Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ali_Nott    03/03/2014    4 recensioni
Dal primo capitolo:
"Un rumore secco e sonoro mi provocò quasi un infarto. Saltai indietro mentre avevo messo una mano sul petto, andando perfino a sbattere contro una ragazza che stava passando di lì. Posai gli occhi sulla mano appoggiata sul mio armadietto ormai chiuso, risalendo con lo sguardo fino ad incrociare due occhi chiari che, ormai, conoscevo fin troppo bene.
«Ehi, Moran, ben tornata a scuola» E il solito strafottente ghigno fece capolinea sul suo volto."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Capitolo diciotto



Fiumi di ragazzi si erano riversati nei corridoi di tutta la scuola non appena la campanella dell’ora di pranzo suonò.
Nel momento in cui io, avevo messo piede fuori dalla classe, Melanie stava già correndo verso la mia direzione ad una rapidità sorprendente.
La sera prima, per telefono, ero praticamente stata obbligata dalla mia amica a raccontarle tutto ciò che era successo quello stesso pomeriggio, con Adrian, e non solo una volta: come suo tipico, chiedeva e richiedeva di raccontarle di nuovo tutto daccapo perché, a detta sua, avrei anche potuto dimenticare qualche dettaglio.
«Alinee!»
Mi avviai anch’io verso la sua direzione. «Ehi!»
«Stai andando da Adrian, vero?»
Mi voltai per un attimo verso di lei, facendole notare i libri che tenevo in mano. «Veramente no, stavo andando in mensa… dopo aver posato questi.»
Melanie fece per guardare oltre la mia spalla con un gesto che sapevo essere volontario, ma il sorriso che le si dipinse sul volto mi incuriosì tanto da far girare anche me. «Beh, direi che sarà lui a venir da te allora.»
E aveva ragione. Adrian Carter stava attraversando il corridoio, dirigendosi proprio in quella che sembrava essere la mia direzione.
Inconsciamente, accennai un sorriso che sperai non fosse stato notato dalla mia amica.
Anche se in lontananza, riuscii comunque a riconoscere una ragazza del mio stesso anno, dai capelli rossi, che si parò proprio davanti a Carter, obbligandolo a fermarsi.
E dal sorriso che le rivolse, capii che quei due erano in buoni rapporti.
No, basta gelosia. E soprattutto basta scenate, una basta e avanza.
Con un movimento forse un po’ troppo energico, mi voltai una seconda volta per dare le spalle a quella scenetta, ma quando mi ritrovai Matt proprio di fronte, sobbalzai.
«Chi si vede!»
«Ragazze! Come ve la passate?» Matt rivolse la domanda ad entrambe per cortesia, credo, ma il sorriso che fece era rivolto solo a me, dettaglio che notò anche Melanie.
«Stiamo benissimo!» Fece lei, prendendomi a braccetto. «Soprattutto la nostra bella Alinee.»
E a quelle parole, inutile dire che la mia amica si guadagnò un’occhiata gelida da parte mia. Matt assunse un’espressione confusa. «Davvero? Cos’è successo?»
«Oh- niente di-» non feci in tempo a finire di pronunciare quelle parole che sentii un braccio circondarmi le spalle.
Non avrei avuto bisogno di vedere chi fosse per capire che Adrian aveva appena fatto il suo ingresso in scena. «Matt, Melanie. Ciao, Alinuccia.» E, detto ciò, mi diede un bacio sulla testa, tra i capelli.
L’espressione leggermente divertita di Melanie e quella confusa – o sarebbe meglio dire shoccata – di Matt, bastarono a farmi sentire ancor di più in imbarazzo.
Se qualcuno avrebbe potuto dire che il gesto di Adrian era stato fatto semplicemente per “dolcezza”, io lo vedevo come più un qualcosa che serviva a marcare il territorio, e non mi piacque affatto.
«Carter.» Adrian sorrise leggermente guardando Matt, il quale però sembrava ancora non essersi ripreso.
Melanie fu la prima a dire qualcosa. Qualcosa che, però, non mi avrebbe affatto aiutata. «Bene, io-- dovrei proprio andare. Ci vediamo in mensa.»
Bell’amica.
Matt spostò nuovamente lo sguardo su di me, come se si aspettasse una spiegazione da parte mia che, però, non sarebbe mai arrivata, visto che evitavo perfino di guardarlo negli occhi, come se mi sentissi in colpa.
Ma in colpa per cosa, poi?
All’improvviso, il ragazzo si stampò un sorriso in faccia, rivolgendosi poi ad entrambi. «Vado anch’io, sto morendo di fame!»
Non aggiunsi altro, mi limitai semplicemente a percorrere i pochi metri che mi dividevano dal mio armadietto dopo essermi liberata dalla presa di Adrian.
Quando lo richiusi, lui era ancora accanto a me, che mi fissava attento.
«Cosa avevi intenzione di fare?» sussurrai, con tono irritante.
«Niente, ti ho solo salutata.» Il suo tono tranquillo e i lineamenti del volto rilassati non fecero altro che rendermi ancora più nervosa.
«Sì, questo l’ho notato anch’io.»
Lui si guardò intorno e, senza più aggiungere altri commenti, disse. «Sarà meglio se andiamo a mangiare anche noi.»
Io non risposi nulla, mi limitai semplicemente a seguirlo verso la mensa.
 
«Quest’insalata fa schifo.»
Uno dei tavoli più grandi di tutta la mensa era occupato proprio da me e Melanie oltre al nostro insolito nuovo gruppo: Adrian, Peter, Matt, una certa Sophie e, infine, Alexander, il quale evitava in tutti i modi di guardare la mia amica.
Io sedevo tra Adrian e Peter, ma notai che alcune sedie intorno al tavolo erano ancora vuote.
«Alinee, se non la mangi puoi darla a me!» Peter, che aveva già finito la sua terza porzione di insalata, si offrì di mangiare anche la mia.
«Ancora? Stai per caso cercando di sentirti male?»
Sentii Adrian sghignazzare. Ancora una volta, teneva un braccio dietro di me, stavolta poggiato sul bordo dello schienale della sedia e, in un certo modo, aveva anche avvicinato la propria sedia alla mia.
Peter mi guardò per qualche secondo, sorridendo, poi si rivolse ad Adrian. «Perspicace la ragazza!»
A mia volta mi girai verso Carter, il quale mi spiegò. «C’è un test tra un’ora, e lui è sicuro di non poterlo passare.»
«Oh, adesso si spiega tutto!»
«Cosa si spiega?» All’uniscono, sette volti si girarono tutti nella direzione in cui, proprio in quel momento, era apparsa Kaila.
Teneva in mano un vassoio e se ne stava in piedi, cercando di nascondere l’imbarazzo.
Adrian, tra tutti, fu l’unico a non essere sorpreso per il suo arrivo.
Per niente sorpreso.
Rapido, tolse il braccio da dietro di me, poggiandoli entrambi sul tavolo dopo aver fatto cenno a Kaila di sedersi – stranamente, proprio accanto a lui – per poi aggiungere. «Le ho proposto di unirsi a noi, credo non ci siano problemi.»
Ancora una volta, tutti risposero all’uniscono con dei secchi “No, nessun problema” o “Ma figurati”.
Tutti, eccetto me. Ero rimasta a guardare Carter e Kaila sorridersi a vicenda, imbambolata e infastidita perché, da quel momento in poi, lui aveva smesso improvvisamente di darmi qualunque tipo di attenzione anzi, mi sembrava  che delle volte scherzasse e ridesse molto più con Kaila di quanto avesse mai fatto con me.
Non che fossi gelosa di Kaila.
No okay, ero gelosa di Kaila a morte e, una parte di me, pensò anche di poter giocare allo stesso modo di Carter, iniziando a scherzare con Matt, ma un secondo dopo mi sentii in colpa anche per averlo solo pensato.
Non perché così avrei fatto ingelosire Adrian, ma perché non avevo alcuna intenzione di prendermi gioco di Matthew.
L’ultima cosa che dissi fu rivolta a Peter: «Prego, uccidi pure il tuo stomaco.» e gli porsi quella che era stata la mia insalata, contando poi i minuti che avrebbero segnato la fine della pausa pranzo e, quindi, anche di quello stupido quadretto.
 
Due colpi leggeri contro la porta interruppero la spiegazione di storia.
Adrian Carter fece il suo ingresso nella mia classe con fare disinvolto, senza però mai staccare lo sguardo dalla professoressa. «Salve. Il preside cerca Alinee Moran.»
La prof si rivolse allora verso di me, dicendo. «Moran, ma perché tu devi stare sempre fuori?»
Io, in tutta risposta, mi limitai ad alzare semplicemente le spalle perché, in realtà, non avevo la più pallida idea di cosa dovesse dirmi ancora il dirigente.
Un secondo dopo, la donna mi fece cenno con la testa di andare, intimandomi però di tornare al più presto in classe.
Io, senza dirle nulla, seguii Carter fuori dalla classe, richiudendomi la porta alle spalle.
Non mi aspettava, non mi guardava nemmeno. Si limitava a camminare davanti a me, sicuro che lo avrei seguito.
Puntai lo sguardo fisso sulla sua schiena, imitandolo, senza dirgli niente.
Bastardo, è arrabbiato con me. IO dovrei essere arrabbiata, non tu!
Ero talmente concentrata a dirgliene mentalmente di tutti i colori da non rendermi nemmeno conto del fatto che si fosse fermato e, per poco, non andai a sbattere contro la sua schiena.
Riconoscevo dove ci trovavamo, il corridoio degli spogliatoi.
E, infatti, lui aprì la porta dello spogliatoio femminile appena un attimo dopo.
«Il preside è qui?» Dissi, confusa, ma mi ci volle solo un secondo per capire che la sua era stata solo una bugia e che il preside non aveva alcun motivo per vedermi in quel momento.
«Dai, entra.»
Non so esattamente il perché gli diedi ascolto, ma entrai comunque nello spogliatoio, deserto fino a pochi secondi prima.
«Che ci facciamo qui?»
«Mi stai evitando.» Disse invece lui, invece che rispondere alla mia domanda.
«Non è vero.»
«Hai già cambiato idea?» Continuò, come se non avessi detto nulla.
«No!»
«E allora perché mi stai evitando?»
«Io non ti sto evitando!»
Adrian si richiuse la porta alle spalle e accese la luce nello spogliatoio prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione a me. «Oggi, te ne sei andata senza nemmeno salutare. In realtà non mi hai nemmeno guardato.»
«Ah. Perché, tu invece mi hai guardato? Strano, ero sicura fossi troppo concentrato con Kaila.» Non appena chiusi la bocca mi pentii di essermi lasciata scappare ciò che davvero mi aveva dato fastidio.
«Cosa vorresti dire?»
Ormai l’argomento era stato tirato in ballo, rifiutarsi di affrontarlo sarebbe stato solo da… vigliacchi. «Esattamente quello che ho detto. Appena è arrivata lei, io sono sparita. Ti sei anche allontanato, e non mi hai nemmeno più rivolto la parola!»
Adrian, in quel momento, mi guardò come se mi stessi comportando in modo infantile. «Volevo solo metterla a suo agio!»
«Ah sì? E cosa vuoi fare? Far finta che non esisto ogni volta che c’è lei?»
«No, ovvio che no.» Osservai Adrian corrugare appena la fronte, come se in quel momento avesse davvero dovuto pensare alla risposta da dare.
«Non mi pare tu ti sia preoccupato di mettere a suo agio anche Matthew però.»
A quel punto incrociai le braccia al petto, insinuando in quelle parole molta più acidità di quanto avessi voluto fare in realtà.
«Non è la stessa cosa.»
A quel punto, la rabbia che inizialmente aveva suscitato in me quel suo atteggiamento, esplose di colpo. «Sì, Adrian! È esattamente la stessa IDENTICA COSA!» Quelle parole sembrarono colpirlo più del necessario tanto che, improvvisamente, si oscurò in volto, apparentemente perso nei propri pensieri. L’unico che invece navigava nella mia mente era che, di questo passo, non avremmo mai trovato una conclusione.
E un attimo prima che potessi dirgli di voler tornare in classe, fu lui a rompere il silenzio. «No, non è la stessa cosa. Matthew doveva capire di non dover più pensare a te in un certo modo, di non poter più pensare a te in un certo modo. Kaila invece lo ha capito. Sono stato io stesso a farglielo capire il giorno in cui tu hai perso il telefono. Le voglio bene, e tengo a lei, ma non potrò mai considerarla qualcosa di più che un’ottima amica.»
E nonostante una parte di me avesse voluto tranquillizzarlo, dirgli che, anch’io, nei confronti di Matt non provo altro che amicizia, alla fine prevalse quella piena di dubbi, incertezze, paure non ancora sepolte. «Con lei sorridi. E sono tutti sorrisi veri.»
A quel punto, Adrian colmò quasi del tutto la distanza che ancora ci divideva, prendendo una delle mie mani e intrecciando le dita alle sue. «Sorrido anche con te, molto più di quanto tu possa pensare.»
E, in quel preciso momento, rabbia, nervosismo, gelosia… tutto sparì con la stessa rapidità con cui erano arrivati.
Entrambi ci stavamo già per avvicinare l’uno all’altra, e sarebbe mancato davvero poco, se non fosse stato per la porta dello spogliatoio che veniva aperta e, sulla soglia, comparvero una decina di ragazze che, dalle loro espressioni, sembrava non credessero a ciò che in quel momento avevano davanti agli occhi.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ali_Nott