verrebbe mai da me.

Dalla porta spuntò una figura abbastanza alta e slanciata. Aveva indosso dei pantaloni di jeans a vita alta e una maglia uni-color. Sopra aveva indosso un camice bianco e i capelli scuri raccolti in una treccia risaltavano sul suo colorito candido.

Era Mary. Era uscita prima da lavoro? Le sorrisi leggermente e le feci segno di accomodarsi accanto a me. Non se lo fece ripetere due volte e si accoccolò acconto a me.

« Sai, sorellina, mi sono chiesta come mai il tuo amico Stefan non sia, ancora, venuto a trovarti… » disse, lasciando il discorso in sospeso. Sospirai. Possibile che mia sorella riuscisse ad intuire i miei pensieri?

« Abbiamo litigato. » le risposi semplicemente, abbassando il capo. Lei mi accarezzò i capelli con fare materno. Tra poco sarebbe arrivato il discorsetto da sorella
comprensiva, che mi diceva tante cazzate per cercare di farmi stare meglio…Ormai la conoscevo.

« E non si può rimediare? C’entra per caso, quel ragazzo che ti ha recapitato quei fiori? » Bingo. Mi sorprendeva sempre mia sorella. Possibile che aveva capito tutto quanto? Che avesse capito in che guaio mi ero cacciata?

« Se sei innamorata di due ragazzi. Scegli il secondo, perché se eri veramente innamorata del primo non avresti mai perso la testa per l’altro. » mi disse con un sorrisetto comprensivo. Rettifico: mia sorella non aveva capito un cazzo. Pensava che ero innamorata di due ragazzi? Che avevo il piede in due staffe? Quale donna farebbe mai una sciocchezza simile?

« No, Mary…Non è questo il problema. E’ molto più grande! » sbottai io, sull’orlo di nuove lacrime. Gli raccontai più o meno la situazione, ovviamente tralasciando i dettagli più importanti, come il fatto che Damon traffica droghe e marijuana.

Lei mi ascoltava interessata e a volte dava segni di vita, facendo dei versi o annuendo intristita. Alla fine del racconto – che non era a lieto fine – sospirò rumorosamente.

« Oh, Bonnie…io posso spiegarti come scavalcare un dosso, ma non come rialzarti quando il mondo ti cade addosso. » disse saggia. Adoravo mia sorella Mary, era sempre saggia e rilassata, non trovavi un giorno in cui era nervosa o scorbutica. Eravamo i due opposti. Io ero tutto il contrario.

Le sorrisi leggermente. Mary mi lasciò un bacio tra i capelli e se ne andò dalla mia camera.

Aveva lasciato la porta aperta. Perché non l’aveva chiusa? Mi stavo alzando, quando vidi che nella stanza stava entrando Stefan. Mi bloccai. Era venuto a trovarmi?

« Stai meglio? » mi chiese rimanendo sulla soglia. Io annuii distrattamente. Guardai l’orologio. Dovevo prepararmi per andare da Damon. Mi alzai dal letto e iniziai a curiosare nell’armadio.

« Bonnie… » deglutì Stefan. Gli rivolsi uno sguardo interrogativa. Cosa voleva? Mi guardava con aria assorta…Gli era passata l’arrabbiatura? Mi specchiai un attimo e mi sentii una tremenda idiota! Indossavo soltanto una vestaglia rosa e l’eccitazione del mio amico era più evidente del solito. Diventai tutta rossa e mi rifugiai nuovamente sotto le coperte.

« Volevo scusarmi con te. » disse convinto. Io gli sorrisi di scatto e mi gettai sulle sue braccia. Lui mi afferrò al volo, ma la sua stretta era fredda, di ghiaccio. Non mi aveva perdonato?

« Stefan, non mi hai perdonato? » chiesi titubante. Sapevo già la risposta, si leggeva nei suoi occhi.

« Potremo allontanarci per poco. Non vedi l’effetto che mi fai? Non vedi cosa provo per te? » chiese con voce rotta dalla tristezza.

« Mi spiace, Bonnie. » disse allontanandosi da me. Mi lasciò un bacio sulla guancia e se ne uscì. Lasciandomi sola, un’altra volta. Mi aveva detto di tenermi alla larga da lui.

Guardai l’orologio. Era tardi. Troppo tardi. Aprii l’armadio, dovevo cambiarmi. I vestiti di questa mattina erano sporchi per colpa di quel cazzo d’incendio.
Indossai una gonna rosa leggermente plissettata, una camicetta bianca e dei semplici stivaletti, non molto alti. I capelli li raccolsi in un codino alto e li legai con un fiocco bianco che faceva risaltare i miei capelli rossi. Presi i libri e scesi le scale.

Mi asciugai le lacrime e mi diressi verso la fermata dei taxi. Dovevo andare a casa di Damon Salvatore. Wow, che eccitazione!

Salii sul taxi e diedi al taxista l’indirizzo della casa. Possibile che non riuscissi a smettere di piangere? Mi sentivo così vuota! Era venuto a casa, si era scusato e poi mi aveva spezzato, probabilmente non se n’era neanche reso conto.

Sentivo gli occhi gonfi e la testa girarmi. Non era giorno per studiare. Il taxi si fermò di botto. Eravamo già arrivati? Lasciai una banconota al taxista e scesi dall’auto.

Ero in quartiere non molto lontano da casa mia. Davanti a me, c’era un’enorme casa. Era a due piani, con tetto spiovente. Mozzava il fiato. Dietro c’era un enorme giardino.

Damon abitava in questa casa? Wow. Camminai a testa bassa verso la porta di casa. Non feci in tempo a bussare che Damon aprì la porta. Feci un sorrisino sforzato. Lui mi fissò incerto.

« Pettirosso, entra. » disse accogliente. Entrai in casa sua con un certo timore. Era enorme. Di fronte a me c’era un lungo corridoio, che finiva in un enorme salotto. Nel salotto c’era un grande camino con sopra alcune fotografie. Che gusto che avevano i suoi genitori in fatto d’arredamento!

L’enorme scala suppongo porti verso le diverse camere della casa. Era magnifica e ben illuminata. Lasciava senza parole.

Damon mi scrutava sospettoso. I suoi occhi fissavano il mio volto, lo abbassai imbarazzata e mi girai di spalle, facendo finta di osservare l’interno della casa.
Dopo pochi istanti, sentii due braccia circondarmi il bacino. Era Damon.

Cosa stava facendo? Mi portò davanti allo specchio del corridoio che portava in salotto. Tenevo lo sguardo basso. Con due dita mi sollevò leggermente il viso. Lo sollevò quel tanto che bastava per notare che stavo piangendo. Mi asciugò con il pollice una lacrima.

« Perché piangi? » chiese dolcemente. Non l’avevo mai sentito parlare con così tanta comprensione. Quegli occhi neri mi fissavano sicuri e cercavano di scavare nel profondo. Provavano a scalfirmi e ci stavano riuscendo.

« Non mi è successo niente… » dissi, asciugando un’altra lacrima. Lui mi lanciò un’occhiataccia. A quel punto, non riuscii più a contenermi. « Non capisci! Non puoi capire! Non mi vuole più vedere! Né sentire! » urlai, arrabbiata. Mi divincolai dalla sua presa, con il cuore a mille.

« Chi? Chi, Pettirosso? » mi chiese scettico. Mi schiaffai una mano in fronte. Ah, già! Lui non sapeva che Stefan era venuto a trovarmi! Sospirai con calma.
« Ste-Stefan. » dissi, tirando un po’ su col naso. Mi fece un sorrisino idiota. Cosa c’era di divertente? Quant’era insopportabile!

« Forse, non ti merita. » continuò spavaldo, aggiustandosi il giacchetto di pelle. Cosa stava farneticando?
« E chi mi meriterebbe, secondo il tuo giudizio? » chiesi alzando il tono di voce. Lo detestavo, quando pensava di conoscermi meglio di chiunque altro!

« Nessuno. Devi rimanere eternamente pura e candida, come lo sei ora! » urlò ancor di più. Possibile che stavamo litigando su una cazzata simile? Mai sentita una discussione più scema, in vita mia!

« Dovrei rimanere zitella a vita?! » feci io, chiudendo i pugni. Damon mi prese per le spalle, obbligandomi a guardarlo. Che tipo impulsivo!

« SI! Fino al giorno della mia morte, nessuno essere di sesso maschile si avvicinerà a te. Ti proteggerò da tutto e da tutti. » sbottò incazzato. Si preoccupava per me? Mi proteggerà da tutto e da tutti?! Pensava che fossi così ingenua! Che RABBIA!

« PERCHE’? Perché!? » chiesi alzando ancora di più la voce. Abbassò di poco lo sguardo. Questa volta fui io, che presi il suo volto fra le mie mani e le sue mani mi avvicinarono al suo corpo, facendo cadere a terra i libri.

« Perché non ti merito. E voglio tenere lontano anche gli altri che non ti meritano. » sibilò a denti stretti. Non mi aspettavo una risposta del genere. Mi aspettavo una risposta piena di sé e un po’ arrogante, ma non una risposta così…sincera.

« Perché non mi meriti? Tutti hanno una change. » dissi, rimanendo sul vago. Non volevo che si riferisse esplicitamente a noi due, parlavo in generale. Ci fu una risata amara da parte sua. Così amara che faceva venire la pelle d’oca.

« Non sono il ragazzo perfetto, che ogni padre sogna per la propria figlia. Non mi hai visto? Ti ho portato solo guai. » commentò cinico. Non sapevo più come rispondere. Non avevo una risposta coerente da dargli, per non ferirlo o per non farlo sentire peggio di come stava.

« Sei duro con te stesso. » constatai io. I nostri occhi erano incatenati uno all’altra e nessuno dei due accennava a cambiare posizione. Quegli occhi sarebbero stati la mia rovina.

« Non lo sono affatto. Non ti trascinerò in affari più grandi di te. Promettimi di rimanere sempre la stessa ragazza che sei sempre stata. Che nessuno macchierà quella purezza che ti contraddistingue.» disse allontanandomi poco da sé. Era un tipo strano, misterioso e forse bipolare, ma in fondo era solo un ragazzo che cercava di vivere la propria vita al meglio. Anche se non aveva imboccato una strada giusta, non bisognava per forza condannarlo alla fama che aveva.

« Si, Damon. Promesso. » dissi più seria che potevo. Avrei mantenuto quella promessa. Sicuramente non sarei rimasta per sempre pura, ma non volevo cambiare. Lui mi accennò un ghigno e mi presa la mano.

Mi condusse verso il salotto. Mi accomodai sul divano. In un lato della casa c’era un altarino dedicato solo ai liquori, si vede che ai suoi genitori piaceva un bel sorso di buon vino. Ce n’erano di tutti i tipi, alcuni americani, altri italiani. Che gusti.

« Damon… » non feci in tempo a replicare, che Damon si girò e mi porse un bicchiere che conteneva un liquido scuro. Non era liquore? Io non bevevo, mi dava fastidio il solo odore.

« Non è liquore. E’ un cocktail analcolico. Non ti faccio ubriacare. » continuò ironico. Questa parte ironica non l’avevo mai sentita.
Ero curiosa di sapere, dov’erano i suoi genitori. Forse non dovevo chiedere…Dopotutto era una domanda innocente.

« Vado a prendere la borsa. Ti è caduta prima. » disse allontanandosi un minuto. Bevvi un sorso del cocktail. Veramente buono. La mia attenzione ricadde su una foto, posta sopra il camino.

Ritraeva due persone: un bambino e una signora. Indubbiamente madre e figlio. Il bambino era sicuramente Damon. Aveva gli stessi occhi neri, ma avevano una luce diversa. Una luce che l’illuminava e che li rendevano più accesi. I capelli ricadevano sbarazzini e sul suo volto c’era un enorme sorriso, mai visto un Damon tanto sorridente.

La donna era probabilmente la madre. Una bella donna. Aveva un viso ovale con tratti dolci e le sue labbra erano contratte in una smorfia
divertita. I capelli erano rossi, molto simili ai miei…forse più chiari. La differenza era che i suoi erano lisci ed ordinati, mentre i miei erano ricci e sbarazzini. Erano raccolti in una treccia laterale. La foto era stata scattata molto probabilmente in un giardino, con un enorme villa dietro. Erano bellissimi.

« Cosa fai? » chiese una voce ferma. Presi un sospiro e mi girai di scatto impaurita. Era Damon, teneva in mano la mia borse e si avvicinava a me, abbastanza minaccioso.

« Ho visto una foto… » dissi, facendo cadere là il discorso. Si vedeva che non voleva parlarne. Lui mi scostò leggermente e sorrise nel vedere la foto. Si voltò subito di spalle e si accomodò sul divano.

« Tua madre sembra molto gentile. Sarebbe bello conoscerla. » gli dissi, in tono confidenziale. Speravo di strappargli qualche informazione sulla sua famiglia, era sempre taciturno. Mi sembrava strano che mi avesse invitato a casa sua.

« Era perfetta. Le saresti piaciuta. » mi rispose con tono…Nostalgico? Aveva usato il passato. Sua madre era morta? Decisi di non insistere più di tanto. Ora si spiegava la tristezza nella sua voce. Mi maledii cento volte minimo, per non essere stata zitta e buona.

« Iniziamo il progetto? » chiesi io, cercando di dirottare argomento. Lui annuì poco convinto. Ero sicura che nella sua mente mi stava ringraziando per non avergli chiesto altre domande. Ne avevo molte, ma non avevo il coraggio di chiedergliele.

« Che ne dici se risolviamo un problema scritto e poi lo realizziamo in laboratorio? » chiesi, indicandogli un problema che avevo già individuato a casa. Damon mi fissò interrogativo. Sarebbe stato un pomeriggio lungo!

« Calcolare il volume a c.n. di ossigeno necessario per la completa combustione di una massa di etano (C2H6) tale da generare 1748 torr di CO2 misurati a 114°C in un recipiente del volume di 1.8 L. » lessi io. Damon era stravaccato sul divano e mi fissava interrogativo. Non era molto difficile. Avevo fatto bene a farmelo consigliare da mia sorella, che conosceva le mie potenzialità.

« Non ci ho capito una mazza! Come facciamo a calcolare il volume? » chiese scettico. Immaginavo che non era una cima in chimica! Per fortuna che lo sapevo fare io!

« Innanzitutto calcoliamo le molecole di CO2, prodotte mediante la legge dei gas ideali. » gli dissi, scrivendo sul suo quaderno le formule. Mi fece cenno di continuare. « In base alla stechiometria della reazione, da 3.5 moli di O2 si producono 2 moli di CO2. » feci io.

« Quindi possiamo calcolare le moli O2 necessarie, grazie ad una proporzione? » chiese titubante.

« Bravo! » dissi io, abbracciandolo di slancio. Non sapevo di questa suo lato intelligente! Continuai a scrivere le formule sul blocco notes, mentre sentivo lo sguardo di Damon costante su di me. Alzai di poco il viso e vidi il suo volto intento a fissarmi.

Gli rivolsi un’occhiata interrogativa. Arrossii imbarazzata.

« Sei bellissima… » disse con voce roca e sensuale. Stava provando ad abbindolarmi? Forse ci stava riuscendo…Forse, ho detto! Il cuore martellava e il mio viso stava diventando un tutt’uno con i miei capelli.

La sua mano accarezzò la mia guancia sinistra. I nostri nasi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, si stavano sfiorando. Avvicinò il suo viso al mio. Sentii le sue labbra sfiorare le mie…Stavo per cedere, me lo sentivo…
 
Ding. Dong.
 
Si ritrasse da me ed emise qualche imprecazione sotto voce. Per la prima volta anch’io era irritate. Aveva provato a baciarmi non so quante volte e ogni volta lo bloccavo io, oggi per una volta che stavo cedendo qualcuno doveva venir a rompere le suddette!? MA DAI!

Si alzò di malavoglia e sbuffò sonoramente.

« Ritorno subito, Pettirosso. Me ne libero e poi, riprendiamo il nostro discorso. » disse ammiccando. Arrossii ancora. Possibile che ogni cosa facesse, io arrossivo sempre? Decisi di alzarmi anch’io dal divano e di dirigermi verso l’entrata di casa sua.

« Chi è? » chiesi io, dirigendomi verso di lui. Damon aveva un volto scocciato. Chi poteva mai essere?

« Quel rompipalle di Klaus! » sbottò arrabbiato. A quel nome sbiancai vistosamente. Klaus!? Quel Klaus? Quello psicopatico che aveva provato ad incendiarmi?
Damon vedendo il mio cambio d’umore mi fissò interdetto per qualche minuto. Possibile che avesse già intuito? Che avesse già capito che gli stavo mentendo?
« Cosa ti ha fatto quel bastardo? » chiese diretto al sodo. Balbettai qualcosa di incomprensibile.

In quel momento la paura mi stava attanagliando lo stomaco.
« Ha…in…infuo..infuocato…l’a…l’aula. » balbettai bloccata. Damon ci mise qualche secondo per focalizzare e rimise a posto le informazione.

« Quel bastardo ti ha dato fuoco!? IO. LO. UCCIDO. » sibilò arrabbiato, correndo arrabbiato verso la porta. Iniziai a rincorrerlo e mi misi davanti alla porta. Non. La. Doveva. Aprire.

« Non andare! Ti prego! » supplicai io, con voce rotta dalla paura.
« Per piacere. Ho paura. Non aprire! » continuai supplicante. Si avvicinò al me e mi abbracciò delicatamente. Sospirai.

« Risolverò io, la faccenda. » disse serio. « Quel bastardo dovrà solo pensare di farti qualcosa e se la vedrà con me. Gli spacco la faccia! » iniziò ad urlare, come un ossesso. Più che altro, parlava da solo; perché io non riuscivo a seguire tutti i suoi ragionamene.

Erano abbastanza complessi.
Ding. Dong.

Ha suonato di nuovo. Il respiro di faceva irregolare e il mio corpo era percosso da leggeri fremiti. Damon mi fissava impaurito e mi teneva stretta a sé, cercando di calmarmi.

« Pettirosso, ho un’uscita di servizio. Posso riaccompagnarti a casa, se vuoi. » disse, accarezzando i capelli. Annuii con le lacrime agli occhi. Non volevo vedere quel tipo.

Presi la mia borsa e la misi a tracolla. Speravo che Klaus non mi vedesse.

Mi portò in cucina, anch’essa arredata in modo impeccabile. Vicino alla cucina c’era una porta. Benedico chiunque abbia progettato questa casa! Lo benedico!
« Ti accompagno. » disse risoluto, afferrando le chiavi di casa. Non me lo feci ripetere due volte. Mi prese la mano e mi portò fuori da casa sua. Cercando di non essere notati, sgusciammo via di lì. Continuammo a camminare mano nella mano.

La mia mano intrecciata alla sua.          
La sua mano intrecciata alla mia.
Nessuno dei due voleva distogliere quel piacevole contatto.

Durante il tragitto da casa sua a casa mia, ci furono solo molte occhiate e io che arrossivo sempre. Non mi sentivo molto in imbarazzo dopotutto. Forse, solamente un po’ a disagio per quel contatto. Lui, invece, sembrava sempre calmo e pacato. Forse non si era reso conto che eravamo mano nella mano.

Eravamo avanti a casa mia. Io ero appoggiata alla porta bianca di casa e lui era a pochi centimetri da me. Quella situazione era molto equivoca. Io dovevo entrare in casa, ma lui era lì. Di fronte a me, con un sorriso smagliante.

« Pettirosso, sistemerò la situazione. » Lo spero. Sia meglio per lui, altrimenti non avrei denunciato Klaus. Mi sarei cacciato in un’enorme guaio, ma almeno non avrei rischiato un altro attentato.

« Lo spero. » dissi solamente.
Mi baciò leggermente la punta del naso, mentre io diventavo rossa. Per capire chi fosse realmente Damon Salvatore, ci voleva tempo, pazienza e curiosità. Io avevo tempo. Avevo pazienza. E non mi mancava la curiosità. Avrei capito, chi si nascondeva dietro la maschera di cinismo che si era creato, me l’ero ripromesso.
 
“Quando un angelo si innamora di un demone,
il Paradiso si unisce all’Inferno
 creando un limbo chiamato ‘Amore’
Cit.- Anonimo”
 
 
 



ANGOLO DELLA PAZZA: Sono ritornata! Contenti? Non credo affatto! Ho detto che postavo Lunedì e sono qui! Come promesso! Spero che vi piaccia questo capitolo! E’ troppo BAMON *-*
Questi due li amo insieme! Ora vedremo cosa succederà tra questi due! *-*
Mi spiace, ma la quiete non durerà a lungo. :) :) :) :) Passiamo al capitolo: l'incendio ha migliorato i rapporti tra i nostri amati (ditelo che sono una genia ù.ù), poi Mary...Quanto voglio santificare quella donna! (ditelo che lo state pensando ù.ù), poi Stefan fa lo scontroso (Bonnie puoi ucciderlo ù.ù) e infine i momenti dolci tra i nostri tesorini (ditelo che mi dovete fare una statua, possibilmente d'ora ù.ù)! Xd 
Vorrei dirvi che non so bene se i programmi in America di chimica siano uguali a quelli in Italia, io allora ho usato un problema del mio libro.

Infine ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite:
1 - angy94 [Contatta]
2 - bloody tooth [Contatta]
3 - jess chan [Contatta]
4 - laliter_in_love [Contatta]
5 - lisetta95 [Contatta]
6 - pagy94 [Contatta]
7 - polly93 [Contatta]
8 - SashaJohnson [Contatta]
9 - ScarlettRoseBlack [Contatta]
10 - vampirbloodlove [Contatta]
11 - vampire love [Contatta]

Chi l’ha inserita nelle seguite:
1 - amailove [Contatta]
2 - bloody tooth [Contatta]
3 - Deb86 [Contatta]
4 - Desyree92 [Contatta]
5 - Fraeyeliner [Contatta]
6 - Giuliya [Contatta]
7 - immy [Contatta]
8 - iosnio90 [Contatta]
9 - JoeDepp [Contatta]
10 - Mrss_Dashwood [Contatta]
11 - rosy83 [Contatta]

12 - vampire love [Contatta]
13 - windowsinthesky [Contatta]

Grazie a tutti, per il sostegno e per le bellissime recensioni! Spero che la storia continui a piacervi! Il capitolo lo dedico a tutti voi!
Aspetto tante recensioni! ;) Come al solito posterò Sabato!
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa
  
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